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Autore: Rob_Peter    05/10/2015    1 recensioni
Questa serie non ha niente a che fare con il film "The Amazing Spider-Man", il titolo rende omaggio al fumetto iniziato da Stan Lee e Steve Ditko nel 1963. La storia inizia nel classico modo, Peter Parker, giovane studente modello della Midtown High School viene morso da un ragno radioattivo in una mostra di scienze ed acquisisce forza e agilità proporzionali dell'aracnide, oltre che un senso di ragno che lo avverte del pericolo; Accade l'avvenimento clue per la formazione del personaggio che gli darà una lezione di vita molto importante e lo farà diventare l'eroe più grande di tutti i tempi: lo stupefacente Uomo Ragno. Inizia nello stesso modo del fumetto originale per poi diventare una storia differente e personale, senza però perdere alcuni dei momenti classici della storia di Spider-Man.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Betty Brant, Flash Thompson, J. Jonah Jameson, Peter Parker, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Vi piacciono i supereroi? In confidenza, noi fumettari li chiamiamo “eroi in calzamaglia” e, come sapete, ce ne sono a palate. Ma pensiamo che troverete il nostro uomo ragno un po’… diverso!»

 

Capitolo 1

Una fantasia stupefacente

 

«Ehi, gente, ci serve un altro per venerdì sera! Che ne dite di Peter Parker?»

«Stai scherzando?! Quel secchione non distinguerebbe il whiskey dalla vodka!»

«Peter Parker? Qui alla Midtown High School fa solo da tappezzeria!»

Come avrete capito Peter Parker non era proprio il ragazzo più popolare del liceo, ma suo zio Ben e sua zia May pensavano che fosse davvero speciale, e anche a scuola i professori amavano molto quel ragazzo educato, laborioso e studioso, ma, ahimè, i ragazzi sanno essere crudeli con chi è timido. 

Viveva con i suoi zii nel Queens da quando aveva quattro anni, da quando i suoi genitori morirono in un incidente aereo. Non ricordava molto di loro anche se la notte in cui lo lasciarono dagli zii era rimasta impressa nella sua mente; gli avevano detto che sarebbero stati via per pochi giorni, che sarebbero tornati presto. Nessuno si sarebbe aspettato quella fatalità. 

Crescendo con i suoi zii però, aveva imparato a riconoscerli ed amarli come suoi genitori. Nonostante la loro situazione finanziaria, loro non si erano mai lamentati della sua presenza e l’avevano sempre trattato come un figlio. 

Peter era molto affezionato allo zio Ben. Quando aveva dodici anni lui notò la sua diligenza verso la scienza e, anche se non ne capiva niente, riuscì, con l’aiuto del preside della Midtown High School, ad ottenere un permesso per fare un giro tra i laboratori della Oscorp Industries. Peter non aveva mai dimenticato ciò che suo zio aveva fatto per lui e non poteva mai ringraziarlo abbastanza. 

Sua zia May invece aveva una certa età, ma Peter le ripeteva spesso che se qualcuno si trovasse davanti a lei bendato giurerebbe di avere di fronte una ragazza di 25 anni. Il suo rapporto con lei non era un normale rapporto tra zia e nipote, ma più come tra due amici di lunga data e nonostante ciò era anche come una madre per lui e cucinava come una nonna, quindi non poteva chiedere di meglio. 

«Non mi imbrogli Petey, so che sei sveglio.. e devi andare a scuola!»

«Cavolo, zio Ben.. sei peggio di una stanza piena di sveglie!»

E chi ha bisogno di sveglie con uno zio come questo? Un’altra giornata iniziava per Peter, una giornata qualunque, una giornata come le altre trecentosessantaquattro pensava. Si infilò gli occhiali di suo padre, che ultimamente andavano anche di moda e quindi nessuno lo guardava più in modo strano come pochi anni prima, e scese al piano di sotto per fare colazione.

«Ecco la tua colazione preferita, Petey.. waffles!» esclamò zia May

«Non ingrassarlo troppo, cara! Faccio già fatica a batterlo a braccio di ferro!» disse zio Ben scherzando. 

Dopo la colazione, si lavò velocemente il viso e i denti e si diede una leggera sistemata ai capelli; indossò la sua giacca blu preferita e si avviò verso scuola. 

La mattina passò velocemente per lui; quel giorno erano anche andati al laboratorio di chimica, dove lui si sentiva come a casa, e il professor Warren gli aveva detto di continuare così e avrebbe preso una borsa di studio dopo il diploma. Una volta uscito di scuola Peter vide Liz Allen, la ragazza per cui aveva una cotta dai tempi delle medie e con cui ci aveva provato un bel po’ di volte. Si avvicinò a lei e le chiese se era libera alle quattro per andare con lui alla mostra scientifica e lei gli rispose infastidita che non era il suo tipo, almeno finché c’erano in giro tipi come Flash Thompson! 

«Hai buon gusto, bella!» disse Flash sbucando fuori dal nulla «sparisci, topo di biblioteca!» concluse spingendo Peter e facendogli cadere i libri mentre si allontanava per raggiungere il suo gruppo

«Flash.. ragazzi!» disse Peter titubante «c’è una mostra sugli esperimenti radioattivi del professor Warren al palazzo della scienza, vi va di venire con me?»

«Palazzo della scienza?! Tu pensa alla scienza, noi pensiamo alle ragazze, ok? Ci vediamo secchione!» rispose Flash Thompson avviando la sua sportiva

«Salutaci i frantuma-atomi, Parker!» urlò Liz mentre partiva l’auto. 

«Idioti» pensò Peter «un giorno vedranno… si pentiranno di avermi preso in giro!»

Quello stesso giorno alle quattro del pomeriggio Peter dimenticò lo scherno dei compagni e si lasciò trasportare dall’affascinante mondo della scienza alla mostra, ma quando iniziò l’esperimento nessuno notò che un piccolo ragno intento a calarsi dal soffitto era finito proprio nel raggio d’azione dei trasformatori assorbendo accidentalmente una forte dose di radioattività. Probabilmente in preda al panico, l’aracnide cadde sulla mano di Peter e la morse. Il ragazzo avvertì il forte pizzico e vide saltar via dalla sua mano il ragno, chiedendosi come mai lo avesse morso e per quale motivo risplendeva in quel modo. 

Il tempo a sua disposizione per le domande però fu molto limitato, perché subito dopo cominciò a sentire un forte mal di testa e uscì dal palazzo correndo alla cieca. Una volta fuori la vista cominciò a stabilizzarsi e si accorse all’ultimo istante di trovarsi in mezzo alla strada e che una macchina stava per investirlo; chiuse gli occhi d’istinto e li riaprì subito dopo accorgendosi di essere finito appeso a un muro ad almeno cinque metri di altezza; si chiese come diavolo era finito lì e si spaventò quando si accorse che non si stava reggendo a niente, ma era semplicemente appoggiato con le dita sul muro. 

A quel punto si diede uno slancio e toccò il muro con l’altra mano. Anche questa si attaccava al muro. Decise quindi di usare entrambe le mani per salire sul tetto e ci riuscì senza problemi. 

Una volta arrivato sul tetto si aggrappò ad un tubo d’acciaio e lo accartocciò come fosse carta. Era strabiliato e si sentiva pieno di energia.

Si chiese se era possibile che il ragno avesse trasferito i suoi poteri a lui e andò verso un cavo, su cui riuscì a camminare come un ragno su una tela.

Era spaventato e allo stesso tempo estasiato; qualcosa di stupefacente era appena accaduta nella sua vita priva di sorprese. Non c’era altra spiegazione, quel ragno lucente che l’aveva morso gli aveva trasferito i suoi poteri. 

Nel frattempo al palazzo della scienza il professor Warren venne informato di un ragazzo che durante l’esperimento era uscito di corsa dall’edificio e subito dopo era stato visto scavalcare un muro al di fuori. Il professore andò a controllare nelle riprese delle telecamere e riconobbe Peter nel ragazzo morso dal ragno. Cominciò a respirare affannosamente.

Tornando a casa, mentre cercava di realizzare se fosse realtà o solo un sogno, Peter si chiese come avrebbe potuto sfruttare questi poteri un ragazzo di sedici anni come lui. Arrivato all’uscio di casa raccolse il giornale e un annuncio a piè di pagina attirò la sua attenzione; trecento dollari per tre minuti sul ring con Brodus Clay, wrestler professionista. Pensò che con i suoi poteri appena acquisti avrebbe potuto addirittura mettere al tappeto il wrestler.

Entrò in casa e disse a zia May di non aver fame e corse in camera; pensò che non poteva mostrarsi in pubblico e far capire che era minorenne, quindi si mise alla ricerca di una maschera. Trovò quella rossa di Rey Mysterio che comprò due anni prima ad un evento e decise che andava bene; indossò in fretta dei pantaloni blu e una maglietta rossa e si precipitò fuori casa per presentarsi a quello show. Mentre camminava velocemente per strada percepì una strana sensazione, come un formicolio, qualcosa che cercava di avvertirlo, quindi si voltò e vide un’auto girare velocemente l’angolo. Si insospettì ma non poteva controllare la cosa perché altrimenti avrebbe mancato l’occasione, quindi fece finta di nulla e proseguì. 

«Trecento dollari! Trecento dollari, signore e signori! Trecento dollari per tre minuti; tre minuti sul ring con l’imponente Brodus Clay! Chi si fa avanti? Per trecen..»

«Io! Voglio provare io!» gridò Peter tra la folla di fronte al ring contenente il colosso.

«Và a casa, ragazzo! Non è un gioco.. Tre minuti! Signore e sig..»

«No…» esclamò Peter scavalcando le transenne «ho detto che voglio provare io!»

«Va bene, ragazzo. Accetti che in caso di danni non copriremo le spese mediche e non ci riterremo affatto responsabili?»

«Tranquillo.»

«Allora dimmi..» allontanò la bocca dal microfono e chiese «Qual è il tuo nome?»

«Ehm.. l’uomo ragno!»

«Uomo ragno? Ma che diavolo? Credi di essere negli anni settanta? Bah…» si rivolse al pubblico e gridò «Bene signore e signori! Abbiamo un impavido! Qui per tre minuti sul ring a sfidare il mastodontico Brodus Clay, l’underdog per eccellenza! Il rookie senza volto! Lo stupefacente… Spider-Man!»

«Hey, ma che diavolo?! Non è così che mi chiamo! Ho detto uom..» la voce di Peter venne bloccata da quel formicolio che aveva sentito anche prima. Guardò avanti e vide Clay corrergli contro. D’istinto fece un balzo e riuscì a saltare almeno un metro sopra la testa del gigante.

«Ma come diavolo hai fatto?!» gridò Clay infuriato

«Sei lento, amico..» rispose Peter molto sicuro di sé «Prima che mi raggiungessi avrei avuto il tempo di fare un pisolino»

«Ah, è così quindi? Ti senti in vena di scherzare, eh? Vediamo se scherzi ora!» urlò correndo come un toro verso il ragazzo.

Peter saltò di nuovo, ma stavolta colpì Brodus con un calcio mentre era fermo in aria. La gente era a bocca aperta e non si sentiva un rumore. Il wrestler, imbarazzato e infuriato, tornò alla carica con un braccio teso ma mancò perché Peter si abbassò per schivarla; trovatosi sotto di lui, Peter lo rinchiuse in una morsa e saltò portando Clay con sé. Arrivò fino al soffitto, dove appoggiò le dita e rimase appeso, tenendo il gigante sotto braccio.

«Ahhh! Mi arrendo! Mi arrendo! Hai vinto, ok? Mettimi giù ora!» gridò Brodus Clay in preda alla disperazione

«Suonate la campana! Signore e signori, il vincitore di questo match per sottomissione… Spider-Man!»

Il pubblico, in visibilio, inneggiò cori per Peter mentre l’annunciatore tra lo stupore generale gli si avvicinò e disse «Ecco i tuoi trecento dollari. Che ne dici di farti rivedere qui?» porgendogli i soldi e il biglietto da visita «se tornerai ti faremo un costume speciale che sia più credibile di quello che hai addosso, ok?»

Peter non poteva crederci. Mentre si avviava verso l’uscita dell’edificio per il corridoio pensò che aveva appena guadagnato trecento dollari con le sue sole forze e avrebbe potuto guadagnarne molti di più nei prossimi giorni. 

Mentre era immerso nei suoi pensieri scattò nuovamente quel pizzicore, si voltò e vide un tizio con un sacco in mano che scappava da un poliziotto; questi gli passò davanti e andò dritto nell’ascensore, dove si chiuse con un ghigno stampato sul viso.

«Ma insomma..» esclamò il poliziotto verso Peter «Perché non l’hai fermato? Bastava che gli mettessi lo sgambetto e avrei potuto prenderlo»

«Mi dispiace» rispose Peter con aria strafottente «Questo è il suo lavoro, non il mio» e proseguì verso l’uscita fiero di sé.

Si fermò ad un bar prima di rientrare a casa e pensò a quanto sarebbero stati contenti i suoi zii della sua ormai nuova vita.

Quando era ormai arrivato a casa notò delle auto della polizia davanti alla porta; corse in preda al panico, aprì e trovò un poliziotto che gli disse con voce roca «Ragazzo… mi dispiace…»

Suo zio Ben era morto sparato da un ladro che aveva fatto irruzione in casa. Peter corse in camera dalla disperazione e sentì dalla finestra un agente dire che il ladro era entrato in un vecchio magazzino del Queens e che avrebbero fatto ancora in tempo a prenderlo. Peter non ci pensò due volte, prese la maschera di Rey Mysterio e saltò via dalla finestra del retro; sentì un leggero formicolio quando sbucò via di lì ma non ci fece caso. Corse dritto verso il magazzino, entrò e trovò il ladro nascosto nell’ombra; lo alzò per la giacca e gridò «Ti ho beccato, brutto figlio di…» la voce di Peter si spezzò quando vide la faccia del ladro. Era quello che aveva lasciato scappare nel corridoio dell’arena in cui aveva combattuto. Lo stese con un pugno e lo lasciò lì, scappando via con le lacrime agli occhi.

Si rifugiò in un vicolo e spaccò tutto ciò che trovava. Solo allora pensò alle parole che ripeteva spesso suo zio Ben: da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Solo allora quelle parole avevano un senso. Capì di essere responsabile per la morte di suo zio e decise che avrebbe usato i suoi poteri a servizio del bene e che non si sarebbe fatto sfuggire mai più un nemico. Tornò a casa piangendo e con l’amaro in bocca, ma con una nuova missione in mente e un senso di responsabilità impresso nella sua testa.

Nel frattempo alla Oscorp il dottor Warren rientrava e faceva rapporto ad un signore nell’ombra.

«Il progetto è andato a buon fine?» chiese l’ignoto 

«Beh..» rispose Warren titubante «il progetto non ha avuto problemi ma..»

«Ma..?»

«Un ragazzo è stato punto da un ragno radioattivo»

«Che cosa?! Dimmi che non stavate provando il nuovo siero speciale in fase beta»

«…»

«Cos’è successo al ragazzo?»

«Gli è successo quello che è successo a lei, signore»

L’uomo nell’ombra si alzò e strinse i pugni.

 

 

liberamente tratto da "Amazing Fantasy #15" di Stan Lee e Steve Ditko del 1962.

Note:
Non so ancora come definire questa storia. È nata dalla voglia di scrivere una fanfic sul mio eroe preferito di sempre e poi alimentata dal desiderio di una serie televisiva su di esso a discapito degli infiniti reboot cinematografici. Questa, quindi, è la trasposizione scritta della perfetta serie TV di Spider-Man nella mia mente e allo stesso tempo la mia personale versione di un classico intramontabile del fumetto. 
  
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