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Autore: TonyCocchi    05/10/2015    4 recensioni
Preparatevi a tremare di paura! A causa di un tragico errore le nostre adorate nazioni si sono trasformate in un'orda di orrendi, mordaci e pericolosissimi zombi! Sono ben pochi gli scampati a questo disastro! Ci sarà speranza per loro di farsi largo in mezzo a questo incubo e riuscire a salvare i loro amici? Riuscirà un piccolo, disastrato gruppetto di sopravvissuti a trasformarsi negli eroi che salveranno il mondo e non in barcollanti mostri in via di decomposizione? Leggete e scoprite!
Genere: Avventura, Commedia, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, America/Alfred F. Jones, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Nord Italia/Feliciano Vargas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, cari lettori! E dunque rieccomi qua, ancora una volta a salutarvi alla conclusione di una long-fic, dopo avervi a lungo intrattenuto, divertito, emozionato, e, stavolta, anche un po' spaventato ^__°

Un progetto originale, ho provato non poco sfizio nel realizzarlo: è stato il mio primo tentativo di “horror”, anche se so di doverlo scrivere tra virgolette in quanto comunque molto contaminato da altri generi, molto influenzato dal mio solito stile diciamo, ma che è stato comunque in grado di piacere, e ne sono felice. Le mie soluzioni narrative non sono state sempre graditissime (in certi commenti eravate proprio sconvolti... ^_° XD) ma tante altre hanno entusiasmato me nello scriverle e voi nel leggerle (l'immagine di Zombi-Russia non ce la toglieremo dalla mente per un po' mi sa... XD), e grazie a tutte loro sono riuscito a comporre il quadro di questa storia struggente e spassosa insieme di cui ora leggerete il finale.

Non è singolare il fatto che ora questa storia finisca e a breve ci sia Halloween? XD

Prima di lasciarvi all'ultimo capitolo, lasciatemi fare un po' di saluti!

Un grazie in particolare a Nordwestwinde, Framboise, Claireroxy, Immatura e Frostylily, fedelissime nel leggere e nel farsi sentire nei commenti, commenti talvolta anche belli e approfonditi, fin dall'inizio ^_^

Molte grazie anche a Summerstar, anche lei tra i primi lettori, a Wendiie, Classicboy e Darkshin, e per finire a tutti voi che avete letto sin qui ma non avete mai commentato, grazie anche a voi! ^__^

Buona lettura, e alla prossima storia!


TonyCocchi




Le labbra di Feli si arricciarono, come stesse assaporando qualcosa di delizioso. Poi gli occhi iniziarono pian pianino ad aprirsi. Riconobbe i visi familiari di suo fratello maggiore e del suo migliore amico e si raddrizzò sullo schienale della sedia.

“Veee, buongiorno... Non potete immaginare: ho sognato che tutti erano stati trasformati in zombi spaventosi che volevano mangiarci, e poi eravate diventati zombi anche voi... Eh eh eh!”

“Infatti è successo davvero.” -annuì Romano.
“AAAAAAAAAAAAH!!!”

“Però ora sono di nuovo tutti normali. È tutto finito, Italia.” -lo rassicurò Germania.

“Ah...”

Rise e gli mollò una pacca.

Italia, complice il colpo presogli un attimo prima, non ebbe bisogno di stropicciarsi gli occhi e, sveglio del tutto, si guardò intorno. Si trovava nella sala riunioni e c'erano proprio tutti, una folla di nazioni, normalissime e viventissime nazioni, riempiva ora quello spazio. Anche per loro doveva essere stato come destarsi da un brutto sogno, un'esperienza tanto tragica e irreale che faticavano ancora a crederci, e solo il sollievo che fosse finita riusciva a diluire quel senso di assurdo che tutti provavano ripensandoci. Tutti loro avevano infatti conservato ogni ricordo di ciò che era accaduto, ogni istante della loro esperienza da zombi si era conservato nitido, ed era una bella fonte di imbarazzo per molti... Un po' come quando ci si è ubriacati e il mattino dopo si fa i conti con quello che l'alcol non è riuscito, purtroppo, a cancellare, e non restava che mettersi le mani nei capelli e promettere di non bere più un goccio per il resto della vita, o, in quel caso, non assaggiare più carne umana fresca...

Molti stavano come lui riposandosi, ma c'era anche molto movimento; alcuni, come Inghilterra e Giappone, apparivano ancora in forze e si dedicavano a dare una prima sommaria risistemata alla loro carissima sala semi-distrutta, raddrizzando sedie, spazzando sporcizia, pulendo macchie; la maggior parte però era divisa tra quelli in cui prevaleva il conforto di averla ormai sfangata, come Danimarca, che dimenticandosi di tutto l'accaduto faceva salti di gioia e abbracciava i suoi fratelli uno per uno, e quelli che invece, colti dal rimorso, erano impegnati a scusarsi più e più volte per le loro azioni. Molti di loro ne avevano commesse di spiacevoli, ma nessuno di loro era in sé, e nessuna delle vittime avrebbe mai potuto prendersela davvero.

“Ehi, Francia... Scusa se ti ho morso...”

“Oh, ma figurati, Spagna! Un po' me lo sono meritato, sarei dovuto stare più attento! Eh eh!” -ci passò su Francis, ricordando, senza però il minimo pentimento (e con un accenno di sangue al naso...), quando era riuscito a mordere il suo carissimo Arthur...

“Scusamiscusamiscusamiscusami!” -ripeteva nervosa Ungheria nel suo prendersi cura di Turchia.

“Ehi, calmati!”

“Sigh! Il tuo povero naso! Mi spiace tanto! Quando ho la padella in mano sono un pericolo pubblico, lo sai! Se c'è qualcosa che posso fare per te...”

“Una cosa ci sarebbe: potresti smetterla di fasciarmelo? Credo basti!”

Ungheria batté le palpebre, rendendosi conto che, nel suo premuroso tentativo di fare ammenda per la padellata in piena faccia con cui l'aveva steso, aveva usato tanta di quella garza per fissare la stecca da avvolgergli quasi del tutto la testa, rendendo Sadiq simile a una delle mummie di Egitto.

“Ops... Eh eh eh!”

Tanto per restare in tema di mostri... In ogni caso non sarebbe stato nemmeno necessario: quando la maledizione del deodorante-zombificante era stata spazzata via da quella nebbia verde, in poco tempo tutte le loro ferite, piaghe, cancrene e quant'altro si erano rimarginate e curate completamente da sé. Persino gli arti e le membra amputate erano magicamente tornate al loro posto: così Svezia aveva riavuto le sue dita, e la testa di Olanda era tornata al suo solito posto. Erano tornati tutti come nuovi!

“Come mai a noi quasi nessuno chiede scusa?” -si chiese Prussia.

“Perché abbiamo passato la gran parte del tempo chiusi in un pianoforte?” -suggerì Austria.

“... Tutto come dal mio magnifico piano, certo! Ah ah ah!”

Austria gemette disperato.

“Ehm, s-signor Russia, p-posso disturbarla?” -gli si avvicinò Lettonia mentre stava rimettendosi al collo l'amata sciarpa bianca.

“Dimmi.”

“Ecco, io, anche a nome dei miei fratelli certo, vorrei scusarmi con lei per il mio increscioso atteggiamento mentre ero uno zombi: penso sia stato molto scortese cercare di farla a brandelli e mangiarla.”
Russia sorrise: “Oh, suvvia, non serve ti scusi, non sei il solo che ha cercato di mangiarmi nelle ultime ventiquattro ore!”

“Ad ogni modo... tutto perdonato?” -chiese il dolce piccoletto dei baltici.
“Ma certo, Lettonia! Perdonatissimo! In fondo, non sei nemmeno riuscito a farmi granché del male, anzi, a pensarci non mi hai fatto neanche un graffio!”

“Eh eh eh... Eh, già...”
Si girò... e la sua faccia si trasformò!

“Peccato...”

“Uh? Hai detto qualcosa, Lettonia?”
Si girò col viso di nuovo illuminato: “Oh, niente di che, signor Russia! Grazie mille!”

Tornò ad allontanarsi e a mordersi una mano di nascosto: “Sigh! Sigh! Maledetto!”

Tra una scusa e l'altra, erano d'obbligo anche i ringraziamenti agli eroi di quell'avventura, i Sei dell'Apocalisse. Ritrovatisi per puro caso, spauriti e tanto diversi tra loro, sulla cresta dell'onda a cercare di non farsi trascinare, erano stati in grado di riuscire nell'impresa! In fondo avevano compiuto il loro dovere, fatto ciò che chiunque al loro posto avrebbe fatto... Ma questo ovviamente non avrebbe mai e poi mai fermato il loro esuberante leader dal godersi la gloria saltando su una sedia e narrando le loro, e soprattutto, sue, audaci gesta!

“Zombi alla mia destra! Zombi alla mia sinistra! So che l'unico modo per uscirne è aprirmi un varco, e, per Giove, è proprio quello che faccio! Io e la mia fedele mazza abbattiamo un morto vivente dopo l'altro! Avreste dovuto vedere come volavano quando li colpivo! E come volavano i loro denti!”

“Lo sappiamo... -lo interruppe Norvegia dal pubblico massaggiandosi una guancia- “C'eravamo anche noi...”

“Da quanto va avanti?” -chiese Giappone.

Inghilterra scosse il capo: “Il mio orologio si è rotto, ma senza dubbio da troppo.”

Giappone sospirò e sorrise: “Oh, beh, è il suo momento, se lo è guadagnato: lasciamo che vada avanti finché non si stanca.”
“Sei un ingenuo Giappone: America, di questo, non si stancherà MAI!”

Intorno la sua sedia si era radunato un nutrito gruppetto: la narrazione di America era a tratti un po' faziosa, ma di sicuro appassionante, ed erano molti quelli che volevano conoscere altri dettagli della loro avventura. C'era chi lo ascoltava a braccia conserte e con aria critica, come Cina e Australia, chi a bocca aperta, rapito, come la nuovamente dolcissima Lily, e chi come la piccola Wy, seduta sul pavimento con gli occhioni enormi che brillavano, vibrava tutta per l'emozione!

“Così, dopo aver condotto i miei uomini fino alla sala riunioni dove ora ci troviamo, mentre Giappone e Italia facevano il loro dovere col congegno, io mi tenevo pronto di guardia, perché sapevo bene i guai ci avrebbero presto raggiunti! E infatti << BAM! >>, le porte vengono giù, e una decina di zombi irrompe! A quel punto mi sono messo alla testa dell'attacco per scacciarli! Oh, la mia fida mazza da baseball, quante ve ne potrebbe raccontare se fosse ancora qui!”
“Ehi, America, perché non racconti di quando contro di me ti è servita una mano?” -lo canzonò Australia.

Cina sorrise in modo malvagio: “O di quando ti ho disarmato semplicemente con un calcio... ben due volte?”

“Questa non è una conferenza stampa!” -li zittì arrossendo il grande eroe- “Le domande alla fine! Allora... Dicevo? Ah, si! Ovviamente potevo contare su un valido e a me fedele gruppo di compagni, salvo qualche piccola eccezione ogni tanto... Inghilterra naturalmente era più pessimista delle previsioni del tempo la domenica!”

La battuta riuscì ad accattivargli il pubblico e gli valse una corale risata.

“Per fortuna io sono un concentrato di ottimismo fin nel midollo! Così mentre lui piagnucolava che non ce l'avremmo fatta gli ho detto...”

Gli spettatori non ebbero modo di saperlo in quanto Inghilterra in persona gli aveva appena tolto in malo modo da sotto i piedi la sedia, facendogli prendere una fragorosa caduta sul pavimento.

“Scusa, America, devo rimetterla a posto.” -disse col suo calmo e brevettato aplomb britannico, mentre il pubblico rideva ancora di più!

“Inghilterra!” -urlò rialzandosi- “Come hai potuto interrompermi?! Stavo per arrivare alle parti migliori! Non hai proprio un briciolo di tatto!”

“Tu invece hai qualche briciola di attinenza nei tuoi resoconti: mi aspettavo di peggio.” -si allontanò dopo averlo trafitto con una seconda frecciata.

“Urgh! Suvvia! Al pubblico la storia piace di più se la infiocchetti un po' nei punti giusti!”

“Non prendertela, America.”

“Uh? Chi mi chiama?”

“Sono Canada.” -che per la verità era stato tra il pubblico, ora dispersosi, fin dall'inizio.

America sentì il gelo lungo la schiena: proprio col suo fratellino aveva vissuto il suo momento peggiore, quello doveva aveva sul serio pensato di lasciarci le penne.

“Tutto a posto?” -gli domandò, ricordando la loro aspra battaglia in cui ce l'aveva fatta per un pelo: se avesse reagito solo un istante più tardi non sarebbe stato lì, a non raccontare a nessun altro del suo momentaccio...

“Si, per fortuna sto bene come tutti gli altri. Piuttosto America, scusami per...”
“Non dirlo nemmeno! Sei stato strepitoso: sgusciarmi così vicino a quel modo, quello sguardo che avevi... A momenti mi veniva un colpo! Sei stato strepitoso, forse non mi ricorderò spesso di te, ma di sicuro non mi dimenticherò mai dello zombi-Canada!”

“... Ehm... Grazie?” -domandò lui, confuso sul doversi sentire lusingato o meno dalla cosa!

“Di nulla!”

Nel suo modo strano di pensare, doveva avergli regalato delle emozioni belle forti, qualcosa che gli valeva decisamente la sua stima! Provò a dire altro, ma in quel momento suo fratello fu distratto.

Si era infatti visto passare davanti, come se nulla fosse, nientemeno che Bielorussia! Tutta intera in carne ed ossa!

La rincorse: “Ehi! Sei proprio tu?”

“Chi dovrei essere, scusa?” -gli rimandò con tono gelido.

“No, cioè...” -sorrise- “Sono solo sorpreso di rivederti tutta d'un pezzo, mi fa piacere! Voglio dire... Russia ti aveva divorata, dico bene?”

“Esatto, ma mi sono rigenerata a partire dal mio fiocco.”

“......”

“......”

“... Sul serio?” -balbettò America fissando il candido nastro che le ornava i capelli biondo platino.

“Si.”

Dopotutto lei era sorella di Russia: era tutto fuorché incredibile in fondo!

“Oh, beh... Ottimo! E... stai bene? Voglio dire, il fatto che tuo fratello, anche se in preda allo zombismo, ti abbia mangiata... Suppongo tu ci sia rimasta parecchio male, eh?”
Bielorussia roteò al cielo gli occhi, visibilmente annoiata: “Tsk, ne parli come se fosse accaduto qualcosa di male! Si vede proprio che non capisci niente!”
“Eh?”

Il tempo di un battito di ciglia e Bielorussia gli sparì da sotto il naso per riapparire seduta accanto a Russia! Come c'era da aspettarsi lo spazio vitale della superpotenza era stato brutalmente azzerato dall'abbraccio in cui la sorellina, sprizzante gioia da ogni poro, l'aveva rinchiuso.

“Mio fratello mi ha divorata... È come se avesse voluto rendermi tutt'uno con sé! Sono stata dentro di lui, parte di lui, uniti come non mai prima!” -sospirò, sfregando la guancia al suo braccio- “Ah, non potrei esserne più felice!”
Russia invece non poteva essere più paralizzato dall'orrore! Aveva lo sguardo fisso davanti a sé e stava addirittura iperventilando.

“Ah, fratello mio... Puoi mangiarmi tutte le volte che vuoi!”

Veloce come un razzo, ecco Ucraina piombare e stringersi alla sorella allo stesso modo di lei con Russia, piangendo commossa: “Ueeeh! Bielorussia! Sei tutta intera!”
“Fratello... Non hai fame?”
“SIGH!”
Quando si diceva “famiglia disfunzionale”, pensò America...

Quella scenetta tanto familiare però servì anche a rincuorarli, come fosse un segno che tutto era tornato alla normalità.

“Dal canto mio” -disse Giappone, tornato del suo solito pacato distacco- “Posso dire di aver imparato delle valide lezioni da tutto questo. In primo luogo, a non lavorare oltre orario dopo essere stato mentalmente condizionato.”

Fra le altre cose c'era il serrare porte e finestre ogniqualvolta impegnato in un progetto, e dotarsi di un efficace sistema anti-intrusione di America... D'ora in avanti avrebbe fatto in modo di tenere il suo lato otaku, che condivideva con piacere con quello nerd dell'amico, ben separato dall'ambito lavorativo!

“Come si suol dire, non tutto il male vien per nuocere allora. Che ne farai adesso?” -gli domandò Inghilterra riferendosi al congegno tra le sue mani, che li aveva rovinati e poi salvati- “Hai intenzione di farlo diventare un deodorante come l'avevi pensato in origine?”
“Sai, Inghilterra, questa brutta esperienza mi ha fatto capire che in fondo apprezzo i caratteristici e innocenti odori delle nostri riunioni: in fondo i profumi di Francia o l'odore dei tuoi scones non hanno mai fatto male a nessuno.”

“Su quest'ultimo punto avrei delle riserve...” -tossicchiò Francia.

“Penso lo ricaricherò e lo lascerò così com'è. Dopotutto un apparecchio che de-zombifica è un invenzione comunque notevole, e soprattutto utile: non si può mai sapere, vuoi che ricapiti qualcosa del genere...”

“Il cielo ce ne scampi!”

Giappone aveva quindi deciso di custodirla con cura a casa propria, come monito, ricordo, e assicurazione per il futuro: nell'eventualità remota che si riscatenasse un putiferio di morti viventi (un Halloween finito male magari...), si sarebbero fatti trovare pronti!

D'altro canto, come era stato appena dimostrato, in un mondo con un America così appassionato, un Giappone tanto geniale suo malgrado, un inglese che possedeva una bacchetta magica, un Finlandia che la notte di Natale era in grado di fare il giro del mondo portando doni, e tanto altro, chissà cosa non poteva accadere!

“Anche Italia ha imparato molto da questa esperienza!” -continuò Arthur- “Ancora non riesco a credere a quello che mi hanno raccontato Germania ed America. Forse d'ora in avanti potremo vedere un Italia diver...”

Ad interromperlo fu il solito, emotivo Italia, che agguantò lui e Giappone, uno per braccio, in un fortissimo abbraccio!

“Veeee! Ragazzi! Siete di nuovo normali! Come sono contento! Siamo tutti sani e salvi!”

“Dicevi?”

“Oh, beh... Se non altro ora sappiamo per certo che ha superato il momentaccio.” -ammiccò il biondo.

“Sono felicissimo di rivedervi, tutti quanti!”
“Anche Russia?” -lo punzecchiò Germania, raggiungendoli.

“Ve, si, anche lui è uno di noi dopotutto: ci ha dato una mano, no?”

Non poco sorpreso di venire ancora ricordato per i suoi sforzi dalla parte del bene, oltre che per essere il più tremendo e terrificante di tutti gli zombi, Russia, senza nascondere la contentezza sul suo viso, si alzò dalla sedia per unirsi a loro.

“Ce l'abbiamo fatta!” -continuava esagitato Feliciano- “Ce l'abbiamo fatta davvero! Abbiamo salvato il mondo!”

E naturalmente America, che non sia mai potesse mancare, sopraggiunse di gran carriera: “Signori, lasciatemi dire che siamo stati tutti semplicemente grandiosi! Abbiamo riportato la luce dove le tenebre regnavano sovrane! Siamo i più grandi sterminatori di zombi della storia!” -oltre che probabilmente gli unici- “Ma questo vuole anche dire che il nostro compito è terminato.” -continuò aggiungendo un pizzico di drammaticità “cinematografica” al tono e alle espressioni- “Il nostro team qui si scioglie, ma vivrà per sempre nel ricordo e nella gratitudine dei posteri! Potrei quasi commuovermi! È stato un onore combattere al vostro fianco! Avanti, ora che ci siamo tutti, mettiamoci in cerchio e uniamo un'ultima volta le mani al centro a suggellare la nostra... EEEEHI!?!?!”

Non poteva dire da quanto avessero smesso di ascoltarlo, ma di sicuro avevano smesso di farlo! Si erano spostati a qualche passo più in là, continuando a parlare e scherzare, raccontare e complimentarsi, al sicuro dal suo blaterio!

“Ragazzi, ma perché rovinare un momento così?”

“Tsk, che pena!” -gli fece Romano alle sue spalle.

“Romano! Grande amico mio! Il fighissimo sopravvissuto che ci ha tratto d'impiccio! A cui mi sono ispirato per il mio attacco intralciante al detersivo! Tu almeno me lo concederai un bel cinque, dico bene?”
“Oh, se proprio ci tieni.”

Forse non lo avrebbe fatto se avesse saputo che per America battere il cinque è una cosa seria e schiaccia davvero forte! Ad ogni modo con quel poco era riuscito a riaggiustargli l'umore e, mentre si teneva la mano che bruciava, lo vide saltellare euforico verso i compagni.

Il solito esagerato, pensò imbronciandosi, che c'entrava lui da chiedergli il cinque? Mica era uno di loro, il grande team di salvatori del mondo. Lui era quello che, fosse dipeso solo da lui, se ne sarebbe rimasto rinchiuso nella caffetteria tutto il tempo, e quanto era contento che alla fine, grazie a loro, non fosse stato davvero così.

“......”
“Romano!”

Rialzò gli occhi e vide Belgio e Spagna sorridergli.

Quei begli occhi verdi che lo mandavano in visibilio erano ancora più splendenti del solito: “È vero quello che ha detto America? È vero che li hai salvati più volte dal pericolo? E ti sei persino sacrificato pur di salvare il tuo fratellino!”

“I ragazzi e Italia ci hanno raccontato tutto!” -si unì Spagna- “Senza di te loro non ce l'avrebbero fatta!”

“Che? Andiamo, io...”
“Sei stato grandioso! Un vero eroe!”
“Eroe?! Io?!” -Ma che diavolo stavano dicendo?! Lui era il più codardo di tutti, tutti lo sapevano!- “Io non sono...”
Belgio nemmeno lo ascoltava: “Voglio abbracciare un vero eroe!”

Lo agguantò per i fianchi e lo strinse a sé. Un calore immenso e dolcissimo parve sprigionarsi dalla sua guancia, appoggiata sul suo petto, e tramite esso, diffondersi a tutto il corpo. Davvero gli altri avevano parlato così di lui? In fondo non aveva fatto altro che offrire loro cibo e riparo, aiutarli di nascosto rallentando gli zombi che li attaccavano, ridare fiducia in sé a suo fratello minore, coprire la loro avanzata a costo della vita...

Per essere un codardo che voleva solo restarsene rannicchiato in disparte era un bel curriculum, pensò sentendo gli occhi inumidirsi. No, non era il caso, si disse: non poteva mica sfigurare davanti a Belgio! Si ispirò ad America ed esibì un baldanzoso sorriso: “Umpf! Io...”

Aveva riaperto gli occhi e a stringerlo al posto di Belgio ci aveva trovato Spagna!

“AAAAAAAAAAAAAARGH!!!”
Anche lui aveva voluto provare l'emozione di abbracciare un vero eroe!

America salì sul podio del portavoce, si schiarì la voce e batté qualche volta la mano sul microfono acceso per richiamare l'attenzione.

“Bene, direi che la nostra ultima assemblea è stata alquanto stressante! Anche troppo... Perciò gente, penso sia il caso che ci prendiamo il resto della giornata e anche domani. Dopo questo abbiamo bisogno tutti di un po' di riposo.”

Nessuno infatti ebbe da ridire al riguardo. America era stato quello che aveva più volte parlato di parate e banchetti, ma sentiva di potersi già accontentare così, e di sicuro nei giorni seguenti non si sarebbe parlato altro che della loro avventura; per ora, lo stanco guerriero non aveva altro desiderio che tornare un po' a casa e rilassarsi.

Alzò la mano destra in modo solenne: “E già che ci sono, prometto niente horror per almeno sei mesi, e che non costringerò mai più nessuno a fare le ore piccole davanti film, telefilm, videogiochi e simili senza previo consenso.”

“Il che è molto apprezzato.” -gli fece eco Giappone.

“Anche se...”

“Anche se cosa?” -chiese Austria.

America si sciolse in una grassa risata: “Oh, niente! Pensavo solo, che se questo dovesse essere un finale horror che si rispetti, questo sarebbe proprio il momento in cui, quando tutto sembra ormai finito, capita qualcosa di spaventosissimo prima che si chiuda il tutto! Eh eh eh eh! Eh eh... Eh... Eh...”

Nessuno l'aveva trovata divertente...

E Russia stava facendo una brutta faccia... Una faccia da Gatling...

“Ah ah ah! Scherzavo! Scherzavo!” -si asciugò la fronte- “Non succederà proprio niente, tranquilli!”

Approvando all'unanimità la mozione, le tante nazioni, stanche ma col morale di nuovo alto, iniziarono ad avviarsi all'uscita. America con un agile salto scese giù dal podio e si sfregò le mani: “A dopodomani, gente! Su, andiamo a casa a farci uno spuntino!”

Germania storse il naso: “Visto quel che è successo, penso sarebbe meglio un pisolino piuttosto!”

“Eh eh, hai ragione!”

“Ve!”

“Parla per te!” -ribatté l'affamatissimo Romano facendo ridere Belgio accanto a sé.



In quel momento, appena fuori l'ingresso, c'era qualcuno che, naso all'insù, scrutava immobile e silenzioso il palazzo.

Qualcuno di bassino, i cui capelli biondi, il cappello e la divisa da marinaretto identificavano subito come il piccolo Sealand.

C'erano però anche altre cose non tanto usuali in lui, che certo sarebbero subito saltate all'occhio a chiunque: come lo strano sorrisetto con cui fissava l'edificio di fronte a sé, quasi fosse una succulenta torta, o il visino di solito vispo adesso alquanto scolorito, anche se aveva conservato un raggiante, ma pure inquietante sorriso...

E così le altre nazioni più grandi non volevano riconoscerlo come una di loro?

Si leccò i baffi.

Allora forse poteva rendere le altre nazioni più simili a lui!

“Eh eh eh!”

Le porte automatiche lo accolsero aprendosi e si richiusero, leste, come i battenti di una gabbia.



FINE?

  
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