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Autore: _diana87    05/10/2015    6 recensioni
"Eppure ogni supereroe ha un sogno. E quel sogno si chiama X-Factor."
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Essere dei supereroi comporta grandi responsabilità.
“Nat, non disperare, ti aiuto io a cercare la tua pistola!”
“Clint, se vuoi aiutarmi, smettila di rovistare nel cassetto della biancheria.”
Si deve sempre essere pronti ad ogni evenienza, poiché il pericolo è dietro l’angolo.
“La mia rosetta magnetica ti sconfiggerà, Mr Stark!”
“Non sottovalutare il potere della forza della baguette spaziale, dottor Banner!”
Bisogna guardarsi le spalle e non farsi distrarre.
“Ehi, Romanoff, ma Wanda dov’è finita? Aveva detto che mi avrebbe insegnato a barare a poker!”
“Non lo so, Thor. Probabilmente sarà da qualche parte a fantasticare su Visione.”
“Io non fantastico! Non so neanche cosa vuol dire...”
Perché essere i Vendicatori, i supereroi più forti della Terra, comporta serietà innanzitutto.
“Signore, cosa stiamo guardando esattamente?”
“Un branco di idioti, agente Hill.”
 
Eppure ogni supereroe ha un sogno. E quel sogno si chiama X-Factor.
“Seeee teeeleeefonando io potessi dirti aaaddioo... dammi un si bemolle, Bruce! L’enfasi va sull’ultima parola! Quando ero nel coro della chiesa nel 1930...”
Steve Rogers si era fissato che voleva partecipare al noto programma televisivo canoro, ma non voleva farlo da solo. Per questo, in un modo o nell’altro con il suo fare patriottico – non per niente quando nei lontani anni ’40 lo avevano scelto come Super Soldato per rappresentare gli Stati Uniti d’America - , aveva convinto i suoi amici Vendicatori a unirsi a lui e formare una specie di band.
Tony Stark roteò gli occhi e rivolse uno sguardo di compassione verso il dottor Banner, al quale Steve stava rivolgendo un infinito monologo sulla serietà e il dovere civile. Iron Man e Capitan America non andavano mai d’accordo e ogni occasione era buona per dissentire l’altro.
“Bla... bla... buone azioni... bla... bla... ricompensa... bla... cosa credi che sia cresciuto in una famiglia per bene come voi, signori? Niente affatto!” sbottò Steve, e nel farlo diede un pugno sul tavolo dove c’era il suo scudo che volò colpendo Clint Barton in pieno volto. Come di solito succedeva, l’agente Barton era quello che si faceva male ogni volta.
Il povero Occhio di Falco si premette entrambe le mani sul naso, mugolando qualcosa, ma non pianse per il dolore.
“Scusa Clint.”
“Gnenna gnente.” Cercò di dire l’arciere.
“Che ha detto?” chiese Thor, ingenuamente preoccupato. Il figlio di Odino era intento a lucidare il suo martello Mjolnir, fonte della sua forza, che solo lui era degno di sollevare.
“Credo abbia detto ‘Peppa mente’”, osservò Tony, sicuro di sé, poi cercò l’appoggio dell’amico Bruce Banner dandogli una gomitata.
“Nta nente!” Clint sembrò più rosso del solito nel tentativo di parlare, ma il dolore al naso era troppo forte da impedirgli di pronunciare qualsiasi parola correttamente.
“Caro collega, questo linguaggio che utilizza l’agente Barton mi è sconosciuto.” Punzecchio di nuovo Stark.
Steve, indignato che nessuno lo stava più ascoltando, abbassò la testa sconsolato, come un cane bastonato, ma ricevette una pacca sulla spalla da Visione, l’androide più comprensivo del mondo.
Lui e Wanda erano in piedi a osservare quel simpatico siparietto che di tanto in tanto andava in scena alla Avengers Tower. La gemella Maximoff guardava timidamente giocherellando con le dita, mentre Visione, da quando era venuto al mondo a immagine e somiglianza di Jarvis, il vecchio ‘amico’ di Tony, era incuriosito da quel branco di supereroi che si comportava da prime donne, e spesso di domandava se gli esseri umani fossero tutti idioti quando nessuno prestava loro attenzione.
Clint tolse le mani dal naso, rivelando un grosso livido e del liquido rosso che iniziò a colare dalla narice fin sotto al mento. Bastò un “Barton stai sanguinando” pronunciato da Tony per farlo svenire e cadere all’indietro.
Natasha Romanoff sbuffò con le braccia incrociate al petto e poi sputò la chewing gum che stava masticando svogliatamente. L’agente dai capelli rossi era l’unica donna del gruppo prima dell’arrivo di Wanda, e ormai era abituata ad avere a che fare con degli idioti come amici. In pratica era l’unica combattente con gli attributi.
“Come al solito tocca a me rimettere a posto i pezzi.”
L’agente Romanoff afferrò Clint per i piedi e lo trascinò in infermeria al piano di sotto.
Visione fece un’espressione confusa prima di osservare: “Sono strani questi umani.”
“Possiamo tornare alla mia canzone?!” piagnucolò Steve, cercando di attirare l’attenzione dei suoi compagni. Schiarì la voce e dal suo borsone marrone stile anni ’40, che teneva sotto il tavolo, tirò fuori un poster colorato di rosso e nero con tre sagome blu scuro che impugnavano un microfono. Sopra di esse, una scritta: X-Facator.
I suoi compagni non sapevano come reagire esattamente. Il dottor Banner, con il suo osservare tutto sotto la luce della scienza, si avvicinò preoccupato e gli toccò la fronte con una mano.
“Sei sicuro di non avere la febbre?”
“Bruce, sono rimasto settant’anni congelato sottoterra. Nessun virus può colpirmi!”
Tony si mise in mezzo tra i due.
“Prima che il Capitano ricominci con i suoi monologhi esistenziali, voglio rivelarvi un segreto.” La sua voce si fece seria e unì entrambe le mani in avanti. “Sogno di creare una boyband da quando ho vinto lo Zecchino D’Oro nel ’78.”
“Cavolo Stark, quanto sei decrepito!”
Tony e Steve si lanciarono i soliti sguardi di tensione esplosiva.
“Io nel ’78 non ero neanche nella mente di mia madre.”
Tutti si voltarono verso Wanda, che si sorprese nell’aver espresso ad alta voce i suoi pensieri.
“Cioè, mia madre era giovane, lottava contro Stalin e... oh, ma che belle tende...”
Povera Scarlet Witch. Adattarsi a quella banda di supereroi dall’ego smisurato non era facile, perché lei era quella stramba, sempre sulle nuvole. Poi si sentiva sola a volte dopo la morte di suo fratello Pietro. Però ci provava. Si perse nel cambiare frettolosamente discorso e passò le mani sul delicato tendaggio di sera rosa pastello con merletti bianchi.
“Chi ha scelto il colore?” domandò Tony disgustato.
“Io. E Jane.” Rispose Thor imbronciato, e mise il puntino sul fatto che la sua fidanzata Premio Nobel era con lui in quel momento importante nella vita di una coppia: decidere il colore della tenda della stanza dei giochi del suo fidanzato asgardiano. Il suo tono di rimprovero la diceva lunga.
“E hai anche detto che ti piaceva!” ora era davvero offeso.
Tony gli posò una mano sulla spalla.
“Scusa, amico, non mi posso ricordare tutto. Sono un uomo impegnato. Non sto a grattarmi la pancia tutto il giorno come Rogers.”
Il Capitano puntò l’indice contro Stark, ma quando aprì la bocca fu indeciso sul parlare.
“Non ne sono sicuro, ma credo sia un’offesa.”
Alla risposta di Steve, Tony alzò entrambe le mani col palmo rivolto verso l’alto, fece un’espressione di rassegnazione e poi le lasciò cadere, facendo spallucce.
“Sono strani questi umani”, continuò a ripetere Visione, in un’affermazione di pura ingenuità e curiosità.
Bruce intanto aveva accartocciato dei fogli per creare un pallone di carta con cui si divertita a palleggiare. Fermò il gioco prendendo il cartone tra le mani e lo fece ruotare parlando a denti stretti.
“Ragazzi, non per fare il guastafeste, ma possiamo sbrigarci con questa canzone che ho del lavoro da fare e nessuno vuole che questo edificio esploda, giusto?”
I compagni adoravano il modo di parlare affabile e formale del dottor Banner. Restava composto anche quando era in evidente stato di incazzatura. In realtà, il segreto di Bruce per tenere calmo Hulk, il mostro dentro di sé, era restare sempre arrabbiato.
Natasha ritornò con Clint, che sembrava il cosplay della Mummia. L’agente Barton doveva necessariamente prendersi una vacanza.
“Possiamo tornare alla mia canzone??” Steve piagnucolò. Non ce la faceva più.
Visione, mosso da sentimenti di compassione, lo incoraggiò mettendogli una mano sulla spalla. Il Capitano Rogers si sentì come un piccolo cagnolino abbandonato.
“Scusate, devo andare un attimo in bagno”, interruppe Wanda, e guardò Natasha invogliandola ad accompagnarla.
L’agente Romanoff incrociò le braccia imbronciata.
“Eh no, mi spiace, ma non mi faccio di nuovo le scale per arrivare al piano terra.”
“Non puoi prendere l’ascensore?” chiese spazientito Steve.
“E’ rotto. L’ultima volta Thor ci ha messo il Mjolnir dentro e non si è più ripreso.”
“Ora sappiamo che l’ascensore è degno!” osservò l’asgardiano divertito.
Peccato che Natasha non fu dello stesso parere quando si avvicinò e gli piantò il tacco sul piede.
Wanda concluse che forse era meglio dirigersi in bagno da sola, guardando il lato positivo della cosa: si sarebbe evitata il monologo di Rogers.
Quest’ultimo intanto decise di salire sul tavolo portandosi il poster, che resse in modo verticale. Con fare poetico, il Capitano spalancò le braccia, alzandole lentamente, e rivolse lo sguardo oltre i suoi compagni, come se stesse guardando un pubblico immaginario davanti a sé.
“Io ho un sogno.”
Tony Stark sbadigliò facendo di proposito un gran rumore.
“Cioè?”
“Avere un sogno.”
“Questo è pazzo.” Osservò il miliardario, cercando consensi tra i presenti, i quali si limitarono ad alzare le spalle.
“Non avete anche voi la necessità di condividere lo stesso sogno?”
Visione si voltò più volte avanti e indietro chiedendosi se avesse dimenticato di salutare qualcuno, dal momento che Steve guardava oltre il gruppo dei Vendicatori.
“Dottor Banner”, Tony sentì il costante bisogno di prendere in giro Rogers, “quante volte il Capitano ha ripetuto la parola ‘sogno’?”
“Credo tre volte, Tony”, Bruce però non si stava divertendo per nulla, anzi, l’idea di cantare lo spaventava a morte dato che non era molto intonato.
“Io continuo a non vedere nessuno qui dietro”, dichiarò Visione, che tamburellò col dito sulla spalla di Occhio di Falco mummificato. “Agente Barton, tu sai con chi sta parlando il Capitano Rogers?”
Il diretto interessato fece un balzo dal tavolo e camminò tra i suoi compagni di avventura come se fosse il nuovo Messia.
“Ho la canzone perfetta per noi. So che vi piacerà!!” gli occhi brillarono pieni di speranza.
Tony si voltò dall’altra parte, verso il muro, borbottando tra sé.
“Spero che dopo questa esibizione nessuno si ricordi di me.”
Wanda intanto era tornata dal bagno nel momento esatto in cui Visione si era voltato per controllare a chi Steve si stesse rivolgendo. La gemella Maximoff arrossì violentemente e ogni tentativo di nascondere la sua enorme cotta per l’androide fu vana.
Il Capitano rovinò il momento.
“Bruuuci la cittàààà… avanti, so che la conoscete!”
I due fratelli di scienza, Tony e Bruce, si portarono entrambi una mano sulla fronte per coprire l’imbarazzo dell’evidente stato mentale di Steve. Natasha si voltò lentamente verso Clint con uno sguardo confuso.
“Non è la stessa canzone che abbiamo sentito a Budapest?”
Liberandosi delle fasce che gli coprivano mezzo volto, Clint rispose in modo ancora più confuso, “Te lo ripeto, tu ed io ricordiamo Budapest in modo diverso.”
Cosa accadde in quella città, nessuno lo seppe mai.
Seguì la reazione abbastanza seria di Thor alla canzone, “Perché vorresti bruciare la città?”
“E’ una canzone, idiota!” ribbattè Tony, ma dovette cambiare tono quando il figlio di Odino lo guardò accigliato dall’alto dei suoi quasi due metri. “Comunque è una bella canzone!” sorrise nervosamente, cercando di essere più rilassato possibile.
 
Dopo qualche momento di smarrimento iniziale, i Vendicatori si ritrovarono lì in cerchio, chi seduto e chi in piedi, a cantare seguendo il testo che Steve aveva distribuito.
“Bruuuci la cittààà!” iniziò il Capitano, incitando gli altri con una mano.
“E crolli il grattacieloo...” continuò Tony, in tono più scocciato che contento.
“Rimani tu da solooo...” canticchiò Bruce, cercando di non sembrare stonato.
“Nudo sul mio lettooo...” intonò Natasha in modo sensuale, e a quel punto ci fu una pausa e lei si sentì osservata. “Non è una cosa di tipo sessuale, il testo dice così!”
Ignorando il commento, la canzone proseguì.
“Bruuuci la cittààà o viva nel terroreee!” cantò Clint con tono convinto, e Steve ne fu soddisfatto. Avrebbero fatto un figurono a X-Factor.
“Nel giro di due oreeee...” intonò Visione, cercando di imitare l’entusiasmo di Occhio di Falco.
“Svanisca tutto quantooo...” cantò in tono incerto Wanda, ancora imbarazzata per la scena di prima dall’uscita dal bagno.
“Svanisca tutto il restoooo!” concluse Thor trionfante, con tanto di pugno finale alzato in aria.
Steve Rogers era contento del suo gruppo. Ora poteva anche pensare a un nome appropriato per la band.
Gli Steve’s angels? No, troppo egocentrico. Però suonava bene.
 
Dall’alto, nella balconata che si affacciava sul salone grande dove erano riuniti i Vendicatori, Nick Fury e la sua fidata agente Maria Hill osservarono la scena, non sapendo se ridere o piangere.
“Signore, cosa stiamo guardando esattamente?”
“Un brando di checche canterine. Insomma, non vi avevo dato una missione?!”
Il coro si bloccò e quando alzarono lo sguardo rimasero pietrificati. Nick Fury aveva assistito a tutta la scenetta.
“E’ una domanda alla quale dobbiamo rispondere?” chiese Clint sottovoce.
“Forse è meglio non dire niente, Fury mi sembra arrabbiato.” Replicò Steve.
“Ti sembra, eh? Che perspicacia, Capitano!” rispose sarcastico Tony.
“Io dico che è una domanda retorica.” Dichiarò Bruce, sempre pensando razionalmente rispetto agli altri.
“Cos’è una domanda retorica?” chiese Visione di fronte a quel mondo degli umani che per lui era ancora tutto nuovo.
“Filate a dormire che domani vi voglio attivi per la missione!!” sbraitò Nick Fury prima di scomparire seguito da Maria Hill, che non potè fare a meno di sorridere di sottecchi. Almeno per una volta, i Vendicatori non si prendevano a pugni o non litigavano per ogni frivolezza.
Essere un gruppo così mal assortito era sempre stato un problema e Fury lo sapeva fin dall’inizio quando aveva messo insieme la squadra. Non aveva altra scelta se non reclutare i migliori supereroi del momento e farli combattere contro Loki di Asgard. E il suo piano, nonostante tutto, riuscì alla perfezione.
Mentre gli altri Vendicatori iniziarono a ritirarsi nelle loro stanze, Steve abbassò la testa, deluso che il suo sogno andava in mille pezzi.
Tony fu l’unico a restargli accanto. Sebbene litigavano di continuo, uno perché troppo all’antica e con valori morali, l’altro perché ‘uomo di mondo’ e amante della bella vita, in fondo si volevano bene e avevano scoperto che erano una bel duo quando lavoravano insieme.
Gli posò saldamente una mano sulla spalla. Steve sospirò.
“Cosa dobbiamo fare domani?”
Stark guardò davanti a sé, cercando un punto imprecisato, proprio come aveva fatto prima Steve.
Solo che stavolta l’orizzonte sembrò sorridergli.
Erano un gruppo di supereroi, ma questo non poteva impedir loro di sognare qualche volta e di pensare a qualcosa di diverso dal ‘lavoro’ che svolgevano tutti i giorni.
“Quello che facciamo ogni giorno, Capitano. Salvare il mondo. Magari stavolta facciamolo a suon di musica.”



Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
Premetto che il banner non è un granché e ci ho litigato mezza giornata. Fare entrare 8 persone non è facile.
Seconda cosa, l'ispirazione della shot è venuta da un meme trovato casualmente su Facebook durante un momento di cazzeggio, e tu pensi: "Però, che idioti, quasi quasi ci scrivo una fanfic." E poi boom! Il passo successivo è immediato. O quasi, dato che ho impiegato mesi per scrivere.
Comunque i personaggi sono leggermente OOC, come avete letto negli avvertimenti, e non poteva essere altrimenti dato la natura della shot. Ho cercato di dare più informazioni possibili, così chi non ha mai seguito per bene gli Avengers, può ritrovarsi :p 
Saranno riusciti i nostri eroi ad andare a X-Factor? A voi l'immaginazione.
Spero almeno di essere riuscita a strappare qualche risata, altrimenti vi lego a una sedia e vi convinco uno a uno :D
Alla prossima!
D. <3
   
 
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