Myosotis
La
ragazza è di fronte a lui, immobile e girata di spalle.
Lui
la chiama, ma lei non si volta.
Senza
preavviso, Gray si alza dal suo letto, scosso e turbato dall’incubo da cui si è
appena svegliato. Confuso da quell’alzata improvvisa, riordina le idee,
stringendo i lembi del lenzuolo tra le mani e riprendendo il ritmo di un
regolare respiro.
Il
sogno non lo ricorda bene: frammenti confusi che vagano senza ordine e che non
riesce a collegare.
Ricorda
una ragazza e poi niente.
Si
rigetta sul letto, appoggiando la testa sul cuscino e un braccio sulla sua
fronte, cercando in tutti i modi di richiamare alla memoria quel sogno che,
inesorabile, continua a sfuggirgli.
Sa
che dev’essere stato qualcosa di strano o importante,
altrimenti non si sarebbe svegliato di soprassalto, ma sa altrettanto bene che
non è stato un incubo normale perché sa di non aver sentito alcuna paura
particolare.
Dopo
averci pensato un’altra decina di minuti e aver osservato l’alba nascere su
Magnolia, decide che è inutile perdere tempo per uno stupido sogno e si alza,
intenzionato a fare una lunga corsa per sgombrare la mente.
Non
la riconosce, inizialmente.
Davanti
a lei sembra esserci una grande distesa d’acqua e può scorgere del verde sotto
i suoi piedi.
I
contorni di lei sono confusi e, nonostante continui a chiamarla, lei non si
gira.
«Tutto
bene, Gray-sama?»
Il
richiamo di Lluvia lo scuote dal crogiuolo di pensieri in cui era immerso e,
istintivamente, volge uno sguardo interrogativo alla maga.
È
pomeriggio e, dopo essere arrivato alla gilda, Lluvia si era seduta al suo
tavolo, come consuetudine.
«Sembri… preoccupato.» spiega lei, cercando di trovare l’aggettivo
più convincente. Ha notato sin da quando l’ha visto che fosse impensierito,
come se avesse per la testa qualcosa che non riuscisse a scacciar via.
«Sto
bene. Ho solo fatto un sogno strano stanotte.»
«Che
sogno?»
«Non
me lo ricordo. Per questo ci pensavo.»
«Se
continui a sforzarti non risolverai niente, ti tornerà in mente da solo.»
afferma la maga convinta, per poi alzarsi dal tavolino e andare verso il
bancone. «Ti ci vuole qualcosa di fresco da bere.»
Gray
la osserva camminare verso Mira, pensando che una bibita non gli va per niente.
Decide che ha bisogno di un’altra passeggiata e si alza, per comunicarlo alla
maga.
Le
arriva dietro le spalle e la chiama, ma Lluvia sta parlando con Mira e non si
volta immediatamente.
Al
secondo richiamo, la maga si gira e trova Gray che la fissa con l’espressione
persa nel vuoto.
«Gray-sama?»
«Devo
andare.» dice lui, riscuotendosi leggermente e poi correndo verso l’uscita
della gilda, lasciando Lluvia con due bibite in mano e sempre più confusa.
Di
colpo, la figura prende consistenza e il nome esce naturale dalle labbra del
mago.
«Lluvia.»
E,
stavolta, lei si gira.
Dopo
aver corso per un numero imprecisato di metri, Gray decide di fermarsi per
riprendere fiato e comprendere cosa gli stia accadendo.
L’aver
eseguito quasi gli stessi movimenti, poco prima, gli ha riportato alla mente
altri pezzi del suo sogno e ora la ragazza ha un volto e un nome che,
ovviamente, sono quelli di Lluvia.
Spinto
da curiosità e da uno strana sensazione che lo accompagna sin da quando si è
svegliato, Gray vuole assolutamente sapere cos’altro sia successo, perché l’averla
semplicemente sognata non spiegherebbe il suo comportamento.
Ma,
come ha detto Lluvia, a furia di pensarci ottiene soltanto un gran mal di
testa.
È
il tramonto quando conclude di rientrare verso casa, infastidito da tutta
quella situazione; mentre cammina lungo la strada che costeggia il corso d’acqua
che si trova lungo Magnolia, vede la figura di Lluvia curva sulla sponda,
intenta a raccogliere qualcosa.
Lei,
accorgendosi della sua presenza, alza una mano e lo saluta, spingendolo a
fermarsi.
«Che
stai facendo?» le chiede lui, subito.
«Sto
raccogliendo qualche fiore. Lluvia adora collezionarli e catalogarli.»
«Non
lo sapevo.»
Osserva
i petali colorati che si stagliano nella mano della maga e uno in particolare
attira subito la sua attenzione.
Improvvisamente,
Lluvia vede lo sguardo del mago incupirsi e lo richiama.
«Gray-sama?»
Dopo
qualche secondo di silenzio, lui alza il viso verso di lei, osservandola come
se fosse la prima volta che la vede e facendola arrossire per quel contatto
così diretto.
«Ho
ricordato il sogno.»
Lluvia
si trova davanti al fiume che scorre a Magnolia.
Lui
la chiama con il suo nome e lei si volta, fissandolo.
E
poi pronuncia una sola frase, la più inaspettata.
«Chi
sei?»
Lluvia
lo guarda con la curiosità negli occhi, impaziente di sapere che sogno ha tanto
occupato i pensieri del suo amato.
«Ho
sognato che tu mi avevi dimenticato.»
La
maga sbatte gli occhi, alcuni fiori le cadono dalle mani e non comprende
inizialmente, in dubbio su come debba interpretare quella frase, ma non trova
altre spiegazioni che l’unica possibile.
Gray,
in quel lasso di tempo, analizza il sogno che ora ricorda così nitidamente e si
sconvolge nel rimembrare quanto, nel sogno, quelle due parole lo avessero tanto
turbato.
La
prudenza nel non girarsi verso un estraneo, la diffidenza nel tono di voce, il
vuoto negli occhi di Lluvia, così distante dallo sguardo che gli ha sempre rivolto, sin da quel lontano
giorno a Phantom Lord, quando seppur fossero nemici,
Lluvia lo aveva guardato in modo diverso.
«Era
solo un sogno, Gray-sama.»
La
maga è rossa, ma un tenero sorriso piega le sue labbra, mentre il nervosismo
che la permea lo si nota dal continuo movimento dei suoi piedi.
«Lo
so. È che sembrava così… reale.»
«Lluvia
non potrebbe mai dimenticarti.»
Gray
distoglie subito lo sguardo, imbarazzato dalla frase e, di colpo, sente svanire
tutte le sensazioni che lo hanno accompagnato sin dal mattino, come se quelle
semplici parole fossero state proprio quelle che aveva bisogno di sentire.
Il
mago si piega, ma Lluvia ha colto benissimo il rossore nelle sue guance, per
raccogliere i fiori caduti e glieli porge, tenendo in mano un piccolo fiore
dalle tonalità azzurre-violette, con un centro bianco che si irradia nei
petali.
«Bello
questo. Ora torno a casa, ‘notte Lluvia.» le dice, poggiandole anche quello sul
palmo.
«Buonanotte
Gray-sama.» disse lei, avvicinando quel fiore al suo cuore e osservando la sua
figura che si allontanava.
Sorrise
e guardò il fiore, pensando che, ironia del caso, Gray-sama avesse lodato proprio
quel fiore: il Myosotis o più comunemente conosciuto
come il Non-ti-scordar-di-me.
Fine.
Buonasera, o buonanotte, a tutti!
Il perché di questa storia non lo so
onestamente. Ero un po’ triste e il fluff Gruvia è
sempre una garanzia e mi è venuta al volo questa idea di Gray che sogna una
Lluvia che non si ricorda di lui.
E ho pensato a come dovesse essersi
sentito, dato che spesso i sogni sono in grado di lasciarci sensazioni molto vivide
e forti.
E niente, Myosotis è il nome greco del
famoso fiore e le scritte a destra sono il sogno di Gray che, pian piano, si
ripercorre nella sua mente.
Spero vi sia piaciuta e che mi vogliate
lasciare la vostra opinione :D
Un bacio,
EclipseOfHeart