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Autore: Strawbana    06/10/2015    23 recensioni
{Storia ad OC} {Iscrizioni chiuse}
Vi siete mai chiesti cosa accade alle anime di coloro che muoiono nel sonno? La maggior parte di loro raggiunge l'aldilà tranquillamente, ma alcune persone, i sognatori lucidi, spesso rimangono bloccati nel mondo dei sogni, costretti per sempre a vagare in un paradiso onirico che possono plasmare a loro piacimento. Ma, ahimè, non tutti i sogni sono gradevoli.
Un'anima perduta riesce a tornare nel mondo della veglia, ma non è sola. Gli incubi iniziano ad abbandonare i sogni delle persone ed iniziano a comparire nel mondo reale, prima come incubi ad occhi aperti poi come vera e propria minaccia per gli esseri umani. Ma un incubo è pur sempre un sogno, quindi chi è in grado di controllare i suoi sogni forse è in grado di fermare questa terribile minaccia...
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sweet Dreams

1.    Awakening

 

“Mamma, mamma, posso controllare i miei sogni!”

“Come cara?”

“Sono un po’ di notti che mi accorgo di star sognando e faccio fare ai miei sogni tutto quello che voglio!”

“Ma brava tesoro, diventi un’onironauta senza dirmi niente?”

“Cos’è un onironauta?”

“È un viaggiatore dei sogni, è un dono prezioso, lo sai? Potrai ricordare i bei sogni e cambiare quelli brutti! E se proprio non riesci a cambiarli puoi sempre svegliarti… Ma ricorda cucciola, ci sono sogni da cui non si può scappare!”

 

Quando sua madre le aveva fatto quell’avvertimento non era seria, voleva solo giocare spaventandola un po’, ma anni più tardi Cassandra si era accorta che quel monito era più che veritiero. L’incubo che la ragazza si trovava davanti era a dir poco orrendo: grande quanto un piccolo aeroplano, il corpo era composto da un enorme torso umano, terminante con una coda da coccodrillo, la bestia si muoveva grazie a tre paia di zampe, tutte dalla forma di braccia di donna, con mani sottili e unghie lunghe ed affilate, colorate da uno smalto rosa scuro. Anche la testa era umana, coperta da una cascata di capelli corvini arruffati, ma aveva un muso bestiale, anche se Cassandra non sapeva dire a che creatura appartenesse. Le bastava sapere che era pieno di denti affilati e produceva enormi quantità di bava. Però la cosa che più spaventava la giovane erano gli occhi della creatura: due cerchi privi di pupille, rossi come il fuoco e luminosi come lanterne. Quello era il segno che contraddistingueva gli incubi veri, quelli pericolosi che si nutrivano di paura e Cassandra non ne aveva mai affrontato uno così grosso. La ragazza rimaneva immobile ad osservarlo, riflettendo sul da farsi: se si fosse mossa la creatura si sarebbe accorta della sua presenza, ma d’altro canto l’aveva già fiutata, un altro minuto al massimo e non avrebbe più avuto dubbi su dove si trovava la sua preda. Non aveva altra scelta, doveva scappare, ma dove? Si trovava in un labirinto composto da enormi librerie piene di libri, rischiava di girare intorno o peggio di chiudersi in un vicolo cieco. Cassandra chiuse gli occhi per un secondo: non doveva pensare negativamente, ora si doveva solo concentrare sull’obbiettivo di fuggire.

Fece un respiro profondo e poi scattò, girando l’angolo a destra dell’incrocio che ancora la divideva dalla creatura. Dietro di sé la giovane sentì un ululato sovrannaturale e dei passi giganteschi che colpivano il pavimento: la bestia aveva iniziato ad inseguirla. La castana scacciò quel pensiero dalla sua mente: doveva concentrarsi su ciò che aveva davanti, non quello che c’era dietro di lei.

 

˾Destra̚

˾Sinistra̚

˾Destra̚

˾Sinistra̚

 

Doveva trovare l’uscita di quel labirinto…

˾Destra̚

˾Sinistra̚

˾Destra̚

˾Sinistra̚

 

Se si concentrava abbastanza forse sarebbe riuscita a farla comparire…

˾Destra̚

˾Sinistra̚

˾Destra̚

˾Sinistra̚

                                                                                                                                                                                

Ma era così difficile concentrarsi con un mostro alle calcagna in procinto di morderti.

 

Cassandra alzò le braccia, portando le mani sulla sua testa, per poi abbassarle di colpo come se stesse spingendo qualcosa. Dietro di lei si udì il suono del legno che scricchiolava e poi un sonoro schianto, seguito da dei guaiti lamentosi. La ragazza si lasciò scappare un sorriso: era riuscita a far cadere almeno una libreria addosso a quel mostro, così avrebbe guadagnato un po’ di tempo. Finalmente la giovane si poté concentrare sull’idea di trovare un’uscita e ad un certo punto vide una luce venire da un incrocio davanti a lei. Cassandra si diresse subito lì, convinta di aver finalmente trovato ciò che cercava, invece si trovò davanti ad un vicolo cieco dove si trovava uno strano vortice azzurro, sospeso a mezz’aria. La castana rimase completamente spiazzata dalla scoperta: non aveva mai visto niente del genere, eppure girava per quel mondo dei sogni da tantissimo tempo ormai. Era un portale quello? Dove l’avrebbe portata? Era sicuro? La ragazza avrebbe voluto trovare con calma risposta a tutte quelle domande, ma l’ululato che sentiva avvicinarsi le faceva capire di non avere più molto tempo. Era sicura che se si fosse girata per cercare un’altra strada si sarebbe gettata praticamente nelle fauci del mostro, quindi non le restava che fare una cosa soltanto: saltare nel portale. Cassandra si avvicinò al vortice e, dopo un attimo di esitazione, ci saltò dentro. Almeno in quel modo le sue domande avrebbero trovato risposta.

 

Le successive cose che la ragazza sentì furono un tonfo ed un dolore sordo alla schiena. La giovane rotolò per terra, cercando di massaggiarsi la schiena dolorante, poi si alzò e si guardò intorno: le sembrava di essere in un parco, era notte e riusciva ad intravedere dei lampioni in lontananza, seminascosti dagli alberi. Lei in quel momento si trovava su un prato vicino ad un albero, un po’ lontana dai sentieri principali. Cassandra fece per muoversi verso una di quelle strade, ma il dolore alla schiena la costrinse a poggiarsi all’albero ed aspettare un attimo. La castana imprecò sottovoce, poi si rese conto di una cosa: stava provando dolore. Ma si trovava in un sogno, come poteva provare dolore? Per un attimo la giovane si fece prendere dal panico, poi cercò di calmarsi e dare una spiegazione a tutto. Non era la prima volta che provava sensazioni in un sogno, ricordava ancora la volta in cui le avevano tagliato la gola: aveva avvertito chiaramente la lama affondarle nella carne e l’improvvisa incapacità di respirare, ma poi era tornato tutto alla normalità perché quelli erano solo sogni, nulla era reale. E lei poi non poteva in alcun modo risvegliarsi, aveva abbracciato il sonno eterno dopotutto. Giusto per rassicurarsi di più, Cassandra decise di compiere delle piccole prove per capire se era in un sogno o meno: erano gesti semplici che aveva imparato quando si era informata di più sui sogni lucidi. La ragazza prese un respiro profondo e poi si tappò il naso: in un sogno non si ha bisogno di respirare, anche sott’acqua si riusciva a respirare, quindi non avrebbe dovuto avere problemi. Eppure dopo una manciata di secondi dovette stapparsi il naso: le mancava l’aria, cosa mai successa prima, almeno in un sogno. Il panico di Cassandra si fece più grande e la giovane provò a saltare, riuscendo a fare un normale saltello, niente di eccezionale. Ormai completamente terrorizzata la ragazza urlò con tutta la sua forza ed ascoltò incredula la sua voce che risuonava forte e chiara nella notte. Finalmente priva di ogni dubbio, la castana iniziò a tremare.

«Sono sveglia…»

Cassandra scosse la testa come a scacciare l’idea: non doveva farsi illusioni, c’erano un sacco di altre prove che doveva fare per capire se era davvero sveglia e non avrebbe potuto certo farle in quel parchetto deserto. Con passo deciso la giovane si avviò alla stradina più vicina per individuare un’uscita. Una volta uscita dal parco e ormai avviatasi su una strada principale, la ragazza rabbrividì udendo in lontananza l’ululato della creatura da cui era scappata poco prima. Anche se sembrava davvero molto, molto lontano la castana non riuscì a trattenersi ed iniziò a correre. Se era davvero nel mondo della veglia, come poteva un incubo averla inseguita fin lì? Cassandra non sapeva se una cosa del genere era possibile, ma di sicuro non voleva scoprirlo.

 

La ragazza osservò ancora una volta con attenzione l’insegna luminosa che aveva davanti: minimarket aperto 24 ore su 24, tutto scritto in kanji, ed era riuscita a leggerlo più volte, un altro segno che quello non era un sogno e soprattutto segno che era in Giappone, terra in cui aveva passato la maggior parte della sua breve vita. Cassandra entrò nel supermercato, sussurrando un “buonasera” al commesso insonnolito prima di scomparire in una delle varie corsie. Dopo aver girato per un po’ tra cibarie di ogni genere la giovane puntò finalmente quello per cui entrata: dei quotidiani. Cassandra ne afferrò uno, cercando di coprire la data del giornale con le mani e lo sollevò per leggerne il titolo. Le era andata bene, aveva pescato un quotidiano cittadino dedicato agli annunci per la compravendita di oggetti, e la cosa migliore era che lo conosceva. Quello le dava la conferma che si trovava nella cittadina in cui aveva chiuso gli occhi l’ultima volta: Inazuma-cho. Ormai alla ragazza rimaneva da controllare solo una cosa, ma aveva davvero paura di farlo, il cuore le batteva a mille e sudava freddo per l’agitazione. Poi però si fece coraggio e spostò la mano che copriva la data. Quando i suoi occhi si posarono su quel numero la castana fece cadere il giornale ed iniziò ad indietreggiare, coprendosi la bocca con le mani, sgomenta. Aveva avuto la fortuna di ritrovarsi nel posto in cui era cresciuta, in cui aveva conosciuto i suoi amici ed aveva provato i suoi primi amori, ma allo stesso tempo era arrivata in una città completamente diversa. I suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime.

«Non è possibile…»

Si lasciò scappare un singhiozzo.

«Quarant’anni… Io sono morta quarant’anni fa…»

 

 

 

 

××××××××××××××××××××

 

Ehilà, salve a tutti!

Eh sì, invece di continuare i miei lavori in corso mi butto in una storia ad OC. Sono senza speranze, ma questa idea mi ispirava tantissimo e trovo che renda bene sotto forma di storia ad OC.

Questo primo capitolo è un po’ confusionario, ma nei prossimi verranno spiegate un po’ di cose prima di entrare nel vivo dell’azione, quindi non preoccupatevi.

Questa storia girerà tutta introno ai fenomeni del sonno, quello principale sarà il sogno lucido, ma saranno presenti anche temi come il sonnambulismo e la paralisi del sonno.

Ora, non so ancora quanti OC sceglierò, ma non penso di prenderne più di dieci, soprattutto perché dovrò vedere quanti saranno quelli ben costruiti.

Qui sotto vi lascio la scheda, mi raccomando niente OC via recensioni, solo via MP. La storia è ambientata durante le prime tre serie di Inazuma Eleven, quindi mi dispiace ma non potrete mettere elementi legati alla GO nei vostri OC.

 

Nome:

Cognome:

Sesso: (Non mandate solo femmine, per piacere)

Età: (Deve avere minimo 14 anni)

Nazionalità: (Che sia coerente sia col nome che con l’aspetto del vostro OC)

Aspetto fisico:

Personalità: (Più dettagliata e coerente è, più possibilità ci sono che il vostro OC venga scelto)

Background: (Non esagerate con la tragedia e cercate di essere sintetici)

Interesse romantico: (Mettete più di una opzione, accetto anche OC omosessuali, non mi faccio problemi)

Perché si trova in Giappone: (La storia sarà ambientata lì, quindi inventatevi un motivo per la presenza del vostro personaggio in Giappone! Sbizzarritevi, mandatelo lì per uno scambio culturale, a cercare lavoro, in vacanza, siate creativi)

Paure/Fobie:

Reazione agli incubi: (Non quelli descritti nel capitolo, quelli che fate quando dormite. È una cosa importante per la storia, non sottovalutate questo punto)

Altro: (Se c’è qualcos’altro che volete dirmi sul vostro personaggio e non avete trovato spazio negli altri punti ditemelo qui!)

 

Le iscrizioni saranno aperte fino a domenica.

A presto,

Lauui

   
 
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