Aprire gli occhi le costa uno
sforzo tremendo.
Sbatte un paio di volte le palpebre
ancora pesanti: doveva essere stata stanchissima la sera precedente perché non
ricordava nemmeno di essere andata a dormire!
Ancora un battito e subito il suo
istinto si riattiva: quella non è la sua camera da letto…e nemmeno quella di
Gaetano. Sorride al pensiero che ormai sente come sua anche la stanza del suo
commissario. Ma se quella non è la sua camera e nemmeno quella di Gaetano, dove
diavolo si trova?
Cerca di muoversi ma il dolore
lancinante al braccio sinistro le riporta alla memoria tutto quello che è
successo: l’omicidio del poliziotto, Niccolò e l’investimento. Già…era stata
investita e poi era finita in ospedale. L’ultima cosa che riusciva a ricordare
era il viso di Gaetano, ovviamente stravolto dalla preoccupazione che le fosse
successo qualcosa di grave. Di sicuro questa volta non l’avrebbe passata liscia
con il vicequestore: si sarebbe arrabbiato per la sua ennesima intromissione e
per essersi messa in pericolo da sola. Tuttavia, considerando che ora si trova
in un letto di ospedale forse tutti i torti Gaetano non li ha.
-Ehi, ti sei svegliata, finalmente!
La voce che sente non è esattamente
quella che si aspettava, ma al momento le importa poco.
-Livietta! Che ci fai tu qui? Non dovresti
essere con George in viaggio di nozze? Oddio…non stai bene? Hai avuto dei
problemi? La bambina?- il suo istinto da mamma si risveglia di soprassalto
anche se il corpo fatica a reagire agli antidolorifici che le hanno iniettato.
-Tranquilla, mamma! Sto bene! E anche
la bambina sta bene! Abbiamo saputo quello che ti è successo e abbiamo
preferito tornare un paio di giorni prima così possiamo prenderci cura di te…e
costringerti a restare a riposo!- commenta la ragazza ben sapendo che il solo
modo per convincere la madre a rimanere a letto è incatenarcela. E forse
conosce anche un paio di persone che condividerebbero la sua drastica proposta.
Camilla dal canto suo annuisce accennando
ad un sorriso colpevole e non tanto per essersi fatta investire mentre cercava
come al solito di fare un lavoro che non è il suo, quanto perché davanti alla
figlia preoccupata per la sua salute si è sentita un po’…delusa. Ecco, delusa. Sperava
di trovare Gaetano accanto a lei, preoccupato, certo, arrabbiato, ovviamente,
ma soprattutto innamorato perso di lei come da dieci anni a questa parte.
Si volta di nuovo verso Livietta
che, Camilla intuisce, sta aspettando che la madre gli chieda esattamente
quello che in effetti sta per chiederle.
-E…Gaetano? Non…lui non c’è?- si
illude di essere riuscita a mantenere un certo tono distaccato nel pronunciare
il nome del poliziotto, ma dal sorriso di Livietta deduce che a sua figlia non
la si fa.
-Gaetano sarebbe voluto restare, ma…
-…il lavoro, certo- conclude
Camilla, con un’espressione che è un mix perfetto tra delusione e orgoglio per
l’integrità del suo uomo. Prima il lavoro, sempre e comunque.
-Beh, non proprio- il balbettio di
Livietta e il suo alzare gli occhi al cielo sono due chiari segnali che dietro
all’assenza di Gaetano c’è qualcosa di più grave.
-Gli è successo qualcosa?- Camilla
stessa si stupisce per il tono allarmato nella sua voce. Inevitabilmente il
ricordo va a quella sera in cui lei lo stava aspettando in galleria e lui è
arrivato con dieci minuti di ritardo: si era sentita morire. Certo, con il suo
lavoro orari sballati e pericoli mortali erano due costanti con cui avrebbe
dovuto condividere per il resto della vita, ma in fin dei conti per di stare
finalmente con l’uomo che ama da dieci anni avrebbe potuto sopportare questo ed
altro. Almeno fino a momenti come quello che sta vivendo: momenti in cui hai il
terrore che l’uomo della tua vita sia oramai…beh, non riesce nemmeno a
pensarlo.
-Non gli è successo niente, mamma! Ma
ci è mancato poco…- il sospiro della figlia è un altro segnale che non le piace
per niente.
-Senti, vuoi dirmi che sta
succedendo? Perché se devo stare tranquilla…
-Ok, ok, non ti agitare, però. Il dottore
ha detto che devi riposare.
-Eh, io riposo ma tu racconta.
Un altro sospiro di Livia.
-Beh, diciamo che per il bene di
Gaetano e anche di papà li ho dovuti spedire a casa…e per assicurarmi che non
succedesse nulla ho obbligato George a sorvegliare papà.
-Per il bene di…? Sorvegliare papà?
Ma che stai dicendo? Tuo padre ha di nuovo picchiato Gaetano?- rabbia, odio,
paura, e ancora rabbia affollano i pensieri di Camilla mentre Livia parla, ma
dall’espressione della ragazza è evidente che c’è qualcosa che non vuole dirle.
-No! No! Papà non ha picchiato nessuno,
ma…
-Ma??? Livietta, vuoi farti tirare
fuori le parole di bocca?
-Mamma! Ok, se proprio vuoi saperlo
la colpa del casino che stava per succedere qui è tua.
-Mia?- domanda sempre più
sbigottita.
-Non ti ricordi proprio niente di
quello che hai detto dopo l’incidente? Quando sei arrivata qui in ospedale?
Camilla apre la bocca un paio di
volte, ma in effetti deve ammettere che gli antidolorifici le hanno resettato
la memoria a breve termine più di quanto avrebbe voluto.
-Ho detto qualcosa di stupido?-
questa volta il tono è più calmo, come se fosse rassegnata ad apprendere che di
certo aveva detto la cosa sbagliata nel momento sbagliato.
-Beh, non direi stupido…direi
complicato.
-Oddio…
-Ma vedrai che si sistemerà tutto.
-Sistemare cosa?
-Hai detto sia a papà che a Gaetano
di amarli entrambi. Davanti a loro. Insieme- scandisce infine Livietta e per
tutta risposta Camilla mugugna qualcosa infilando la testa sotto le coperte con
l’unico braccio che le è rimasto disponibile.
-Dai, mamma. Non è così grave!
-Non è grave? È…è…- non sa nemmeno
lei come è. Però sa che Gaetano non la perdonerà mai, non dopo quello che gli
aveva fatto passare nei giorni precedenti al matrimonio di Livietta.
-Però…posso dirti come la penso,
mamma?- domanda Livietta.
La donna annuisce da sotto le
coperte.
-Io non voglio sapere cosa deciderai,
ma credo che sia arrivato il momento di essere chiara, con entrambi. Almeno
questo lo meritano, non trovi?
Camilla emerge dal lenzuolo con uno
sbuffo.
-E’ la stessa cosa che mi ha detto
Gaetano qualche tempo fa.
-Forse ha ragione, dopotutto.
-Lo so…è che comunque vada…
-Qualcuno ne soffrirà, è vero. Ma per
quel che vale, io penso che ora stiano soffrendo entrambi. E pure tu, non mi
pare messa molto bene.
-No, è vero- Camilla si concede una
lunga pausa di silenzio mentre scruta l’espressione serena di sua figlia. –E
per te…
-Chiunque tu scelga, per me va
benissimo, anche se credo già di sapere il vincitore di questa competizione. Dopo
dieci anni di devozione assoluta se lo merita, non credi?- ammette Livia con un
sorriso divertito.
-Quindi, mi stai dicendo che tu
approveresti se dovessi ufficializzare la mia storia con Gaetano?
-Hai bisogno del mio permesso,
mamma?
-No, ma vorrei che stesse bene
anche a te…con quello che ti abbiamo fatto passare tuo padre ed io negli ultimi
anni…
-Io voglio solo che tu sia felice. Gaetano
ti rende felice?
-Sì, moltissimo- ammette Camilla
con la voce rotta per l’emozione.
-Allora per me è perfetto. E per
quanto riguarda papà…sono io che ti devo delle scuse: c’è stato un momento in
cui ti volevo forzare a perdonarlo, a tornare con lui, ma ho capito che stavo
sbagliando. Se George mi facesse quello che lui ha fatto a te io…probabilmente
farei di peggio che cacciarlo di casa!
-Livietta!- esclama Camilla, che
ormai ha perso la battaglia con le lacrime, che ora scendono copiose sulle
guance pallide.
-Che c’è? A quanto pare avrò un
vicequestore in famiglia, quindi chi meglio di voi due per aiutarmi a
nascondere il crimine?
Prima che Camilla possa rispondere,
l’infermiera di guardia entra in stanza per controllare le condizioni della
paziente.
-Vedo che si è svegliata, signora. Purtroppo
l’orario di visite è terminato e visto che si è risvegliata dall’anestesia lei
dovrebbe andarsene- comunica a Livietta, che annuisce preparandosi a lasciare
la stanza.
-Livietta…grazie- ha a malapena il
tempo di dire Camilla quando la figlia è ormai sulla porta. –E se dovessi
vedere…
-Gaetano? Gli dirò che sei sveglia
e che stai bene. Il resto credo dovresti dirglielo tu, no?- afferma la ragazza
facendo l’occhiolino alla madre.
È il turno di Camilla per annuire e
sorridere. Ma dopo tutto quello che ha combinato negli ultimi giorni, lui sarà
ancora disposto a starla a sentire?
E di nuovo Livietta sembra leggerle
nella mente: -Se non si è arreso negli ultimi dieci anni, cosa ti fa pensare
che proprio adesso possa aver cambiato idea?
***
Il rumore della chiave che viene
infilata nella toppa annuncia il rientro di Gaetano.
L’uomo apre la porta immergendosi
nel buio completo del proprio appartamento; non prova nemmeno ad accendere le
luci, quell’oscurità gli piace, lo nasconde agli occhi del mondo e anche ai
suoi. Non vuole vedere come si è ridotto in quegli ultimi giorni: da quando
Camilla è stata investita, per lui è cominciato un incubo ad occhi aperti. Anche
se non sa dire cosa gli abbia fatto più male: vederla distasa per strada
incosciente o sentirle dire che amava ancora anche Renzo. No, lo sa: decisamente
gli ha fatto più male la seconda, tanto che ancora adesso a distanza di qualche
giorno può chiaramente percepire il suo cuore incrinarsi a quel maledetto
ricordo.
E dire che questa volta credeva di
avercela fatta, di aver fatto tutto per bene. Non riusciva proprio a capire
dove aveva sbagliato, quale era stato il momento in cui l’aveva di nuovo persa.
Forse quando aveva acconsentito alla tregua? O quando si era dimostrato geloso?
Francamente rimuginarci sopra era solo un acuire ancora di più quella ferita
che questa volta, lo sapeva, non si sarebbe mai più rimarginata.
Da quando Livietta gli aveva
comunicato che Camilla si era svegliata e stava meglio, lui era praticamente
sparito, paralizzato dal terrore di rivederla nel palazzo, accanto a Renzo. Di
nuovo. Usciva di casa all’alba e rientrava a notte fonda, sempre se rientrava;
le tende sempre accuratamente chiuse in modo che non potesse vedere nulla di
quello che accadeva fuori: che sarebbe successo se affacciandosi avesse visto
Renzo fare i bagagli e tornare nell’appartamento di fronte al suo? Non voleva
nemmeno pensarci…
Che opzioni gli restavano ora? Trasferirsi
in un altro palazzo…sì, ma con la sfortuna che aveva, l’avrebbe incontrata nell’arco
di due giorni al primo omicidio disponibile. Per questo sul suo tavolo
campeggiavano da alcuni giorni i moduli per una richiesta di trasferimento
lontano da Torino. Ma non era ancora riuscito a firmarli, qualcosa lo fermava:
forse il pensiero di Tommy, forse proprio il terrore di non vederla mai più…Dio,
continuava ad avere bisogno di lei anche ora che lo aveva distrutto per l’ennesima
volta e nel modo più atroce possibile. Cosa c’era che non andava in lui? Perché
non poteva semplicemente gettarsi tutto alle spalle?
Un rumore quasi impercettibile che
proviene dal suo salotto allerta i suoi istinti da poliziotto. Mette da parte
tutti i suoi pensieri e si concentra sul presunto ospite indesiderato che si
nasconde nell’ombra di casa sua. Poi un colpo di tosse, uno schiarirsi di gola…quello
che riconoscerebbe tra milioni. Sgomento, desiderio e rabbia: un ventaglio di
emozioni lo investe mentre con una mano accende la luce svelando quello che i
suoi sensi avevano già intuito.
Camilla.
-Che ci fai qui?- chiede dopo
qualche istante di silenzio.
-Ciao anche a te- risponde serena
la donna. Si aspettava un’accoglienza piuttosto fredda da parte sua, e come
biasimarlo: con quello che gli aveva fatto passare!
-Come sei entrata in casa mia?
La donna per tutta risposta allunga
sul tavolo del salotto un coltellino molto simile a quello che Gaetano aveva
usato per aprire la porta di quel Borla.
-Ho imparato dal migliore- commenta
ironica.
Per un istante Gaetano riesce a
sorridere, ma è, appunto, solo un istante: -Non dovresti essere qui.
-No?
-No.
Camilla sapeva che sarebbe stata
dura avere questo confronto con Gaetano, ma aveva passato fin troppi giorni a
pensare a cosa dirgli, come scusarsi, come fargli capire che è solo lui che
desidera davvero. Era arrivato il tempo di fare sul serio, di affrontarlo, di
costringerlo a starla a sentire. E le era venuto in mente solo un modo per
convincerlo che quello che gli stava offrendo era ciò che realmente voleva.
-Non mi chiedi cosa ci faccio qui?-
domanda con il suo solito tono da finta innocente che le viene dannatamente
bene.
-Non mi interessa, Camilla-
pronunciare il suo nome è una tortura, ma deve dimostrarle che non è più
intenzionato a farsi prendere in giro da lei.
La donna annuisce come se si
aspettasse quella risposta.
-D’accordo. Ero solo venuta per
consegnarti questi- dice infine mostrando dei fogli appoggiati ordinatamente
sul tavolo, proprio accanto ai moduli per il trasferimento. –Magari leggendoli capirai
se quei moduli li vuoi firmare davvero o no.
Quando qualche ora prima era
entrata in casa di Gaetano e aveva trovato quei fogli le si era fermato il
cuore: stava scappando da lei. Ma del resto come poteva biasimarlo? Lei probabilmente
avrebbe fatto lo stesso. Era stata tentata di andarsene e di lasciarlo partire:
forse era la cosa più giusta, la sua vita era talmente complicata. Un ex marito
impiccione e pressante, una figlia e una nipote in arrivo: un uomo si sarebbe
scoraggiato anche senza che lei ci mettesse il carico da quaranta con le
affermazioni che le erano uscite in ospedale. Alla fine, però, aveva deciso di
restare: Gaetano aveva il diritto di sapere come stavano realmente le cose, di
sapere che anche lei lo ama…e poi avrebbe deciso se andarsene o restare in
tutta autonomia.
Si alza dalla sedia ostentando una
calma che in realtà non possiede; quando si trova accanto a Gaetano l’istinto
di sfioragli il viso con una mano è così forte che deve quasi costringersi ad
abbassare quella mano che era già a metà strada verso il viso dell’uomo. E ancora
più difficile è richiudere la porta alle sue spalle, una volta uscita dall’appartamento
di Gaetano.
***
Se n’è andata da qualche minuto, ma
lui è ancora pietrificato nella stessa identica posizione in cui lei lo ha
lasciato. Muoversi gli è impossibile: per tutto il tempo in cui lei è rimasta
in quella stanza tutto il suo corpo gli gridava di correre da lei e stringerla
più forte che poteva e di non lasciarla andare via mai più. Ma era sempre stato
un gentiluomo e non l’avrebbe mai costretta a fare qualcosa che non voleva….anche
se la sua mano…la mano di Camilla ad un certo punto sembra volerlo accarezzare.
Ma si è trattenuta…ovvio, è tornata con Renzo. Lui è stato solo una parentesi
nella vita di Camilla. Deve accettarlo e andare avanti.
Non sa come, ma trova la forza di
avvicinarsi al tavolo e prendere tra le mani i fogli che Camilla gli ha
indicato. Il perché voglia infliggersi questa ulteriore umiliazione gli è
ignoto: di certo sarà una lettera in cui gli spiega i motivi per cui non può
evitare di tornare con Renzo, ma tanto…distrutto per distrutto, almeno
conoscerà per una volta tutta la verità.
E così comincia a leggere…dall’incipit…
Al Tribunale di Torino
Ricorso per la separazione consensuale