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Autore: mrsstilinski__    06/10/2015    2 recensioni
"Stai attenta
ha avuto tutto inizio in questa stanza
non perdere di vista neanche l'ombra
e fermati un momento a quel che sembra
a volte è tutto quello che è abbastanza
non chiederti se qui qualcosa è persa
tra quello che uno vede e che uno pensa
stai attenta, stai attenta almeno a te
attenta, stai attenta
che mi uccidi in questa stanza
e un bacio non conosce l'innocenza
e sei colpevole di questa notte lenta
proprio come me non hai pazienza."
- Negramaro, Attenta.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ashton Irwin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stai attenta 
ha avuto tutto inizio in questa stanza 
non perdere di vista neanche l'ombra 
e fermati un momento a quel che sembra 
a volte è tutto quello che è abbastanza

non chiederti se qui qualcosa è persa 
tra quello che uno vede e che uno pensa 
stai attenta, stai attenta almeno a te

attenta, stai attenta 
che mi uccidi in questa stanza 
e un bacio non conosce l'innocenza 
e sei colpevole di questa notte lenta 
proprio come me non hai pazienza
 
Ashton si guarda intorno, nella sua vecchia stanza da letto, a Sydney. E’ notte ed è a mala pena illuminata dalla luce dell’abat-jour. Quella stessa stanza in cui, a causa degli impegni della band, non sta mai, quella stanza in cui è cresciuto e maturato; lì, dove un tempo svolgeva (qualche volta) i suoi compiti, dove suonava la sua batteria, dove guardava i suoi film preferiti, dove leggeva i suoi fumetti preferiti.
Posa il borsone e si butta a peso morto sul letto, guardandosi intorno, cercando di ricordare i momenti più importanti trascorsi in questo luogo, ed solo alla fine della sua ispezione, nota un particolare: una piccola “A” incisa nel legno della scrivania, sopra una foto risalente a circa sette anni prima, scattata durante una gita scolastica a Canberra.
Si avvicina, chinandosi sulle ginocchia e osservando attentamente ogni particolare della foto, studiandone i colori, i dettagli del panorama e del viso della ragazza accanto a lui, cercando di ricordare i suoi occhi castani, le mani piccole, la statura bassa, il sorriso con l’apparecchio, i capelli che teneva sempre legati in una treccia, anche se lui adorava quando li teneva sciolti.
«Audrey» sussurra tra sé e sé, tracciando la lettera con l’indice e accarezzando il volto sorridente della ragazza in foto.
Lei: in poche parole il suo primo bacio, la sua prima volta, il suo primo vero amore mai dimenticato.
Quella stanza è stata partecipe della loro crescita insieme, i primi compiti svolti insieme al liceo, il primo bacio delle loro vite, dato su quella scrivania, dopo un pomeriggio a studiare per il test di biologia del giorno seguente.
A quel bacio ne erano seguiti altri, e altri ancora. E’ stato un timido sfioramento di labbra, quel primo bacio dato a quindici anni, leggero, tenero, innocente.
Quella domanda, fatta con un filo di voce, non appena l’imbarazzo per il momento appena trascorso aveva lasciato lo spazio ai dubbi.
«Adesso siamo fidanzati, Ash?»
«Solo se anche tu lo vuoi.»
Quel “di più” della loro amicizia, nato così, per caso, che li aveva travolti in un momento in cui avevano pensato che baciarsi, sfiorarsi un attimo fosse la cosa più giusta che potessero fare.
Quell’amore maturato con le settimane, con i mesi, con la consapevolezza di completarsi, di essere ciò che mancava all’altro.

Ricordati degli angoli di bocca 
son l'ultimo regalo in cui ti ho persa 
stai attenta, stai attenta almeno a te 
non dar la colpa a me 
la colpa a me

se tutto è bellissimo 
se è come un miracolo 
se anche il pavimento sembra 
sabbia contro un cielo 
che si innalza altissimo 
intorno a noi è bellissimo 
attenta

 
Era tutto bellissimo, quando Audrey era con Ashton, ogni momento trascorso con lei era degno di essere vissuto e ricordato, ogni piccola carezza, ogni sorriso, ogni parola.
E se Ashton pensa che quello è stato anche il luogo del loro ultimo bacio, quasi gli viene il freddo, perché è così strano che un luogo che ha dato inizio a tutto, sia anche il luogo che ne ha decretato la fine.
«Ti manco, quando sei via?» la domanda fatta da lei, timidamente -e con lo stesso sottile filo di voce che la caratterizzava- quando lui era tornato per il suo ventunesimo compleanno due anni prima.
«Certo che mi manchi, Audrey» la sua risposta, laconica ed essenziale, stupita per quella domanda retorica; lei non poteva avere dubbi.
«Non ti credo.»
«Io questa distanza non la reggo» aveva risposto lei, raccattando i suoi vestiti sparsi per la stanza e lisciandosi nervosamente i capelli «mi dispiace.»
«Audrey, non puoi -»
Ma lei lo aveva zittito, sfiorandogli appena le labbra, con un ultimo, casto e delicato bacio, che tanto ricordava quel primo, se non fosse che ormai erano adulti, avevano ventuno anni all’uno, non c’era più tempo per le incertezze di due ragazzini.
Una sola richiesta, da parte di Audrey, appena sussurrata prima di andare via e dopo un ultimo lieve bacio all’angolo della bocca :«perdonami.»
«Sta’ attenta a te» le aveva detto mentre lei, di spalle, stava per aprire la porta e andarsene, definitivamente. Stammi bene, Audrey. Stai bene senza di me, lo stai volendo tu.
«Non farmene pentire.»
«Sei tu che ti stai comportando da stronza, anche se non lo sei» le aveva detto ancora, prima di sospirare e guardarla ancora mentre, di spalle, stava bloccata sulla porta «ti do tre secondi per andare, dopo di che non ti mollo più.»
L’attimo dopo, Audrey era già fuori.

Stai attenta 
attenta che si muove questa stanza 
se chiudi gli occhi un treno è già in partenza 
un passeggero perde sai con poco la pazienza 
come me che resto senza

il cuore l'ho copiato ad una stronza 
non fare caso a quest'impertinenza 
stai attenta, stai attenta almeno a te 
non dar la colpa a me, la colpa a me

se tutto è bellissimo 
se è come un miracolo 
se anche il pavimento sembra 
sabbia contro un cielo 
che s'innalza altissimo 
intorno a noi è bellissimo 
attenta 

 
Ashton si sente quasi girare le testa, quella stanza racchiude troppi ricordi, ricordi che stanno nelle foto, nei vecchi libri di scuola, tra quelle lenzuola.
Era tutto perfetto. Perché Audrey aveva voluto mandare a monte anni di relazione? Perché le sue insicurezze avevano fatto sì che tutto finisse?
Ma Ashton lo sa, che loro sono legati da qualcosa di indissolubile, perché hanno passato troppo, troppo insieme per poter dimenticare, per poter cancellare cinque anni insieme.
Lui non vuole credere che sia finita davvero, erano troppo innamorati perché finisse così, senza preavviso, senza se e senza ma.
Un lieto fine c’è per loro, una via di fuga dalla codardia di Audrey c’è, Ashton se lo sente, vuole illudersi che lei lo ami ancora, anche solo un decimo di quanto la ama lui.

E m'innalzo altissimo 
intorno a noi è bellissimo 
attenta, attenta che mi uccidi in questa stanza 
il cuore l'ho rubato ad una stronza 
non farci caso almeno proprio te 
non dar la colpa a me 
la colpa a me

se tutto è bellissimo 
se è ancora un miracolo 
se anche il pavimento sembra 
sabbia contro un cielo 
che s'innalza altissimo 
intorno a noi è bellissimo 
attenta

 
Il giorno dopo, compone un numero di telefono che sa a memoria, si appoggia alla scrivania e tiene in mano quella foto, la guarda fino a quando non sente un lieve -e quasi spaventato- “pronto?” dall’altro lato.
«Audrey» dice soltanto, perché sono due anni che non sente quella voce e non gli è mai sembrata così piccola come in quel momento.
«Ashton» risponde lei, suonando più convinta «sei a Sydney?»
«Sì» e annuisce solo alle sue parole «vorrei vederti.»
«Dove sei?»
«A casa, vorrei che fossi tu a venire.»
«Non credo che sia una buona idea.»
«Non ti ho dimenticata, Audrey» sbotta, perché non ne può più delle sue insicurezze, delle sue paure, perché se in quel luogo tutto è iniziato e finito, può anche ricominciare.
«Ash…»
«Raggiungimi, per favore. Ti do trenta minuti, dopo di che smetterò di sperare che tu venga e giuro, ti giuro che non ti cercherò più.»
Appena venti minuti dopo, sono entrambi di nuovo in quella stanza, regna il silenzio e nessuno osa dire una parola.
Ma l’occhio di Audrey sembra cadere sullo stesso punto dove quello di Ashton si è posato qualche ora prima.
«Questa stanza racchiude tanti ricordi» esordisce lei.
«Già» conferma Ashton «era tutto bellissimo.»
«Non pensare che non ti amassi più, ma saperti lontano era una distrazione dai miei studi, dai miei amici, da -»
«Io non voglio più pensare alla cazzata che hai fatto, Audrey, ormai è andata, ma sono qui per darti un’altra possibilità. Sono qui, dove tutto è iniziato e dove tutto è finito, a chiederti di tornare con me e fidarti più di quello che proviamo l’uno per l’altra.»
«I-Io non so che dire.»
«Non c’è niente da dire» le sussurra, prima di appoggiare le sue labbra sulle sue in un bacio delicato, morbido, dolce.
E dopo due anni, baciando quelle labbra, entrambi si sentono di nuovo a casa.
«Sarà tutto bellissimo, di nuovo» promette lei, poco dopo. Sarà come un miracolo.
«Stai attenta almeno a te, Audrey.»
«Sempre.»



Song-fic senza pretese, che mi è stata ispirata da questa splendida canzone dei Negramaro (che vi consiglio di ascoltare, per chi non la conoscesse).
Il tema dei due che si lasciano per gli impegni con la band di lui è un cliché, ne sono pienamente consapevole, ma lo trovo inerente alla canzone quindi ho deciso di adottarlo. Anche se alla fine tutto si riconduce a quel primo bacio iniziale e a quel luogo dove tutto ha avuto inizio e fine, che è un po' il centro della ballata scritta da Giuliano Sangiorgi, ovvero il tema di questi innamorati che non riescono a fuggire dai loro sentimenti.
Spero di essere stata chiara ahaha magari fatemi sapere, via recensione, se vi è piaciuta questa OS, se vi ha fatto schifo, se vi piace la canzone, se la conoscevate o se l'avete ascoltata per la prima volta dopo aver letto di Ashton e Audrey, mi fa piacere confrontarmi con voi:)
Un bacio grande a tutte!
  
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