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Autore: MadCheshireCat    07/10/2015    2 recensioni
... Che però non siano 'Sole, cuore e amore'! Questa sarà una raccolta di storie (lunghe o brevi a seconda del momento) ispirate da terzetti di parole create da un 'word generator'- Potranno essere tristi, felici, inquietanti o ridicole. Insomma, tutto é in mano al destino e all'immaginazione. (Rating e genere possono cambiare, d'altronde non so che parole mi capiteranno in futuro!)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Arrivo con il quarto capitolo di questa raccolta. Stavolta il Creative Word Generator ha 'scelto' queste parole: Slot machine - Cook - Waterfall. Un altro terzetto di parole che proprio non hanno niente a che vedere l'una con l'altra, ma essendo io grande fan di CSI Las Vegas, ho subito pensato a quella colorata città nel bel mezzo del deserto! Non sapevo chi mettere in un posto simile, ma come al solito la mia mente ha fatto da sé e mi ha portato su due delle mie vittime preferite- Prima o poi dovrò usare altri personaggi, o mi si rivolteranno contro.

Come al solito, se notate errori di qualunque genere, fatemelo presente e farò del mio meglio per correggerli quanto prima! In ogni caso, enjoy!

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Las Vegas. Gloriosa città nel bel mezzo del deserto del Nevada, chiamata ‘città del peccato’ per un buon numero di motivi e habitat naturale del famoso “Humanus Stupidus”, ossia il perfetto esempio di come l’evoluzione può evidentemente retrocedere. Orde incredibili di persone che arrivano a farsi spennare dai casinò, che si danno ai bagordi e non ricordano più niente il giorno dopo, che si fanno sposare da una caricatura di Elvis e che, se sono particolarmente sfortunati, finiscono a far parte della serie CSI, nel ruolo di vittima. Vera vittima, si intende.

Poteva sembrare un sogno per molti: vincere un viaggio tutto compreso per un weekend nella più rinomata tappa desertica americana- Se non si contano l’Arizona e il Gran Canyon, dove lui avrebbe preferito essere di gran lunga. Camus aveva la pelle chiara e il sole feroce lo spaventava di più di una corsa in auto con Deathmask, il quale sorrideva come un bambino a Natale: avevano vinto il viaggio tutti e due, partecipando a un concorso culinario i cui giudici non avevano saputo scegliere tra le due pietanze da loro preparate e così, colpevole il destino, si erano ritrovati sfortunatamente compagni in un avventura tutta particolare. Avevano deciso di dividersi le giornate, in modo che entrambi potessero scegliere almeno una volta il posto in cui andare- Sinceramente l’italiano si sarebbe felicemente scosso di dosso il francese, dandosi alla pazza gioia per conto suo, ma aveva il terrore di ubriacarsi e perdersi per Las Vegas, senza possibilità di ritornare all’albergo. In pratica aveva scelto il minore di due mali. E comunque era il suo turno di scegliere, quindi si mise a pensare, ponderando su cosa gli sarebbe piaciuto vedere e cosa avrebbe dato più fastidio a Camus. La risposta gli arrivò come una vera e propria illuminazione.
 Il Casinò Hotel Mirage.

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“Siamo qui da due ore. Non credi sia arrivato il momento di mollare il colpo? Non hai fatto altro che perdere.” Camus sbuffò per la 144esima volta (Era talmente annoiato che le aveva persino contate- In un certo senso  i suoi sbuffi andavano a pari passo con le perdite di Deathmask) e si irritò solo di più nel notare che il suo sfortunatissimo compagno di viaggio lo stava bellamente ignorando, preferendo digrignare i denti alle maledette ciliegine di fronte a lui- Ciliegine che NON erano in fila. Di nuovo. “Sei tu che mi porti sfortuna! Altro che Acquario, sei il Cavaliere della rogna nera!” In preda all’ira, diede un pugno alla slot machine di fronte a lui, senza ricordarsi che certo, erano fatte per resistere, ma di certo non erano state omologate per prendere ganci da persone dotate di quella che poteva essere tranquillamente definita ‘superforza’.

Rimasero entrambi di stucco di fronte alla facilità con cui la mano di Deathmask si infilò all’interno della macchina, causando la fuoriuscita di fumo, scintille e un’enorme quantità di monetine che si riversarono a terra con rumore assordante, attirando l’attenzione di quasi metà del casinò. Come se il tempo si fosse fermato, nessuno si mosse, né i due Cavalieri, né le persone intorno a loro che, sconvolte, si chiedevano quanto avesse perso l’individuo con la mano incastrata nella slot machine per arrabbiarsi tanto. “Ma che hai fatto?” Ripresosi dalla sorpresa, Camus si rese conto dei guai in cui si erano appena cacciati: non avevano abbastanza soldi per ripagare il danno e non avevano nemmeno modo di farseli arrivare. Rimaneva un’unica soluzione, la più codarda-
“GAMBBEEEEEEE!” Prima che potesse reagire, il francese si ritrovò trascinato via da Deathmask per il colletto della camicia, saettando tra la folla di giocatori che non facevano nemmeno finta di spostarsi per farli passare, troppo presi dalla mano di Poker o dalle statistica della prossima corsa di cavalli. “Fate largooo! Il mio amico soffre di meteorismo e stiamo cercando il bagno più vicinoooo!” Quello attirò senz’altro l’attenzione, ma non nel modo che avrebbe voluto il francese. Che razza di figura barbina gli stava facendo fare?! Non poteva proprio inventarsene un’altra? Meteorismo. Quelle horreur!
L’italiano non accennava a frenare, guardandosi dietro di tanto in tanto non per accertarsi che il francese fosse ancora tutto intero, ma per assicurarsi che i gorilla dell’albergo non li stessero raggiungendo.

Erano oramai usciti dall’albergo, ma non sembrava che i due armadi in divisa avessero la minima intenzione di fermarsi,  invasati come due cani da caccia alla vista della loro preda: possibile che due Cavalieri di Atena fossero costretti a scappare a quel modo, come due vili criminali? Beh, a conti fatti avevano commesso una specie di crimine, ma non si meritavano di essere trattati così! Almeno, quello era ciò che pensava Deathmask mentre saltava oltre una piccola siepe prima di tornare a guardarsi dietro. Non potevano nemmeno fermarsi e pestare di santa ragione i due energumeni, sennò sarebbero finiti in guai persino peggiori, cosa che avrebbe definitivamente rovinato la loro brevissima e meritatissima vacanza. Ma allora come…?

“DEATHMASK, GUARDA DAVANTI!”

Era troppo tardi. Non solo quella era la prima volta che l’italiano sentiva il francese gridare, ma fu anche la prima volta in cui entrambi volarono faccia in giù in una fontana.

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“Ma chi cavolo tiene una stramaledettissima fontana con cascata vicino ad un albergo in mezzo al deserto?!” La sua rumorosa lamentela garantì a Deathmask un fortissimo scappellotto dietro la testa da parte del capo cuoco, che si era preso molto a cuore l’impegno di insegnare ai due turisti ‘perché scappare dopo avere rotto una slot machine è una cattiva idea’. Avevano spiegato ai padroni dell’hotel che non avevano nemmeno lontanamente abbastanza soldi per riparare al danno causato e loro per tutta risposta li avevano messi di fronte ad una decisione: prigione o lavori utili.

Così si erano ritrovati nella cucina dell’albergo, costretti a pulire i pavimenti, lavare i piatti e a volte persino lavorare come aiuto camerieri se non c’era abbastanza personale. Camus si era chiuso in religioso silenzio e non aveva detto una singola parola da quando erano stati cacciati fuori dall’ufficio del principale, chiudendosi a palla come un riccio. Un riccio molto freddo e offeso che non avrebbe mai fatto dimenticare a Deathmask quella grandiosa bravata che era costata loro l’unica vacanza pagata che avrebbero mai ricevuto.

“Guarda il lato positivo, Camus! Non ci siamo ubriacati e non ci siamo sposati per sbaglio! Sennò sai che imbarazzo, una volta tornati al Santuario. Io di certo non sarei sopravvissuto.” L’unica risposta che ricevette fu uno schizzo di acqua insaponata diritta in faccia. E negli occhi bruciava da morire.

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Questa doveva essere una raccolta varia, ma non me ne é uscita ancora una triste, di storia. E va beh! ovo'''

E sì, al Mirage hotel c'é davvero una cascata esterna! Americani.
  
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