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Autore: Cheshire_Love    07/10/2015    0 recensioni
Heldran non poteva immaginare quanto potesse essere difficile provare dei sentimenti per qualcuno che quasi li rifiutava. Aveva paura, ma sentiva che doveva almeno provarci; avrebbe raccolto tutto il suo coraggio e gli avrebbe parlato, una volta per tutte...
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una sera al molo

 
Era stata una giornata difficile per tutti loro: quei mostri erano più forti di quanto non avessero immaginato.
Erano nella taverna in città ormai da un paio d’ore: Lowell e Syrenne erano seduti ad uno dei tavoli, ridevano a squarciagola mentre Mirania mangiava avidamente un enorme piatto di carne; Dagran e Zael parlavano di Calista. Heldran era affacciata sul soppalco del piano superiore, con il mento appoggiato al palmo della mano e lo sguardo perso nel nulla. Vedeva i suoi compagni divertirsi e rilassarsi, tranne uno: Yurick era tipicamente solitario, non perché fosse timido o altro, ma perché non gli piaceva molto la confusione. Non riusciva a spiegarselo: come aveva potuto un tipo come lui affascinarla tanto? Da quando si erano conosciuti, lei aveva sentito che qualcosa tra loro non andava…sembrava nascondere un grande peso sull’anima; avrebbe voluto aiutarlo, ma si sentiva di troppo quando era con lui, come se il suo cuore fosse già occupato e non ci fosse più spazio per lei, e questo faceva spezzare il suo.
Era nella sua stanza ormai da più di un’ora: quando erano arrivati era subito corso lì  e non ne era più uscito, nessuno sembrava averci fatto caso, tranne lei:
<< Sta tranquilla, Hel. Lui è fatto così. Gli ci vuole un po’ per ambientarsi ai nuovi >> le aveva detto Syrenne.
Quelle parole le risuonavano nella testa… “lui è fatto così”.
Voleva andare da lui.
Si girò versò la porta che li separava e si avvicinò lentamente, quasi con timore; la lunga gonna blu svolazzava ad ogni suo passo, lasciandole scoperte le gambe fino a metà coscia, mentre la daga attaccata alla cintura dietro la schiena la limitava nei movimenti. Si ritrovò a due passi dall’entrata, c’era qualcosa che la bloccava, ma voleva vederlo, anche se le avrebbe fatto male. Bussò. Aprì la porta e fece capolino nella camera con i tre letti che ospitavano i ragazzi.
Yurick era in piedi, con le spalle contro la finestra e le braccia conserte; i suoi occhi erano chiusi e sembrava stesse pensando a qualcosa. Appena sentì i suoi passi, la guardò come se volesse strapparle l’anima, eppure non si mosse di un solo passo. I lunghi capelli argento gli incorniciavano il viso.
<< Cosa c’è, Heldran? >>
<< Niente, volevo solo vedere se fosse tutto apposto: sei qui da molto tempo… >>
<< Sto bene. Non mi serve una balia. Adesso lasciami per favore, non mi va di parlare… >> prese ad andarle incontro finchè, quando la raggiunse, non si fermò al suo fianco e la guardò per un attimo, per poi riprendere il suo cammino. Heldran aveva la testa bassa, le braccia lungo il corpo; era stanca di quel suo atteggiamento e le sue mani si strinsero in due pugni:
<< Perché fai sempre così? >>
Lui si fermò:
<< Come…? >>
Le stava scendendo una lacrima, poteva sentirla, ma non avrebbe voluto, non voleva che la vedesse così. Ma ormai non poteva più stare zitta: quel suo comportamento... Si girò di scatto verso di lui e vide che la stava guardando con fare interrogativo; come poteva essere così sciocco?
<< Perché sei sempre così freddo? Con gli altri, che sono tuoi amici e ti hanno accolto come un fratello. Te ne stai sempre li per conto tuo…fai il tuo dovere e poi è come se non ci fosse nessun altro al mondo. >> stava per iniziare a singhiozzare, ma si fermò perché per lei Yurick non meritava nemmeno di vederla piangere. << Come puoi essere così impassibile a tutto e tutti? A coloro che ti sono vicini…a me? >>
Lo guardò dritto negli occhi azzurri che la fissavano, i muscoli tesi e lo sguardo fisso…ma non riuscì a sostenerlo a lungo: sembrava non volesse rispondere, era senza parole ma questo non lo giustificava. Cominciò a scuotere la testa ma le lacrime e il suo cuore la tradivano.
<< Lascia perdere, Yurick. Non mi aspettavo una risposta…non certo da te. Sei bravo a tenere a distanza chi ci tiene… >>
Si scostò da lui e corse verso la porta: voleva uscire di li, e andare in città, a nascondersi almeno per qualche ora e non tornare più alla taverna, continuando a scappare da lui e dal suo sguardo. Aprì la porta e si trovò Dagran di fronte; lo guardò, si asciugò una lacrima e gli passò oltre continuando a correre:
<< Hel, che succede? HEL! DOVE VAI… >>
Scese le scale più velocemente che poté, mentre la voce di Dagran si allontanava. Appena la vide, Syrenne cercò di fermarla, ma in quel momento l’ultima cosa che voleva era dare spiegazioni…ci avrebbe pensato un’altra volta; intento le lacrime continuavano a cadere, mentre i lunghi capelli dorati le coprivano il volto.
<< Hel… >>
<< Lasciami Syrenne! Voglio andare via da qui…lasciami, per favore… >>
Si liberò dalla sua stretta e lasciò la taverna. Non sapeva dove andare ma non aveva importanza.
 
 
Dagran era ancora sull’uscio ma si era rivolto a Yurick :
<< Yurick, cos’è successo adesso? >>
<< Heldran…è venuta qui e io le ho chiesto di andarsene. Poi ha cominciato a dire che sono freddo, e poi è corsa via… >>
Dagran si portò una mano alla faccia: non poteva credere alle sue orecchie; Yurick era di fronte a lui, immobile e impassibile, come in attesa di una sua risposta. Gli si avvicinò e si fermò davanti a lui.
<< Non l’hai ancora capito, vero? >>
<< Capito cosa? >>
<< Oh andiamo, Yurick! Tu ci tieni a lei? Ti vedo in battaglia, sai? Non credere che noi non vediamo perché siamo nel bel mezzo di uno scontro… >>
Yurick si voltò verso la finestra e fece qualche passo, guardando il cielo ormai scuro fare spazio alle stelle.
<< Non dire sciocchezze, Dagran. Tu non sai niente di me e non puoi capirmi solo ‘osservandomi durante una battaglia’ >>
<< Stammi a sentire Yurick: >> il ragazzo gli si era avvicinato e lo aveva spinto contro il vetro accompagnato da un tonfo; lo teneva bloccato con un braccio sul petto, non lo aveva mai visto perdere la pazienza così << tu tieni a quella ragazza molto più di quanto non vorrai mai far vedere a me o a chiunque altro. Ma sappi una cosa: se le succede qualcosa mentre è li fuori da sola, tu non te lo perdonerai mai, ma sta pur certo che nemmeno io te lo perdonerei. >>
Dagran lo lasciò andare e tornò in taverna dagli altri.
Adesso si che era confuso. C’era davvero qualcosa sotto, quando era in battaglia? Era lavoro, o almeno era quello che credeva, ormai non era sicuro nemmeno più di quello. Una cosa era certa, però: doveva cercarla e riportarla indietro, altrimenti… Dagran aveva ragione: non se lo sarebbe mai perdonato. Prese la daga e corse fuori dalla taverna, gli occhi di tutti puntati addosso. Non sapeva dove andare e in quel momento usare la magia non era una buona idea, così semplicemente cominciò a correre senza una meta. Giunse prima nella piazza centrale di fronte al palazzo, dove la grande fontana zampillava d’acqua cristallina; poi intraprese le strette vie del sobborgo, tra le voci festose provenienti dalle taverne sparse per la zona e le grezze mattonelle delle strade che gli indicavano la via, fino al mercato. Niente. Sembrava scomparsa nel nulla; Yurick sentì il suo cuore battere all’impazzata e non riusciva a calmarsi: “Non l’hai ancora capito?” Cosa? Cosa c’era di così importante da capire? Cosa gli nascondeva quella ragazza? Il battito divenne insostenibile. Ma stavolta comprese: non era adrenalina o la corsa…era preoccupazione.
 
 
Heldran si era nascosta sotto un soppalco al molo. Era corsa li non appena era uscita dalla taverna, ma ormai aveva prosciugato tutte le lacrime che aveva in corpo li, da sola. Aveva preso a ricordare ogni suo momento con lui da quando era entrata nel gruppo: quando l’aveva conosciuto e lui non le aveva degnato più di un’occhiata; quando avevano passato i giorni di riposo bevendo e ridendo con gli altri, ma lui era sempre scomparso nella sua stanza, per poi uscirne alla nuova missione. E le battaglie. Quante ne avevano combattuto insieme, così vicini eppure così lontani. Ma tutti quei combattimenti per lei non erano lavoro, non lo erano mai stato, per lei significavano molto di più: ogni singolo istante erano un frammento di ricordi legati a quello strano e taciturno ragazzo con una benda sull’occhio destro e un macigno sul cuore, più pesante di una montagna. Ricordava la sua prima battaglia da mercenario, quando la paura la stava facendo uccidere e a salvarla c’era stato lui; ma allora quello non era niente e lei ben sapeva quanto ingenua fosse stata. Ma ora, più andava avanti con la sua vita e più di rendeva conto di quanto – forse lo stava solo immaginando – lui si stesse avvicinando. Non sapeva più niente ormai, non sapeva a cosa credere; eppure quel giorno lo ricordava ancora e le scaldava il cuore, nonostante tutto il gelo che lui le aveva portato…
Erano stati pagati per affrontare un boss della città, che permetteva ai più pericolosi criminali di sfuggire dalle prigioni reali. Erano finalmente riusciti a trovare il suo covo e quel giorno erano li, di fronte ad un animale dalle sembianze di un grande ratto. La battaglia non si stava svolgendo nei migliore dei modi, ma la sua magia con quella di Yurick e Mirania riusciva a placare la bestia, abbastanza perché gli altri lo colpissero. Era stato un secondo… non riusciva più a castare, le sue forze si indebolivano e le magie non erano più abbastanza efficaci. Aveva rischiato troppo con quella mossa: il mostro si stava abbandonando lentamente e lei voleva lanciare un ultimo incantesimo, ma non riuscì a completarlo e cadde attirando l’attenzione del nemico. Si rese conto troppo tardi di ciò che aveva combinato: Zael e Dagran non sarebbero riusciti a raggiungerla in tempo, Syrenne e Lowell erano a terra e Mirania e Yurick avrebbero impiegato troppo tempo a creare un nuovo cerchio magico. Sentì le forze abbandonarla e svenne.
Mai si sarebbe aspettato di fare ciò che fece, eppure… in un disperato tentativo lanciò un lampo di fuoco che attirò la belva nella sua direzione e distogliendolo da Heldran che giaceva al suolo. Prese la daga e si diresse verso di lui e quando lo portò abbastanza vicino a Dagran e Zael perché potessero combatterlo, fece una scivolata tra le sue zampe tentando di evitarlo, ma ricevette comunque un enorme squarcio sul braccio sinistro. Corse da lei, era ancora svenuta, ma doveva portarla via da li; la prese in braccio e la portò dietro uno scaffale, al sicuro.
Non aveva abbastanza forze per curarla magicamente, quindi avrebbe dovuto svegliarla, ma sembrava non muovere un muscolo. Si sedette al suo fianco e le tenne sollevato il busto:
<< Hel! Hel…ti prego svegliati…Heldran! >>
I suoi occhi cominciarono ad aprirsi e si rese conto di dove si trovava e ricordava ciò che era successo, ma…non si spiegava quella ferita…
<< Yurick! Per gli dei sei ferito… >>
<< No, Hel lascia perdere non è niente…devi andare via di qui. È troppo pericoloso e tu non hai le forze per continuare a combattere.>>
<< Non se ne parla. Io… >>
<< Per favore fa come ti dico! O…o farai stare in pensiero…tutti >>
Non era mai stato così confuso in tutta la sua vita: cosa voleva dire realmente? Non lo sapeva nemmeno lui, ma una cosa era certa: da quel giorno aveva continuato a proteggerla e a preoccuparsi per lei in battaglia.
<< …D’accordo, come vuoi. Ma dove andrò? >>
<< Va al molo. È un bel posto, soprattutto se adori l’acqua come me. Ci rivedremo li quando avremo finito. Ora va >>…
Il molo. Come aveva fatto a non pensarci? Ma perché era andata li? Era troppo pericoloso a quell’ora. Non avrebbe mai dovuto lasciarla scappare, avrebbe dovuto fermarla e prenderla per un braccio, anche se questo le avrebbe fatto ancora più male.
Cominciò a correre più veloce che poteva: ogni secondo che passava si preoccupava sempre di più che le potesse succedere qualcosa di impensabile.
Arrivò al molo, ma non vide nessuno. Si fermò di colpo, respirando a fatica e inspirò una boccata d’aria salmastra; lanciò un’occhiata alla grande distesa blu che si distendeva davanti ai suoi occhi. Si lasciò trasportare dal suono del vento, ma udì qualcos’altro. Una lieve voce che faceva risuonare una melodia nell’aria:
 
“Let me stay in a world of shadow
let me die in silence
don’t be shy and cold with me and
hold strong  my hand…”
 
Quelle parole si strozzarono in un singhiozzo; seguì quella voce e lo portò sotto un soppalco in riva al fiume e li vi trovò lei. Quando lo vide, abbassò lo sguardo e nascose il suo volto tra le ginocchia che cingeva con le sue braccia. Era buio eppure riusciva a vedere i capelli con i loro riflessi dorati.
<< Non ti lascerò mai in un mondo fatto solo di ombre >>
Le si avvicinò e la prese per un polso, facendola alzare e avvicinandola a sé; la abbracciò forte e appoggiò la sua fronte sulla sua spalla; sentiva che anche lei stava lentamente ricambiando il suo abbraccio, indecisa, ma la verità era che nemmeno lui sapeva esattamente cosa stesse facendo. Sapeva solo che quella preoccupazione era finalmente finita, però voleva avere una prova che quello che aveva passato fosse vero.
<< Hel…non scappare più così, ti prego >>
Hel sorrise e lo strinse più forte a sé.
<< Non mi chiami mai ‘Hel’…cos’è cambiato adesso? >>
<< Io…non lo so. Perdonami >>
Il loro abbraccio si sciolse lentamente e i loro sguardi s’incrociarono ancora una volta, delicatamente e magicamente. Yurick prese la strada che passava sotto il ponte vicino e cominciò a dirigersi verso la taverna, mentre Heldran lo seguiva di nuovo confusa: era a qualche passo da lui, ma le sembrava che in un attimo fosse tornato quello di sempre; cosa aveva voluto dire con quelle parole? Già, qual era per il lui il significato di ciò che aveva detto? Yurick se lo stava domandando ma non riusciva a darsi una vera risposta. Sentì improvvisamente uno strano calore e qualcosa gli impediva di proseguire. Le braccia di lei lo tenevano stretto alla vita e sentiva il suo fiato caldo scivolargli sulla schiena, e un brivido lo percorse; mise le mani su quelle di Hel e rimasero così, al buio della notte e alla luce fioca dei lampioni.
<< Perché sei venuta qui? >>
Quella domanda l’agitò << Perché volevo vedere il mare…e capire perché ti piacesse tanto…e ora lo so >>
<< Davvero? >>
<< Si. Tu vedi la libertà, la bellezza di qualcosa a te cara e lontana…e la nostalgia. Cos’è quel vuoto dentro di te? Quali sembianze porta? >>
Yurick si slacciò dalla sua presa e continuò ad andare avanti spedito, a testa bassa e passo cadenzato dalle onde del mare che increspavano il molo. Lei era ancora ferma, ma lui lo stava facendo di nuovo, stava scappando ancora:
<< Non farlo. Yurick, per favore, non continuare a scappare. >>  quelle parole lo fecero fermare, ma non si voltò verso di lei << Potrai scappare da me, dagli altri, ma non potrai mai scappare da te stesso e se mai ti dovesse assalire quella stupida idea, io sarò li…ad impedirtelo. Non importa se non vuoi ancora liberarti di un peso tanto grande per te, ma non pensare che noi non vogliamo aiutarti… >>
Continuava il silenzio tra loro e Heldran capì che non avrebbe ricevuto risposte, ancora una volta. Si stava rassegnando a quello che doveva essere un gelo tra loro, ma allora di tutti i suoi ricordi si spegneva ogni momento, per lasciare spazio al buio totale e al silenzio. Riprese a camminare fino a raggiungerlo, poi a superarlo di qualche metro, mentre il passaggio sotterraneo sembrava non finire mai, per trattenerli in quell’oscurità.
<< Tu sei la mia prima vera compagna, l’unica di cui veramente m’importasse; sei un’amica…e anche più…e solo ora ho capito che quando sei in pericolo il mio mondo si sgretola tra le mie mani. Ho sempre sofferto in silenzio, stringendo a me il pensiero di averti accanto, che alleviava tutto… >>
Heldran si diresse verso di lui a piccoli passi, mentre il suono del mare ancora riempiva i loro timpani. Le fiamme arancioni tremolavano al debole ululato del vento, ma le sue parole giunsero al suo orecchio vivide come in una radura immobile:
<< Sei tu che mi hai portato qui, dato che in questo momento non riesco nemmeno a capire il significato dei miei pensieri…Yurick, dimmi che c’è ancora posto per me nel tuo cuore >> era arrivata di fronte a lui e nonostante tutto riusciva a scorgere il dorato dei suoi occhi, illuminati dalla fievole luce. << In realtà, io non lo voglio sapere. Voglio solo essere certa che tu stia al mio fianco… >>
<< Si, Hel. Ma tu devi stare sempre al mio. >>
Yurick prese la sua mano e la strinse come se fosse il gioiello più prezioso al mondo. Insieme si rincamminarono verso la taverna; le loro mani si erano divise, ma Heldran sentiva ancora il calore sul palmo e riusciva a percepire, anche se vedeva solo i suoi capelli argentati fluttuare, i suoi pensieri aggrovigliarsi nella mente. Quel ragazzo che l’aveva stregata era ora così vicino a lei, più di quanto non fosse mai stato in quei mesi.
Tutto attorno a loro scomparve: il vuoto totale e solo loro due, in un mondo di bianco accecante, che li lascia esclusi da tutto e tutti.
Superarono la piazza davanti al palazzo e la grande fontana illuminata emanava una grande luce diffusa azzurrognola che li avvolgeva come un manto. Ormai per le strade non c’era quasi più nessuno: doveva essere passata la mezzanotte. Giunsero sulla strada che portava alla taverna e Hel superò Yurick di un paio di passi.
<< Aspetta Hel… >>
Le afferrò un polso e la attirò verso di sé; con un braccio le cinse la vita e la strinse forte, come per proteggerla da qualsiasi cosa, e con la mano destra le accarezzò dolcemente il viso. Le sue labbra arrivarono inattese come una doccia fredda, eppure dolci e calde quanto un raggio di sole. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dai suoi sentimenti; sentì il suo cuore esplodere e avrebbe voluto non finisse mai.
Dopo qualche secondo, Yurick si staccò da lei e di diresse verso la porta di legno di noce, per aprirla e tornare alla normalità, ma prima di chiudere quel momento, la guardò un’ultima volta con lo sguardo più dolce che gli avesse mai visto e le regalò un premuroso sorriso; lei gli afferrò una mano, ma si lasciarono non appena la porta si fu schiusa e il fragore della taverna non li inondò e tutte le voci dei loro compagni li accerchiarono in urla di euforia e sorrisi di approvazione.
Yurick aveva il solito volto impassibile e, senza dire una parola, guardò Dagran e si diresse su per le scale, per poi rifugiarsi nella sua stanza, non prima di essersi scambiati un lungo sguardo.
<< Sta tranquilla, Hel. La solitudine è il suo regno >> le disse Syrenne avvicinandosi.
<< Già, lui è fatto così >>
Era cambiato tutto quella sera e il loro rapporto aveva subito un drastico cambiamento, ma in fondo una cosa non era cambiata: lui era Yurick e la solitudine era sul serio il suo mondo e lei non poteva impedirgli di visitarlo.






E così ho pubblicato anche io la mia prima fanfic! Sono davvero contenta di come sia uscita e spero vi sia piaciuta ^^! Forse i personaggi sono risultati un po' OC, ma, a parte qualche scenata di troppo legata soprattutto alla trama della fic, spero di aver mantenuto i caratteri dei nostri eroi...altrimenti sorry ;). Spero di avere abbastanza tempo in futuro per scrivere di più! Buona lettura a tutti!
   
 
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