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Autore: koralblu    08/10/2015    1 recensioni
Amanda Vivaldi è nata e cresciuta in una famiglia che ha sempre preteso il massimo da lei, e dai suoi quattro fratelli. Grazie al suo unico talento, la scrittura, Amanda ha potuto scegliere il suo futuro senza doversi arrendere al volere dei suoi genitori. A diciannove anni, dopo cinque anni d'inferno in una scuola in cui è sempre stata vittima di insulti e invidie, Amanda inizierà una nuova vita e coronerà il suo più grande sogno trasferendosi a Firenze, per frequentare la scuola di scrittura più rinomata della città. Tutto sembra essere perfetto e, finalmente, andare per il verso giusto; ma Amanda non aveva messo in conto un piccolissimo ma fondamentale dettaglio: il volere capriccioso del destino beffardo.
[...]
Mi ritrovai, senza nemmeno accorgermene, davanti alla ''fatidica'' porta, dove avrei visto per la prima volta la mia nuova coinquilina. Speravo fortemente, che fosse una persona socievole e gioviale con cui stringere una duratura amicizia. Con queste speranze e con uno smagliante sorriso, suonai il campanello. Non attesi molto prima che la porta si spalancasse, e rivelasse quella che doveva essere, in teoria,''la mia coinquilina''. Mi ero sbagliata. Non era semplice iella la mia, ma puro e incondizionato odio nei miei confronti
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Quando mi svegliai e provai ad aprire a fatica gli occhi, la luce del sole mi investì come un lampo, costringendomi a immergere la testa nel cuscino. La testa mi doleva terribilmente, come se un martello pneumatico ci stesse scavando dentro. Mi alzai lentamente dal letto, dirigendomi verso lo specchiera. Ed ecco l'orribile e atroce verità: sembravo un mostro.
 La mia faccia faceva davvero spavento; occhi spenti e stanchi, ancora arrossati per le lacrime versate, una carnagione più pallida della fusione di Mortisia Adams e un cadavere, e per concludere uno splendido nido d'uccello al posto dei mie capelli.Perfetto. Peccato che non avessero preso me nel film ''La sposa cadavere''; sarei stata sicuramente perfetta.
Con un grugnito e davvero pochissima voglia, mi avvicinai alla porta. Speravo con tutte le mie forze che il babbuino si fosse smaterializzato o ancora meglio, risucchiato da un buco nero. L'unica cosa che volevo evitare, era di incontrarlo,e soprattutto mentre ero in questo meraviglioso stato. Feci un bel respiro e abbassai la maniglia. 
Aprii la porta di un centimetro, stando attenta a captare il minimo rumore. Nulla. 
Quello era il mio via libera. Finalmente il karma era dalla mia parte.
Mi diressi verso la porta che mi era stata indicata come il bagno, e la aprii con il sorriso sulla faccia.
Sorriso che, nel giro di due millesimi di secondo, scomparve. Cos'avevo detto prima? Il karma girava dalla mia parte? 
No, lui mi aveva sempre odiato, e ora che avevo incrociato sulla mia strada questo babbuino, sembrava trovarci ancora più gusto a tormentarmi. 
Infatti, come avrebbe potuto resistere a farmi trovare davanti una scimmia con solo i boxer addosso, e me in queste pietose condizioni?
Era un'occasione troppo ghiotta.
 Ed eccomi così, davanti a un ragazzo quasi nudo -e che ragazzo- che mi guardava con un ghigno mezzo divertito e curioso. Mettiamoci anche il mio stato da zombie semi-umano, ed ecco che risultava fuori la più grossa figura di merda della mia vita.
Farfugliai qualcosa di incomprensibile in preda all'imbarazzo più totale, rossa come non lo ero mai stata, per poi chiudere all'istante la porta che avevo spalancato.
-Ehi principessa curiosa, se volevi vedermi senza maglia, potevi semplicemente chiedere- Sentire la sua voce dall'altra parte della porta, che mi prendeva in giro era davvero troppo. 
-Il bagno è libero principessa. Vado a vestirmi- Mi disse lui aprendo la porta, mentre io mi ero girata istintivamente dall'altra parte. Sentii dei passi allontanarsi, e una porta sbattere. Non me lo feci ripetere due volte, e mi defilai in bagno; una doccia fredda, avrebbe sicuramente sbollito gli ormoni e la vergogna. 
Dopo mezz'ora, con un'asciugamano legato sopra il seno e i capelli bagnati, uscii dal bagno.
-Alla buon'ora principessa. Non ce la facevo più ad aspettarti.  Ho fame, e vorrei mangiare- disse lui, indicando con un gesto del mento la sedia vicino alla sua. 
-Bene, mangia e strozzati.- e me ne andai, sbattendo la porta. Cosa dicevo? Di ritenermi una persona matura?
Senza alcun dubbio.
Sentii dei colpetti alla porta, ma non ci badai. Dopo essermi vestita con dei pantaloncini corti e una semplice canotta nera, cercai di dare una forma a quella matassa informe; i tentativi furono tutti inutili, e così fui costretta a raccoglierli in una coda. 
Intanto i colpi alla porta erano sempre più insistenti e forti. Decisamente non mi sembrava il caso che buttasse giù la porta, e, anche se di mala voglia, gli aprii.
-Che vuoi?- la mia più che una domanda, sembrava una minaccia
-Ci siamo svegliate dalla parte sbagliata del letto eh?- Gli lanciai un'occhiata affilata, sperando di potergli appiccare fuoco con la sola forza del pensiero
- Lasciami passare- 
-No- e si posizionò davanti a me, con le braccia incrociate e il mento alto
-Non ti è bastato l'incontro ravvicinato di ieri con la padella? Se ti manca posso rimediare- Lo vidi impallidire e portarsi le mani sui suoi ''preziosi'' gioielli
-No,grazie- Mi rispose allora con la voce simile a quella di un gattino spaurito
Lo spostai malamente, dirigendomi in cucina. Lui mi seguì e si sedette di fianco a me. 
Restammo in silenzio per tutta la durata della colazione; io intenta a immergere i biscotti nel latte, e lui a sorseggiare il caffè. 
-Per la spesa, direi di andare due volte al mese e prefissare un budget. Ecco, non so com'eri abituata tu, ma io e mia sorella di solito facevano spesa grande due volte a settimana, dividendoci la spesa. Potrebbe andare bene?- 
-Ok- Risposta veloce e laconica. Non avevo proprio voglia di parlare con lui
-Per le pulizie, potremmo alternarci una volta a settimana. Di solito sbrigavamo le faccende di domenica mattina, una volta a settimana. Ti va bene?- Mi chiese, e se no lo avessi conosciuto, avrei detto che sembrava quasi timoroso.
-Va bene- Finii di inzuppare il mio nascondino nel latte, e bevvi tutto d'un sorso. 
Stavo per alzarmi dal tavolo, ma la sua voce mi bloccò.
-Sei arrabbiata?- Alzai gli occhi su di lui, e rimasi sconcertata dal fatto che tenesse lo sguardo basso e che avesse parlato a voce bassissima. Ma non risposi. 
Non perchè fossi arrabbiata; ormai la furia momentanea era passata. Piuttosto ero ferita. Anche se mi costava ammetterlo, le sue parole avevano toccato uno dei miei punti dolenti. Ma non lo avrei mai ammesso. Men che meno davanti ad un tipo del genere
-Senti, ho sbagliato ieri. Mi sono comportato in modo scortese, e ti chiedo scusa. Ma non te lo ripeterò più, quindi fattelo bastare- e detto ciò si alzò dalla sedia, portando la sua tazza in cucina.
Ero colpita dalle sue parole, e senza nemmeno accorgermene, spuntò sul mio viso un sorriso.
-Ci penserò- gli risposi, dopo averlo raggiunto in cucina. Il mio sorriso, però, gli fece capire il significato celato dietro quelle parole
-Mi chiamo Thomas- mi disse all'improvviso. -Non ho avuto modo di dirtelo prima- disse, sperando subito dopo nella sua camera. 
Ed io, come una povera scema, rimasi imbambolata in mezzo alla stanza. 
Thomas, era proprio un bel nome
                                                            ***
-Preparati! Voglio portarti a fare un giro in città- se ne uscì il babbu...volevo dire Thomas, comparendo dal nulla. 
Il mio povero cuore ebbe un sussulto, e fui veramente tentata di sfruttare un'altra volta la padella, per poi affogarlo nella tazza del cesso.
-Sei forse impazzito!?!?- gli urlai contro, come un gatto a cui avevano appena pestato la coda.
-Che c'è, non ti piace come idea?- mi disse lui in tono deluso.
-Intendo dire che mi hai fatto prendere un colpo.- ''Idiota'' non c'era bisogno di dirlo...era sottinteso.
-Ah. Comunque che ne dici?- riacquistò il suo tono allegro, guardandomi con gli occhi che brillavano.
-No so..ho ancora molta roba da sistemare..- In verità,però, non avevo proprio voglia di sistemare le ultime cose rimaste negli scatolini, e chiudermi i casa. Era una giornata così bella...
-Ma è una giornata così bella!- strillò come un bambino, disintegrandomi l'apparato uditivo. 
I suoi cambi d'umore mi facevano uscire di testa. Un momento prima era un latin lover pronto a sedurre, e quello dopo un bambino allegro e pimpante. E poi siamo noi donne quelle strane.
-Ma veramente...- provai a ribattere, zittita subito dopo da una mano posata sulla mia bocca.
-Niente ma. Tu ora esci con me da questa casa, altrimenti ti ci porto di peso- affermò lui, enfatizzando con cenni affermativi della testa.
-jfvhdujvhvjdbjvfhjdhfb- provai a dire, ormai viola in viso. Quell'idiota mi stava soffocando.
-Cosa?- mi chiese lui con espressione interrogativa.
-JERHJVHJDFVIEFUVJNDFJ- 
-Puoi spiegarti?- Voleva che mi spiegassi?
Gli morsi una mano. Ben gli stava.
-AHI! MI HAI FATTO MALE!- frignò Thomas come un bambino
-Mi stavi soffocando!- Gli risposi acida, avvinandomi alla porta. -Andiamo?-
Il broncio sparì immediatamente dal suo viso, e saltellò felice nella mia direzione. -Andiamo mia principessa.-
                                                                ***
Il centro storico di Firenze era davvero meraviglioso. L'atmosfera era così fresca e frizzante, che non sapevo da che parte girarmi. Il sole caldo di fine estate era un tocca sana per i il mio umore. Avevo fatto bene ad uscire. 
Thomas al mio fianco non faceva altro che sballottarmi da una parte all'altra della città, indicandomi i vari monumenti e i ristoranti che gli erano piaciuti di più.
-Oh, qui si mangia una pizza favolosa! Costa un po', ma ti assicuro che è davvero buonissima.- continuava a ripetere, trascinandomi da una via all'altra. - Qui ci sono stato la settimana scorsa e ho mangiato della pasta al forno buonissima.- disse tutto contento, indicandomi quello che doveva essere un ristorante tutt'altro che a basso prezzo.
- In realtà- cominciai io cauta - sono più una tipa da fast food. Non mi piacciono molto i ristoranti- gli confessai, abbassando la testa. -Ne le pizzerie.
-Non ti piace la pizza!?- mi chiese lui, guardandomi come se avessi un terzo occhio sulla fronte.
-E' ovvio che mi piaccia la pizza! Ho solo detto che non mi piacciono i ristoranti e le pizzerie in se. Il luogo, non ciò che cucinano.- specificai, cercando di smentire quell'eresia. Io idolatravo la pizza; la cura dei miei nervi.
-Per fortuna! Beh, quindi sta sera ordiniamo una pizza? No ho voglia di cucinare- 
I miei occhi si accesero immediatamente, come se mi avesse appena informato della vincita di un milione di euro. 
-Ovvio!- quasi gridai, saltellando sul posto come una bambina su di giri
-E pizza sia- mi rispose accarezadomi i capelli, e prendendomi per mano.
''E pizza sia''Gli avrei risposto, se non mi fosse mancata l'aria nei polmoni.
 
Buona sera a tutti, belli e brutti! Come state? Vi sono mancata? Voi si, tantissimo! Non vedevo l'ora di scrivere, ma purtroppo i miei impegni scolastici mi hanno tenuta lontana dal computer per un po', e solo oggi sono riuscita a trovare un momento per un nuovo capitolo. 
Inoltre, ripetto a qualche settimana fa, dove avevo il morale a terra, sto molto meglio. Mi sto riprendendo a poco a poco,e questo anche grazie al vostro sostegno. Un grazie a tutti coloro che mi hanno scritto e che hanno continuato a credere in me. 
Ed ora passiamo ai piccioncini
Chi, come me, non ama Thomas? (Finalmente sappiamo il nome di questo povero ragazzo)
Io semplicemente amo i suoi cambiamenti di umore. Come amo l'acidità di Amanda. Se esistessero davvero li abbraccerei per ore e ore.
Ok, momento follia finito. 
Ringrazio tutti coloro che hanno, pazientemente, aspettato un nuovo capitolo. Scusatemi davvero per il ritardo. 
Beh, che dire, sono contenta di aver aggiornato. Vi prego di farmi sapere quello che pensate del capitolo, o vanno bene anche consigli su come descrivere i muscoli di Thomas eh u.u
Ok, metto a  cuccia gli ormoni. Graze davvero a tutti. Siete fantastici. Un bacio e a prestissimo! <3
   
 
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