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Autore: hapax    16/02/2009    3 recensioni
Fanfiction ispirata ai romanzi della serie Mallory di Carol O'Connell. Kathy Mallory, giovane, bellissima e sociopatica detective della sezione Crimini Speciali della polizia di New York, indaga sulla morte di un senzatetto in uno dei quartieri più eleganti della città. Quello che sembrava un caso di poca importanza porterà Mallory a scontrarsi con persone intoccabili e insospettabili, trascinando lei e chi le vuole bene in un gioco molto pericoloso.
Genere: Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mallory_8 Distesa sul letto d'ospedale, Kathy Mallory dormiva immobile come un cadavere.
Rabbrividendo a questo pensiero Riker osservò la mano fasciata di Charles Butler, seduto accanto al letto intento a leggere il giornale.
- Non andrà molto lontano: a giudicare dalla tua mano devi aver fatto molto male a quel bastardo. -
- Non quanto avrei voluto. - rispose Charles, che aveva insolitamente abbandonato il suo carattere mite e gentile.
Gli occhi di Kathy si spalancarono di colpo, e le iridi verdi puntarono verso Charles.
- Dovevi arrivare prima. - disse gelida.
 Charles la guardò confuso. Non si aspettava certo che lei lo abbracciasse con le lacrime agli occhi riempendolo di baci per averle salvato la vita, ma almeno un grazie se lo era guadagnato; invece Mallory lo accusava di non essere arrivato prima.
- Come sapevi che sarebbe arrivato? - chiese Riker togliendo una ciambella dal sacchetto che teneva in mano.
- Sapevo che Charles non avrebbe resistito alla tentazione di venire a vedere come procedeva la cena con Ross. -
Charles divenne improvvisamente rosso, e per non dare a vedere l'evidente imbarazzo in cui si trovava addentò una ciambella che gli aveva passato Riker.
- In realtà non è andato tutto secondo il mio piano - continuò Mallory - Non avevo previsto che mi avrebbe drogata: ha messo qualcosa nel vino, e ne ha aprofittato per rubarmi le chiavi della macchina. Così ho dovuto ciondolare verso casa da sola, e ha avuto gioco facile nel tentare di ammazzarmi. -
In qualsiasi altra occasione Riker avrebbe pensato a una delle tante idee nate dalla mente altamente paranoica di Mallory, ma in quel momento la giovane detective era su un letto d'ospedale e il segno lasciato dal laccio di cuoio sulla sua gola era anche troppo reale per i suoi gusti; il ragionamento filava: era andata come aveva ipotizzato.
- Quando hai cominciato a sospettare che fosse Ross l'esecutore degli omicidi? -
- Quando mi ha chiesto di uscire. - rispose lei osservando le briciole che andavano a posarsi sui vestiti sgualciti di Riker. Strinse le labbra, disapprovando la sciatteria del suo collega, poi si guardò le mani e si accorse con orrore di avere le unghie spezzate.
Charles si schiarì la gola nel vano tentativo di distogliere Mallory dalle terribili condizioni delle sue unghie, quindi le prese una mano. Mallory si irrigidì, poco avvezza al calore del contatto fisico, ma Charles non si mosse.
- Mallory, sei sicura di stare bene? -
Nessuna risposta. Charles le lasciò la mano, pentendosi di aver provato a scalfire la corazza di Mallory.
- Come è andata col senatore? - riprese Mallory.
- Jacob Porter è un porco bastardo, ma possiamo incastrarlo solo per truffa ai danni del fisco. Mi dispiace. -
Riker era veramente dispiaciuto: sapeva che la giovane collega odiava le sconfitte.
Con sua grande sorpresa invece Mallory sorrise sorniona.
- Ieri sera Ross ha ricevuto una telefonata. Quanto scommettiamo che i tabulati telefonici ci diranno che a fargliela è stato il nostro amico senatore? -

Nell'elegante ufficio del senatore Jacob Porter, l'agente federale Frank Ross si premeva la borsa del ghiaccio sul volto. Il pugno di Charles lo aveva colto di sorpresa, rompendogli il setto nasale.
Ripensando a quello che era successo la notte precedente Ross si considerò fortunato: se Charles Butler non si fosse preoccupato più delle condizioni di Mallory che della sua fuga adesso si sarebbe probabilmente trovato sul tavolo dell'obitorio; Mallory avrebbe sicuramente assistito alla sua autopsia, sorridendo diabolica nell'osservare i suoi organi interni. Ross rabbrividì a quelle fantasie anche troppo verosimili.
Il senatore Porter entrò nella stanza e sbattè la porta alle sue spalle.
- Sei fortunato che è domenica e qui non c'è nessuno. - ringhiò.
Ross si tolse la borsa del ghiaccio dal viso mostrando un occhio nero e il naso sanguinante.
- Mi è sfuggita. -
Imprecando in modo poco consono al suo ruolo politico, Porter si sedette alla scrivania trattenendosi dal colpire l'occhio sano di quell'idiota.
- Hai combinato anche troppi guai, Ross. Pensavi di poter fare il doppio gioco con me? Ieri sono venuti quel detective e il suo amico, e sai che mi hanno detto? -
Ross non rispose.
- Sapevano troppe cose. -
- Senatore, dovevo guadagnarmi la loro fiducia! Sospettavano di Coat, lo avrebbero presto messo sotto pressione, e lui avrebbe cantato. La storia degli abusi sarebbe venuta fuori comunque. -
- Coat è facile da comprare: mi sarebbe bastato dargli più soldi e non avrebbe detto nulla. -
- Non con Mallory. -
La lampante verità zittì il senatore: Mallory avrebbe fatto cantare anche un sordo muto.
- Porprio per questo - riprese il senatore trattenendo la rabbia - ti avevo ordinato di farla fuori. -
Ross alzò le mani in un gesto di scusa. - Non pensavo che Butler... -
- Tu non pensi mai! Che ti è saltato in mente di farle quella telefonata in piena notte? Dovevi semplicemente liberarti di quel misero barbone, e invece hai dato a Mallory la scusa per prendere ancor più a cuore il caso! -
Porter scosse la testa e aprì un cassetto.
Frank Ross aprì bocca per gridare, ma l'urlo si smorzò in gola. Nessuno avrebbe potuto sentirlo in quel palazzo vuoto. La canna della pistola era a pochi centimetri dalla sua fronte, e ormai aveva capito che la sua fine era arrivata: il senatore non avrebbe esitato a fargli un buco nel centro della fronte, proprio come aveva fatto con suo figlio.
- Senatore...la prego... -
- Mi dispiace, Ross. Ho capito troppo tardi di aver fatto male a darti fiducia: avrei fatto meglio a risolvere tutto da solo. Avresti dovuto fare come Coat, accettare i soldi e dimenticare. Addio. -
Il colpo di uno sparo echeggiò nell'edificio.
Frank Ross impiegò qualche secondo prima di capire di non essere morto: il senatore Jacob Porter era caduto in avanti sulla sua preziona scrivania, la pistola ancora in mano e un grosso buco nel centro esatto della fronte. Lo stile del senatore, ma anche quello di Mallory.
- Ti è andata bene. - disse una voce familiare alle sue spalle.
Ross non si sorprese nel vedere Kathy Mallory con la pistola in mano.
Charles Butler guardava il pavimento per non vedere il cadavere del senatore, mentre Riker non sembrava affatto a disagio nel sorridere in presenza dell'onorevole salma.
- Te la sei fatta nei pantaloni, Ross. - disse il detective.
Mallory si avvicinò all'uomo che poche ore prima aveva tentato di soffocarla, e si chinò minacciosa. Ross alzò le braccia in un gesto di difesa, ma Kathy non lo picchio: prese qualcosa da uno dei braccioli della sedia. Mostandogli una cimice disse: - Il senatore è morto, ma con quello che abbiamo registrato qui dentro sarebbe comunque finito sulla sedia elettrica. Poco male. Per quanto riguarda te, la tua sorte dipenderà dalla tua confessione. -


Epilogo

Mallory non ebbe guai per aver ammazzato un senatore: la registrazione aveva confermato la necessità di sparare per salvare una vita, anche se Charles dubitava che uccidere un uomo per salvarne un altro fosse un bel risultato.
L'FBI non tentò di difendere i suoi uomini: Coat venne degradato, mentre Ross riuscì a evitare la pena di morte.
Charles aprì la porta dell'ufficio di Mallory, e la vide intenta a lavorare coi suoi amati computer.
- Che c'è Charles? - chiese lei senza fermare le mani che correvano veloci sulla tastiera.
- Non ho capito molto di quello che è successo. -
- Non c'è molto da capire. - rispose Kathy interrompendo il lavoro. Fece un giro di centottonta gradi sullo sgabello e posò il suo sguardo su di lui; nessuna emozione traspariva dal suo viso, nessun sentimento: Mallory l'Automa, Mallory la Macchina. Charles era l'unico uomo al mondo a credere che da qualche parte nel corpo di Mallory vi fosse un cuore che batte, che prova paura, pietà, e magari amore.
- Non mi riferisco a come è successo quello che è successo. Mi chedo perché. -
Mallory agrottò leggermente le sopracciglia.
Charles capì di essere andato dalla persona sbagliata a chiedere conto dei perché del comportamento umano, perciò fece un gesto di scusa e fece per uscire.
- Aspetta. Siediti. Ti spiegherò tutto. -
Charles tornò dentro.
- Sappiamo che i moventi sono due: il ricatto e la truffa. L'affare più vecchio è senz'altro la truffa: qualche anno fa, prima di candidarsi, il senatore si trovò in mezzo a dei guai finanziari, e come se non bastasse il fisco gli chiedeva delle tasse molto alte. Pensò quindi di passare quegli immobili di sua proprietà al figlio, un senzatetto, per poter uscire da quella crisi. Ma suo figlio se n'era già andato di casa da un pezzo, per cui fece firmare quelle carte ad un'altra persona... -
- Frank Ross - continuò Charles - Che all'epoca era il responsabile dela sicurezza a casa Porter. Ma la clausola sulla morte del figlio? -
- Non credo pensasse di voler ammazzare un giorno Sam: sarebbe stato più facile identificare come figlio suo un qualunque barbone morto di freddo nel momento in cui avesse avuto bisogno di soldi. Ma qualcosa è andato storto con la campagna elettorale. La pubblicità sul figlio senzatetto del candidato gli si è rivoltata contro: Sam è apparso in televisione, e qualcuno avrebbe potuto riconoscerlo dopo che il senatore avesse spacciato per suo figlio un altro barbone morto. -
- Sembra un po' debole come cosa... -
- E' quello che lui ha pensato. Ma non sarebbe successo nulla se non fosse sopraggiunto un fatto nuovo: quelli del fisco sono riusciti a rintracciare Sam, e lui è venuto a sapere del passaggio di proprietà e del testamento. Si è arrabbiato col padre: ha deciso di vendicarsi e di uscire dalla sua situazione di povertà. -
- Perciò lo ha ricattato. Ma non poteva vendere gli immobili, dato che erano suoi? -
- Sì, ma non aveva la più pallida idea di quali case si trattava: andò da suo padre e gli chiese di vedere tutta la documentazione, ma il senatore si rifiutò. Allora usò l'arma del ricatto, e lo minacciò di andare ai giornali e dire che era un pedofilo. Il senatore allora trovò in compromesso: gli disse che le case che possedeva valevano al massimo trecentomila dollari, anziché settecentomila, per cui si offerse di pagargliele per il loro valore. -
- E fu così che Sam Porter ottenne trecentomila dollari. -
- Già: suo padre lo aveva imbrogliato di nuovo. Ma il senatore Porter ormai aveva paura: Sam lo aveva ricattato una volta, e avrebbe potuto farlo di nuovo, così si rivolse al suo vecchi amico Ross, che nel frattempo era entrato nello FBI, assieme ad un altro vecchio amico: Joseph Coat, anch'esso ex dipendente del senatore. Entrambi sapevano che razza di uomo era il Jacob Porter, ma nessuno dei due aveva mai parlato. Di Coat però non si fidavano, perciò il senaore cominciò a passargli delle bustarelle per farlo tacere, e affidò il lavoro sporco a Ross, che agì all'oscuro del suo collega. -
- Quindi è stato allora che è stato orchestrato il piano. -
- Esattamente. Sam era diventato troppo pericoloso, ma aveva paura di attirare sospetti. Così chiese al Boureau di tenere d'occhio suo figlio: ufficialmente Sam doveva essere protetto da chissà quali debitori senza scrupoli, per conto dei quali aveva chiesto a suo padre, addirittura con le minacce, quei trecentomila dollari che poi magnanimamente gli erano stati concessi. E qu viene da chiedersi: cosa ne ha fatto Sam di quei soldi? -
Charles annuì: - Infatti, questo punto è poco chiaro. -
- Perché non sei stato attento a quello che ti ho detto: Ross ha fatto il lavoro sporco per Porter. Nessuno avrebbe creduto che il ragazzo fosse minacciato da dei feroci debitori se se ne fosse andato a fare la bella vita ai Caraibi. Perciò recuperò i soldi con le maniere forti, le stesse maniere che hanno procurato a Sam le fratture agli avambracci di cui mi ha parlato Slope. Il pestaggio è stato segnalato dallo stesso Ross nei suoi rapporti, ovviamente tralasciando il fatto di essere stato lui a farlo. -
- Per questo quasi tutti i rapporti sono di Ross: in questo modo nessuno avrebbe mai sospettato che era proprio lui il pericolo maggiore per il ragazzo. Poi hanno chiuso il caso in tutta fretta, in modo da lasciare il senatore libero di concludere il piano. Ma Coat che cosa sapeva di tutto questo? -
- Niente, era praticamente all'oscuro di tutto e con i soldi che il senatore gli passava di nascosto non aveva alcun interesse ad approfondire la cosa. Lui doveva essere il capro espiatorio nel caso qualcosa fosse andato storto; per questo Ross gli concesse l'onore di chiudere personalmente il caso. Immagina in che posizione si sarebbe trovato Coat: un corrotto che interrompe la protezione di un uomo che dopo poco viene ucciso. -
- Ma alla fine a lui non è andata tanto male. -
- Perché il caso ha voluto che fossi io ad imbattermi nel cadavere di Sam: se quella notte non avesse deciso di farsi un giretto per SoHo probabilmente nessuno si sarebbe accorto della sua identità, e, se così fosse stato, le indagini si sarebbero mosse nella direzione in cui Ross e il senatore avessero voluto. Invece sono stata io a lavorare su questo caso, e mi sono mossa più velocemente di quanto credevano. Il loro piano è andato a rotoli nel momento in cui ho trovato Spotty, che evidentemente sapeva molto più di quanto doveva sapere. Così Ross lo ha ammazzato, ed è stato proprio questo omicidio a farmi pensare che l'affare coinvolgesse più di un assassino. -
- In che senso? -
- L'omicidio di Sam è stato un lavoro pulito: un colpo di pistola e via. Quello di Spotty invece è stato un omicidio molto diverso: lo ha preso alle spalle e gli ha reciso la giugulare; proprio come sarebbe successo a me se non fossi arrivato tu. -
Charles sorrise: era la prima volta che Mallory ammetteva di avere la vita salva solo grazie al suo intervento.
- E la telefonata? -
- Anche questo mi ha fatto pensare a due mani diverse: l'uomo che aveva ucciso Sam non l'avrebbe mai fatto. Ross si è fatto prendere dall'euforia e così facendo mi ha dato un motivo in più per voler risolvere il caso. Così per rimediare ha finto di essere dalla nostra parte, ci ha dato un contentino di quello che sapeva per guadagnarsi la nostra fiducia e mi ha chiesto di uscire per sedurmi e farmi fuori alla prima occasione. -
Come al solito la logica di Mallory era inoppugnabile, ma quello che Charles non si spiegava andava al di là della semplice logica.
Come se gli avesse letto nel pensiero Mallory disse: - Ti stai chiedendo come il senatore possa aver oraganizzato l'uccisione del suo stesso figlio, e come possa averla messa in pratica in quel modo così freddo e disaccato, vero? Ti chiedi come un uomo possa guardare suo figlio negli occhi e poi sparargli. -
Charles la guardò in attesa di una risposta.
- La verità è che non lo so. Avevo sei anni, quasi sette, quando mia madre è stata uccisa. Ho vissuto in strada, e ho visto persone miti trasformarsi in bestie senza un briciolo di umanità per le cose più futili. Sono una poliziotta, e il mio lavoro è pieno di questi orrori. Tutto quello che ho imparato è che gli uomini possono diventare dei mostri, e Jacob Porter era solo un uomo come tanti altri. -
Kathy Mallory si alzò e se ne andò in cucina a prepararsi un panino; Charles invece soffriva in cuor suo per la lampante verità di quelle parole sull'inspiegabile malvagità dell'uomo.


Fine

  
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