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Autore: Yellow Daffodil    09/10/2015    4 recensioni
Cristiana e Diego sono due compagni di classe con dei trascorsi non proprio felici. Non si stanno affatto simpatici e dopo che lei soffia a lui la carica di capoclasse le cose degenerano ancora di più.
Diego ha fatto un grande errore, forse il più grande della sua vita.
Come l'avrà presa Cristiana?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Cris


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Ebbene sì, stiamo parlando di una one-shot che narra di Diego e Cristiana, due personaggi secondari di una storia. 

La storia in questione si chiama "Io e te è grammaticalmente scorretto", ma se non la conoscete potete seguire lo stesso l'os partendo dal presupposto che questa è una storia parallela, volendo a se stante, i cui pochi riferimenti a "Io e te" sono doverosamente spiegati.

Detto ciò, passiamo a dire che questa os non è nuova, anzi tutt'altro. 

La sua prima pubblicazione risale a non voglio sapere quanti anni fa. A un certo punto della mia vita l'ho dovuta cancellare per motivi più o meno noti e adesso, a distanza di una cosa come 4 anni dall'inizio di "Io e te", la voglio pubblicare di nuovo.

Termino con la premessa dicendo che:

A- ho dovuto migliorare questa os rispetto alla prima versione perché mi sono resa conto che 3 anni di scrittura fa ero molto più imbranata di adesso;

B- nonostante ciò ho cambiato solo gli orrori grammaticali e sintattici e i contenuti che raggiungevano un livello massimo di improponibilità

Corollario: chi mi conosce come autrice (ma anche chi mi legge per la prima volta) noterà che all'interno dell'os è presente uno stile un po' immaturo e diverso rispetto a quello che mi caratterizza oggi.

Quindi non prendetela troppo male, sappiate che è una scelta fatta nel rispetto della prima versione e di chi ha amato e recensito la prima versione.

Ultimo, ma non meno importante dettaglio, per chi volesse saperlo la one-shot si colloca tra i capitoli 5 e 6 di "Io e te è grammaticalmente scorretto".

Buona lettura :)


L'ERRORE DI DIEGO

Missing moment di "Io e te è grammaticalmente scorretto"

Il campanello suona e Cristiana Romanin si affretta a ficcare tutte le carte mediche nella borsa, prima di passare davanti allo specchio e ravvivarsi i ricci biondastri con la mano senza gesso.

Come lo so?
La spio dalla finestra.

Prima di uscire si dirige verso la corda della persiana e la fa scendere in modo così brutale che prendo persino paura e mi ritraggo. Ovviamente l'ha fatto con questo proposito.
Apre la porta di casa sua con una grazia da ippopotamo ballerino e si appoggia allo stipite squadrandomi dall'alto al basso.

“Che cazzo hai da guardare?” la gentile domanda mi viene spontanea.

“Intendi accompagnarmi in pantaloni corti e infradito?” ribatte, velenosa come solo una donna incazzata sa essere.

“Beh, se intendi dire che mi preferisci nudo, non ho nessun problema a spogliarmi.”

La sua borsa mi arriva in faccia (quanta dolcezza) e mi supera con quel naso all'insù che pensa di sbattere in faccia al mondo intero, quando in realtà ci sono solo io che le sto facendo il verso da dietro.
Scende dai gradini dell'entrata e parte a passo di marcia, rifiutando come sempre il sardonico invito ad appoggiarsi al mio braccio, e allora la seguo, felice di non dover più fare da scorta una volta terminata questa benedetta visita di controllo e rimozione.

Arriviamo in Piazzale Roma, dove ho parcheggiato la mia bellissima e focosa Vespa. La aiuto a salire e poi partiamo verso Venezia Mestre.

Il viaggio si svolge silenzioso come sempre. Il suo corpo appoggiato quasi interamente al mio basta già a renderci nervosi abbastanza, senza che si aggiunga anche la parte di dialogo convenzionale.

Giunti davanti al centro medico, parcheggio il più vicino possibile e le porgo la mano per farla scendere.

Attenta.” le dico.

“Che premuroso.”

No, intendevo: attenta alla Vespa.”

Ah, ovvio.” sbuffa, scuotendo la testa. “Scommetto che se per caso dovessimo fare un incidente, soccorreresti per prima la Vespa.” borbotta mentre ci avviamo all'interno.

“No, prima soccorrerei te.” spiego sorridendole “Una volta accertata la tua morte, raggiungerei la Vespa e assieme lanceremmo un party. A luci rosse.”

“Fai sempre così schifo, Vallicroce.” sibila, arrabbiata.

“Di' un po', Romanin, non sarai mica gelosa di una due ruote?”

“Gelosa della tua Vespa? Io? Io non sono gelosa di nulla e di nessuno. Piuttosto di avere un rapporto di qualsiasi genere con te diventerei suora di clausura!”

Questa ragazza è così acida. Non capisce quali sono le cose belle della vita.
Il sesso. Le moto. Diego Vallicroce.
“Romanin, rilassati. Hai il ciclo, per caso?”

“E tu hai il cervello, per caso?” rilancia. “No, perché dovremmo iniziare ad affiggere i volantini con 'Disperso cervello da 17 anni', ti farebbe comodo un po' di sostanza in quella caverna.”

“Ok, hai il ciclo.”

“Vallicroce, non è che puoi imputare qualsiasi malumore di una donna al fatto che sia mestruata.” sbuffa. “A volte il ciclo è un problema molto più sopportabile di un uomo cretino.”

“Dipende. Il ciclo ti impedisce di fare sesso, l'uomo cretino no.”

“Aaah, Vallicroce!” mi molla un ceffone in pieno stomaco e per poco non erutto i cereali che ho trangugiato questa mattina. Ok, me lo meritavo.

Ci sediamo in sala d'attesa, fortunatamente poco affollata, e aspettiamo che ci dicano dove entrare per la rimozione del gesso.
Non vedo l'ora che glielo levino, il maledetto gesso!

Innanzitutto, sono stufo di prendermi cura di questa pazza contro la mia volontà. Poi nemmeno il fatto di doverla scortare da una parte all'altra della scuola e della città mi entusiasma più di tanto. Rivoglio la mia libertà e indipendenza. Voglio che i miei la smettano di farmi paternali e sono stanco di cagarmi sotto ogni volta che la accompagno a casa e suo padre mi guarda con gli occhi di un assassino. Per non parlare di quel rottweiler grasso e incattivito che mi ringhia sempre contro. Sembra di avere a che fare con Smithers e i suoi cani.
E poi, in un certo senso, questa è anche una vittoria personale. Insomma, sono io la causa del gesso e quindi prima lo vedrò scomparire, meglio starò con la mia coscienza. Ok, il mio debole barlume vagante di coscienza.

È successo tutto quel maledetto mercoledì di pressappoco un mese fa.

Lo ammetto, serbo ancora del rancore nei confronti della qui presente Cristiana per avermi stracciato alle elezioni di capoclasse all'inizio dell'anno. Insomma, i tabloid dicevano che io avrei indscutibilmente vinto e sarei salito al potere a fianco di quella gnocca della Gruccia, e invece no!

Oltre al danno c'è stata anche la beffa, dato che sono stato stracciato da una ragazza. Una ragazza esaltata e cattiva come poche. Una ragazza con le palle (non me ne sono mai avveduto nel senso fisico, tranquilli), ma strafottente e sicuramente lesbica.

Dunque da quelle elezioni in poi è stato come sentirsi l'erede al trono Inglese ostacolato dal quella nonnetta immortale della regina Elisabetta.
Così, un giorno di fine aprile ho "involontariamente" urtato la Romanin per le scale e lei è caduta dando peso al polso.

Andiamo, come si fa a cadere così male? Nessuno ha mai insegnato a questa ragazza del sano buonsenso? Nessuno le ha mai detto che in seguito a una spinta bisogna restare in equilibrio e non lanciarsi nel vuoto?

Questa ragazza è stata subdola come i calciatori che vogliono simulare un fallo.

Ma ormai la frittata era fatta; da quando i raggi hanno confermato la rottura del metacarpo, io sono stato costretto dalla mia famiglia piena di disonore nei miei confronti a fare da badante a lei e lei è stata costretta dalla sua famiglia piena di oltraggio nei miei confronti a farsi badare da me. 
Quando si dice che la famiglia difende con le unghie i propri membri, eh? 

Do un occhio a Cristiana che, alla mia destra, sta riducendo a minuscoli triangolini un volantino sulla sicurezza in casa, il quale pochi minuti fa era integro sulla sua sedia. Usa la mano buona e posso notare che trema.

“Una volta a mio zio hanno erroneamente tagliato il braccio, togliendogli un gesso.” la rassicuro.

Lei mi guarda a metà tra lo sconvolto e il furioso, alzando un sopracciglio.

“Tranquilla, dopo gli è ricresciuto. Adesso lo chiamiamo "zio Piovra".”

“Non fare il deficiente!” mi colpisce di nuovo, lasciando andare l'ex-volantino. “Mi domando ancora perché ho accettato che venissi con me.”

“Ehm, non vorrei essere pignolo, Rom, ma ti ricordo che mi ci hanno costretto a farti da scorta.”

“Come se tu avessi una tale galante iniziativa.” commenta sbuffando.

“Beh, ne ho tante di iniziative carine...” mi difendo.

“Tipo?”

“Vuoi davvero venirne a conoscenza? Ti avverto che comprendono una vasta porzione delle infermiere di questo ospedale, un tavolo chirurgico, mutandine in piz-”

“Bleah, smettila! Ci sono bambini qui, non vedi?”

Indica una bimbetta di sì e no otto anni su una carrozzina con una gamba ingessata e ancora un bambino corpulento con un collare, che ci stanno fissando con gli occhi a palla assieme a quelli irritati dei genitori. Sembrano i due fratelli Addams infortunati.

La porta di fronte a noi si spalanca: “Callisto?” domanda l'infermiera.
La bimba in carrozzina viene accompagnata dentro dalla madre e appena la porta si chiude, Cristiana sospira pesantemente.

“Non mi chiameranno mai.” decreta, prima di sprofondare il viso nella sua mano.

“Hai fretta?” le domando prendendo una rivista su -colpo di scena- l'igiene di base.

“Ho solo voglia di tornare a ballare.” fa, stringendosi nelle spalle. “Voglio liberarmi dell'ansia, di questo affare malefico e...”

“Di me.” aggiungo per evitare che lo faccia lei.

Ha un attimo di esitazione e poi ribatte: “Esatto.”

Schiocco la lingua, dissimulando un certo fastidio: “Posso farti una domanda?”

No, non puoi.”

Sei lesbica?”

Cristiana mi guarda interrogativa: “Perché?”

Ho sempre voluto chiedertelo.” rispondo. “Non ci provi mai con i ragazzi, stai con loro come se fossero semplicemente amici e non ti ho mai visto addosso una scollatura.”

Ci pensa per un attimo, poi mi risponde pacatamente: “Vedi, Vallicroce, io ti detesto perché sei un imbecille.”

Ah, altra cosa.” aggiungo. “Tu detesti Vallicroce. Nessuna ragazza eterosessuale detesta Vallicroce.”

Mi sa che stai confondendo ragazza eterosessuale con ragazza facile.” sbotta. “Comunque no, non sono lesbica, anche se non mi piace Vallicroce. Che poi saresti tu. Smettila di parlare di te stesso in terza persona, è davvero irritante.”

Vallicroce non approva i tuoi ragionamenti.”

Cristiana sbuffa sonoramente e decide di mettersi trasversalmente sulla sedia, in modo da darmi la schiena. Evidentemente ha altro di cui preoccuparsi.
Ritorniamo nel silenzio, mentre il bambino Addams si mette a giocare con le sue miniature dei Power Rangers e una signora impomatata fa la sua entrata in grande stile nella saletta, accompagnata dal presunto nipote altrettanto impomatato. Hanno anche un chihuahua impomatato - ehi! Non si possono introdurre bestie in ospedale! Neanche se sono impomatate.
Beh, con tutte le infrazioni alla legge che ho fatto io, è meglio che me ne stia zitto e ritorni alla mia approfondita lettura.

“Cazzo, Rom, guarda che figata!” questo giornaletto è proprio interessante. “Lo sai che se non ti sfreghi i palmi delle mani per almeno trentadue volte è come se non ti lavassi nemmeno?”

Lei si volta di nuovo verso di me, ma non guarda la pagina che le sto indicando.

Diego, credi che andrà tutto bene?”

“Come?” perché la sua domanda non ha niente a che vedere con l'igiene di base?

La guardo, l'espressione nervosa e il viso un po' pallido; è evidentemente preoccupata per la sua sorte. Mi ha pure chiamato Diego senza aggiungerci “stupido” davanti, quindi la situazione è grave.

“Nah, non ti succederà come zio Piovra.” provo a sdrammatizzare.
Devo confessare che odio quella sua faccia impaurita, perché mi fa sembrare un vero e proprio mostro.

“Non ho paura che mi taglino il braccio, cretino, sono preoccupata per l'esito dei raggi.” rotea gli occhi, nervosa. “Magari il braccio non si è aggiustato e me lo faranno tenere dritto e rigido di nuovo!”

“Dritto e rigido di solito sono due aggettivi che piacciono.”

“Ah, non ci parlo più con te!”

Colpa mia se fa doppi sensi in continuazione?
Sospiro maledicendo le donne e il loro lato sensibile; in genere preferisco quello
sensuale.

“Dai, non fare così; cerco solo di farti ridere, sei così depressa.” non sono una cima nel consolare le persone, perciò improvviso. “Devi rilassarti, ti toglieranno quel gesso e ritornerai a ballare entro poche settimane.”

“E se così non fosse?” sbuffa. “Non posso permettermi di rimanere fuori allenamento, ho dei provini importanti, uno è addirittura con la Scala di Milano e...e poi non ci posso credere, sono qui a farmi consolare da te, che sei la causa di tutto questo!”

È il caso di restarmene zitto, ora più che mai.

Il mio significativo silenzio è spezzato dal bambino che spara i razzi con i Power Rangers.
Dovevano ingessargli l'intero corpo -anche se effettivamente avrebbero sprecato tutti i rifornimenti- almeno non avrebbe fatto questo casino e io sarei riuscito a leggere "Igiene sotto il tetto" in santa pace. Ma perché devono esistere certi danni per la società? Voglio dire, io da nanerottolo non andavo di certo all'ospedale a importunare le persone con i Power Rangers, io sognavo di diventare celebre, vestivo elegante, flirtavo con i miei occhietti teneri e mi conquistavo le carezze delle signorine a passeggio mentre mi godevo il loro seno altezza occhi. Capite? Io già ai tempi avevo una mia visione del mondo, non mi impersonificavo in deficienti multicolore che pensano di combattere il male sparando scintille dal polso.

“Senti, Rambo, non è che potresti fare silenzio?” chiedo seccato, distraendo Cristiana dal suo tormento interiore.

Il ragazzino mi squadra come se fossi cacca di capra e alza le spalle da scaricatore di porto. Non cambia nulla, la sparatoria ricomincia.
Non ha un genitore severo, magari ancora ai metodi di Mussolini, che gli insegni l'educazione?
Nella saletta c'è solo un uomo concentrato sul suo BlackBerry che potrebbe essere il padre, ma non pare dare segni di vita; è sul pianeta digitale.

Sbuffo e mi alzo in piedi, sequestrando i Power Rangers al bambino Addams. Ecco fatto, sarei un padre perfetto.

“Ridammeli.” la betoniera mi si piazza davanti come un giocatore di rugby.

Cristiana al mio lato pare divertita, perciò decido di continuare la commedia.

“Sono diventati invisibili, bambino.”

“Non mi chiamo bambino, mi chiamo Orazio Torre.”

“Ma che bel nome.”

“Dammi i miei Power Rangers.”

“O..?”

“O ti stendo a wrestling!”

Ridacchio: “Ascolta John Cena, la mia amica qui odia il rumore ed è troppo depressa per sopportare i tuoi bambolotti con il laser, quindi lasciala in pace o invece di ridarteli, li regalo a Bobby.” faccio un cenno in direzione del chiuaua.

Il mostriciattolo annuisce scocciato e si riprende i suoi amici del cuore: “Comunque io non disturbo la gente.” afferma imbronciato. “Io sono rispettoso ed educato.”

“Sì, un angelo. A proposito, ti si è incastrata l'aureola nel collo.”

Cristiana scoppia a ridere e si accoccola accanto a me. 
Cosa sta facendo quella scellerata?
Oddio, non posso credere di aver usato il verbo
accoccolarsi. Oddio, non posso credere che si sia accoccolata.

“Sei così simpatico, quando vuoi.” dice a bassa voce, lasciando che un soffio mi arrivi direttamente sul collo. 
Lo sta facendo apposta.
Ma, scusa, non era lei quella lesbica?

“Grazie.” aggiunge, sorridendo.

“Di-di cosa?” deglutisco a fatica.

Non so cosa sia, forse l'esaurimento di questi mesi, forse l'aria di ospedale, ma questa ragazza mi sta rendendo nervoso.
Voglio dire, da quando in qua un soffio sul collo mi fa balbettare?
Ok, è una cosa sexy, ma io trovo sexy qualsiasi essere di natura femminile dotato di reggiseno e mutandine. 

Non vedo perché il soffio di Cristiana Romanin, l'usurpatrice isterica debba sembrare così sexy.

Sì, lo so che ai vostri occhi potrei apparire un tantino pervertito e infatti lo sono. Ha.

“Di sforzarti di farmi stare meglio, anche se non ti sopporto e tu non mi sopporti.” dice, sospirando.

Ecco, appunto.

La sento sussultare quando la porta si riapre di colpo, lasciando uscire la bambina Addams con un sorrisone stampato in faccia, due stampelle nuove nuove, ma il piedino finalmente libero dal gesso. 
Sorrido involontariamente.

Puah! Da quando sono così sdolcinato?

Cosa mi sta facendo questa piccola pazza appiccicata al mio braccio? Mi sta per caso facendo un lavaggio del cervello con le sue smancerie da soap opera? Sta cercando di abbattere la virile potestas di Diego Vallicroce? L'ho sempre detto che è subdola.

“Torre?” chiama nuovamente l'infermiera.

Orazio scuote la mano di suo padre che, risvegliatosi dal coma digitale, si alza ed entra assieme a lui. Dopo un ultimo sguardo inceneritore dal Power Ranger, la saletta ripiomba nel silenzio.
Molto silenzio. Quasi troppo. Nemmeno Cristiana si sente più.

Volto lo sguardo e scopro che la sua testa è teneramente appoggiata alla mia spalla, i suoi occhi sono chiusi e il respiro è lento e profondo.

Guardatela, tanta voglia di spaccare il mondo e governare e poi crolla sulla spalla di un disgraziato come me. 

A volte ammetto di aver provato rimorso (o ciò che ad esso si avvicinava di più), ma l'ho sempre ricacciato indietro come con i brutti ricordi. Non mi piaceva e non mi piace tuttora pensare a me come la causa della sua sofferenza.

Va bene che è un maschiaccio ed è antipatica ed è subdola, ma è comunque l'unica che si sia addormentata sulla mia spalla senza prima aver fatto sesso con me.
Ed è pure eterosessuale.

“Fidanzata?” la voce gracchiante proviene dalla sedia della vecchia impomatata e io non posso che roteare gli occhi, seccato. La solita centenaria pettegola.

“No, è mia sorella.” la liquido sperando di farla tacere. Il nipote ingessato non muove un muscolo e si fissa le unghie distratto.

“Strano.” commenta tentando di sorridere. Credo che abbia la pelle troppo tirata per farcela senza creparsi le guance. “Non vi assomigliate.”

“Beh, perché io sono stato adottato. I miei veri genitori sono del Bangladesh, ma sono morti calpestati dal nostro elefante domestico.” mi inventerei anche il nome dell'elefante pur di far tacere la suocera.

“Capisco. Povero ragazzo.” scuote la testa indignata e si sistema la gonna color panna sulle ginocchia. “E quanti anni avete di differenza?”

Di sicuro meno della metà dei suoi.
“Uno.” spero di risultare altamente seccato.

“E lei come ha fatto a farsi male?”
Stava giocando al tiro alla fune, solo che ha usato il braccio al posto della fune.

Ma cos'è? Quarto grado, RIS, CSI versione ottantenne assatanata?

“È...è caduta dalle scale. Erano lì davanti a lei, ma non le ha viste perché è miope.” butto lì.

“Oh, poverina! Anche mio nipote, vero Tiberio?”

Tiberio? HAHAHAHA!
Il tizio solleva lo sguardo abbastanza assente e annuisce.

“Ma è qui solo per un controllo.” mi rassicura la vecchia logorroica. Come se potesse minimamente interessarmi.

Fortunatamente Cristiana apre gli occhi, crogiolandosi per un po' ancora sulla mia spalla.
“Diego?” domanda guardando insù come se non mi vedesse da una vita.

“Sì, non è un incubo, ti sei veramente addormentata sulla mia spalla e spero tu non abbia sbavato.” le rispondo.

Dà una fugace occhiata alla mia maglietta e poi arrossisce: “Accidenti.”

Sorrido. È così imbarazzata!

“Quanto hai dormito stanotte?” le chiedo notando le occhiaie.

“Secondo te ho dormito, Vallicroce?”

“Scusate, ma voi due non eravate fratelli? Perché vi chiamate per cognome?” 
Adesso le do fuoco a quella specie di Jessica Fletcher del cazzo.

Fortunatamente la porta bianca si apre di nuovo lasciando uscire il mostriciattolo tutto contento senza più collare e suo padre con il BlackBerry all'orecchio. 

“Power Rangers!!!” grida in mia direzione, dileguandosi alle spalle di Tecno-Man. 
E questo sarebbe il futuro dell'umanità?

“Romanin?” finalmente l'infermiera chiama Cristiana e lei scatta sull'attenti afferrando la sua borsa.

La accompagno all'interno ripetendomi che fuori da qui sarà tutto finito e Diego e Cristiana ritorneranno i soliti indifferenti Diego e Cristiana.

Ho visto un sorriso nascere e poi morire improvvisamente sulle labbra della mia compagna di classe.
L'ho visto trasformarsi in un'espressione triste, angosciata e poi, lentamente, in calde lacrime di sfogo.
Mi sono odiato in quel momento e ora non posso fare altro che starmene impalato e muto come un pesce a osservare mentre i medici terminano la nuova ingessatura.
Adesso gli occhi di Cristiana sono secchi, le sue guance rosse sono segnate dalle vecchie lacrime e sul suo viso è rimasta quell'espressione di delusione che tutto ha a che fare con me. 

Non è andata come speravamo; il suo polso ha subito una frattura troppo grave e non ha fatto in tempo a ripararsi del tutto, perciò dovrà sopportare ancora un mese di prigionia. Un mese in cui Cristiana vedrà la possibilità di ballare con dei tizi famosi volarsene via, acchiappata da qualcun altro.
Mi sento così stronzo.
Mai una ragazza mi aveva fatto sentire un verme, eppure avevo tradito, lasciato, usato, giocato, illuso, promesso, non mantenuto, ignorato e trascurato. Nessuna delle mie vecchie fiamme con i suoi ceffoni da isterica è mai riuscita a farmi sentire un filino in colpa, ma Cristiana, alla quale non sono legato in nessun termine fisico o sentimentale, mi sta facendo passare il momento più tormentato della mia vita.
Vorrei solo autocancellarmi dalla faccia della Terra con un intero barattolo di scolorina tossica.

Il dottore la scorta fuori dalla stanza e le fa la lista di raccomandazioni: nonagitaredurantelaprimasettimanatenereariposoeconsultareilmedicodibasepereventuali complicazionieproblemileggereleistruzionisulfoglioillustrativo.
Parla velocissimo, manco fosse la pubblicità dell'aspirina, in cui si capisce solo la parola “illustrativo” e lei lo guarda perso e annuisce meccanicamente.

Ci incamminiamo in silenzio fino all'uscita, nessuno di noi osa proferire verbo, persino il tempo si è fatto grigio e nuvoloso.

Cristiana cammina a due metri di distanza da me, lo sguardo voltato dalla parte opposta alla mia e il passo da guerra che preannuncia solo morte e distruzione. Quasi quasi mi manca Orazio Torre.
Arriviamo alla cara Vespa e ancora lei non ha aperto bocca, lo sguardo distante e distratto.

“Ehi, Rom.” provo a smuovere il cadavere, ma non si scalfisce. “Senti, Cristiana.”

“Zitto.” alza la mano buona e mi guarda per la prima volta negli occhi.

Ero sicuro che li avesse castani, ma in questo momento sembrano dello stesso colore del ghiaccio. Deglutisco a fatica, allentandomi il colletto della maglia.

“Mi...dispiace?” è come se stessi gettando una canna da pesca in un dirupo, so che non otterrò pesci, ma ci provo comunque.

“Ah, ti dispiace, Vallicroce?” ecco, sapevo che dovevo stare zitto. “Ti dispiace? Sai a me quanto dispiace, invece? Molto più che a te!” grida gettando a terra la sua borsa nell'impeto e spargendo tutti i fogli tra un paio di imprecazioni non proprio eleganti.

Mi chino per raccoglierli, ma mi ferma bloccandoli con un piede. “Stai fermo, Vallicroce! Non fare niente, niente! Non parlare, non muoverti e se riuscissi anche a non respirare, mi faresti un enorme favore! Stronzo!”

Ecco.
Si siede sul marciapiedi appoggiandosi con i gomiti alle ginocchia e affondando la sua testa nella mano.

Oltre a Orazio Torre, mi manca anche la versione di Cristiana che non mi odia. O perlomeno che mi odia, ma non troppo.

Quella che si accoccola e si addormenta sulla mia spalla, quella che si innervosisce per i doppi sensi e che ride se litigo con un bambino.

“Lo so che mi odi.” riprovo ad assumere una forma di colloquio decente.
Mugola qualcosa che non capisco, perciò continuo: “E in effetti non hai tutti i torti. Quello che ho fatto non è stato affatto cavalleresco, però devi perdonarmi perché sai che sono fatto così e non...diciamo, non penso molto alle conseguenze delle mie azioni.”

Sbuffa e alza gli occhi. Sta piangendo.

“Vorrei solo che non fossi mai esistito e non avessi mai interferito con la mia vita. Tu e le tue stupide battute perverse, tu e i tuoi squallidi doppi sensi, tu e il tuo carattere da maschio decerebrato di merda!” si alza in piedi, ormai scossa dai singhiozzi e si avvicina a me. “Se tu non fossi mai esistito, io tra due settimane avrei avuto un provino per uno stage estivo a Milano e se tu non fossi mai esistito, ora non starei piangendo perché a causa tua non ci potrò andare!”

Magari non ti avrebbero presa e ti ho evitato una delusione?

Vaffanculo, sei un mostro!

Una ad una le sue accuse mi colpiscono direttamente in quel frammentino palpitante che conservo in malo modo alla sinistra del mio petto. Tanto che quasi quasi farebbe comodo anche me non essere mai esistito.

Le prime gocce di pioggia cominciano a cadere e via con la musica melodrammatica di sottofondo.

“Scusa, Cristiana. Mi dispiace.” è tutto quello che la mia patetica bocca riesce a farsi uscire.

“Vaffanculo, Diego.” dice, voltandomi le spalle e ritornando a sedersi.

“Torna qui, ti devo portare a casa prima che inizi a piovere.”

Lei mi guarda senza smettere di piangere e solo Dio sa cosa mi trattenga da andarla ad abbracciare forte per rassicurarla.

“Non torno a casa con te.”

“Andiamo, Cris, non fare così.” sembro il padre incapace di convincere la figlia testarda. “Non puoi restare qua da sola sotto la pioggia.”

“Ti ho detto di andartene affanculo! Sei sordo o non ti è chiaro il messaggio?”

“Cris.”

“Va' a casa da solo, non ho bisogno di te! Anzi, non farti vedere più, ok? Sparisci, cambia città, stato, continente, pianeta! Fa' quello che ti pare, ma non” riprende fiato dopo un singhiozzo. “Ma non avvicinarti più a me.”

Bene, una rissa con venticinque lottatori di sumo mi avrebbe fatto uscire meno illeso.
Mentre la pioggia inizia a bagnarmi i capelli, monto sulla vespa e, stringendo il volante come se fosse qualcosa da strozzare, faccio partire il motore.
Non riesco a credere di aver toccato il fondo fino a questo punto.
Dicono che in questi casi si possa solo risalire, ma l'unica cosa che vorrei fare adesso è prendere una paletta e scavare più a fondo.

“Cris, davvero-” riprovo prima di partire.

“Ho detto di andartene!” urla, arrabbiata. “Ti odio, Vallicroce, vattene via!”

Non mi sono mai sentito peggio di così.

Alzo il cavalletto e indosso il casco. Dietro la maschera protettrice sospiro e attendo qualche istante, sperando che lei cambi idea.

Ma non succede nulla e parto con la Vespa, pensando a dove andare.

Mi fermo vicino all'entrata del parcheggio, nascosto da una fioriera e decido di stare lì ad aspettare.
Non torno a casa finché non vedo la macchina del padre di Cristiana arrivare e farla salire.

Dopodiché me ne vado anch'io, pensando a quanto ho perso, non avendolo mai nemmeno avuto.



E dato che questa rimarrà solo una one-shot, per coloro che fossero interessati a un eventuale seguito delle vicissitudini di questi due ragazzi, troveranno tutto in Io e te è grammaticalmente scorretto .

In ogni caso, domani, 10 ottobre, pubblicherò anche la seconda one-shot su Diego e Cristiana, che può essere vista come il seguito di questa :)

Riusciranno mai a tornare in buoni rapporti? Ovviamente chi li conosce lo sa già!

A presto,

Daffy







   
 
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