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Autore: LittleGinGin    09/10/2015    4 recensioni
Teneva il naso volto all'insù, gli occhi socchiusi, la bocca stretta in una linea sottile. [...] Merlin era morto insieme ad Arthur quel giorno, era morto con lui e mai sarebbe tornato.
Arthur non sarebbe mai tornato.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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° ° ° Oh mio Dio, oh mio Dio, non ci posso credere! Finalmente sono riuscita a concludere una storia su questa fantastica serie tv che tanto amo *^* . Sono veramente felice, nonostante il genere della storia non sia dei più allegri, perchè era veramente da un sacco di tempo che desidero scrivere su Merlin, e adesso sono qui! Devo ammettere che un po' la cosa mi spaventa . . . perchè, capitemi, adoro veramente questa serie tv in una maniera inspiegabilmente profonda e ho messo tutta me stessa in questa One-shot, perciò spero di aver fatto qualcosa di decente, perchè se lo merita veramente. Ci sono tantissime altre fan fiction stupende su Merlin e Arthur *w*
Perciò, bando alle ciance!, vi lascio alla lettura della mia prima fan fiction su Merlin e spero che vi possano arrivare tutte le emozioni, anche contrastanti tra di loro, che ho cercato di inserire nell'opera - se la chiamo opera sembra qualcosa di grosso XD -. Grazie infinite sia per chi commenterà, aiutandomi a migliorare e a farmi un idea su quanto sia stata un totale impiastro, sia per chi la leggerà soltanto, ma mi avrà resa molto felice per esserersi soffermato proprio sulla mia storia.
Un bacio grande grande.

PS: Se volete potete leggere la storia, o comuqnue ascoltare anche separatamente, questa eravigliosa canzone che credo esprima col suo andamento e con le sue parole, un po' quello che sento *sigh* : https://www.youtube.com/watch?v=EYzM6vSmb1A  ° ° ° 

 



 
Ciò che rimane di me



L'aria si condensò in una miriade di piccoli cristalli che volteggiarono leggeri per una frazione di secondo sotto forma di piccola e soffice nube. Il cielo aveva assunto una tonalità di grigio più scuro del solito, segno che l'inverno stava mettendo le sue radici e presto le temperature gelide avrebbero costretto molti a rintanarsi nelle proprie abitazioni.
Teneva il naso volto all'insù, gli occhi socchiusi, la bocca stretta in una linea sottile. L'aria fredda gli pizzicava piacevolmente la pelle arrossata, liberandogli la mente da ogni pensiero, leggera, mentre si lasciava travolgere dall'odore di terra bagnata e bosco, un odore familiare che sapeva di casa, affetto, protezione, amore, che l'avvolgeva caldo e rassicurante, a tratti possessivo, e che con se portava il chiaro ricordo di qualcosa di indimenticabile, di qualcosa che non ci sarebbe più stato.
Sospirò portandosi una sigaretta alle labbra; la accese.
Il tempo era passato lento, pesante, insostenibile, mentre lui rimaneva ragazzo e tutto intorno mutava. Come se con la sua morte fosse sprofondato nelle tenebre anche lui, come se con il loro ultimo addio l’avesse seguito anche nelle tenebre, perché sì, Merlin era morto insieme ad Arthur quel giorno, era morto con lui e mai sarebbe tornato.
Arthur non sarebbe mai tornato.
Lasciò scivolare il fumo dalle labbra e questo si dissolse sullo sfondo in morbidi ghirigori. Chiuse gli occhi. Per un istante vide una chioma bionda scuotersi con disapprovazione, due occhi ceruli puntati dritti verso di lui, le labbra strette in una smorfia, i muscoli tesi delle braccia conserte. E una voce …
Con un balzo tornò a osservare la realtà che dannatamente era priva di quel particolare importante, era priva di lui.
Erano passati secoli, letteralmente, dal loro ultimo incontro, dalla loro ultima avventura, quando ancora la terra era fatta di miti e magia, di cavalieri e regni, e Merlin era solo un ragazzo, troppo giovane per quello che avrebbe dovuto sopportare. Quante volte aveva disprezzato ciò che era, quante volte aveva maledetto quel potere tanto grande racchiuso in quel corpo tanto gracile. Era lo stregone più potere del mondo eppure non era riuscito a salvare la persona più importante per lui, non era riuscito a salvare il suo Re, il suo Arthur, l'altra parte di se stesso. Eppure, ogni volta che il peso di quella perdita si faceva insostenibile, ogni qualvolta si perdeva nel proprio dolore, gli occhi vuoti e lontani, ingombri di quelle lacrime incessanti, una voce rauca rimbombava nella sua testa svegliando ogni cellula del proprio corpo, facendogli ribollire il sangue nelle vene e battere il cuore all’impazzata.


Qualsiasi cosa succeda … Non voglio che cambi. Voglio che tu rimanga sempre te stesso.

E al suono di quella richiesta, al suono di quella voce così dannatamente irritante e odiosa, cosa poteva fare se non sorrise amaramente e rialzarsi? Perché Merlin sarebbe andato avanti per lui, per Arthur. Ogni giorno della sua vita l’avrebbe vissuto anche per lui, nell’attesa del suo ritorno. Non importava quanto sarebbe stato difficile alzarsi dal letto ogni mattina con la consapevolezza di non sapere nemmeno più chi era, con quell’indescrivibile sensazione che gli pesava pesantemente sul petto e gli attorcigliava sullo stomaco, lui sarebbe andato avanti, ad ogni costo, perché nemmeno dall’aldilà Arthur l’avrebbe lasciato in pace.

Idiota!

Lo sai chi sono io?

Merlin!

E aveva visto Camelot crescere e poi essere distrutta, i regni succedersi l'un l'altro sotto buoni e cattivi propositi, il mondo cambiare, crescere e tornare bambino, scoprire sempre cose nuove, inventare oggetti ogni volta più strabilianti.
E Merlin era sempre andato avanti.
Grazie.
Strinse le labbra attorno alla cartina inspirando bisognoso il fumo che andò a pizzicargli la trachea. Si passò una mano tra i capelli d'inchiostro, cadenti su quegli occhi di un cupo azzurro liquido, segnato dal dolore di mille anni.
Le lacrime intrappolate tra le lunghe ciglia.
“ Siete un completo idiota. “ sospirò amaramente.
Uno specchio rotto. Questo era. E più tentava di rimettere insieme i pezzi e più questi si infrangevano nelle sue mani, tagliandolo, graffiandolo, creando nuove ferite e riaprendo quelle vecchie, macchiato indelebilmente dal ricordo di ciò che era e non sarà mai.
Eppure sorrise assaporando il ricordo di quella zazzera bionda che inveiva contro di lui per la lama della spada tutta graffiata, per un dovere svolto male, o almeno non come Sua Signoria desiderava, sorrideva al ricordo di quegli occhi azzurro cielo, così irraggiungibili, e quel sorriso stupendo e contagioso decorato da due labbra rosee semplicemente perfette, le braccia forti che lo avvolgevano in un abbraccio caldo e rassicurante mentre si lasciava invadere le narici e i sensi dal suo odore, dalla sua assenza.
Fissò la lunga distesa di acqua di fronte a lui. Quel posto era rimasto identico al passato, come se volesse preservare il ricordo di Arthur, come se non volesse lasciarlo andare.
Spense la sigaretta strofinandosi le mani congelate.
Perché non poteva far altro che andare avanti e aspettarlo, per sempre.







 
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