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Autore: Gaia Bessie    09/10/2015    4 recensioni
Maglietta bianca, blue jeans: Rosalya, per la prima volta in vita sua, si è presentata a scuola vestita in maniere che non offendono il comune buon costume, in perfetta conformità con il prototipo di studentessa liceale. Non ha fatto il solito casino, non si è messa a commentare il vestiario dei suoi conoscenti, e anche di qualche sconosciuto: e qualcuno dice, sottovoce, ci risiamo.
Ancora qualche minuto e comincerà a declamare, e urlerà al primo malcapitato che questo è un mondo senza ordine e senza senso, dove la vita ti ferisce e basta. E dirà, lo sa ogni singola persona frequentante il Dolce Amoris, che Leigh è una fottuta testa di cazzo.
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Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leigh, Lysandro, Rosalya
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Io proseguo nella mia folle corsa delle flashfic, e ne approfitto per insediarmi in questo fandom, che mi piace non poco. Avessi tempo, posterei i primi capitoli della long che avevo iniziato qualche mese fa, e che non hanno mai visto la luce. Ma rischierei di fermarmi al capitolo 8, che è il punto morto da mesi. 
Ma comunque. Storia anti-Rosalya, presenza di parolacce, evviva Lysandre, Lynn è la dolcetta, Castiel ci piace e citazioni a fine capitolo.
Buona lettura, scusate la fretta, ma ho una maratona da continuare.
Bess :)

 
 
Bella senz’anima
 
1.
 
Maglietta bianca, blue jeans: Rosalya, per la prima volta in vita sua, si è presentata a scuola vestita in maniere che non offendono il comune buon costume, in perfetta conformità con il prototipo di studentessa liceale. Non ha fatto il solito casino, non si è messa a commentare il vestiario dei suoi conoscenti, e anche di qualche sconosciuto: e qualcuno dice, sottovoce, ci risiamo.
Ancora qualche minuto e comincerà a declamare, e urlerà al primo malcapitato che questo è un mondo senza ordine e senza senso, dove la vita ti ferisce e basta. E dirà, lo sa ogni singola persona frequentante il Dolce Amoris, che Leigh è una fottuta testa di cazzo.
Ma, se facesse così, significherebbe che è solamente il solito tira e molla. Infatti non succede.
Rimangono tutti a guardare, con il fiato sospeso, la rottura di una delle coppie eterne: e Lysandre non dice nulla, nemmeno a Lynn, ma lui sa benissimo che Leigh è andato via di casa domenica, dicendo che sarebbe tornato lunedì, e poi martedì o mercoledì o mai più, procrastinando il lunedì alle calende greche e lasciando Rosalya ad aspettare qualcosa di evanescente come un fantasma
Anche quando Rosalya gli aveva chiesto, l’aveva supplicato, di restare.
(202 parole)
 
2.
 
«Leigh, cazzo, dii qualcosa!» strilla, nel bel mezzo del cortile quando, dopo due settimane dal torno lunedì, Leigh si presenta per dirle che è finita. «Sono la persona giusta per te, e stai rinunciando alla nostra relazione… Ti avrei seguito ovunque, se si tratta di questo, se solamente me lo avessi chiesto».
Rosalya gesticola, ha il mascara tutto colato sul viso, i capelli carichi di elettricità statica. Un gruppo di curiosi si è sistemato alle sue spalle: nessuno l’aveva mai vista piangere.
«C’è un’altra?» domanda, infine, con aria stanca. «Chi è lei?».
Ma Leigh sorride e non risponde, scuote il capo e la fissa con aria compassionevole. Eppure, lo sanno tutti, perché Leigh è sparito per giorni, che esiste una ragazza con i capelli rossi come un tramonto e gli occhi azzurri come il cielo, che lo aspetta a casa, pronta a seguirlo ovunque lui decida di andare.
Alla fine, è Rosalya a voltargli le spalle e andar via, senza asciugarsi i grumi di trucco scivolati sul volto. Si volta solo per un’ultima volta.
«Ovunque, Leigh» mormora. «Ti avrei seguito ovunque. Mi sarebbe bastato anche un cenno».
Silenzio.
«Ti prego, dimmi qualcosa, non lasciarmi andare così, ti prego, Leigh…».
Silenzio.
(200 parole)

 
3.
 
Rosalya ha pianto tutto il giorno, sulla spalla di Alexy, il quale è sembrato solamente enormemente a disagio, e senza parole. Non ha più provato a dirle una singola parola, da quando scherzosamente ha provato a farle notare che, piangendo, si stava rovinando quel bel visino che si ritrova.
A quel punto, Rosalya si era messa a gridare che poteva piangere quanto voleva e rovinarsi il trucco, lavando via tutto ciò che Leigh aveva voluto per sé, tanto non sarebbe importato a nessuno se non fosse più sembrata bella.
Alexy è rimasto in silenzio, allora, a guardarla sciogliersi in lacrime fino quasi a non respirare più. E poi respirare e ricominciare, ancora e ancora.
Non le ha detto che Lysandre vaga per i corridoi come un’anima in pena, le mani strette fra loro, e un occhio nero: qualcuno sostiene che abbia, finalmente, fatto a botte con Castiel, altri che le abbia prese da Nathaniel (e questo risulta essere piuttosto improbabile, per non dire che sconfina quasi nell'assurdo), altri che si sia azzuffato a casa, con il fratello.
Di certo, sanno tutti che ha marinato la lezione di scienze per andare in città a comprare vestiti: è tornato al liceo in maglietta e blue jeans.
(205 parole)

 
4.
 
Alla fine, è stata Lynn, per una volta, a convincerla a reagire: così, quello stesso venerdì, Rosalya l’ha trascinata a fare compere e poi a ballare. Ha messo su un vestito rosso ciliegia, mai più viola, e un rossetto altrettanto scuro.
Barcolla sui tacchi, forse già un po’ brilla, guardandosi attorno con aria interessata, cercando qualcuno che almeno somigli a Leigh.
Lysandre, cercando di non farsi notare, la tiene d’occhio a debita distanza, le mani strette sul tessuto ruvido dei pantaloni, gli occhi fissi su chi si fa troppo insistente.
Gli costerebbe poco, avvicinarsi e ammettere il suo interesse, la voglia crudele che lo tormenta da anni, di essere l’unico uomo della sua vita. Se ne convince sempre di più, quando la vede sorridere e ballare in quel vestito rosso come il peccato, le labbra una striscia di sangue, una ferita aperta, nel viso. Ma non le dice niente.
Lascia che Castiel vada a infastidire Lynn, giusto per poi fare pace nello squallido bagno di un locale a caso, lascia che Rosalya si guardi attorno con aria spaesata, prima di tornare a ballare, da sola.
La lascia scivolare via, senza dir nulla, mentre l’occhio ancora pesto sembra pulsare di vita propria.
(201 parole)
 
5.
 
Eppure, nonostante il week-end di divertimento sfrenato, lunedì Rosalya sembra sempre più triste, più stanca e più apatica. Persino Castiel, di proverbiale insensibilità, appare preoccupato.
«Non pensi di doverle parlare?» domanda così, con aria menefreghista.
«Cosa dovrei dirle?» domanda Lysandre, laconico. «Leigh è mio fratello».
«Ma cazzo, vai a dirle qualunque cosa, che vuoi che ne sappia, ti sembro Cupido, per caso?» ringhia Castiel, dando sfogo al suo più cordiale umore. «Guardala, sta a pezzi».
Lysandre esita, ma alla fine prova ad avvicinarsi a Rosalya, seduta in cortile, gambe incrociate sull’erba e sguardo fisso nel vuoto.
«Rosalya…» mormora, a disagio, sedendosi al suo fianco. «Non fare così, su, per favore...» lei fa una smorfia, contrariata. «Sei tu che dovresti camminare a testa alta, non lui. Sii forte, non meriti di stare così, devi risollevarti».
Lei lo guarda, spaesata, e Lysandre inizia a nutrire la speranza di averle smosso qualcosa dentro, forzandola a reagire. E forse lei sarebbe anche stata grata, di quel sostegno, e avrebbero potuto... No, non avrebbero potuto. Lysandre si morse il labbro, cercando di dominarsi, di non farle vedere che, nonostante Leigh, lui l'aveva sempre amata di un amore pagano e impuro, indicibile.
«Sii forte, Rosa. Quando cadi devi rialzarti e andare avanti, no?».
Ma Rosalya gli lancia un’occhiata glaciale.
«Come fai a dire così?» sibila, velenosa. «Tu non hai idea, Lysandre. Non hai idea».
(228parole)

 
6.
 
Lysandre ha passato cinque giorni seduto su quella panchina dove Rosalya l’ha lasciato dopo la loro conversazione, a scribacchiare sul suo taccuino. Questo, almeno, finché la pazienza di Castiel gliel’ha concesso, ed era già stato un record da trascrivere negli annali, il fatto che il rosso non avesse dato di matto dopo i primi sei secondi.
Castiel, modello di esemplare quiete, era andato a prendere Lysandre per i capelli solamente dopo sei giorni di silenzio e occhiatacce, sorprendendo tutti quelli che, ormai, pensavano avesse imparato a gestire la rabbia.
Erano stati tutti moderatamente sorpresi quando, dopo quasi una settimana, Castiel si era presentato dal suo migliore amico, con ari bellicosa, intimandogli di alzare il culo dalla fottuta panchina.
«Castiel, per favore, sto esprimendo il mio estro artistico» è la risposta laconica di Lysandre. «Non turbare la quiete dell’artista: devo ancora trasmettere la triste inadeguatezza di questo mondo e di questo Dio».
«Lysandre, porca troia, ora tu ti alzi e smetti di fare la povera donzella indifesa e rifiutata dal mondo, perché sono fermamente convinta che tu ci goda, nel farti dire certe cose: quando Dio, o Rosalya, ti punisce non fa altro che assecondarti, avverando i tuoi più oscuri desideri» paradossalmente, non era stato Castiel a parlare. Il quale, in compenso, non si trattiene dall’indirizzare a Lynn un’occhiata indicibilmente fiera.
«Brava la mia ragazza» ammette, suscitando le ire di Lysandre.
(230 parole)
 
7.
 
«Vattene».
Lysandre arriva giusto in tempo per vedere il grande ritorno di suo fratello, e per sentir mancare il respiro. Per vedere Rosalya, rossa in viso, i capelli scombinati e il rossetto sbavato.
Come se Leigh l’avesse appena baciata, e questo pensiero è il cancro di Lysandre, l’ansia che gli si condensa nelle vene e gli impedisce di farsi vedere dalla ragazza.
«Leigh, dico sul serio, vai via».
Lui mormora qualcosa, probabilmente quello stupido amore scusa a cui lei cederà senza troppe resistenze. Lysandre ha la certezza che non riuscirà a sopportare una notte in bianco, in cucina, l’unico luogo dove i rumori della camera da letto arrivano attutiti. Ma non abbastanza.
«Rosa, io ti amo. Torna da me».
E Lysandre, per un secondo, pensa di essere stato lui a pronunciare quelle parole, ad alta voce e non in silenzio. Ma non è così.
«No, Leigh, non mi ami. O non mi ami abbastanza da capire in che modo le tue parole mi hanno tormentata, quanto male ci sono stata, quanto ho pianto» strilla Rosalya. «Non posso credere che tu mi abbia chiesto una cosa del genere, dopo quello che mi hai fatto».
«Rosa, ti conosco. Mi manchi, e io manco a te».
Lei ride, e a Lysandre si stringe il cuore, nel vedere che sta trattenendo le lacrime.
«Tu non mi conosci, Leigh» sussurra. «Tu non mi conosci affatto».
(230 parole)
 

8.
 
«Lo so che hai ascoltato tutto, Lys» mormora Rosalya, con aria stanca, nel passargli accanto, dopo la fine delle lezioni. «E spero che tu non stia per fare il paladino di Leigh perché, davvero, non funzionerebbe comunque. Ormai è finita».
«In realtà volevo chiederti se…» Lysandre sospira, imbarazzato. «Volevo chiederti se ti andava di uscire con me, questa sera».
Lei non risponde, ha uno sguardo che uccide, come quel no inciso sul viso, lì, dove chiunque potrebbe vederlo. Rosalya non fa nemmeno in tempo a dirglielo, quel no, che Lysandre ha già compreso.
E arrossisce leggermente, Lysandre, in silenzio, di fronte a quell'espressione così poco fraintendibile di lei: gli occhi socchiusi, struccati per evitare di sporcarsi di mascara per lacrime improvvise, il sorriso triste di chi sta per scusarsi.
«Tranquilla» mormora, così, senza nemmeno riuscire a guardarla negli occhi. «Vivrò per quella notte, aspettando l’ora giusta, finché non saremo insieme. Se mai me lo permetterai».
Rosalya lo guarda, senza riuscire a sorridere, nemmeno per finta, di fronte a una dolcezza che avrebbe commosso chiunque altro. Non lei. Lei mai, lei è troppo innamorata dell’idea che si è costruita di Leigh per pensare a un altro ragazzo.
Poi realizza che Lysandre ha detto notte e non sera.
(207 parole)
 
9.
 
San Valentino, poi, è una tortura gratuita: Rosalya rimane fuori, cercando di evitare quelle vomitevoli coppiette. Senza riuscirci.
Perfino Castiel sembra essersi votato al romanticismo, pur di convincere Lynn a passare una notte un po’ meno tranquilla delle precedenti, magari in un letto, magari in un posto meno squallido per un'unione appena più romantica del solito standard, sebbene entrambi siano persone davvero poco convenzionali, per chi non riesce a concepire due persone che si odino e amino con tale intensità.
Rosalya ci ha riflettuto, comunque, fino a farsi venire un discreto mal di testa, sul San Valentino, sul romanticismo, sulla solitudine. Si è alzata dal letto e ha deciso di toccare il fondo e nuotarci dentro, usando un trucco vecchio, e ignobile, come il mondo.
«Lys…» sembra quasi sul punto di fare le fusa, come una gatta. «Ti andrebbe di uscire con me, questa notte?».
Lysandre non rifiuterà mai, lei lo sa, non le rifiuterà un singolo bacio o abbraccio, non le rifiuterà una notte insieme nella camera di fronte a quella di Leigh.
Quella bellezza, inutile da quando ha cominciato a trascurarla, sembra adesso voler acquisire un ruolo nuovo, dominante nella sua vita.
Lysandre sorride e le prende la mano, dolcemente.
(206 parole)
 
10.
 
Ha detto il Suo nome.
Lysandre se n’è accorto, nonostante il torpore estatico che l’avvelena, che Rosalya l’ha chiamato Leigh. E comprende perfettamente di non essere abbastanza importante da farle dire il suo nome, al posto di quello di suo fratello, di quel fratello troppo simile a lui nell’aspetto e non nei modi.
«Rosa, io ti a…» sta per dirlo, ma lei si alza, di scatto.
Si infila il vestito a rovescio, si volta e va via, lasciandolo in un mare di lenzuola ingarbugliate. Se ne va e lo lascia solo, senza però portarsi via quel turbamento interiore che gli ha causato, ma lasciandolo lì, sulla pelle e appena dietro a nutrirsi del suo sangue.
Un bacio che gli aveva scavato la gola, ore prima, insinuandosi sempre più in profondità per nutrirsi del suo fiato, scavando fino ai polmoni.
Leigh ride, sulla soglia della stanza del fratello minore, guardandolo con aria comprensiva.
«Rosalya non ha un’anima, Lys» osserva Leigh, dispiaciuto. «Pensavo l’avessi capito che, dei due, non sono io il cattivo. Lysandre, te lo giuro, io non l'ho tradita con nessun'altra, l'amavo troppo...».
Lysandre lo guarda, senza riuscire a parlare, o a muoversi. Si sente addosso ancora quelle mani, e non riesce a non convincersi che, alla fine, Leigh ha ragione: Rosalya non ha un'anima.
(216 parole)


 


Prompt:

1: Blue Jeans, Lana Del Rey (In particolare: Blue jeans, withe shirt, walked into the room you know you made my eyes burn (...) Said you had to leave to start your life over. I was like: “no please, stay here,”)

2: Say something, Christina Aguilera feat A Great Big World (In particolare: Say something, I’m giving up on you, I’ll be the one, if you want me to, Anywhere, I would’ve followed you)

3: Big girls cry, Sia (In particolare: I  may cry ruining my makeup, Wash away all the things you've taken, I don't care if I don't look pretty)

4: And I must confess/My interest/The way that you move/When you’re in that dress/It’s making me feel/Like I want to be/The only man/That you ever see (I'm in Trouble - Griffin Peterson)

5: You tell me hold your head up/Hold your head up and be strong/'Cause when you fall you gotta get up/You gotta get up and move on/Tell me how the hell could you talk, how can you talk?/'Cause until you walk where I walk, this is no joke (Til It Happens To You - Lady Gaga)

6: So anche che/Quando un dio ti punisce/Avvera i tuoi più sudici desideri. (L'angelo - Subsonica)

7: You'll never know the way your words have haunted me/I can't believe you'd ask these things of me/You don't know me (Snow White Queen - Evanescence)

8: But until we unite/I live for that night/Wait for time/Two souls entwine (My Selene - Sonata Arctica)

9: San Valentino

10 (e titolo): Povero diavolo, che pena mi fa/E quando a letto lui ti chiederà di più/Tu glielo concederai perché tu fai così/Come sai fingere se ti fa comodo/E adesso so chi sei e non ci soffro più/E se verrai di là te lo dimostrerò/E questa volta tu te lo ricorderai/E adesso spogliati come sai fare tu/Ma non illuderti, io non ci casco più/Tu mi rimpiangerai, bella senz'anima. (Bella senz'anima - Riccardo Cocciante)

 
   
 
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