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Autore: verystrange_pennylane    09/10/2015    2 recensioni
Un altro anno. Un altro anno è passato, e si aggiunge alla lunga lista degli anni trascorsi troppo velocemente, volati via dalle sue mani ancora prima che potesse provare ad afferrarli.
Paul vorrebbe non pensare a John, non dopo tutto quel tempo.
Eppure, non ci riesce. E’ più forte di lui, perché ci sono ancora tante, troppe cose che gli ricordano John Lennon.
*
Tanti, tantissimi auguri di buon compleanno, John.
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A tutti i lettori e le lettrici di Efp, 
che in questi mesi mi hanno sostenuto senza mai ricevere una mia risposta.
Grazie per quello che avete fatto per me, e perdonatemi.
E a John. Grazie anche a te, e buon compleanno.

 



Autumn Leaves




Since you went away the days grow long,
And soon I'll hear old winter's song,
But I miss you most of all my darling
When autumn leaves start to fall.



Un altro anno. Un altro anno è passato, e si aggiunge alla lunga lista degli anni trascorsi troppo velocemente, volati via dalle sue mani ancora prima che potesse provare ad afferrarli.
Paul vorrebbe non pensare a John, non dopo tutto quel tempo.
Eppure, non ci riesce. E’ più forte di lui, perché ci sono ancora tante, troppe cose che gli ricordano John Lennon.
Alcuni profumi, per esempio: la scia di una Marlboro, l’odore della birra rovesciata per sbaglio sui vestiti, il profumo dolciastro di zucchero che si caramella.
Poi, ovviamente, ci sono anche tanti suoni. Ci sono dei pomeriggi in cui a Paul basta accarezzare il piano, alla ricerca di un accordo, e si ritrova a suonare quelle canzoncine che strimpellavano assieme, durante l’adolescenza.
Eppure, poche cose gli ricordano John Lennon come l’autunno.
Forse perché John Lennon era l’autunno. Ne aveva i colori: i suoi capelli avevano la stessa sfumatura della cannella che affonda in un bicchiere di vino speziato; gli occhi erano dello stesso colore dei rami spogli e gocciolanti dopo una notte di pioggia; la sua bocca ricordava una mela rossa e lucida, di quelle che si trovavano sempre per le strade della periferia di Liverpool e che loro si divertivano a rubare.
John Lennon era l’autunno soprattutto nel carattere: un momento era dolce, caldo e positivo come uno splendido pomeriggio di sole, un momento dopo era ombroso, triste e arrabbiato come una fredda giornata di pioggia. In altri momenti invece era impenetrabile, inavvicinabile e insicuro come una mattinata di nebbia.
Ma più di ogni altra cosa, John era bello ed emotivamente devastante come un tramonto. Uno di quei tramonti che solo l’autunno ti sa dare, con quei colori caldi e quelle nuvole che sembrano ricamate da Dio, e tu non puoi che stare lì, impotente, con la bocca spalancata ad ammirare quella meraviglia davanti ai tuoi occhi e ti dici: ecco dove sta il significato della vita, in un tramonto. E pensi che vorresti poter catturare la bellezza, la perfezione di quell’istante, ma sai che non esiste nulla che possa davvero farlo.
E lo stesso era John Lennon per Paul.
Durante le interviste, mentre ne parla con i suoi figli e amici, ogni volta questa realizzazione di pura impotenza lo colpisce come un fulmine a ciel sereno. John non puoi spiegarlo, perché non ci sarebbero parole adeguate per farlo. E lo stesso vale per quello che c’era tra di loro.
Cos’era? Amicizia? Amore? Passione? Musica?
Solo etichette inutili, parole impotenti. Più ci pensa, più cerca di definirlo, di afferrarlo, più capisce che quel rapporto l’ha perso così tanti anni fa che non dovrebbe nemmeno ricordarselo così bene.
E assieme a quel loro che li definiva sempre e che lo faceva sorridere stupidamente ogni maledetta volta, ha perso anche lui, John Lennon.
L’autunno per Paul è finito, ed è appena ottobre. Gli resta solo l’inverno.
Afferra a caso una foglia, e si lascia scaldare dal meraviglioso caleidoscopio di colori. E’ rossa come le guance che si imporporano durante i primi baci rubati a Forthlin road, tra un accordo di Elvis e una canzone di Chuck Berry. E’ marrone come la legna che arde nel camino, e riscalda due corpi tremanti, stretti in un unico, forte abbraccio sotto una coperta troppo corta. Ma soprattutto è arancione come il sole che si riflette sulle nuvole durante un tramonto.
Accarezza un po’ quella foglia, girandola tra le dita, e nonostante sia bellissimo e doloroso allo stesso tempo, lascia che altre sensazioni lo invadano e che altri ricordi gli affiorino alla mente. Poi, quando arriva una folata di vento, capisce perfettamente cosa deve fare. La lascia volare via lontana, lontana da lui.
Paul chiude gli occhi, per tenere fuori i ricordi amari e conservare dentro di sé solo i bei momenti, quelli dolci. Serra le palpebre per impedire che il sole autunnale di John Lennon esca, lasciando entrare il freddo e la pioggia. E mentre lo fa, sa perfettamente cosa dire.
“Tanti auguri, John.”



 

 
 



Angolo dell'autrice:
Oddio che strano essere di nuovo qua, dopo... tre mesi. Dio, tre mesi.
Questi tre mesi non sono stati facili, come d'altronde non lo è stato quest'anno, in generale. In questi mesi ho dovuto affrontare due traslochi e due cambiamenti radicali di vita, e il secondo di questi mi ha portato oltre manica, a qualche kilometro da Londra, dove ho un nuovo lavoro. 
E in queste settimane un po' di solitudine e un po' di riflessione, ho pensato a quanto mi mancasse scrivere, perché il lavoro di prima mi risucchiava l'anima e tutto il tempo, e non sembravano mai avanzarmi cinque minuti per aprire Word. E adesso che sembro finalmente avere il tempo, cosa mi manca? L'ispirazione, ovviamente.
Per questa ringrazio il meraviglioso parco di Stourhead, la passeggiata tra gli alberi autunnali, e il fatto che le persone con me non la smettessero un secondo di canticchiare questa canzone. Pensavo da settimane di voler scrivere qualcosa sull'autunno, ho cominciato diverse storie, ma nessuna che mi convincesse. E poi, in dieci minuti, è nata questa.
Come avrete letto, è sì dedicata a John, ma anche a voi. E con questo Voi mi rivolgo a tutte le persone che in questi mesi mi hanno scritto, mi hanno recensito, hanno aggiunto ai preferiti una mia storia... e non si sono sentiti rivolgere neanche mezza parola di ringraziamento. Sappiate che mi vergogno profondamente di questo, e vi chiedo scusa. Non vi merito. Vorrei giustificarmi ripetendovi ancora che periodaccio ho passato, ma davvero, sento che sarebbe inutile. Vi chiedo solo di scusarmi, tutto qua.
Aggiungo un ultimo appunto, prima di scappare via: la storia non è completa, sì, avete letto bene. Vorrei che questa piccola OS fosse il primo di un progetto che copre le quattro stagioni e, di conseguenza, i tre restanti Beatles. Lo farò? Non lo farò? Chi lo sa. Una storia è in cantiere, vedremo se ci sarà. Incrociate le dita per me!
Finisco con un ringraziamento speciale: a Kia che ha betato questa mia storia e ha fatto di tutto per farmi tornare a scrivere, e finalmente c'è riuscita; e a Paperback White, che mi ha dato un parere preziosissimo. Sono due persone per me fondamentali, e le ringrazio di cuore. Grazie ragazze.
Detto questo, a presto? Chissà?
Un bacione a tutti voi,
Anya
 
   
 
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