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Autore: lawlietismine    10/10/2015    5 recensioni
IN PAUSA
Merthur - stessa ambientazione storica del telefilm - dark!Merlin e king!Arthur.
Morgana ha bisogno che qualcuno uccida Arthur Pendragon per lei e Merlin Emrys sembra essere l'uomo adatto a questa impresa.
Le voci che giravano accompagnando quel nome, erano abbastanza forti da tenere a distanza chiunque si trovasse perfino per caso nei dintorni del villaggio di Leeds, perché era risaputo che Emrys – oltre a essere potente – fosse spietato e maligno, legato all'Antica Religione.
Pochi lo avevano visto di persona, alcuni dicevano fosse un vecchio uomo dai lunghi capelli bianchi, un'espressione sempre seriosa e burbera in volto e un aspetto malmesso, altri invece raccontavano di aver visto un giovane ragazzo dai capelli scuri e gli occhi chiari, un ragazzo che incuteva timore solo con lo sguardo e che non si faceva scrupoli a far uccidere qualcuno dai suoi scagnozzi, un ragazzo quasi privo di umanità.
Genere: Angst, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Nessuna stagione
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Merlin Emrys era lo stregone più potente di tutte le terre esplorate, i pochi che avevano avuto il coraggio – o forse erano stati stolti? – di avvicinarsi al suo castello, se a lui sconosciuti o indesiderati avevano trovato in quel luogo immenso e desolato la fine delle loro vite, se invece erano riusciti a entrare, allora erano stati molto fortunati.
Ma le voci che giravano accompagnando quel nome, erano abbastanza forti da tenere a distanza chiunque si trovasse perfino per caso nei dintorni del villaggio di Leeds, perché era risaputo che Emrys – oltre a essere potente – fosse spietato e maligno, legato all'Antica Religione, e la sua malvagità gli rendeva rispetto.
Pochi lo avevano visto di persona, alcuni dicevano fosse un vecchio uomo dai lunghi capelli bianchi, un'espressione sempre seriosa e burbera in volto e un aspetto malmesso, altri invece raccontavano di aver visto un giovane ragazzo dai capelli scuri e gli occhi chiari, un ragazzo che incuteva timore solo con lo sguardo e che non si faceva scrupoli a far uccidere qualcuno dai suoi scagnozzi, un ragazzo quasi privo di umanità.

Morgana Pendragon, però, non era solita render conto alle dicerie e per raggiungere i suoi scopi, soprattutto ora che non aveva altro tra le mani, poteva andare in contro anche allo stregone di cui si sentiva parlar spesso, per questo affrontò a cavallo quelle distese di natura lontane da tutto, arrivando fino a quel luogo sperduto: il castello di Leeds le giunse alla vista maestoso e immenso come i luoghi che lo circondavano, eretto in tutto il suo splendore su due piccole isole in un lago, tanto da sembrare esso stesso parte dello scenario naturale.
Al primo isolotto si accedeva attraversando un lungo ponte sopra la distesa d'acqua, in cui nel lato opposto erano posizionate sentinelle lungo la muraglia d'entrata, tali da impedire a vista il passaggio a chiunque non fosse gradito: nel momento in cui ella non si fermò e nessuno la ostacolò, comprese che in qualche modo Emrys dovesse già sapere del suo arrivo.
Una volta passata oltre il ponte, Morgana si trovò la strada sbarrata, degli uomini in armatura la obbligarono a scendere dal suo cavallo e a depositare qualsiasi arma avesse con sé prima di riprendere il suo viaggio. Una volta fatto, poté incamminarsi verso il secondo isolotto: per arrivarci, era necessario attraversare un vasto prato ovale, dove, sul lato destro, vi era un'abitazione a parte.
Di fronte a sé, invece, si ergeva il suo obiettivo ed entrando nel castello si ritrovò di fronte una giovane donna, ferma all'entrata come se la stesse attendendo, i capelli e gli occhi scuri, un'espressione rilassata rivolta all'ospite.
“Mi segua Lady Morgana, la prego” la richiamò calma quella, dandole le spalle e incamminandosi verso l'interno: lei non aggiunse niente, la seguì silenziosa verso il secondo ponte, stavolta interno, che portava alla seconda isola e – intuì – al luogo nel castello in cui risiedeva Emrys.
Se avesse dovuto immaginare lo stregone basandosi su ciò che vedeva intorno a sé, allora lo avrebbe immaginato forte e sicuro, elegante, un vero nobile purosangue – tutto era in ordine, la mobilia non era in sovrabbondanza, ma era di qualità e Morgana aveva potuto intravedere anche qualche libreria ripiena, che dunque sottintendeva che lo stregone fosse istruito – e quando lei e la donna giunsero a destinazione, colui che si trovò davanti da una parte non deluse le sue aspettative, ma dall'altra la lasciò interdetta.

“Grazie, Freya” parlò la voce bassa “adesso puoi andare” e la ragazza, con un lieve inchino per lui e per Morgana, lasciò la spaziosa stanza.

Merlin Emrys era seduto su una poltrona intagliata come un trono proprio alla parete opposta rispetto all'entrata e se ne stava compostamente seduto lì con un libro fra le mani e le gambe accavallate: a Morgana sembrò tutto, tutto tranne che lo stregone più potente di tutte le terre esplorate.
Avrà avuto sì e no diciotto anni, aveva un fisico esile fasciato da una semplice camicia di lino e, come alcuni avevano giustamente raccontato, i suoi capelli erano scuri come la pece, mentre gli occhi – se ne accorse quando quello si degnò di spostare la sua attenzione dalle pagine del libro a lei – erano blu.
Parve più alla sua mente come un principe educato alla vita da futuro Re, vista la sua posizione con la schiena dritta, nonostante tutti i suoi muscoli fossero rilassati, come se fosse nato con un modo di fare reale, ma, per quanto dovesse essere per forza così visto che era stata condotta fino a lui, non riusciva a capire come potesse essere legato all'Antica Religione come lo era lei, che ne era Sacerdotessa.
I due si guardarono attentamente, poi Morgana si fece più sicura e gli si avvicinò ancora un po' a testa alta e passo deciso, attraversando con l'eco dei suoi tacchi sul pavimento parte della stanza illuminata dal sole e rinfrescata dall'unica portafinestra aperta alla sua sinistra.

“Morgana Pendragon” parlò lui, riservandole un cenno lieve del capo come saluto insieme alle sue parole, lei con una leggera e secca scrollata di spalle spostò il lunghi capelli scuri e mossi indietro e poi annuì, come a ricambiare il saluto.
“Emrys, sono qui per richiedere un favore” andò subito al dunque, fissando gli occhi di ghiaccio nei suoi “la tua fama ti precede, le tue terre sono vaste, il tuo potere immenso e temuto e io – in cambio del tuo aiuto – ti pagherò bene”.
Il ragazzo l'ascoltò silenzioso, tornando con lo sguardo al suo libro, e l'altra si sentì montare la rabbia nel vederlo così disinteressato proprio mentre ella parlava, ma questo non la fermò dallo spiegare le sue ragioni: non era stolta.
“Voglio che tu prenda il Re di Camelot e lo uccida, così che io possa prendere il suo posto come mi spetta” Merlin passò imperturbabile alla pagina successiva, senza dare l'idea di voler rispondere alla sua richiesta.
“Voglio il tuo aiuto per prendere la corona, poiché mia di diritto dalla morte di Uther Pendragon, mio padre, e con me tornerà la magia sul trono del regno” chiarì, come se, nonostante la mancanza di attenzione apparente, Emrys la stesse giudicando, richiedendole un perché sensato a quella volontà.
“Non mi importa come, fai ciò che devi per farmi arrivare al potere e fallo come vuoi” concluse, voltandogli poi le spalle seccata e camminando lenta ma certa verso la porta. L'aprì e fece un passo fuori dove la ragazza, Freya, la stava aspettando, ma prima di chiudersi la porta alle spalle, incrociò lo sguardo dello stregone: un angolo della bocca di lui era malignamente piegato all'insù in un sinistro ghigno, negli occhi c'era una strana luce.
“Sarà fatto” rispose, prima che la porta si chiudesse definitivamente e che Morgana venisse riportata al suo cavallo attraverso quel labirinto di corridoi infiniti, così da essere allontanata definitivamente dal castello.


Merlin Emrys era temuto e rispettato, oltre a essere ciò che era: quando le persone lo cercavano per i loro loschi – e a volte patetici – scopi, cercavano lo stregone, ma non in quanto tale, bensì in quanto potente, poiché ciò che gli veniva richiesto mai veniva realizzato per mezzo dei suoi poteri o da lui in prima persona, bensì da coloro che sottostavano ai suoi ordini.
E solitamente coloro che lo cercavano, e che riuscivano effettivamente a raggiungerlo e a farsi ascoltare, non erano persone da poco e le motivazioni erano di un certo livello.
Si era creato da solo tutto ciò che aveva, nessun sangue reale, nessuna discendenza, solo il suo destino: era nato come lo stregone più forte, come creatura stessa della magia e come Signore dei Draghi, fra cui Kilgharrah a vegliare sul suo castello. Niente che gli sarebbe potuto esser portato via per alcuna ragione.
Aveva delle persone sotto il suo comando, sia alcune come Freya che si occupavano del castello, sia uomini che si muovevano a seconda dei suoi ordini: le sentinelle all'entrata, che armate di balestre colpivano chiunque non avesse ragione di avvicinarsi, e banditi o uomini anche addestrati che si accostavano più a quel ruolo che a quello di soldati, che svolgevano le missioni da lui assegnate.

Quando Freya fu pronta dall'accompagnare Morgana Pendragon di nuovo dove l'aveva accolta e dopo aver atteso di vederla andar via a cavallo, tornò dal suo padrone, pronta per ricevere l'ordine che di solito seguiva i suoi incontri: infatti, quando dopo aver bussato lui la ricevette, quello non tardò ad arrivare.
Merlin non stava più leggendo, si era alzato in piedi e si era avvicinato alla portafinestra, lo sguardo perso nel verde e nelle acque del lago che lo circondavano, il libro ora abbandonato sulla poltrona e lui poggiato con una spalla all'arcata che si affacciava sul panorama, il corpo lungo e snello illuminato dal sole.

“Signore?” parlò cauta la ragazza, le braccia dritte lungo i fianchi e la testa china, nonostante lo sguardo che, fugace, indugiava curioso sull'altro.
Lui non la guardò, troppo occupato a riflettere e a godersi quella vista immensa, notando giusto in quel momento Kilgharrah che tornava in volo dal luogo che gli aveva detto di andare a perlustrare, ma ella non si discostò, conscia del fatto che la risposta le sarebbe giunta di lì a poco.
“Che partano verso Camelot, devono portarmi il Re” ordinò con un tono che non ammetteva repliche: Freya accennò ancora un inchino, poi si congedò.
“Vivo” aggiunse lui, prima che quella lo lasciasse di nuovo solo fra i suoi pensieri.


Ci sarebbe voluto probabilmente molto tempo affinché quella missione venisse completata, Merlin occupò il suo come meglio sapeva fare: lesse qualche libro, si informò sulle questioni che riguardavano le terre vicine – e anche lontane – e non ricevette nessuno dei malcapitati che tentarono di avvicinarsi al castello. Furono alcune delle sentinelle, come sempre, a occuparsi dei loro corpi inermi.
Dopo due lune piene, richiamò a sé Kilgharrah, al quale dopo qualche notte dalla prima luna piena aveva chiesto di andare a vedere a che punto fossero i suoi uomini. Quello giunse poi nel centro del vasto giardino ovale fra i due ponti nelle mura e fu presto raggiunto dallo stregone.
Merlin aveva sentito parlare di Arthur Pendragon, anche se in realtà non erano molte le notizie che gli erano giunte su di lui dopo che era divenuto Re, le voci si erano sparse molto più frequentemente durante il regno del padre, Uther, l'uomo spregevole che aveva bandito la magia dal suo regno e che aveva perseguitato e ucciso chiunque la praticasse.
Il ragazzo guardò il drago giungere al suo cospetto, planando sul cielo sereno di quella giornata e posandosi poi di fronte a lui.
“Giovane mago, sono tornato e ho fatto ciò che mi hai chiesto” l'altro annuì, come a invitarlo a proseguire.
“Porto brutte notizie – Merlin corrugò impercettibilmente le sopracciglia – gli uomini sono stati uccisi durante il loro assalto, il Re di Camelot li ha abbattuti insieme ad alcuni dei suoi cavalieri e la missione si è conclusa” detto ciò, attese che l'altro assimilasse il suo rapporto su quanto era successo e poi, dopo un cenno del capo, ascoltò la sua decisione repentina.
Freya, ferma in attesa di fronte al portone, incrociò lo sguardo del padrone e, ricevendo con un gesto il suo invito a farsi avanti, gli andò in contro il più velocemente possibile, cercando di stare a debita distanza fra lui e il drago.
“Che nessuno entri all'interno di queste mura e che nessuno esca fino al mio ritorno” ordinò duro, un'espressione di fastidio in volto come fosse combattuto, stizzito di fronte a quella situazione inattesa: sia il drago che lei, senza darlo a vedere, restarono confusi di fronte a quella reazione.
“Partirò io stesso con Kilgharrah, andrò a Camelot e tornerò con il suo Re” avvertì, come stesse però parlando più a se stesso che a Freya, che invece annuì, poi i suoi occhi si tinsero d'oro e nel cielo si sentì l'eco di un tuono. Poco dopo, Camelot – come il villaggio di Leeds – fu assalita da una tempesta, i cui fulmini colpirono senza pietà.

Merlin Emrys partì con il Grande Drago, per compiere lui stesso il lavoro che Arthur Pendragon in persona aveva intralciato. 






 

Spazio della psicopatica: 
Bene, eccomi qui con il prologo di una nuova improvvisa long. 
Prima di tutto devo spiegare un po' di cose: 
1- L'idea mi è venuta ieri (o due giorni fa? Mmn...) studiando i Promessi Sposi (per la seconda volta, visto che li avevo già fatti cinque anni fa, quando ero ancora parzialmente sana) e... Beh, dovevo fare i capitoli venti e ventuno, quelli sull'Innominato e Lucia. Chi di voi conosce bene la storia, avrà già capito: mi sono basata sul loro "rapporto", già, I know non sono affatto normale. Primo perché l'Innominato nei Promessi sposi ha tipo 60 anni e secondo perché... Solo io potevo vederci materiale romantico per il Merthur. Ma non posso farci niente, ho stravolto completamente la situazione per modellarla in base a questi due scemi, perché io sono io e il liceo classico - dopo cinque anni posso dirlo con certezza - mi ha fritto il cervello (il classico insieme al Merthur, eh! Ma soprattutto il Merthur). Quindi nada, stavo studiando, poi all'improvviso mi è venuta l'idea e allora mi sono messa a fare ricerche varie per scrivere questa fanfiction: era davvero da tanto che l'ispirazione non mi colpiva in questo modo! 
2- Il castello di Merlin... Allora, ho deciso di usare il castello di Leeds perché è bellissimo e particolare, oltre a essere medievale. Ed è questo qui: 

3- Mi sono già scordata cosa volevo dire ^^" quindi lasciamo stare i punti importanti. 
Dunque, lasciate perdere l'orribile immagine all'inizio, ma non trovavo niente quindi mi sono messa a farla io con Gimp. Eheh ^^" 
Penso di aggiornare tipo una volta al mese, perché ho in mente di scrivere capitoli molto lunghi (per i miei standard) per questa fic e quindi essendo all'ultimo anno e avendo la maturità, non so quanto potrò dedicare giornalmente alla scrittura (cosa che non mi permetterà di pubblicare spesso). 
L'ambientazione è sempre la stessa del telefilm, siamo nello stesso periodo e le vicende di Camelot sono sempre quelle: Uther vs Magia e Morgana vs Arthur. 
Comunque, il titolo è preso da una canzone che amo degli Imagine Dragons: Gold. Ascoltatela perché loro sono bravissimi e la canzone è bella. 
Vabbé, non so cosa aggiungere, se non che spero che questo prologo vi sia piaciuto. 
Se avete voglia, lasciate un pensiero: mi farebbe molto piacere!
Alla prossima, 

Lawlietismine

DOMANI È IL COMPLEANNO DI BRADLEY ❤❤❤

  
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