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Autore: SweetOblivion    16/02/2009    1 recensioni
Questo racconto a capitoli fantasy si potrebbe anche chiamare Fan Fiction, visto che è tratta da un forum..più precisamente un Gdr su forumfree. Cerco di racchiudere e raccontare la storia turbolenta e dolce di due personaggi: il mio (Angie) e quello di un mio amico (Frost). L'amore che combatte le fazioni. {Lei è buona; lui cattivo}
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lei si chiamava Angelica, ma nessuno l’aveva chiamata mai col suo vero nome, né lei lo aveva mai usato. Per tutti era semplicemente Angie, la maga.
Praticava in fatti la magia bianca, ad alto livello, ed era rispettata e temuta dai più. Di natura prevalentemente buona –era della fazione light- sapeva, infatti, essere anche cattiva con i nemici più odiati e spesso la freddezza con cui si divertiva nel scagliare nugoli di schegge affilate era sconcertante.
La sua sinuosa figura camminava ora attraverso la vasta radura verdeggiante, cercando di domare quel senso di ansia che la premeva dentro.
I capelli lisci color dell’oro lunghi fino alla vita ondeggiavano a ritmo del suo camminare ed alcune ciocche erano sospinte qua e là dalla leggera brezza serale, che le accarezzava dolcemente i delicati tratti del viso.
Angie avrebbe dovuto essere ovunque tranne che lì. Avrebbe dovuto essere alla Loggia cittadina, di cui era diventata Console da poco più di tre mesi ad amministrare la città. Avrebbe dovuto trovarsi nella redazione del giornale “Occhi d’Oracolo”, la cui situazione stava precipitando dopo che l’amico Row l’aveva incastrata cedendole il posto di redattore e tutti i compagni giornalisti avevano abdicato, lasciandola sola tra le pagine del giornale, con una sola nuova giornalista, la Signora del Fato Ametista, sua amica. Avrebbe infine dovuto probabilmente arbitrare un incontro all’arena, dove svolgeva la funzione di uno dei giudici.
Ma quella sera aveva deciso di abdicare anche lei a suo modo. Si era presa del tempo per sé ed era scappata dai mille impegni senza dire niente a nessuno ed ora si trovava a vagare senza meta, sola.
Suo unico compagno era il fedele micio nero Salem, regalatole da Row il giorno del suo ultimo compleanno.
Sospirò, assaporando gli infiniti profumi di quella sera d’estate, che l’aveva ormai portata ai piedi della collina.
La scalò senza difficoltà in meno di mezz’ora, arrivando alla sua sommità, che tanto adorava.
Le rovine dell’antico castello rilucevano dei pallidi raggi lunari e sembravano più mistiche che mai.
Angie sorrise alla vista tanto famigliare e a tutta Witchcraft, che poteva vedere ai suoi piedi e si sedette sul “suo” solito muretto, quello basso di fronte proprio all’ingresso, dove un tempo c’era l’antico e pesante portone in legno.
Chiuse gli occhi, cullata dalla calma di quella notte...

Lui era Frost. O Lestat. Ma per i più Frost.
Era bello e forte, pericoloso e cattivo. In passato, era anche stato light, ma non era realmente mai stato buono, nemmeno tra i buoni. Ora era uno Shadow, ma lui diceva sempre di non avere una fazione precisa, che lui non era né buono né malvagio, era Frost e basta. Ed era vero.
Determinato e deciso, erano noto ai più come colui che aveva cambiato più volte fazione. Era stato un cacciatore, un oris, un sicario e infine un vampiro.
Era una creatura della notte, viveva nelle tenebre e si cibava di sangue umano. Si definiva solitario e difatti preferiva non avere amici, condurre la sua vita senza particolari legami con chiunque potesse poi deluderlo; aveva sofferto troppo in passato per commettere lo stesso errore.
Quella sera era per il vampiro una notte come le altre, una notte di fame, caccia, morte, sangue.
Si era appena cibato, rubando la vita a una giovane donna bionda, una ragazza particolare, una preda diversa, che non aveva nemmeno urlato quando lui l’aveva morsa, anzi era sembrata godere dei suoi denti affilati bucare la tenera pelle del suo collo.
E ora, ancora stordito da questo strano avvenimento vagava senza meta. Non era ancora de tutto sazio, ma non aveva più voglia di uccidere, stranamente.
Era avvolto nel pesante mantello nero che di giorno lo proteggeva dai raggi solari e di notte lo rendeva praticamente invisibile all’occhio mortale, camminava velocemente diretto verso la collina che dominava la radura di Witchcraft, dove avrebbe potuto rilassarsi e riflettere.
Chi l’avrebbe incontrato quella sera probabilmente avrebbe notato soltanto gli occhi rosso accesso, rosso sangue e un ciuffo dei capelli bianco-argentei sfuggiti dal cappuccio.
Sul suo cammino non incontrò nessuno, eccezion fatta per un mucchio di ossa abbandonate poco lontano dalle rovine, pasto di qualche suo simile già passato di lì.
Eccolo. Lassù, dominatore di tutta Witchcraft, sul suo punto più alto, la vecchia torre quasi a pezzi.
Si osservò in torno, scrutando il nulla. Laggiù c’era qualcuno, ma chi?
Aguzzò la vista fino a scorgere una figura famigliare.
Sorrise tra sé e sé...

-Ciao Angie-
La ragazza si scosse. Qualcuno l’aveva salutata eppure non ne aveva udito la voce e non ne udiva l’eco. Era come se qualcuno fosse entrato nella sua mente e vi avesse parlato dentro.
Si alzò in piedi guardigna, ma non disse una parola.
Boooom.
Improvvisamente, un rumore di pietre franate al suolo. Probabilmente, quel qualcuno si era lanciato dall’alto delle rovine, facendo cadere dei massi, forse di proposito. Ora lo sentiva. Ne percepiva la presenza, ma non poteva vederlo.
Strabuzzò gli occhi, ma questi non penetrarono le tenebre.
Anche il suo stesso respiro le sembrava rumoroso, ora che si sentiva osservata e non poteva osservare, come un pesciolino rosso in una boccia.
Due occhi, uno rosso e uno azzurro, emersero dalle tenebre quando la misteriosa presenza si avvicinò.
Un vampiro.
-Ciao Angie-
La salutò ancora, nello stesso modo di prima.
Un vampiro che conosceva il suo nome.
Chi sarebbe potuto essere? Non le veniva in mente nessuno. Di vampiri ne conosceva fin troppi, ma nessuno di quelli l’avrebbe chiamata Angie né non l’avrebbe attaccata.
Solo quando il vampiro misterioso emerse dalle tenebre lo riconobbe.
Ebbe solo una visione del ragazzo, poiché questo sparì. Ricomparse dietro le sue spalle e l’abbracciò posando il capo sulla sua spalla.
-Ciao Angie-
La fredda voce vampiresca era colorata di un insolito colore probabilmente accompagnato da un sorriso.
-Ciao Frost..-
Non sapeva come mai, ma era felice di vederlo. Anche se era strana la situazione. Quante volte aveva combattuto con lui quand’era ancora light? Quante volte avevano parlato. Sorrise ricordandosi di quella volta che, già vampiro, l’aveva avvertita a proposito di una congiura contro una sua amica e solo grazie a lui era riuscita a salvarla.
Lui sciolse il calore di quell’abbraccio e si sedette di fronte a lei.
In suo rispetto, i denti si ritrassero e gli occhi tornarono grigi: ora le incuteva meno timore.
-Ma come va??è da tanto che non ci si vede per parlare solamente-
-E' vero. ultimamente i nostri incontri sono stati piuttosto..
Ecco, movimentati. Io tutto bene, direi, tu invece? Com'è la vita da cattivo?-
Sorrise mestamente ricordandosi di uno dei loro ultimi incontri. Lei era il giudice dello scontro tra lui e il fratello, Ensi, ma alla fine quest’ultimo aveva abbandonato l’incontro e Frost aveva rivolto la sua attenzione sulla maga, istigandola. Morale della favola, lei lo aveva ucciso e lui era resuscitato vampiro, ma –lei non lo sapeva- lui le era sempre stato grato.
-la vita da cattivo?dai non male,un pò violenta però...te la buona gratifica?manco fra i light?
Rispose lui in un sussurro, quindi si alzò dal muretto e le riavvicinò in silenzio, immobile di fronte a lei, gettando a terra il cappotto.
-Beh, la solita vita, anche se a volte è difficile essere buoni. Sai, si sente la mancanza di chi non c’è più in Fazione.-
Un brivido di freddo le corse per la schiena, facendola sussultare. Lo fissò negli occhi grigio perla, attendendo che lui parlasse nuovamente.
Lui, che non sentiva freddo, capì immediatamente cosa lei provava e prese il cappotto da terra. Lo appoggiò sulle spalle della ragazza, coprendola e abbracciandola.
-Si sente anche la mancanza di chi si lascia.-
Rispose senza abbandonare il contatto con la maga.
-Grazie-
Sussurrò lei lentamente.
Frost la guardò a lungo. Si avvicinò ancora di più, le prese il viso tra le mani e...tentò di baciarla dolcemente.
Angie rimase sorpresa, le labbra socchiuse come un pesce che boccheggia senz’acqua. In un secondo ripensò a tutto. A Giulio, con cui si sarebbe dovuta sposare. A Giulio, che aveva abbandonato quelle terre mesi prima senza dirle nulla. A Giulio, che ormai non amava più. A Frost, che non aveva mai pensato di amare. A Frost, ora che capiva che lui le piaceva davvero.
Avvicinò le labbra a quelle di lui, appoggiandole dolcemente sulle sue. Un dolce bacio a fior di pelle, che non durò più di cinque secondi, poiché entrambi si allontanarono, stupiti.
-Scusami, io...non volevo. Cioè si volevo, ma non dovevo.-
Frost era ora appoggiato al muro, come se non riuscisse a reggersi in piedi e lei gli si avvicinò, appoggiandogli dolcemente una mano sul braccio.
-Non ti preoccupare. Frost, dammi qualche tempo per pensare. Mi aspetterai?-
-Sono immortale, io.- Sorrise prendendole il viso tra le mani.- Ti aspetterò.-
E con queste ultime parole si volatizzò, lasciandola sola con i suoi dubbi e le sue incertezze.

Sola, con un pesante cappotto nero ancora sulle spalle.

  
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