Fanfic su attori > Altri attori/film
Segui la storia  |       
Autore: BukowskiGirl2    10/10/2015    0 recensioni
[Jeremy Irons]
La bellezza malata di una ventottenne incontra il fascino culturale di un cinquantenne. Jeremy è semplicemente frustrato e stanco della sua solita vita e Victoria è naturalmente spaventata da quello che la aspetta, per quanto riguarda il mondo del cinema.
Dal testo:
"La guardava insistentemente, tenendo gli occhiali sulla punta del naso. Era enormemente affascinato da lei, consapevole di quanta superbia ci fosse, in realtà, sotto quel finto velo di modestia."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Sarà stato difficile, l’ambientarsi in Italia. –
-Mio padre mi ha sempre parlato in italiano, ma iniziare un liceo classico con delle basi più o meno sufficienti è da matti. –
Il cameriere porse il conto all’uomo, con garbo. Certi riti classici non andavano spezzati: Victoria estrasse il portafogli, lui le disse che avrebbe provveduto da sé e lei rimise la pochette nella borsa. La giornata poteva continuare, si erano disegnati certi schemi inviolabili.
-Come sono logorroica… e imbarazzata, adesso. Vorrei tornare a casa ed affrontare i miei ospiti, se permette. –
-Oh, non oserò sottrarla al suo destino. – rise animatamente.
Lui le posò una mano sul collo e avvicinandola a sé più che poteva, le baciò una guancia. Lei non era donna da bacio, non era donna da cerimonie e tuttalpiù non era donna garbata. Ebbe la sensazione che lui non l’avesse ascoltata, semplicemente perché non aveva aggiunto più di tanto. Il pensiero che fosse in verità un uomo così poco interessante la spaventava. Era il sodo che voleva, il centro del centro, non poteva essere la volta sbagliata.
Tornando verso casa ripensò al fatto che avrebbe dovuto programmare una di quelle liste dal titolo monotono come Propositi per il nuovo anno o Idee per un anno migliore o ancora Cose che prometto di fare e che non faccio mai anche chiamato Come farmi sembra molto più cattiva di quanto non sia già.
Il cellulare della donna, che ormai aveva il suono di un centralino, squillò di nuovo e di nuovo la terrificante vista di quel nome la impietrì.
-Pronto? – chiese come se servisse a qualcosa.
-Vicky, Caroline ha le sue cose. Avanti, hai capito! Per qualche giorno interrompiamo le riprese e tutto. –
Si chiese a cosa servisse la disposizione dell’egregia Carol, ma non osò domandare vocalmente.
-Cosa farò in questi giorni? Posso tornare a casa? –
-Tesoro, questo lo devi chiedere ad Amelia. Mettetevi d’accordo. Un abbraccio. –
Lui sistemava sempre tutto in maniera sconvolgentemente rapida, come i problemi non esistessero.
Aperta la porta di casa e guardatasi intorno per assicurarsi della mancata presenza dei due, gettò la borsa su un divano e si stese sull’altro. Analizzando la fantasia del copri-divano cercò, nel database del suo cervello, l’ultimo evento razionale che le fosse accaduto, escluso qualsiasi incontro contrattuale e non.
-E anche la macchina per il caffè americano. – disse al silenzio.
-E poi l’armadio Ikea, il divano Ikea, la porta Ikea, le mattonelle Ikea, il cibo Ikea. –
Si alzò in piedi, dirigendosi verso la parete attrezzata del soggiorno. Aprì più o meno tutti i cassetti che, vista la dimensione ridotta del soggiorno, avevano meccanismi geometrici imbattibili.
-Oh, dovrei sposarti signor Ikea. Almeno le farei io, le cose sporche, la notte, nel tuo letto. –
Immaginò i suoi futuri giorni felici e il fatto che un lavoro così non le sarebbe pesato abbastanza. Sedutasi alla postazione computer, digitò nella ricerca alcune parole chiave come “università”, “Roma” e “Lettere classiche”.
Il registino l’avrebbe uccisa, lapidata viva, ma amava vederlo urlare come una tartaruga in calore, quando si arrabbiava per la sfumatura sbagliata del grigio topo del vestito di Miss. Sonosolounacomparsa.
Decise in pochi minuti, rapida come mai prima, che l’indomani sarebbe andata in sede ad informarsi per le lezioni. Il costo fu l’ultimo dei suoi pensieri, ma ciò che avrebbero pensato di lei era al primo posto. La paura di fare una vita sregolata e senza limiti di tempo, le impedì di ripensarci. Così, nonostante la sera prematura e lo stomaco vuoto a metà, andò a dormire sul suo divano Ikea, sognando di quell’uomo che lo aveva creato.
Componendo, sul suo telefono cellulare, le cifre di un numero telefonico senza nome, attese che il suono della chiamata si attivasse. Portò il dispositivo all’orecchio e attese.
-Pronto? –
-Julien? –
-Sono Paul, ti passo Julien. – gridando fuori dalla cornetta il nome. Pochi secondi e poi la voce calda di un ragazzo sui 18.
-Ti secca molto chiamarmi sul mio cellulare, piuttosto che far rispondere mio fratello a quello di casa. –
-Fino a prova contraria vivi con tua madre, Napoleone, dovrebbe rispondere lei. Comunque non mi dà poi tutto questo fastidio la voce di Paul, è lui un po’ orgoglioso. –
-Ti ha dimenticata. –
-Oh, menomale. Non ho dormito né mangiato per il pensiero! –
-Molto spiritosa. Hai già iniziato? –
-No, Carolina Ballerina ha il ciclo, ergo non si fa nulla. –
-E lui, com’è? –
-Lui? –
-Oh, per favore. –
-E’ molto formale, ma ospitale. Avevo dimenticato come gli inglesi potessero esserlo. Esteticamente non è nulla di esageratamente eclatante, ma ha una bella anima. O forse no. Sto cercando di non partire da un presupposto di ammirazione. –
-Ti ha mai sfiorata? –
-Oh, Julien, abbiamo già dei figli e stiamo per sposarci! –
-Ti preferivo cupa e temeraria. L’internazionalità ti sta dando alla testa. Comunque, devo staccare, sta per arrivare Antonio e devo prepararmi… -
-Esci ancora con quell’idiota? –
-E’ simpatico e frequenta cardiologia. –
-Grandi progressi. Ti lascio allora alle tue conquiste. –
Bruscamente chiuse la telefonata. Per la prima volta non si sentì in colpa. Le erano bastati pochi giorni per rendersi conto che i ritmi erano i seguenti e che non poteva fare niente per fermarli, l’avrebbero trascinata via. Calata la sera e finita la giornata, piuttosto che attendere il ritorno degli ospiti tanto agognati, si immerse nei pensieri e nell’acqua pura.
Attaccato al muro del bagno, pendeva uno specchio lungo: fissò il suo corpo nudo e bianco, disprezzando la sua magrezza e tirando via i capelli dal viso. Adagiando dell’acqua sulla pelle umida di vapore, toccò il suo collo conoscendolo per la prima volta. Pensò a sé stessa come una donna desiderata e non più solo desiderante. Si sentì provocazione e purezza insieme: era nuova.
Sfogliando le scene del pomeriggio, analizzò l’incontro. Con buona probabilità i suoi occhi erano belli abbastanza da essere fissati per interi e lunghi minuti. Forse anche le labbra, o il naso o il viso pulito, erano desiderabili. Il suo corpo fioriva, insieme a lei, e capì in quell’istante che per troppo tempo si era arenata, legandosi a cose che diventavano orrendi vizi ed abitudini, che le legavano le ali e le coprivano il capo. La madre, il padre, il fatto che non stessero più insieme, la sorella, le Migliori: tutte persone di cui è necessario circondarsi per non fare la vita dell’apparente frustrato.
Non c’era più niente da aggiungere, la giornata si era conclusa e, come molto tempo prima, ebbe l’impressione di vivere il giorno prima o quello dopo, tanto erano simili e monotoni. Cercò una sola soluzione e scrisse su carta, con la mano ancora calda:
“ricordarsi di splendere”
Si trasferì nella camera da letto, fantasticando sul domani, sperando sarebbe stato diverso, amando ogni centimetro del suo corpo. Prese fra le mani il biglietto da visita di un certo Mister Pseud, così soprannominato da lei. Dire che compose il numero suonerebbe ripetitivo e disarmante per il lettore, dunque il tizio rispose e basta:
-Studio del dottor Amico. –
Sospirò per l’inutilità del cognome.
-Mi chiamo Victoria Lewis, il mio principale ha già parlato con il dottore. Vorrei dunque prendere un appuntamento. –
-Domani mattina andrebbe bene, diciamo verso le 8? –
-Sarebbe ottimo, la ringrazio. –
-Grazie a lei. –


“È al mattino che bisogna nascondersi. La gente si sveglia, fresca ed efficiente, assetata d'ordine, di bellezza e di giustizia, ed esige la contropartita.”
Samuel Becket

Sentendo le voci dei suoi temporanei coinquilini, si scoraggiò, pensando a quanto paziente sarebbe dovuta essere durante la giornata. La vana speranza del giorno prima, che i due fossero morti o stati rapiti da qualche associazione mafiosa, era svanita nel nulla, quando il viso della femmina era spuntato dall’angolo della porta esclamante “Oh, allora sei sveglia!”. Con rammarico, nulla di poetico all’orizzonte, dolce Victoria.
-Ho la sveglia fra dieci minuti, grazie per avermi svegliata. Voi che ci fate svegli a quest’ora? –
-Volevamo ammirare l’alba. Dove sei diretta quest’oggi? Possiamo in qualche modo aiutarti nel tuo percorso? – chiese, rispondendo. Mossa da non usare con la signorina Lewis.
-No, ti ringrazio, per oggi non ho molto da fare. Ho un appuntamento con un dottore per cose di lavoro e tanto vale parta adesso. Fate come volete. Ho fatto una copia delle chiavi e l’ho lasciata sotto il vaso dell’Aloe. –
-Oh, sei gentilissima. Allora ci vediamo dopo. Ti chiamo, se ci dovesse servire qualcosa. – esclamò sorridendo. Come se stesse affermando il vero: Victoria era capace a mala pena di badare a sé stessa, offrire aiuto ad altre persone, così incoscienti tra l’altro, era troppo.
Preso il tram come chiunque a Roma, si mostrò non indifferentemente confusa all’uomo al quale chiese indicazioni geografiche. “E’ qualche porta più avanti”, disse, sottointendendo, da bravo romano, che lo studio del dottore si trovava più o meno a qualche chilometro da lì.
Così fu, la strada lunga, ma pianeggiante. Cresceva nel suo stomaco la sensazione provata anni prima: un nuovo mostro stava cercando di uscire dalla via sbagliata. Ma i mostri sono destinati a rimanere dentro, dove tutto è buio ed è pericoloso rimanere. Così, ricacciata dentro la creatura, si accomodò nella fredda sala d’attesa, ornata solamente da una striscia di carta da parati, in corrispondenza delle spalliere delle sedie.
-E’ il suo turno, signorina Lewis. – sorrise la Segretaria che ogni dottore si fa anche detta L’occhialuta ma ottimamente vedente.
Il suo cuore batteva forte e per pochi secondi odiò sé stessa e il ritorno delle sue paure. Come appunto anni prima, si trovava sola: questa volta in modo fisico e mentale.
-Buongiorno, signorina. – sorrise altrettanto accentuatamente l’uomo dietro la scrivania. Le sue rughe lo rendevano affascinante e aveva un’aria vagamente francese. Le sue mani risaltavano la sua bellezza delicatamente. Erano di quelle mani che parlano, la mani che sai che hanno già sfiorato tanto.
-Buongiorno a lei. –
-E’ in parte evidente che ogni direttore scenico obblighi le sue marionette a frequentare uno psicologo. Lei è d’accordo con questi appuntamenti? –
-Non so se la sua Margherita le ha riferito, ma ho chiamato io. Dunque sì, mi trovo più che d’accordo con gli appuntamenti che verranno. –
-Iniziare con un approccio diretto, ovvero stando in silenzio davanti a lei ed aspettandomi che lei esponga, mi pare molto limitato. Così le farò qualche test. –
-Alle signorine dice che “sta facendo dei test”? –
Sorrise.
-No, signorina. –
-Possiamo iniziare subito o questa seduta era a scopo secondo? –
-Possiamo pienamente iniziare. Lei perché è qui, se si sente qui? E se non si sente qui, perché? –
Victoria, che si era preparata a disegni astratti e frasi contorte, si lasciò andare sulla poltrona di fronte, ricurva verso fuori e morbidamente perfetta.
-Perché secondo la cultura che mi sono insegnata, che ho insegnato a me stessa, voi sapienti Dottori della Testa siete all’apice di uno schema piramidale infinito, sullo stesso piano di molti scrittori. –
-Mi dispiacerebbe deluderla, se così non fosse. –
-Non lo è già. Sono già amaramente delusa. Vorrei però andare avanti e capire, capirmi. –
-Oh, capirsi. Ecco, è una buona cosa. Ho parlato a lungo con mr. Lucano e… -
-Solo perché sono inglese non deve dire “Mr. Lucano”. –
-…e abbiamo parlato a lungo di lei. –
-Ah! Parlare a lungo di me. Come se mi conosceste, tutti e due. –
-Abbiamo parlato a lungo di lei, signorina Victoria e non è uscito dalla mia analisi un solo dettaglio positivo, santo cielo! Lei è un soggetto con disturbo della personalità borderline e deve curarsi abitualmente! Non può lasciarsi andare alla rassegnazione, porca miseria! –
In un attimo realizzò tutto, riavvolse il nastro. La gentilezza, la cordialità, la semplice allegria di ognuno di loro. Il modo “facile” in cui, sotto il suo punto di vista, aveva realizzato le cose. La gentilezza di Jeremy e la follia mista a delicatezza di Lucano. La manager così materna e tutti così vicini.
-Voi non mi conoscete per niente, non sapete nemmeno in parte chi sono. E vi permettete di farmi il profilo psicologico. Forse non vi rendete conto di quanto sta accadendo. – così disse, alzandosi e facendo per uscire.
-Io voglio solo aiutarla. Farle vedere con i suoi occhi il modo fastidioso in cui le persone la guardano e sviluppare in lei una ripresa. Non cerca di manipolarla, né tantomeno di dirle chi è lei. –
Con sguardo stravolto ma vuoto, tornò a sedersi.
-Vorrei che mi dicesse come si sente. Vorrei che lo facesse con sincerità, che dimenticasse la sua dignità e l’immagine che ha di sé stessa. –
-Non saprei cosa dire, mi dispiace davvero tanto. –
-Il suo principale mi ha detto che lei ha il cuore spento. Sue testuali parole. Vorrebbe, cortesemente, commentare? –
Sospirò, poi disse, mantenendo l’espressione seria: -È il fatto di trovarmi sola in mezzo a milioni di persone che si tengono per mano, che mi spegne un po’ il cuore. Con questo non voglio dare ragione al Cordialissimo, ma voglio solo spiegare la sua frase, con la sua mentalità. –
-Non deve usare dei tramite, quando parla del suo stato d’animo. Può, come ho già detto, denudarsi completamente, finendo per essere ciò che non immagina. Può inoltre iniziare a sentirsi in dovere, come dire, di soffrire e disperarsi – prese un foglio con alcune iscrizioni – per la separazione dei suoi genitori, per la perdita del suo amante omosessuale (mi riferisco ad Edoardo) e per tutto il resto, insomma, sarà abbastanza confusa dal fatto che conosco queste informazioni su di lei. –
Ella continuò a guardare fuori dalla finestra, l’inspiegabile bellezza della bougainvillea.
-Vorrei farle delle domande da protocollo. –
Si schiarì la voce, comprendendo che la donna lo stava ascoltando ma non avrebbe risposto.
-Dorme regolarmente, la sera, ultimamente? –
-No, probabilmente no. Torno tardi, sa, allora non molto tempo. –
-Riesce ad addormentarsi, quando decide di mettersi a letto. –
-No, mi addormento circa due ore dopo. –
-Bene. Crede di mangiare di meno o di più del solito, nell’ultimo periodo? Intendo, averte di più o di meno la fame, rispetto a prima? –
-Non mangio molto. Mangio solo a pranzo, di rado a colazione. –
-Prima era solita mangiare, a colazione? –
-Si, facevo anche lo spuntino. E, ovviamente, cenavo. –
-Ha, non ultimamente, magari solitamente, crisi di qualsiasi tipo, sensazione di solitudine, che sia fisica o di altro tipo? La prego di essere il più sincera possibile. –
-Esattamente, nel numero di persone che vengono qui da lei, perché dovrei lasciarmi curare, sentendomi sola, da qualcuno che tratta tutti allo stesso modo? Sotto questo principio, nessuno dovrebbe venire, lo so bene. Ma… -
-Cosa le fa credere che io non la tratti diversamente? –
Guardò l’orologio: -Per questa volta, vorrei fosse finita qui. La ringrazio della pazienza. –
-Spero vorrà prendere un altro appuntamento. –
-Deve dirmi lei. –
-Innanzi tutto – tornò dietro la scrivania – questo è il mio numero. Dopodiché, vorrei riceverla domani, allo stesso orario, per discutere meglio la sua depressione. –
Un martello particolarmente forzato le colpì lo stomaco, facendolo schizzare per tutto il cuore. Un peso fra i 25 e i 30 kg fu posto dentro ciascuno dei due lati della sua cassa toracica.
-A domani, signore. –

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Altri attori/film / Vai alla pagina dell'autore: BukowskiGirl2