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Autore: Spregias    11/10/2015    0 recensioni
Gwen White e Matt Spencer: la coppia dell'anno e non solo per contratto.
Adesso Gwen e Matt vivono in due città diverse, con lavori diversi e possibilità di incontrare nuove persone.
Lei reciterà a Los Angeles nel ruolo di Catherine Earnshaw.
Il suo collega, Harry, è un affascinante attore con cui farà subito amicizia.
Ma l'amore tra Matt e Gwen resisterà?
Seguito di An honest liar
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ciao ragazze, vi sarete dimenticate di Matt e Gwen, e lo capisco. Non ho più scritto da molto tempo e se l’ho fatto probabilmente vi ho abbastanza deluso (soprattutto con questa seconda storia). Ma ho detto che avrei postato l’epilogo e lo farò, per voi che avete seguito “An honest liar” e “Living in a movie”. Lo devo a voi e a Matt e Gwen perché, insomma, anche loro hanno diritto ad un lieto fine.
Ciao e grazie, se vi ritroverete a leggere la fine di questa storia. J
 
EPILOGO
 
Quel mattino aprìì gli occhi consapevole che probabilmente quello sarebbe stato il giorno più bello della mia vita, il giorno che aspettavo da quando Matt si era inginocchiato a Los Angeles e mi aveva proposto di passare il resto della mia vita con lui.
Inoltre, era il 7 settembre ed era il giorno del mio ventiduesimo compleanno. Matt, in uno dei pochi istanti di dolcezza della sua vita, aveva proposto così ed io non avevo potuto fare altro che accettare.
Mia madre Marie entrò nella mia camera con una tazza di caffè, sorridente.
“Buon compleanno e buongiorno, tesoro. Come ti senti?” chiese dolcemente, mentre io mi alzavo.
Le sorrisi, il cuore in subbuglio. Come mi sentivo? Meravigliosamente bene.
“Sono felice, mamma” risposi, sincera e spensierata. Matt era l’uomo della mia vita, ed era mio.
“Bene, Gwen. Sistemati che giù c’è la parrucchiera e la truccatrice. Inoltre ci sono un paio di paparazzi” disse mia madre, facendo una smorfia. Scossi la testa.
“Non ci daranno pace, oggi!” risi e fui pronta a sottopormi alla tortura.
 
Mi guardai un’ultima volta allo specchio prima di uscire di casa e salire sulla macchina che mio fratello Dan avrebbe guidato per portarmi all’altare. Sapevo di essere bella. Lo sapevo e basta, perché quando passi la vita a sentirtelo ripetere, quando essere bella è ciò che ti fa lavorare, quando milioni di persone te lo ripetono, alla fine ci credi. Ma non mi ero mai sentita così bella come quel giorno. Il mio abito lungo bianco era bellissimo. Il corpetto mi stringeva e si trasformava in una lunga gonna di raso bianco e tulle, i miei lunghi capeli biondi erano acconciati benissimo, e il trucco mi illuminava quasi quanto i miei occhi. E il sorriso era pure felicità. Io ero pura felicità.
“Dan, grazie” mormorai scendendo dall’auto davanti alla chiesa. Per tutto il tragitto mi ero chiusa in uno straordinario mutismo e davanti al sagrato, avevo davvero paura. Mi sentivo di gelatina.
“Di niente, sis” sorrise lui, facendomi strada verso mio padre, che mi aspettava emozionato.
Presi il braccio a mio padre. Stava davvero succedendo, stavo davvero diventando la moglie di Matt.
La marcia nuziale mi accompagnava e finalmente vidi l’altare e l’uomo che mi aspettava lì.
Matt era bellissimo, più bello di qualsiasi altra persona al mondo. I suoi occhi blu non mi lasciavano mai andare ed io non l’avevo mai visto così sfacciatamente felice.
Quando presi la sua mano, tremavo e stavo per scoppiare a piangere.
“Siamo qui riuniti oggi per celebrare il matrimonio di due persone straordinarie: Matt e Gwen” disse il sacerdote, che mi aveva visto crescere. Non c’erano molti invitati. Mia madre e mio padre, mio fratello Dan e mia sorella Candice che ci facevano da testimoni. Vincent, il mio manager, con la mia migliore amica Allison, in dolce attesa. Alan, il manager di Matt, con la sua famiglia. La sorella di Matt, con cui aveva riallacciato i rapporti. Qualche amico, e il cast del mio film, quello che avevo girato a LA. Era uscito bene. Harry era lì.
“Io, Matt Spencer, prendo te, Gwendaline White, come mia legittima sposa, e prometto di esserti fedele sempre, nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore, nella buona e nella cattiva sorte e di amarti ed onorarti ogni giorno della mia vita” pronunciò i propri voti senza staccare gli occhi dai miei, e il mio cuore stava volando. Era possibile essere così schifosamente felici?
“Io Gwendaline White prendo te, Matt Spencer, come mio legittimo sposo , e prometto di esserti fedele sempre, nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore, nella buona e nella cattiva sorte e di amarti ed onorarti ogni giorno della mia vita” dissi, mettendogli l’anello al dito.
“Vi dichiaro marito e moglie, lo sposo può baciare la sposa”
E Matt mi baciò.
*
Cinque anni dopo…
 
Stavo stringendo mia figlia tra le braccia. Mia figlia. Sophia, così l’avevamo chiamata, aprì i suoi occhi e io non potei che sorridere. Era identici a quelli di Matt, blu, bellissimi. Gli occhi di mio marito che era andato a casa per qualche ora a vestirsi. Mi avrebbe sicuramente raggiunto qui in ospedale dopo poco. Avevo appena partorito Sophia ed era un continuo ricevere visite.
“Gwen! Eccomi!” disse Allison, entrando proprio in quel momento. Aveva tra le braccia sua figlia Nicole, di cinque anni. La lasciò libera e venne ad abbracciarmi.
“Vincent si scusa, dice che viene a trovarti dopo. Sono contentissima di vederti” sorrise. Le strinsi la mano. Si trattenne per qualche minuto poi se ne andò. Subito a ruota apparve mia sorella Candice. Candice stava frequentando un avvocato e avevano intenzioni serie. Con lei c’erano i miei genitori. Dan viveva a Boston da due anni ormai e lo vedevo di rado.
Ero contenta di vederli.
Matt arrivò proprio in quel momento, con in braccio il nostro primogenito, Liam, di tre anni. Liam assomigliava invece a me. Mia madre stava cullando Sophia e mio padre portò Liam a vedere i giochi.
“Finalmente soli, Mrs Spencer” mormorò Matt, baciandomi. Mio marito.
“Davvero, Matt. Ti vedo ogni giorno eppure mi manchi” misi il broncio. Lui rise, dandomi un bacio sulla fronte.
“A me no” disse, cercando di apparire serio. Ma ormai lo conoscevo così bene che non mi facevo ingannare.
“Non mi freghi più” gli dissi, attirandolo verso di me.
“Questo perché è da molto tempo che non ne ho più intenzione, amore” sussurrò prima di poggiare le sue labbra sulle mie.
 
THE END
  
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