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Autore: Yellow Daffodil    11/10/2015    4 recensioni
Cristiana ha un braccio rotto per colpa di Diego. E' davvero arrabbiata con lui, perché a causa di ciò non potrà ballare per la Scala di Milano. Cristiana e Diego sono anche compagni di classe, ma ora mai è quello l'unico tipo di rapporto che li lega.
Che cosa succede quando, dopo una furiosa litigata, Cristiana va alla ricerca di Diego con una lettera in mano e la faccia sconvolta?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Cris 2

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E come promesso, ecco la seconda parte dell'avventura di Diego e Cristiana. Che cosa sarà successo dopo quel giorno all'ospedale?
Ricordo ai lettori che questo avvenimento è situato al capitolo 11 e 12 (Vacca's Party I e II) della storia
Io e te è grammaticalmente scorretto e che è possibile capire anche non essendone lettori.

PER I NON-LETTORI: Diego Vallicroce è il classico amante della "botta e via", in costante conflitto con la compagna di classe, Cristiana Romanin. La ragazza, preso il suo posto di capoclasse vincendo le elezioni, viene costretta a passare un periodo di tempo a stretta vicinanza con Diego, per colpa di quest'ultimo. Difatti, in vena di scherzi, lui la fa cadere e lei subisce una frattura al polso. Questo infortunio le impedisce di svolgere alcuni provini di ballo a cui tiene molto e, specialmente quando al controllo per la rimozione i medici le prescrivono ancora un mese d'ingessatura, lei si arrabbia a tal punto con il compagno da sbandierargli in faccia l'odio che prova per lui. Solo settimane dopo un lungo silenzio tra i due, proprio Cristiana va in cerca di Diego ad una festa, con un foglio tra le mani e una novità.

PER I LETTORI: abbiamo lasciato Diego nel salotto di Veronica, dopo una sbronza da Oscar con tanto di vomitata in pubblico. Dopo che Cristiana entra proprio in cerca di lui, Marinella li lascia soli. E naturalmente la lettera contiene una novità.

Buona lettura! 



L'errore di Cristiana
Missing moment di "Io e te è grammaticalmente scorretto"


Ed è nel momento in cui Marinella lascia la stanza che sento il famoso gelo di maggio calare sulla mia testa.

Sapete cos'è il gelo di maggio? È quella sensazione di freddo che scende sul tuo corpo dopo che tu e la ragazza a cui hai rovinato la vita vi ritrovate soli in una casa che non è né tua né sua...in maggio. Questo è il gelo di maggio.
Per l'appunto, Cristiana, la suddetta ragazza, regge una carta che -oh, voi non conoscete Cristiana- potrebbe usare in qualsivoglia momento per tranciarmi la carotide e farmi pagare gli errori finora commessi.

“Come ti senti?” la domanda apparentemente interessata da parte sua è solo un modo per introdurre il piano di vendetta senza destare troppi sospetti.

“Come uno che ha appena finito le scorte di Martini alla festa di Vacca” rispondo sedendomi civilmente sul divano e abbandonando la mia posizione da gorilla pensionato. Tutto per apparire a mio agio con il mio corpo, cosa impossibile se penso alla prossimità di un colloquio omicida con Cristiana.
Non so quanto mi ci vorrà a smaltire questa sbronza, ma spero che l'effetto rimanga almeno durante la parte dello squartamento.

“Il tuo modo di fare l'anima della festa non funziona molto, sai?” se è una battuta, Cristiana si è sbizzarrita con il sadismo. Se è un modo per dirmi che le dispiace per me, allora il sadismo ce l'ha proprio dentro.

“Già, me ne sono accorto.” ribatto, seccato.

D'altra parte si beve per dimenticare, ma la bevuta di stasera è stata inutile, dato che lei è davanti a me.

“Senti Diego, c'è una cosa che volevo dirti.” dice, apprensiva, sedendosi sulla poltroncina di fronte.

La sua mano stringe quasi convulsamente quel foglio e il suo viso è contratto in un'espressione ansiosa. Ho l'impressione di aver combinato qualcosa, visto che è una costante piuttosto presente nella mia vita.

Prende fiato: “Non so bene come iniziare, ecco...sono un po' agitata...”

“Se parlare di fronte a me è un problema, mi posso girare.” propongo, data la sua ultima passione nel ricordarmi quanto lei mi odi: “Oppure immaginami in mutande, dicono che funzioni. Sempre che non sia motivo di maggiore imbarazzo.”

Arrossisce come se mi fossi realmente denudato e mi guarda come non faceva da tempo: furiosa e oltraggiata. Sì!
“Vallicroce!” il richiamo della foresta mi trapana le orecchie e fa addirittura muovere i suoi riccioli.

Non posso fare a meno di sorridere, ricordando quando questi ruggiti mi perforavano i timpani una decina di volte al giorno. Ho sempre adorato la versione incazzata di Cris. Anche se me la immaginavo come un'amazzone lesbica, ha sempre avuto il potere di risvegliarmi dai torpori della noia.

“Mi scusi, non era mia intenzione sconvolgerla così tanto.” me la rido.

Se possibile, diventa ancora più rossa e si liscia nervosamente il vestito: “Smettila di ridere, è una cosa importante.”

“Ok, spara.” mi metto comodo sul divano godendomi il malessere della sbronza e la vista delle sue gambe accavallate. Mica mi sono convertito al puritanesimo!
In più non l'avevo proprio mai vista vestita così e devo dire che è anche meglio di come avevo provato a immaginarla senza i jeans.

“Ieri mi è arrivata questa.” comincia sventolando la lettera: “E' direttamente dall'ospedale civile. Dice...beh...”

“Se vuoi, la leggo io.” mi pare abbastanza con l'acqua alla gola e io ho fretta di capire perché.

“Ok, tieni.” me la porge e mi osserva scrutarla come pronta a scattare.

Sarà l'alcol, sarà il mini-abito fucsia, saranno quei dannatissimi riccioli, ma questa sera Cristiana è fin troppo sexy.
Apro il foglio aspettandomi chissà quale dichiarazione di guerra al nostro pianeta da parte dei marziani, ma in realtà trovo solo molte file di scarabocchi in penna nera.

“Allora?” mi chiede lei sporgendosi per guardarmi meglio.

“Mmm, non comprendo il bimbese.”

“Il che?”

“Vedi, questi mi sembrano i disegni senza senso di un bambino e in più ricorda che sono sbronzo, quindi non riesco a codificare messaggi criptati.”

“Mio Dio, quanto sei imbecille!” si sbatte una mano sulla fronte e mi strappa il foglio di mano, velenosa. “Questa è la calligrafia di un medico!”

“Beh, allora non comprendo il medichese!”

Sbuffa frustrata e trattiene un'imprecazione sicuramente rivolta a me: “Sopra c'è la comunicazione battuta a computer, cretino!”

“Davvero? E chi l'avrebbe mai detto!”

Cristiana si alza, furiosa e sbatte il foglio sul tavolo: “Il mio polso è sano!” vomita queste parole come se non aspettasse altro.

“Che vuoi dire?” le chiedo squadrandola attraverso le onde nei miei occhi.

“Vallicroce, mi dispiace. C'è stato uno scambio quel giorno in radiologia. Il medico ha osservato le lastre di un'altra ragazza e di conseguenza il risultato non era il mio.”

“Aspetta, buona un secondo.” la fermo cercando di seguire il filo: “Mi stai dicendo che il tuo polso non si è mai rotto?”

“No, ti sto dicendo che quel giorno, alla visita, hanno controllato un polso diverso, che era ancora rotto, mentre il mio, beh...” continua a portarsi i ricci ribelli dietro alle orecchie, tesa come non mai: “Il mio no. Il mio si era sistemato – voglio dire è sistemato. Dopodomani rimuoveranno il gesso e in questa lettera si scusano per l'errore.”

Devo dire che sono stordito.
È
davvero possibile che Dio abbia ascoltato le mie preghiere? È questo il miracolo che ho chiesto e che sta accadendo proprio a me?

Oh cazzo.

Oh, cazzo cazzo!

Il Signore ha interagito aggiustando le ossa di una persona! Credo che dovrei andare a messa più spesso e magari chiedere di trovare in garage una Porche con una biondaccia nuda sul cofano. Quanto più difficile può essere di riaggangiare qualche ossetto rotto?

“Ehi, di' qualcosa.” mi prega Cristiana, scrutandomi preoccupata.

“Cazzo?”

Lei sospira senza smettere di torturare quei benedetti ricci: “So di aver esagerato con te, Vallicroce. Ti ho detto cose che non pensavo, ero sopraffatta dalla rabbia.” i suoi occhi si riempiono di lacrime e le sue labbra iniziano a tremare. È così vulnerabile, nonostante non lo sembri per niente.
Ha il volto di una guerriera, gli atteggiamenti da leader e una determinazione nel rimproverarti che quasi temi più lei che tuo padre.

Però adesso, qui, in questa sala elegante in cui rimbomba la musica ovattata, sembra così indifesa che non riesco a portare rancore nei suoi confronti.

Mi alzo in piedi per poterla guardare negli occhi: “Ogni cosa che è uscita dalla tua bocca, quel giorno, aveva un senso.”

Scuote la testa, sull'orlo del pianto: “Che senso ha odiarti quando sei stato accanto a me per tutto quel tempo?”

“Beh, dicono che sia abbastanza insopportabile.”

“Troppo.” sorride leggermente avvicinandosi a me. “Ma nonostante non ci stessimo per niente simpatici, hai accettato di aiutarmi e so che l'avresti fatto anche se non ti ci avessero obbligato.”

No, credo di no.”

“Beh, hai ragione. Probabilmente no.” ritratta. “Però qualcosa ha voluto che accadesse e adesso so che a dispetto delle tue battutine pervertite e del tuo caratteraccio, mi avresti protetta da qualsiasi pericolo.”

“Come lo sai, se mi detesti tanto?” le chiedo scrutando quelle calde chiazze mosse dalle lacrime del rimorso.

“Io non ti detesto, Vallicroce. Cioè un po' sì, ma non tantissimo.” ribatte. “Lo so per certo perché siamo stati costretti a passare del tempo insieme. E in quel tempo mi sono accorta che non c'è solo il Vallicroce volgare e perverso, ma anche il Vallicroce protettivo e che fa ridere, quello che si sa prendere cura degli altri, anche se non lo ammetterebbe mai in pubblico. Sei uno cretino, è vero. E anche una sottospecie di ninfomane, ma che tu ci creda o no, in quel maledetto tempo io ho visto che sei molto di più. Sei Diego.

La fisso con la bocca semi-aperta, notando che la mia testa sembra essersi fermata sul suo viso (e non più in basso) e il mio cuore batte in modo incontrollato, alimentato dalle parole della ragazza per cui provo -o almeno credo- un'antipatia secolare.

Perché d'un tratto il malessere della sbornia si è tramutato in sfarfallio nello stomaco? Quelle bastarde di farfalle mi stanno facendo sentire felice, come se avessero dell'eroina nelle ali. Maledetti sentimenti, maledetto il giorno in cui ho travolto Cristiana per le scale e maledetto dottore-talpa con una vista del cippo.

Qui il miracolo mi sta facendo un servizio completo; sta domando quel mio senso di perversione e contemporaneamente sta facendo emergere quella specie di Diego-bravo ragazzo di cui parla tanto Cristiana.

Brr, mi vengono i brividi.

“Ti...” mi schiarisco la voce. “Ti piace quel Diego?”

Credo che a nessuna ragazza sia mai piaciuto Diego. Forse Vallicroce, Il Valli, Valli The Master, The Vallinator, The Diegherminator, Il Croce e, più recentemente, El Vallo. Ma Diego? Diego, no. Mai.

“Sì. Mi piace.” una risposta secca, uno sbuffo quasi sospiro, poi rotea gli occhi e mi fissa. “Quanto nella merda sono da uno a dieci?”

Le sorrido perché è davvero una sfigata ad avere avuto a che fare con me, ma ancora di più ad essere arrivata a provare qualcosa.

Molto nella merda.” le rispondo.

Andando contro me stesso, contro le leggi della "botta e via", contro il mio stesso stile di vita, le prendo la mano che non è coperta dal gesso e la stringo con la mia: “Ma non sei da sola. Anch'io sono nella merda. Siamo nella merda insieme.”

Come sono romantico, vero?

Ne usciremo, se vorrai.” aggiungo.

Le scappa una mezza risata che mi fa sentire rilassato e in pace con me stesso, regalandomi un nuovissimo senso di innocenza e un sentimento genuino che non avevo mai provato prima d'ora.

No, non voglio uscirne. Mi piace questo tipo di merda.”

Bene.”

Volevo davvero che Cristiana stesse bene, più di ogni altra cosa. Più del sesso o di una scopata con la mia vicina di casa slovena (piuttosto brava, comunque, sa il fatto suo, la ragazza) e ora che la vedo sorridere a un palmo di naso da me, capisco che è perché Cristiana è diversa da tutte le altre.
È pazza, sclerotica, cattiva, antipatica, esuberante e indelicata. 
E io odio questo di lei, però mi piace da morire.

“Mi vuoi baciare?” mi chiede sorridendo provocatoria.

“In realtà.” mi schiarisco la voce. “Puntavo ad altro, sai...”

Mi colpisce con un pugno per niente affettuoso: “Maiale! Sei un maiale!”

“E tu vuoi essere la mia porcellina?”

Cristiana mi fissa con la bocca aperta e una faccia sconvolta, come se avesse appena parlato all'aria. Scommetto che si sta rimangiando tutte quelle belle parole su di me.

Le sorrido, divertito: “Scherzavo, Cris. Scherzavo.”

La avvolgo con le mie braccia e scostandole i ricci dal viso, la bacio.


È il gesto più dolce che abbia mai rivolto a una ragazza in tutta la mia vita. Non sto pensando alla fine del bacio, quando dovrò cercarmi qualcun'altra, sto solo pensando che vorrei che non finisse mai.
Restare qui, tenerla stretta tra le mie braccia, così da sapere sempre dove andrà e cosa farà. Così da proteggerla e non lasciare che nessun altro demente come me la faccia soffrire. Mi sento così in brodo di giuggiole.
Il mio stomaco sta sul serio sfarfallando, tanto che posso sentire il Martini fare tipo centrifuga nella lavatrice che mi trovo come intestino.

Incredibile, io, Diego Vallicroce, porco di professione, sto sentendo le farfalle nello stomaco per una ragazza. Mi chiedo se il mondo si sia messo a girare in senso orario.

E cazzo, se bacia bene! L'irritante ruba-trono Cristiana Romanin bacia come una dea.

Potrei abituarmici.

Senza separare le nostre labbra, ci spingiamo a vicenda contro la porta e nel momento in cui ci sbatto addosso decido che è meglio girare la chiave nella toppa. Non si sa mai che la donna-silicone, madre di Veronica, avvisti due ragazzi in un atto poco casto nella sua stessa immacolata casa.

Devo riprendere fiato, così prendo Cristiana per i fianchi e la dirigo verso i divani. La zip del suo vestito mi dà fastidio, intralcia la mia strada per toccare la sua calda schiena, così la abbasso. Lei si lascia cadere sul divano e ora siamo esattamente l'uno sopra all'altra. E non abbiamo ancora smesso di baciarci.

Ok! Calma! Zona pericolo.

Se non si ferma immediatamente, si verrà a creare una situazione fin troppo piacevole. Non può farmi impazzire così, la sua mano si è già impossessata dei miei capelli e ora sta scendendo lungo il collo, incendiandolo. Nemmeno io riesco a smettere di esplorare sotto il suo vestito. I vestiti sono fatti per essere tolti. Specialmente in certe situazioni.

La sua pelle è calda e liscia, creata apposta per essere sfiorata e farti andare fuori di testa.

Cazzo, ci sta pure andando pesante con quella lingua, vuole farmi svalvolare!

Sto baciando Cristiana e il solo fatto mi manda in pappa il cervello, mettiamoci anche la versione sexy della serata e la contentezza per essermi tolto un macigno dallo stomaco, qui qualcuno rischia di lasciarci le penne.

Non vorrei davvero fare la parte del pervertito con lei, ma sembra che non mi lasci altra scelta.

“Aspetta!” si stacca dalle mie labbra ed è come se buttasse una secchiata d'acqua gelida sul fuoco. Mi fissa ansimante e spettinata, ma nonostante ciò contuinua a essere dannatamente bella. “Sei ubriaco.”

“Non più.” non sopporto il vuoto tra le nostre labbra ora che ne ho sperimentato la vicinanza e ritorno a baciarla.

Non mi sento per niente ubriaco, ho già espulso tutta quella robaccia e ora sono pronto a essere riempito di nuovo. Riempito da questa nuova e potente sensazione.

Lei non mi ferma e riprende a sbottonarmi la camicia, dandomi un esplicito nulla osta.
Non riesco più a staccarmi dalla sua pelle, ne esploro ogni caverna e ogni collina, sentendomi un visitatore desideroso di godersi appieno tutto il panorama.
Ormai lei mi ha sfilato la camicia, sta tremando, ma non credo sia per il freddo.

“Aspetta.” quel millimetro cubo di lucidità che mi è rimasto sta lavorando come un forsennato per allarmarmi di una cosa. “Il braccio, il gesso.”

“Non più.” risponde lei, il fiato corto.

“Ok, Cris, sappi che se non mi fermi ora, niente mi fermerà più dopo.” ormai non resisto più, ma ho smesso di giocare con lei. Se dovessi farla soffrire di nuovo, questa volta non me lo perdonerei mai.

“Diego.” il mio nome esce deciso dalle sue labbra, mentre posa entrambe le mani sulle mie guance. “Taci, per favore.” scandisce a fondo queste parole e mi sorride; e io penso che nessuna ragazza, nemmeno la più facile e meravigliosa, potrebbe farmi sentire le farfalle nello stomaco con un sorriso.


Secondi, minuti, forse ore.

Ho letteralmente perso la cognizione del tempo. Do un'occhiata intorno e sono ancora a casa di Veronica, il sole pallido che accarezza i contorni del salotto.

Sì, sto sul divano pluri-stimato della mia compagna di classe, coperto solo da qualche vestito di proprietà ignota, ma non mi preoccupo. Anzi, mi ritengo un uomo fortunato a non essere stato cacciato a scarpate nel didietro.

Il tepore di maggio si avvinghia al mio corpo e sale a riempirmi la mente, inebriandola.

Cos'è il tepore di maggio? È quella sensazione magica che si impossessa del tuo corpo dopo che tu e la ragazza a cui hai rovinato la vita avete fatto l'amore. Come una sniffata di cocaina o un bibitone di tranquillanti. Ti fa vedere tutto come se fosse perfetto, anche se tu sei uno schifo ambulante, perché accanto a te c'è una persona che ti permette di non esserlo. Questo è il tepore di maggio.

Guardo Cristiana dormire sulla mia spalla e mi ritorna alla mente quel giorno all'ospedale. Il Vallicroce di quel giorno non avrebbe mai detto che si sarebbe innamorato.
Pensava di essere nella merda, sì, ma non nella merda in quel senso.

E invece, eccomi qui. A contemplare l'usurpatrice nella sua tenera espressione felice. Mi sto rammollendo come una prugna sotto il sole di luglio.

Al ricordo di questa notte, mi scappa un sospiro sognante, come se fossi io la ragazza della situazione. Una cosa raccapricciante, se vista dall'esterno, ma vi assicuro che all'interno non potrei sentirmi meglio di così.

Cazzo, non si addice a un figo statuario come me. Va beh.

Con le dita scosto un ricciolo dal viso di Cristiana e le lascio un lieve bacio sulla fronte.

“Credevo fossi un porco...” mormora lei schiudendo a fatica le palpebre e girandosi verso di me.

“Non lo sono?”

Scuote la testa sorridendo.

“Cazzo, una vita sprecata.”

Ridacchia stiracchiandosi e coprendosi con la mia camicia. Appoggia il suo viso nell'incavo del mio collo e comincia a disegnare qualcosa sul mio petto con il dito, provocandomi un leggero solletico.

“Che schifo.” sussurra a bassa voce, come se ci fosse altra gente nella stanza e non volesse essere sentita da nessun'altro. “Ho fatto sesso con Diego Vallicroce.”

“Brutta ingrata!” esclamo, indignato. “Con tutte le volte che hai gridato, hai pure il coraggio di dire "che schifo"?”

“Ho...gridato?” non riesco a vedere, ma sono sicuro che sia arrossita.

“Naturalmente.” approfitto di questa sua debolezza per prenderla in giro come sempre. “Tanto che la terza volta ho dovuto metterti una mano sulla bocca e diminuire la mia immane potenza o avrebbero pensato a uno stupro.”

Si stacca immediatamente da me e si mette seduta a fissarmi, rossa e infuriata come un toro: “Sai rovinare ogni bel momento, Vallicroce, complimenti.”

Si alza con la grazia di un pachiderma e fa per andarsene, ma la trattengo per il braccio: “Dove vai?”

Si libera della mia stretta, arrabbiata: “Via. Forse è stato tutto un enorme sbaglio.”

Ok, gli amori nascono e muoiono velocemente, ma cazzo, così velocemente?
“Un che cosa? Cosa c'è di sbagliato?” anch'io mi metto a sedere, recuperando le mie cose sparse per il divano.

“Tu.” risponde, liberandosi della mia camicia e riprendendo in fretta la sua biancheria. “Io.”

“Noi?” propongo, passandole il reggiseno.

“Sì. Noi.” ripete, riprendendosi l'indumento come se avessi intenzione di rubarglielo. Non che sia un idea da scartare.

“Perché voi ragazze fate sempre questo cazzo di discorso, eh? Io, tu, noi, grande sbaglio, me ne vado. Cos'abbiamo noi di sbagliato? Se sono io quello sbagliato, dimmelo subito, prima che...”

“Prima che?”

“Prima che mi illuda.”

Lei sembra riflettere per un attimo, infilandosi il vestito fucsia: “Illuderti perché avresti qualcuno con cui fare sesso quando ti pare?”

Sbuffo, raggiungendola e alzando la cerniera del vestito lungo la sua schiena: “Se volessi fare sesso quando mi pare, lo chiederei a qualsiasi altra ragazza. Con te non è sesso, è un'altra cosa. Credo che si chiami amore, ma, ehi, non sono io l'esperto in materia.”

Si gira per guardarmi con quegli occhi castani così inquisitori che mi sento sotto interrogazione senza aver studiato: “Davvero, Diego?”

Annuisco senza abbassare lo sguardo: “E non è solo quello. Voglio il pacchetto completo.”

“Sarebbe a dire?”

“Litigare con te perché faccio gli strip in classe, farti arrabbiare con le mie battute, farti ridere quando ci riesco e baciarti.” mi chino su di lei e faccio incontrare di nuovo le nostre labbra.

Le stesse farfalle della sera prima si impossessano del mio stomaco, facendomi sorridere come uno scemo.

“Stai ridendo mentre mi baci!” esclama staccandosi, incredula.

“Scusa.” dico, alzando le mani. “Allora ci stai?”

“Cosa?”

“Tu. Io. Noi.”

Mi guarda per qualche secondo, per poi sorridere e colpirmi con un pugno sul braccio. “Allora non ti importa solo del sesso.”

Assumo un'aria filosofica e sospiro come un artista tormentato: “Ti ho detto che non è sesso, è amore.”

“Tu mi odiavi, Vallicroce.”

Tu mi odiavi, Cris.”

“Beh.” fa lei, abbassando lo sguardo. “Ci sto.”

“Cosa?”

“Tu, io, noi.”

Sorrido felice per come gli eventi hanno preso una piega, per come mi guarda Cristiana e per come mi guarda chiunque stia lassù, che ha ascoltato le mie preghiere durante il mio breve sebbene intenso momento di vocazione religiosa.

Chiunque sia, sicuramente si starà ammazzando dalle risate nel vedere la versione del ninfomane peccatore alle prese con la sua punizione: innamorarsi davvero. Inoltre dovrà anche ammazzarsi di lavoro per espiare tutte le scopate che mi sono fatto prima di accorgermi di tenere di più a qualcos'altro, ma questo fa parte del suo lavoro: redimere le persone che si convertono al suo credo (ok, ho fatto tutti i sacramenti dal battesimo alla cresima, ma mi sento cristiano solo adesso...ah! Capita? Cristiano!) e assicurarsi che perpetuino le loro buone intenzioni.

Ma non ho dubbi riguardo ciò, non commetterò mai più un singolo errore con Cristiana.
D'altra parte gli errori ti portano sempre a imparare qualcosa di nuovo e oggi ho imparato che:
a- non si buttano le compagne di classe giù dalle scale;
b- errare è umano, ma soprattutto medico;
c- a volte credi di essere nella merda fino al collo e non ti rendi conto che è la cosa migliore che ti potesse capitare.
In conclusione posso dire di essermi fatto la migliore scopata di tutta la mia giovane vita, con una barca di sentimenti omaggio e una manciata di farfalle incluse.
E poi, beh, cazzo.





E molto galantemente Diego diede fine alla one-shot.
Chiedo perdono per i "cazzo" seminati per la storia.

Comunque spero non vi abbia deluse. Io stessa non l'avevo immaginata così prima di scriverla, difatti sono andata un po' oltre.

Allora, a voi l'ardua sentenza! Che mi dite del
noi che si è venuto a creare?

Vi raccomando, se non lo fate già, di leggere
Io e te è grammaticalmente scorretto , storia da cui è tratto tutto questo  e, ovviamente, Io e te è grammaticalmente scorretto 2.
Già, c'è anche un 2 XD

Daffy

P.S: per chiunque volesse passare a leggere la prima one-shot dedicata alla coppia Diego e Cristiana, ecco il link: L'errore di Diego


   
 
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