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Autore: Kaguya    11/10/2015    6 recensioni
Prese il pacco fra le mani agitandolo ed ottenendo in cambio solo un fruscio. Strappare lo scotch via, per scoprire cosa ci fosse lì dentro, richiese solo un attimo.
Fu cosi che Hanamichi si ritrovò davanti un mucchio di buste bianche.
Ne prese alcune fra le mani, mentre si rendeva conto che su ognuna era segnata una data. E la consapevolezza di cosa fossero si fece spazio in lui, togliendogli per un attimo il fiato.
Lettere.
Centinaia di lettere.
Quanta fatica doveva essere costata alla volpe scriverle tutte? Lui che di parole ne trovava sempre troppo poche
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lettere



{Lui pensa che da qualche parte, nel mondo, incontrerà un giorno una donna che, da sempre, è la sua donna.
Ogni tanto si rammarica che il destino si ostini a farlo attendere con tanta indelicata tenacia, ma col tempo ha imparato a considerare la cosa con grande serenità.
Quasi ogni giorno, ormai da anni, prende la penna in mano e scrive. Non ha nomi e non ha indirizzi da mettere sulle buste: ma ha una vita da raccontare.
E a chi, se non a lei?
Lui pensa che quando si incontreranno sarà bello posarle sul grembo una scatola di mogano piena di lettere e dirle
”Ti aspettavo.”
Lei aprirà la scatola e lentamente, quando vorrà, leggerà le lettere una ad una e risalendo un chilometrico filo di inchiostro blu si prenderà gli anni, i giorni, gli istanti, che quell'uomo, prima ancora di conoscerla, già le aveva regalato.
O forse, più semplicemente, capovolgerà la scatola e attonita davanti a quella buffa nevicata di lettere sorriderà dicendo a quell'uomo
”Tu sei matto.”
E per sempre lo amerà.}

Oceano Mare – Alessandro Baricco



Ci sono cose che ti piombano fra capo e collo quando meno te lo aspetti.
Cose belle. Cose brutte. Cose destabilizzanti.
Tu sei li che tiri avanti, sgomitando e facendoti spazio nella vita, definendo passo passo chi sei e chi vuoi essere...e poi boom. Qualcosa fa implodere tutto.
Ecco su cosa meditava Hanamichi, seduto in salotto, i gomiti piantati nelle cosce e la testa fra le mani. Un'espressione a metà fra il tormentato e il corrucciato.
Era passato un anno da quel giorno maledetto. Un anno dalla partenza della volpe artica. Un anno e un paio di giorni da quella sera in cui, aiutato da un drink di troppo, era riuscito a confessargli i suoi sentimenti. In modo confuso e a tratti aggressivo, come nel suo stile, ma era pur vero che all'epoca aveva da poco acquisito consapevolezza di sé ed era ancora confuso a sua volta.
La volpe, Rukawa, gli aveva detto che aveva bisogno di tempo per assimilare quella cosa. E poi era partito. Aveva lasciato la questione in sospeso. E il rosso odiava quello stato di limbo.
Hanamichi sbuffò, lasciando scivolare le mani davanti alle labbra, giunte come se stesse pregando.
Ci aveva messo mesi a farsi passare l'incazzatura, che nascondeva la frustrazione, che nascondeva la delusione, che nascondeva la disperazione. Aveva deciso di dimenticare. Si era dedicato anima e corpo al basket, agli amici, persino allo studio...E ci era riuscito. Per mesi aveva relegato il pensiero di Kaede Rukawa ai più segreti recessi della sua anima.
Ma c'era poco da fare. Ci sono ferite che sono come tagli: resta la cicatrice, ma è tutto lì. Altre volte invece il proiettile penetra la carne e si disfa in mille schegge. Alcune le togli, altre devi lasciarle dove sono per evitare danni maggiori. La pelle pian piano le ricopre e diventano parte di te.
Quella volpe maledetta era una scheggia.
E Hanamichi ne era dolorosamente cosciente mentre fissava con disappunto il pacco poggiato sul tavolino davanti a lui, come se potesse esplodere da un momento all'altro.
Non c'erano indizi circa il suo contenuto. Una semplice scatola di cartone da imballaggio, delle dimensioni di una scatola da scarpe. Su uno dei lati un'etichetta adesiva con il nome e l'indirizzo del destinatario, il logo del corriere e il nome del mittente.
Kaede Rukawa.
Perché? L'unica domanda che ronzava nella testa del rosso. Non “cos'è”, ma “perché”?
Poteva esserci qualsiasi cosa lì dentro, non gli importava. Voleva solo capire il senso di mettere di nuovo prepotentemente piede nella sua vita dopo un anno. Cosa credeva di fare la volpe? Pensava che lui l'avesse aspettato? Che l'avrebbe di nuovo mandato nel pallone?
Beh su questo secondo punto poteva anche avere ragione in effetti.
L'idea che l'altro potesse crogiolarsi nell'immaginare la sua reazione cosi spaesata fece salire un moto di orgoglio nel rossino.
Prese il pacco fra le mani agitandolo ed ottenendo in cambio solo un fruscio. Strappare lo scotch via, per scoprire cosa ci fosse lì dentro, richiese solo un attimo.
Fu cosi che Hanamichi si ritrovò davanti un mucchio di buste bianche.
Ne prese alcune fra le mani, mentre si rendeva conto che su ognuna era segnata una data. E la consapevolezza di cosa fossero si fece spazio in lui, togliendogli per un attimo il fiato.
Lettere.
Centinaia di lettere.
Quanta fatica doveva essere costata alla volpe scriverle tutte? Lui che di parole ne trovava sempre troppo poche..Le mani di Hanamichi tremavano al pensiero di tutto quello che avrebbe potuto trovare scritto, nero su bianco, su quei fogli.

Passò i due giorni seguenti chiuso nella sua camera, sul letto, circondato da quelle lettere.
La volpe le aveva messe in ordine cronologico e lui stava rispettando la scelta. Anche se fremeva per leggere le ultime, come quando ci si ritrova tra le mani un bel romanzo che ti rende impaziente di capire cosa succederà ai protagonisti.
Gli sembrava di riappropriarsi di una parte della propria vita, mentre invece era quella dell'altro che gli veniva donata in frasi più o meno lunghe.

“Ciao Do'hao,
probabilmente ti verrà un colpo a ricevere questa lettera. Ti assicuro che in questo momento un mezzo colpo sta venendo a me...non so cosa sto facendo.
...
Dubito riceverai mai questo foglio.

K.R.”

La prima sembrava una dichiarazione di intenti più che una lettera vera. Hanamichi poteva benissimo immaginarlo, chino sulla scrivania a combattere con parole che non sapeva trovare e che pure dovevano averlo punzecchiato per uscire.

“Ciao Do'hao, ci sto riprovando...vedi, penso di dovertela una spiegazione.
I primi giorni pensavo di no. Di non doverti niente. Non ti avevo dato nessuna risposta, né ti avevo illuso di qualcosa. Ora voglio spiegarti invece. Perché continuo a pensarci a quello che mi hai detto. E continuo a pensare che forse avrei dovuto cercare di capire se mi stavi prendendo in giro o no. Consolati: questo dubbio me lo porterò dietro anche io.
Ma capiscimi, Do'hao. Avevo il biglietto pronto nel cassetto. Non era il momento giusto.”

“Oggi ho iniziato gli allenamenti con la squadra. E tu?
Ti stai allenando, Do'hao? Avevi detto che mi avresti raggiunto...Ti dichiari sempre un Tensai o hai iniziato a impegnarti seriamente?
Qui sono tutti a un ottimo livello. Non mi fanno paura.”

“Non ho ancora un posto da titolare, sai? Ma non mi arrendo. Sto dando il 200%. E non pesa.
Giuro. In questo campus si respira solo basket. E' bello. Tu cosa combini?
...
E' stupido vero? Aspettare una risposta a lettere che non hai mai inviato, controllare la buca delle lettere di tanto in tanto per vedere se per caso non abbia preso tu l'iniziativa.
Sono un po' do'hao anche io a volte a quanto pare.”

“Sono in squadra, ma non è come allo Shohoku. Qui si impegnano tutti. Non c'è tempo per le buffonate. Se la tua performance cala ci sono almeno tre ragazzi dietro di te pronti a prendere il tuo posto da titolare. Si sta in guardia. In campo si fa gioco di squadra e siamo impeccabili.
Ma compagni di squadra...quelli non ce ne sono.”

“Oggi abbiamo vinto. Era la prima partita e siamo usciti a festeggiare mettendo un po' da parte le rivalità. C'è un ragazzo in squadra che ha lo stesso atteggiamento insopportabile di Sendoh. Continuava a chiedermi se avessi lasciato la mia ragazza a piangere per me in Giappone.
...
Io pensavo a te. Non sei una ragazza. E non penso tu stia piangendo. Ma...sei mio?
Mi stai aspettando, Hana?”

“Non so davvero perché continuo a scriverti.
Oggi mi ha chiamato Ayako. Mi ha detto che state facendo grandi cose anche senza Akagi. Perché ci sei tu. Mi ha detto di quanto ti stai impegnando, dei tuoi progressi.
Non le ho chiesto nulla. Davvero. Ma lei continuava a raccontarmi di te.
Mi chiedo: era cosi palese? Per loro intendo...Per me non era affatto chiaro.
Non è chiaro nemmeno adesso.”

“Ho fatto amicizia con uno dei ragazzi in squadra. Abbiamo due ruoli diversi, forse è per questo che siamo più rilassati. Mi ricorda te. E' aperto e solare. Ed è anche lui straniero. Italiano per l'esattezza. Abbiamo visto un film ieri sera e abbiamo chiacchierato del più e del meno.
Ma a quanto pare ho qualcosa che spinge gli altri a impicciarsi dei miei affari sentimentali. Mi ha chiesto se stessi soffrendo la lontananza. Gli ho spiegato che non avevo lasciato molto in patria.
Ha riso. Dice che 'non molto' è comunque meglio di niente.
Lui ha lasciato la sua ragazza. Lei gli ha detto chiaro e tondo che non aveva intenzione di aspettarlo.
...
Ho pensato per settimane che una risposta definitiva avrei dovuto dartela quel giorno, per togliere entrambi da questa situazione indefinita. Ma ora non ne sono sicuro.
Io non sarei riuscito a dirti 'non aspettarmi'. E chiederti di aspettarmi sarebbe stato un azzardo troppo grande.
Non so cosa avrei fatto se tu avessi detto no.”

Hanamichi sospirò stanco, lasciando andare l'ennesimo foglio.
C'era di tutto li in mezzo. I primi passi nella nuova squadra. Accurati resoconti delle partite disputate. Persino il racconto del primo tentativo della volpe ai fornelli.
E indizi. Per lui. Frasi sparse che nemmeno messe assieme potevano costituire una dichiarazione degna di questo nome. Ma ci aveva provato, Kaede, a fargli capire che qualcosa per lui lo provava eccome.
Il rossino era felice anche con quel poco. E questo lo terrorizzava. Gli bastava davvero quell'incursione a tradimento nel suo quotidiano per ritrovarsi di nuovo con l'ingombrante presenza volpina nella testa? Nel cuore?
Sbuffò, raccogliendo rabbioso un nuovo foglio. Sperava davvero di trovare di meglio.
Cosi almeno avrebbe potuto trovare una giustificazione con se stesso per quel battito impazzito.

“Sono passati sei mesi, Hana.
Non mi hai mai cercato. Mai. Mi hai preso in giro? Hai giocato con me?
Mi sono sentito cosi in colpa ad averti lasciato senza una risposta, che non ho mai valutato un'altra ipotesi.
Se fosse stato uno scherzo il tuo? E in realtà quello abbandonato a divorarsi nel dubbio fossi io?”

“Ho baciato un ragazzo oggi. Ero in un locale a bere qualcosa con gli altri. Non so come si chiama, non ricordo già più il suo viso. Sono appena rientrato e ho ancora i vestiti addosso.
Volevo solo scriverti. Aveva i capelli rossi, Hana.”

“Stefano è scoppiato oggi durante gli allenamenti. Il coach lo ha minacciato di relegarlo di nuovo alla panchina dopo l'ennesimo ritardo. In tutta risposta si è tolto la divisa in mezzo al campo, l'ha calpestata e ha urlato qualcosa in italiano. Credo proprio fosse un insulto. E' passato poco fa a salutarmi. Se ne torna a casa. Dice che dopo otto mesi vuole il ragù di sua madre. Non so cosa sia, ma aveva un'espressione molto dolce mentre ne parlava.
Se dovessi tornare anche io troverei una casa vuota. Ma non sarebbe un problema.
Se dovessi tornare, il primo posto dove andrei sarebbe la palestra. La nostra palestra.
...
Mi manchi, Hana.”

“Hanamichi.
Mancano due settimane al mio rientro.
E' stata una bella esperienza, ma voglio concludere gli studi a casa mia prima di tornare qui e diventare un professionista.
E voglio soprattutto vedere i tuoi progressi. Voglio sfidarti in un one-on-one.
E chiamarti per nome. L'ho scritto tante volte, ma non l'ho mai pronunciato.
Chissà che faccia faresti...”

Il rossino sorrise, mentre sentiva gli occhi inumidirsi.
Quella baka kitsune...Aveva davvero pensato cosi tanto a lui durante quell'anno? Un anno. Avevano perso tanto di quel tempo. Sospirò al pensiero, passandosi il dorso di una mano sugli occhi, mentre l'altra afferrava l'ultimo foglio.

“Ci siamo.
Fra una settimana sarò a casa. Fra poco esco per spedirti tutte queste lettere.
Siamo onesti: non riuscirei più a ritrovare tutte queste parole incontrandoti finalmente. Per cui te le invio. Senza correggerle, né rileggerle. Sono sincere, non c'è bisogno di ritocchi.
So che potresti anche cestinarle o bruciarle. Ma correrò il rischio.
Il mio volo atterra il 29, attorno alle 15 a Tokyo. Alle 17 sarò in palestra
Sta a te.“

Hanamichi rilesse le poche righe dell'ultima lettera tre volte. Quindi scattò in piedi, lanciando il foglio e gettando un'occhiata frenetica all'orologio sulla parete. Le 16:50. Il calendario poco sotto gli ricordava che era il 29 maggio.

“K'so!!”

Imprecò, fiondandosi fuori dalla sua camera. Scese le scale con la grazia di una palla di cannone, urlando un “Mà, esco!” alla volta della cucina, mentre si infilava le scarpe abbandonate all'ingresso.
Corse per le strade di Kanagawa come non aveva mai fatto prima. Nemmeno nelle mattinate di ritardo per la scuola. Sembrava avesse il diavolo alle calcagna.
Mille domande gli vorticavano nella testa. E se se ne fosse andato? Era giusto dopo un anno correre a quel modo per lui? Possibile che i suoi sentimenti non fossero affatto mutati?
Si possibile.

Arrivò fuori la palestra col cuore in gola e un polmone disperso lungo la strada.
La mano poggiata sulla maniglia della porta tremava.
Poi, nel silenzio circostante, interrotto solo dal suo respiro pesante, lo sentì. L'inconfondibile, ritmico martellare di un pallone da basket sul parquet.
Spalancò la porta con un movimento fluido.
Ed eccolo li.
Il volpino. Il rookie. Il basketman. La nemesi.
Kaede.
Che indifferente insaccava un canestro, per poi voltarsi a fissarlo.

“Do'hao! Sei in ritardo...”

'Si, ti amo anche io, Kaede!' pensò Hanamichi.
E invece...

“One-on-one, volpe!”

Rispose, sogghignando e chiudendosi la porta della palestra alle spalle.



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Lo so...dovrei smetterla di prendere splendide citazioni (almeno dal mio punto di vista) e usarle come ispirazione per cose che splendide non sono e che non gli fanno onore. Ma pace...mi è venuta cosi di getto e quindi pazienza :) Spero possa piacervi o quanto meno non disgustarvi XD a presto!

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