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Autore: ChiaraBJ    11/10/2015    3 recensioni
….la piccola tolse le mani dalla ferita, strinse in un ultimo abbraccio Ben e chiuse gli occhi, il suo amico se ne era andato per salvare lei; triste pensò che, se non lo avesse conosciuto, lui sarebbe ancora vivo e questo la fece stare ancora peggio. L’aveva protetta fino all’ultimo, ma non era servito a niente. Niente. Poi un’arma sparò.
Consigliata, ma non indispensabile la lettura de “la stanza dei specchi”
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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La piccola Livyana

A Colonia era un torrida giornata d’inizio estate, ed il giovane ispettore della polizia autostradale Ben Jager si stava godendo la fine del suo primo giorno di ferie.
Lo aspettava un’intera settimana di relax, lontano da benzina, asfalto, inseguimenti, pattugliamenti, levatacce mattutine e turni notturni.
Ma sarebbe stata anche una settimana lontana dal suo partner e  miglior amico Semir Gerkhan e questa era l’unica cosa che gli mancava davvero quando era in ferie.
Il ragazzo aveva trascorso tutto il giorno nel suo capannone adibito a sala prove.
Il grande portone dello stabile era aperto, ma anche così all’interno faceva un caldo soffocante, anche se ventole e ventilatori erano al massimo della potenza.
Lui e la sua band avevano provato tutto il pomeriggio e quando si era fatta quasi l’ora di cena i suoi amici erano rientrati a casa da mogli e fidanzate.
Era sabato e stranamente Ben si ritrovò da solo; nessuna ragazza con cui uscire e la famiglia Gerkhan che andava a cena fuori ed al cinema a vedere un film d’animazione che Aida e Lily non vedevano l’ora di vedere.
Semir aveva invitato l’amico ad unirsi alla compagnia, ma Ben aveva gentilmente rifiutato l’invito.
Così il ragazzo era ancora lì, seduto sul divano a provare e riprovare, chitarra in mano, gli accordi di una nuova canzone che aveva appena scritto.
Era così assorto nel suo lavoro che non si  accorse  che a far capolino sulla soglia del portone c’era una graziosa bambina.
Il giovane dopo un po’ la notò e sfoderando uno dei suoi magnifici sorrisi la salutò:
“Ciao” disse smettendo di suonare e poggiando i gomiti sopra la cassa dello strumento.
“Ciao” rispose la bimba per nulla intimorita “Suoni bene lo sai?” continuò con voce allegra.
“Grazie” replicò sorridendo il giovane.
“Anche io suonavo la chitarra” ribatté la bambina, cambiando decisamente tono di voce.
“Suonavi? E perché non la suoni più?” le domandò Ben aggrottando la fronte.
“Le mie compagne di classe invidiose me l’hanno rotta. Non ho il coraggio di dirlo ai miei genitori, hanno già fatto troppi sacrifici per comprarmi quella due anni fa… preferisco dire che non mi va più di suonarla” disse avvilita, restando sempre sulla soglia del capanno.
“Ma se ne avessi una nuova suoneresti ancora?” chiese curioso Ben.
“Certamente, ma starei lontana da quelle ‘streghe’ che non sanno apprezzare la musica” affermò sicura la bambina.
Ben sorrise a quell’affermazione, ma poi tornando serio domandò:
“Abiti da queste parti? Come ti chiami? Io mi chiamo Ben…”
“Sì lo so come ti chiami e so anche che sei un poliziotto. Una volta ti ho visto alla tv. Comunque…tu non mi vedi, ma spesso vengo a …”
Subito la ragazzina si bloccò e divenne rossa in volto.
“A?” chiese interessato Ben, poi tra sé e sé pensò “Sto facendo un mezzo interrogatorio ad una bambina, questa sì che è deformazione professionale…”
“Beh ecco…mi piace ascoltarti quando suoni da solo o con la tua band…siete davvero bravi” disse convinta.
“Grazie, comunque se vuoi posso prestarti una chitarra, fino a che non ripariamo la tua…sempre se si può ripararla” replicò il ragazzo.
“Sai aggiustare le chitarre? Daresti un’occhiata alla mia?” il volto della bimba s’illuminò.
“Beh possiamo vedere in che condizioni è” ribatté il ragazzo.
“Io abito a dieci minuti da qui…vado a prenderla così le dai un’occhiata” fece speranzosa.
“Mi sta bene, ma avvisa i tuoi genitori…” disse severo Ben “Si sta facendo tardi”
“Va bene…comunque io mi chiamo Livyana Karpov” detto questo sparì.

Mentre Ben aspettava la bambina fece alcune considerazioni.
Capelli castani, profondi occhi scuri, un nome e soprattutto un cognome che tanto tedesco non sembrava, anzi il cognome gli rammentava un giocatore di scacchi russo.
Avrà avuto quanto…dieci, undici anni?
Lontana da casa, da sola…ed era quasi ora di cena…

Passarono esattamente dieci minuti e Ben stava sorseggiando una birra, quando la bambina ricomparve sulla soglia del capanno.
“Ben? Posso entrare?” chiese quasi in maniera reverenziale la piccola.
“Certo accomodati…hai avvisato i tuoi?” chiese Ben guardandola seria.
“Sì e  ti conoscono di vista…mi hanno detto che non dovevo disturbarti, ma io mi sono permessa di dire che tu ti sei offerto ad insegnarmi a suonare la chitarra visto che sei bravo”
Ben si ritrovò a sorridere, Livyana era una bambina molto sveglia.
“Molto bene. Dammi qua la chitarra…diamo un’occhiata”

Il giovane prese la chitarra dalle piccole manine della piccola e quel gesto gli fece venire in mente un episodio della sua infanzia.
Quando era ancora un  ragazzino aveva trovato nel parco della villa di famiglia un gattino impaurito e infreddolito, lo aveva raccolto e portato ad Helga.
La governante  lo prese dalle sue piccole manine e se ne prese cura.
Lo stesso stava facendo la piccola, il suo visino era serio e preoccupato, stava consegnando nelle mani di Ben qualcosa di fragile e prezioso che aveva bisogno di cure.
Ben esaminò la chitarra seduto sul divano, mentre la bimba lo osservava pensierosa in piedi davanti a lui.
Lo strumento aveva una piccola crepa sulla cassa armonica, ma a Ben non sembrò un problema.
Il problema invece erano le chiavette meccaniche: tre su sei erano rotte e il ponticello era staccato dalla cassa, senza contare che, una volta riparata la chitarra, tutta la muta di corde doveva essere sostituita.
“Direi che la chitarra può essere riparata” disse Ben dopo qualche minuto “Ci vorrà un po’, ma te la renderò come nuova”
Il volto della bambina divenne radioso e tutta contenta abbracciò il giovane.
“Grazie…grazie mille Ben…davvero…” ma tutto ad un tratto divenne seria e si allontanò dal ragazzo; la cosa non sfuggì al giovane ispettore.
“Beh? Adesso che c’è che non va?” chiese aggrottando la fronte.
“Beh ecco…non potrò pagarti…io…” e prese la chitarra dalle mani di Ben e si avviò verso l’uscita.
“Livyana, aspetta” disse Ben alzandosi e raggiungendo la ragazzina prima che uscisse dalla sala prove “Non voglio essere pagato…voglio solo che tu torni a suonare…ed a suonare la tua chitarra. Nel frattempo, visto che dovrà restare in mano mia per un po’ , ti presterò una delle mie, anzi ti va di suonare qualcosa insieme?” e andò a prendere una delle sue chitarre.
“Sì certo, ma se ti va puoi chiamarmi pure Livy ” disse felicissima.
E i due si misero a suonare.

Per il capanno si diffusero note e accordi, e con stupore Ben constatò che la piccola conosceva parecchie delle sue canzoni.
Livyana era molto brava e il ragazzo si ritrovò a pensare a quando iniziò lui; per certi versi imparare a suonare la chitarra era stata la sua salvezza , una sorta di sfogo dopo la morte della madre avvenuta quando lui aveva solo otto anni.
“Caspiterina Livy, hai visto che ore sono?”
Erano quasi le dieci e mezzo.
“Dai, ti accompagno a casa” disse risoluto Ben.
“Non ti preoccupare…” tergiversò la piccola “Conosco la strada…” ma Ben non le lasciò finire il discorso.
“Non se ne parla nemmeno” e alzandosi dal divano assieme alla ragazzina, prese le chiavi del capanno, poi uscirono avviandosi  a piedi verso l’abitazione di Livyana.

Nel tragitto verso casa la bambina portava fiera a tracolla la custodia con dentro la chitarra che le aveva prestato Ben, e il poliziotto si ritrovò a guardarla teneramente.
“I tuoi si arrabbieranno moltissimo. Hai visto che ore sono? Anche se domani non vai a scuola è tardi e tu sei stata a casa di uno sconosciuto…” le disse perplesso Ben.
“Ma ti ripeto che i miei genitori ti conoscono. Sono a conoscenza che vengo qui a vedere le prove che fate tu e la tua band… beh ecco loro pensano che tu mi faccia entrare, invece me ne sto fuori e sbircio dalle finestre” e quest’ultima frase la disse guardandosi i piedi.
“Beh, da oggi in poi potrai entrare…così non dovrai più raccontare mezze verità o bugie ai tuoi” gli sorrise Ben.
La bambina sfoderò un enorme sorriso di gratitudine, poi aggiunse:
“Se posso a me non piace raccontare bugie…e a te?” chiese a bruciapelo la bambina.

Per Ben quella domanda fu come una pugnalata.

Ancora adesso non riusciva a perdonarsi di essere stato costretto in passato a mentire per quasi due anni al suo migliore amico e partner.
“Sai a volte il mio mestiere mi obbliga a raccontarne, ma se posso cerco di evitarlo”
La bambina lo guardò perplessa e Ben sperò con tutto il cuore che non volesse approfondire il discorso.
E come se le avesse letto nel pensiero Livyana cambiò decisamente argomento.
“Quando sarò grande diventerò una rockstar e al mio primo concerto tu sarai in prima fila” le disse esibendo di nuovo un enorme sorriso.
“Diventerò famosa come Tom Beck, anzi di più!”
“Ok ci sto!” rispose divertito il ragazzo porgendo la mano alla bambina che ricambiò con un sonoro ‘cinque’.
“Ecco io abito qui” disse Livyana indicando a Ben una fattoria.
“Che bello, tu abiti qui?”
L’abitazione della ragazzina era una piccola azienda agricola circondata da orti, il giovane l’aveva sempre vista di passaggio quando andava alla sala prove.

Ben e Livyana stavano percorrendo il vialetto che conduceva alla casa quando la luce dell’entrata si accese e dall’uscio uscì un uomo sui cinquant’anni.
“Livy, ti sembra l’ora di rincasare? Avevamo detto massimo alle dieci…io e tua madre ci stavamo preoccupando” e dietro di lui comparve una donna.
Ben a quelle parole si sentì un po’ in colpa, in fin dei conti doveva aspettarselo.
Non era una cosa molto consona per una bambina stare fuori di casa fino a quell’ora, da sola, a casa di un adulto…
“Buonasera, mi chiamo Ben Jager” si presentò il giovane raggiungendo il padre della bimba  porgendogli la mano “Sono io che forse devo chiedere scusa…io sto insegnando a vostra figlia a suonare la chitarra e non abbiamo fatto caso all’ora…” disse contrito Ben.
“Sì sappiamo chi è lei. Ma Livyana ha solo undici anni e capisce che non è un bene che stia fuori fino a tardi” replicò seccato il padre.
“Andrey, il signor Jager ha accompagnato a casa Livy…” lo interruppe la donna dietro l’uomo.
“Papà, Ben mi sta insegnando a suonare la chitarra, lo sai che ci tengo molto…” lo incalzò la bimba.
Lo sguardo duro del padre si addolcì e poi guardando Ben disse “Mi scusi, ma sa Livy è la nostra unica figlia…”
“Non si preoccupi, comunque se la cosa può rassicurare io sono un ispettore di polizia, inoltre se lei è d’accordo stabilendo prima orari e giorni in cui posso insegnare a vostra figlia…”
Ma il signor Karpov bloccò Ben.
“Lei è molto gentile signor Jager, ma non credo che ci possiamo permettere che Livyana segua un corso di chitarra…”
“Ma io non ho intenzione di farmi pagare se è questo che intende” disse Ben serio “Livyana è una bambina molto dotata, ci troveremo ogni tanto, scuola e turni di lavoro miei permettendo, e se a lei ed a sua moglie sta bene”
Andrey Karpov guardò la sua piccola che ricambiò lo sguardo esibendo un sorriso tenerissimo, Ben pensò che difficilmente si poteva dire di no a un sorriso simile.
“E va bene” capitolò l’uomo “La ringrazio signor Jager, comunque io sono Andrey e questa è mia moglie Anastasiya”
“Molto piacere, signora” disse Ben stringendo la mano della donna “Ora vado, vi auguro una buona serata, arrivederci” e facendo un piccolo sbuffetto a Livyana disse “La prossima volta che ci vediamo ci mettiamo d’accordo, ok?”
“Sì, e grazie di tutto Ben” cinguettò la bambina.
Il ragazzo si avviò verso l’uscita del vialetto, sotto lo sguardo adorante di Livyana.

Andrey e Anastasiya Karpov si guardarono negli occhi e la donna disse sottovoce al marito “Credi che sia un bene? Questa nuova amicizia di Livy potrebbe essere pericolosa per noi”
“Il ragazzo è un poliziotto, se avessimo reagito diversamente, sai come sono gli 'sbirri' da queste parti…meglio assecondare Livy, quando si mette in testa qualcosa…dovremmo stare più attenti, nessuno deve sapere niente del nostro passato”
Detto questo Andrey Karpov rientrò in casa seguito dalla moglie e dalla figlia che entrò non appena vide Ben sparire dalla sua visuale.

Angolino musicale: Rieccomi in versione ‘solitaria’ (ma sempre con le spalle BEN coperte dalla mia ‘preziosissima’ Beta MATY). Questa nuova storiella sarà un po’ fuori dai soliti schemi e , se vorrete proseguire nella lettura, capirete anche il perché.
Bene mi fermo qui e come consuetudine vi lascio con la colonna sonora.
La musica non è solo nel sangue del personaggio di Ben e di Livyana, ma anche nel mio…quindi:
Andrea Bocelli & Giorgia ‘Vivo per lei’
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=y6MhjhMtq7s

Vivo per lei da quando, sai la prima volta l' ho incontrata non mi ricordo come, ma m'è entrata dentro e c'è restata Vivo per lei perché mi fa vibrare forte l'anima vivo per lei e non è un peso. Vivo per lei anch'io, lo sai e tu non esserne geloso lei è di tutti quelli che hanno un bisogno sempre acceso come uno stereo in camera di chi è da solo e adesso sa e anche per lui, adesso, io vivo per lei E' una musa che ci invita a sfiorarla con le dita attraverso un pianoforte, la morte allontana, io vivo per lei. Vivo per lei che spesso sa essere dolce e sensuale a volte picchia in testa, ma è un pugno che non fa mai male Vivo per lei, lo so, mi fa girare di città in città soffrire un po', ma almeno io vivo. E' un dolore quando parte Con piacere estremo cresce, attraverso la mia voce si espande e amore produce Vivo per lei, nient'altro ho, e quanti altri incontrerò che come me hanno scritto in viso Io vivo per lei, io vivo per lei Vivo per lei perché oramai io non ho altra via d'uscita perché la musica lo sai, almeno non l' ho mai tradita Vivo per lei perché mi da pause, note e libertà ci fosse un'altra vita la vivo, la vivo per lei…


 
  
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