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Autore: princess_sweet_94    12/10/2015    0 recensioni
Una storia vecchia di cinquant'anni, una visione notturna e una tenera storia d'amore tra un umano e una sirena.
E' in questo che saranno implicati i nostri amici: Aika, Rio, Seya, Serina e Shinako quando Rio afferma di aver visto una sirena. La piccola Aika indaga e con i suoi compagni decide di passare una notte in spiaggia nella speranza di vedere la famigerata sirena, finendo in un mondo misto tra sogno e realtà...
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aiko/Aika, Altri, Seya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~“Vi dico che l’ho vista! Era lì, su quello scoglio e stava cantando!”
“Non dire stupidaggini, Ryo, chissà cos’hai sognato!”
“Non era un sogno, l’ho vista veramente: la sirena era lì!”
La discussione tra Ryo e Seiya era cominciata quella mattina, in classe, e anche dopo la lezione Ryo non la smetteva di ripeterlo: era convinto di aver visto una sirena, la sera prima.
“Bah, io non ci credo” sentenziò infine Seiya portandosi le mani dietro la testa, col suo solito carattere odioso.
“Aika, tu almeno mi credi?” Ryo si rivolse disperatamente a me.
“Beh” cominciai dopo un attimo di esitazione “Ammetto che è un po’ difficile credere all’esistenza di una creatura simile… però, tutto può essere no?” terminai rimanendo sul vago: non volevo dire che esistano davvero, io personalmente non ci credo, ma non voglio neanche deluderlo. Forse avrà visto semplicemente una ragazza e avrà creduto fosse una sirena.
“Ecco, lo sapevo. Neanche tu mi credi” si accorse in tono sconsolato.
“Tsk, figuriamoci se una sirena verrebbe da queste parti!” Serina ci arrivò alle spalle con il suo solito fare altezzoso “Le Sirene sono creature bellissime, anche se è un dolore ammetterlo, anche più di me ed hanno una voce melodiosa. Sono veramente rare e vivono nei fondali dei mari ricchi. Figuriamoci se venissero in questo squallido posto!”
“Vuoi dire che tu ci credi?” domandò stupita Shinako.
“Certo che ci credo, perché anche io ne ho vista una” informò con naturalezza, come se avesse detto che in cielo c’era il sole “E’ successo più o meno quando avevo otto anni, ero in vacanza con i miei genitori su di un isola tropicale. Successe una sera, verso le dieci: dalla finestra della mia camera vidi una ragazza che nuotava nel mare, perfettamente visibile da dov’ero io. Credevo fosse solo una nuotatrice ma quando si tuffò sott’acqua vidi chiaramente che aveva una coda, una lunga coda scura che si rifletteva contro la luna.
Anche se quella fu la prima e ultima volta, sono pienamente sicura che fosse una sirena” quando finì il suo racconto pendevamo tutti dalle sue labbra… ma Seiya scoppiò a ridere rumorosamente.
“Ma figuriamoci!”
Serina si offese perché divenne rossa: “Tsk, villano!” esclamò puntando il naso in aria e avviandosi verso casa, dimenticandosi della macchina che l’aspettava al cancello. Entro pochi istanti l’autista gli correva dietro chiamandola.
“Scommetto che non ci crederai finché non lo vedrai” dedussi stizzita.
“Esattamente, Capelli d’Alghe. Non mi dire che non vale lo stesso anche per te” mi stuzzicò e stavolta mi arrabbiai sul serio.
“E invece no, io ci credo!” gli sbraitai contro poi girai i tacchi “Vieni con me, Ryo!” e mentre camminavo a passo di marcia seguita dal ragazzo un’idea folle si stava già facendo strada dentro di me.

Quel pomeriggio andai a trovare nonno Jen sulla sua casetta vicino al porto e gli chiesi se avesse mai avvistato una sirena da quando viveva lì, la risposta mi lasciò sbalordita.
“Certo, e non solo una volta! Lei viene qui ogni anno per lui”
“Cosa significa che lei viene qui ogni anno per lui?” chiesi confusa ma interessata ed anche un po’ stupita.
“Beh, sai, le sirene vivono molto a lungo, molto più degli uomini” disse tristemente “Un tempo, molti anni fa, viveva qui un ragazzo. Una sera, mentre passeggiava sulla spiaggia, sentì piangere una ragazza; preoccupato le andò incontro e fu stupito nel trovare una sirena nei pressi degli scogli.
La creatura era molto triste perché si era spinta troppo in là e non riusciva più a tornare indietro, lui voleva aiutarla ma non sapeva come”
Mentre lui raccontava io pendevo letteralmente dalle sue labbra e cercavo di immaginarmi ogni cosa
“Per farla breve i due s’innamorarono e si incontravano ogni sera nei pressi dello scoglio. La cosa andò avanti per qualche tempo poi…” a questo punto s’interruppe e sospirò.
“E poi? Cosa successe?” chiesi trepidante di sapere.
“Lui non venne più”
“Come? Ma… perché?” chiesi sbalordita “Se l’amava tanto perché smise di incontrarla?” insomma, non aveva alcun senso!
“Gli anni passano e lui stava invecchiando mentre lei rimaneva sempre giovane e bella: le sirene non invecchiano con il corpo ma conservano la loro bellezza ed è così anche quando muoiono. Semplicemente lui non voleva che lei lo vedesse in quelle condizioni e si ritirò.
La donna continuò a venire ogni sera ma era sempre sola e triste e alla fine se ne andò. Sono passati cinquant’anni ma ogni anno, nel giorno in cui s’incontrarono la prima volta, la sirena torna e aspetta il suo amato nel posto in cui si incontravano nella speranza che lui ritorni.
Ma tu perché me l’hai chiesto? L’hai vista?”
Mi ci volle qualche secondo per riprendermi dalla catalessi in cui ero entrata e qualche altro per formulare la risposta: “No, è stato Ryo: dice di aver visto la sirena ieri sera. Ma quindi lei non verrà più fino all’anno prossimo?”
“No, dovrebbe tornare stasera, è oggi il giorno. Poi se ne andrà”

Erano del otto e mezza quando Ryo e Shinako mi raggiunsero in spiaggia, ai piedi dello scoglio, con la video camera e il sacco a pelo. Io avevo portato il mio più un paio di pacchi di biscotti e il termos col tè nel caso avessimo avuto fame.
“All’inizio ero scettico ma devo ammettere che mi sono convinto” disse lui sedendosi accanto a me fra le pietre “Se apparisse e riuscissimo a filmarla sarebbe qualcosa di sbalorditivo!”
“Già, e poi la sbatterei in faccia a quell’amorale!” ringhiai tenendo d’occhio l’orizzonte da sopra i piccoli pezzi di scoglio.
“Ma perché siamo nascosti qui?” domandò Shinako.
“Perché se vedesse qualcuno non salirebbe in superficie, no?” rispose un’altra voce: ci voltammo di scatto e vedemmo Serina in piedi dietro di noi, accompagnata da Micia, Spank e…
“Tu?” esclamammo in coro nel vedere Seiya in piedi accanto a lei con Barone tra le braccia.
“Dì un po’, non avevi detto che non ci credevi?” gli feci notare.
“Ma ho detto anche che ci avrei creduto se l’avessi vista, quindi eccomi qui!” mi ricordò avvicinandosi e sedendosi tre me e Ryo “E a proposito, chi sarebbe l’amorale?” mi chiese con una certa ironia. Io arrossii ma voltai la testa con un’altezzosità degna della stessa Serina.
Così cominciò la nostra veglia che non diede nessun risultato per le tre ore successive. Serina, Micia, Barone, Seiya , Shinako e Spank si addormentarono e infine anche Ryo cedette, io rimasi sveglia: ostinata a tutti i costi a volerla vedere anche se gli occhi mi bruciavano.
A mezzanotte passata crollai a dormire.

Venni svegliata poco più di un’ora dopo dai lamenti di Spank che si agitava nel sonno, gli ficcai un biscotto alle mandorle in bocca e lui lo ingoiò istintivamente tornando tranquillo e sereno. Mi stiracchiai e la delusione prese il sopravvento, alla fine la sirena non si era fatta vedere.
Mi appoggiai al piccolo masso ma, benché non ci misi tutta la forza motrice che possedevo, quello si mosse lo stesso facendomi quasi perdere l’equilibrio. Mi alzai di scatto e voltai d’istinto per vedere com’era possibile e scorsi qualcosa che spuntava da sotto la roccia, l’alzai con facilità e vi trovai una busta da lettera ingiallita. La presi.
Dietro c’era scritto: Per Katrina ed era firmato Sato.
Non mi servì aprirla per sapere che quella lettera era destinata alla sirena, Katrina, e che era stata scritta da quel ragazzo forse per spiegargli ogni cosa. Ebbi un tremito e la gioia mi esplose nel petto e, proprio per completare quel quadro, una voce melodiosa intrise l’aria: cantava una melodia bellissima ma era triste.
Fui tentava di scattare in piedi e correre verso la spiaggia ma mi trattenni e sporsi solo gli occhi per vedere la fonte di quella musica.
Proprio lì, in mezzo al mare, su uno scoglio sbucato da chissà dove, una donna stava cantando. La luna era proprio sopra di lei e la metteva in ombra ma riuscii lo stesso a distinguere una lunga coda ambrata poggiata sulla pietra con la pinna semi immersa nell’acqua, si pettinava i lunghi capelli dorati con le mani e cantava dolcemente, con una punta di tristezza immersa nella voce.
Mi alzai lentamente e raggiunsi la riva incurante dell’acqua che mi bagnava le scarpe, e la guardai, dopo pochi attimi lei si accorse di me. Smise di cantare e mi guardò: temendo che potesse fuggire tesi la mano lentamente e gli porsi la busta, volevo farle capire che era sua. Per lei.
Mi guardò, immobile, ma non fece nulla. Volevo portargliela io ma non sapevo nuotare.
Sentii un fruscio alle mie spalle e un brivido mi percorse la schiena, gli occhi grigi della donna si spostarono oltre di me e lì rimasero, fissi. Stavo per girarmi quando un sussurro mi fece sobbalzare.
“Dalla a me” una mano entrò nel mio campo visivo e tolse la lettera dalla mia. Seiya mi superò ed entrò in acqua tenendo la busta in alto perché non si bagnasse.
Raggiunse Katrina con poche bracciate e gli tese la lettera, lei alzò una mano e la prese; la stava già leggendo quando Seiya tornò a riva.
Non dicemmo nulla e continuammo a guardarla, finché lei non richiuse la lettera. Restò pochissimi secondi seduta a guardare in basso, poi prese lo slancio e si tuffò. Nel punto in cui scomparve si levò un denso strato di schiuma bianca: era forse…
Grazie.
Sobbalzai. Quella voce era rieccheggiata nell’aria o solo nella mia testa?
Seiya guardò in alto e poi di nuovo il mare. Ne fui sicura, la voce di Katrina si era sparsa nell’aria.
Poi ne seguì un’altra, stavolta di un ragazzo.
Vorrei solo darti l’ultimo bacio.
Sentii una ventata di aria fresca pervadermi il corpo, l’immagine di un bel ragazzo coi capelli scuri mi s’impresse nella mente, poi mi addormentai.


Seiya era in piedi sulla riva del mare che si muoveva al ritmo breve delle onde, la luna era quasi calata e sull’orizzonte il cielo cominciava già a schiarirsi; il ragazzo alzò le mani e prese con decisione le spalle di Aika tra le propria braccia mentre il suo sguardo non mutava, restava quello di un sincero ragazzo innamorato.
Aika poggiò le mani sul suo petto e si alzò sulle punte mentre incontrava le labbra del ragazzo con le proprie. Fu un bacio lungo, casto ed intenso che lasciava perdonare i cinquant’anni di sofferente solitudine di entrambi.
Proprio quando il sole rischiarava il mare Katrina e Sato uscirono dai corpi dei due ragazzi, entrambi giovani come la prima volta che s’incontrarono e avvolti da una luce intensa che ne valorizzava i contorni; nessuno lasciò la mano dell’altra mentre entravano in acqua e si lasciavano portare dalla brezza. Dove sarebbero andati non lo sapevano ma sarebbe stato il posto migliore del mondo perché ora erano insieme.
Le sirene vivono molto più a lungo degli umani ma non in eterno, Katrina era già morta da tempo nello spirito quando Sato se n’era andato ma il suo corpo viveva al solo scopo di incontrarlo, tenuto in vita dalla speranza. Ma ora che quella verità che lei già sapeva ma negava aveva avuto conferma non le restava che fare quello che avrebbe dovuto fare cinquant’anni prima: lasciare che il suo corpo si trasformasse in schiuma e che il suo spirito raggiungesse l’amato.
E quindi, come ultimo desiderio, i due non volevano altro che darsi un bacio. Un bacio vero, di carne, prima di vivere la loro eterna vita insieme sotto forma di spirito.


“Ehi, ragazzi, svegliatevi!” la voce di Shinako mi desta, apro gli occhi un po’ di malavoglia: stavo facendo un sogno bellissimo. Sono stesa in mezzo agli altri, davanti ai resti del falò che avevamo acceso.
“Che ore sono?” domanda Ryo mentre mi strofino gli occhi.
“Quasi le sette” sbadiglia Seiya stiracchiandosi.
“Ah, ma la sirena?” Serina sembra risvegliarsi da un sogno e per un attimo la guardo confusa poi mi ricordo il motivo per il quale eravamo andati lì: la sirena. Ho una specie di fioco ricordo su di lei e una lettera ma non so se sia vero o se sia stato solo un sogno. Guardo Seiya, c’era anche lui ne sono sicura, e qualcosa mi scalfisce la mente, qualcosa che è successo… ma non so cosa.
“Era vero?” domando d’istinto, lui si volta a guardarmi con espressione perplessa “La sirena, ieri sera. Gli hai portato la lettera” dico e vedo un’espressione di consapevolezza farsi strada sul suo volto.
“Allora… non stavo sognando. E’ successo davvero” mormora lui.
“Successo cosa?” mi domandano in coro. Gli racconto brevemente quello che era successo mentre continuo a strofinarmi la tempia che prude, c’è qualcosa che vuole uscire dalla mia testa, qualcosa che devo ricordare… ma ogni volta che mi sembra di averla capita quella torna nei meandri della mia mente ed è una cosa che mi irrita.
“Eh, e perché non ci avete svegliato?” mi accusa Serina “L’avete almeno filmata?”
“Ehm… no, mi è passato di mente” ammetto in colpa.
“Se è come dici tu allora…” Ryo si siede sulla spiaggia sconsolato.
“Non verrà mai più” concludo “Mi dispiace, Ryo”
“Beh, almeno qualcuno si è finalmente convinto che le sirene esistono” esclama Serina lanciando un occhiata a Seiya che non risponde nemmeno. Continua a fissare la sabbia, sovrappensiero “Ehi, sto parlando con te!” insiste parandosi davanti a lui che alza lo sguardo su di me, confuso. Mi guarda attentamente con insistenza e mi sento avvampare, anche senza motivo.
“Non hai…” comincia, fa un attimo di pausa poi riprende “Non hai come la sensazione di dover ricordare qualcosa ma non sai cosa?” mi domanda. Annuisco ma non dico niente.
Chissà, forse non era importante… ma allora perché la mia testa continua a ribellarsi?
“Non so te ma a me fa malissimo la testa ogni volta che ci penso” continua portandosi la mano alla tempia. Mi passo la mano sulla mia distrattamente ed un lampo mi attraversa la testa: il volto di un bellissimo ragazzo coi capelli scuri.
Scuote il capo e la scacciò, senza nessun motivo apparente, solo non ne sopporto la vista. Chi sia non ne ho idea.
“Dai, torniamo in città, ho una fame da lupi!” Shinako interrompe il filo dei miei pensieri. Annuisco mentre prendo lo zaino: avevo già sistemato i biscotti, il termos e il sacco a pelo (che non ho neanche utilizzato) la sera prima. Quindi prendo in braccio Spank e mi avvio con gli altri su per la strada.
Ci spariamo da Serina prima di mettere piede in città e Ryo e Shinako ci salutano poco dopo, mentre cammino al fianco di Seiya sento Spank muoversi nello zaino segno che si sta svegliando e quindi fra poco pretenderà la colazione.
“Secondo te quella sirena è morta davvero?” mi domanda Seiya distrattamente mentre gratta le orecchie di Barone, già sveglio da un pezzo.
Ci penso un po’ su: “Beh, ho letto che quando le sirene muoiono si trasformano in schiuma di mare. Non voglio sembrare paranoica ma mi è sembrato di vedere proprio della schiuma dopo che lei si è tuffata. Perché?”
“Credo di averla sentita parlare e non solo lei… e poi l’immagine della sua faccia non mi si toglie dalla testa. Insomma, era una sirena. Una sirena vera, sembra quasi assurdo che proprio la sera in cui la vediamo lei sparisca per sempre”
“Nonno Jen mi ha detto che veniva ogni anno in quel giorno per incontrare il ragazzo che amava ma che sparì senza dirle nulla cinquant’anni fa. Credo che in quella lettera lui le avesse scritto come stavano le cose e lei…”
“Cinquant’anni? Eppure non sembrava affatto così vecchia, poteva avere sì e no vent’anni”
“Le sirene vivono molto più degli umani e non invecchiano mai” informo “Sono creature veramente magiche, non trovi?”
“E noi uomini?’’ domanda lasciandomi spiazzata. Cosa intende dire? “Ti sembrerà folle ma ho avuto come l’impressione che fossero lì, accanto a noi, entrambi o addirittura…” s’interruppe fermandosi in mezzo alla strada “Lascia perdere, ho detto una sciocchezza” termina prima di rimettersi in cammino. Restiamo un paio di minuti in silenzio prima che lui parli di nuovo “Pero’, cinquant’anni… doveva essere proprio innamorata. E lui perché se n’è andato?”
“Stava invecchiando” mormoro semplicemente.
“Una scusa un po’ stupida, non trovi?” sussurra e mi volto a guardarlo “Se l’amava davvero non avrebbe permesso all’età di separarlo da lei, secondo me invece non voleva che quella sirena dovesse vivere in quel modo: lei non avrebbe mai potuto stare completamente con lui e potevano vedersi solo determinate ore e per un determinato lasso di tempo, oltre che sempre nello stesso posto. Quella sirena avrebbe vissuto una vita a metà e lui non voleva che questo accadesse, quindi ha scritto quella lettera sperando che la trovasse e se ne è andato molto prima di diventare vecchio. Probabilmente le ha chiesto di dimenticarlo e tornare tra i suoi simili… ma lei non l’ha mai trovata ed ha continuato a venire qui, ogni anno, nella speranza di vederlo. In un certo senso è triste”
Le sue parole mi stupiscono, non ho mai notato questo lato di Seiya e la cosa un po’ mi spaventa: lui non è un tipo così sdolcinato. Lo guardo un po’ troppo perché lui si volta di scatto verso di me e sembra piuttosto imbarazzato.
“Si, insomma, è la cosa più logica no?” cerca di cavarsi dal momento mettendo in mezzo la logica ma io so che non centra: stavolta è una questione di sentimenti.
“Si, ovvio” rispondo annuendo vigorosamente.
Entro un paio di minuti arriviamo di fronte a casa mia, quindi lo saluto e apro il cancello ma prima che possa fare un altro passo lui mi chiama di nuovo.
“Cosa c’è?” chiedo girandomi.
“Non ti è venuto in mente proprio nient’altro, riguardo stanotte?” mi domanda.
Ci rifletto qualche secondo ma ciò che rivedo sono sempre gli stessi ricordi: “No, nulla. A te?” chiedo riferendomi a quella sensazione di mancanza. Sembra che stia per dire qualcosa, ma poi richiude la boccia e la riapre solo per dire: “No, ma spero che questo mal di testa mi passi. Alla fine è sempre colpa tua e delle tue folli idee!” mi accusa.
Ecco, questo è il Seiya che conosco: irritante e narcisista.
“Non ti ho chiesto io di venire, quindi prenditela con te stesso!” sbraitò e mi sbatto il cancelletto alle spalle, faccio pochi passi e torno indietro “E comunque si, sei un amorale!” e mentre apro la porta il suono della sua risata mi giunge nuova alle orecchie.

  
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