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Autore: Ardespuffy    17/02/2009    4 recensioni
Sottovoce gli uomini nascono e mutano.
.1. Brian. Con la paura di lui tra i denti.
Da soddisfare, immancabilmente.

.2. Matthew. Con un pensiero di vetro.
Costruire l'idea di lui.

.3. Di nuovo. Sfuggire a un calco ideale.
Comunione di pareti.

[Brian Molko * Matthew Bellamy]
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Muse, Placebo | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Backstage.'
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C ’ è q u a l c o s a d i n u o v o p e r t e ,

C ’  è  q u a l c o s a  d i  n u o v o  p e r  t e ,

è  s b a g l i a t o  p e r c h è  n o n  h a  l i m i t i .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

_ * _

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli uomini si utilizzano a vicenda.

Amano e cercano in funzione d’un potenziale asservirsi l’uno all’altro.

Quelli ancora restii ad accettarlo non comprendono come lasciarsi usare.

                                                                                                 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Disteso ad imprimere sempre la stessa sagoma su lenzuola diverse.

“Brian…”

Neppure tento di chiuderlo fuori.

Aprirebbe comunque, e farebbe il male che fa ogni sconfitta.

“Mh?”

“…Cosa si prova quando ti viene dentro qualcuno? Cosa provi quando ti vengo dentro io?”

Scrollo nervosamente le anche bagnate di sesso e sudore e strano imbarazzo.

“Insomma, lo senti? Davvero?”

Le aspettative, vorrei esternare, le aspettative sono il vero dilemma.

Mi hai tradito, Matt. Avevo riposto in te la creta di un calco ideale, chiedendoti solo d’aderirvi il più possibile. Abbastanza da annullarti e dimenticare una voce che non trova eguali in chissà che bocche d’argilla.

Invece sei diventato qualcosa di completamente diverso.

Rivolgo uno sbuffo al soffitto, espellendo col fiato un’adorazione che inizia a irritare sottopelle.

Sottovoce.

“Quando sei tu… lo sento, sì. Davvero.” 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

_ * _

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E  a n c h e  t u  h a i  q u a l c o s a  p e r  m e ,

è  s b a g l i a t o  m a  c i  r e n d e  s i m i l i .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non c’è verso su questi guanciali.

Che direzione ha il tempo?

Il mio continua a crollarti fra le mani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Amo le parole.

Amo le mie parole nel momento in cui fuoriescono e rimbalzano sulle sue.

Perché crede che lo faccia, altrimenti?

È qualcosa di fisico. Ed è il mio bisogno di prolungarlo.

Parlare dopo il sesso è il legame che allontana le mie astrazioni.

“Quando sei tu… lo sento, sì. Davvero.” 

Brian svanisce tenue nel fumo, mentre l’odore acre della nicotina brucia i contorni delle lenzuola.

Deve credere sia tempo sprecato, lui.

Ma so che non potrebbe esserlo mai. Il mio ritmo gli appartiene.

“… Perché, vorresti provare?”

E sorride, un po’ amaro, sardonico. Convinto, evidentemente, che mi tirerò indietro come tante volte in passato.

“Sì. A dir il vero.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

_ * _

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

V i e n i  a  f a r e  u n  g i r o  d e n t r o  d i  m e

e  q u e s t o  f u o c o  s i  c o n s u m e r à  d a  sé .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qualcosa di vecchio, prestato, di nuovo, di blu.

Comunione di pareti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi spingo all’interno, più lieve che posso.

E non c’è davvero bisogno di vivere, adesso. Basta sentire il suo dolore germogliarmi dentro e fuori.

Amo l’illimitato disastro che ha nell’intimo, perché Matt Bellamy è un’incudine abusata. Mia da prendere e buona da dividere.

Sbaglia nel modo in cui erra ogni dipendenza.

Lo sento avvolgermi e stringere, succhiarmi più a fondo. Senza confini e quindi imperfetto, dannatamente.

Non ha paura.

Non riesce ad averne paura.

Perché non puoi averne paura anche tu?  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

_ * _

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E  s e  u n a  v i t a  f i n i s c e  q u a

q u e s t ’  a l t r a  v i t a  p r e s t o  c o m i n c e r à .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eco di passi nel mattino.

T’ amerò fino alla fine degli atomi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ti ringrazio.”

Non sono sicuro che capisca il perché delle mie parole.

Brian non è bravo con la gratitudine, o col rimorso.

“Figurati.”

Almeno continua a rispondere.

“Sapevo che avevi qualcosa da darmi.”

Non me l’hai dato tu.

Te l'ho strappato con le unghie e coi baci.

"Quando vuoi."

E lo rende ancora più grave.

"Scusa se ho cercato d’allontanarti."

Lo vedo irrigidirsi, visibilmente, ed è la fine dei giochi.

Brian non è bravo neanche col perdono.

"Ti ho chiesto mille volte di non scusarti per delle sciocchezze."

Qualcosa che non è fisico e non è astratto, ci siamo.

L’amplesso vorace e circospetto delle nostre parole.

"Ma Brian..."

Non permetterò a te neppure di portarmi via questo momento.

Ed è la ragione delle mie scuse.

Per quanto ancora fingerai di non capirlo?

"Torna a cuccia, Bells, e santo cielo, chiudi la bocca."

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

_ * _

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E  s e  u n a  v i t a  f i n i s c e  q u a

q u e s t ’  a l t r a  v i t a  p r e s t o  c o m i n c e r à .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Amare è serrarti le labbra.

Una pellicola impressionata che urla vendetta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non posso amarti per quello che sei, ragazzino.

Non osare pretenderlo.

Ma ti libererò dall'impronta di ciò che volevo per te.

"Ora che succede?"

Matt si rigira svogliato fra le lenzuola, sorridendo sbilenco.

"Si ricomincia. Tutto daccapo."

Per una volta non temo di mostrargli quanto immensamente mi terrorizzi.

È il potere di tutte queste parole.

Le ingoierei una ad una, sul serio.

"Non sono sicuro di potercela fare. A partire da zero."

Ho perso il contatto coi fili che mi tengono all’erta, ma sembra non avere importanza.

Come tutto ciò che trascende la sua voce.

Che cos’hai da sorridere adesso, Bells?

"Allora vorrà dire che non sarà proprio zero. Diciamo, da metà. Che ne dici?"

Prova a barare, mi ricuce addosso verità unilaterali.

Non darmi una stupida bilancia da bambole, maledizione.

Hai idea di quali pesi mi porti dietro?

"Metà può andar bene."

Non era questo che intendevo, ma che importanza avrà mai ora che le parole mi hanno lasciato?

Vanno tutte a morirti fra i capelli. Tra i quadrati del tuo foglio di carta. Sulle linee e i punti del disegno che hai.

"Ti amo. Brian."

Sfrego via dalla pelle, con forza, questa voglia di correre.

"Sogni d’oro. Ragazzino."

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

_ * _

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Deluse? Io sì.

Non sono per nulla convinta del finale - ecco perché ci ho messo tanto a pubblicarlo. Solo che, comunque la mettessi, non mi è riuscito di cambiarne una sola virgola, quindi immagino che, alla fin fine, questa storia abbia scelto di cotninuare a scriversi da sola, come ha fatto sin dall'inizio.

Non escludo la possibilità di uno spin-off, vi annuncio. Per ora chiudo .Undertone., ma se terrete d'occhio il fandom probabilmente incapperete in altri dei miei esperimenti Mollamy '^^ . Yep, sono recidiva.

Grazie di tutto cuore alla Cri ^o^ (mi farebbe piacere continuare a sentirti! Se ti riesce di rubare di nuovo l'account di Maddy puoi darmi il tuo contatto msn) per i meravigliosi complimenti rivolti tanto a questa fic quanto al mio stile in generale. E naturalmente a echelon ed Endlessly. Per i preferiti ringrazio pozzina e Stregatta (ciao! ^^ davvero hai seguito anche questa storia? *w*)

 

Per i lettori di .:Second Sight:. : il prossimo aggiornamento arriverà fra pochissimo!

 

 

 

 

hai dato tu.

evi qualcosa da darmi.", o col rimorso. e.

 ivolte in passato.

 

  
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