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Autore: Elsira    13/10/2015    4 recensioni
Finalmente la nostra Kin è diventata adolescente!
Diventare ssj è ormai il suo desiderio primario, il pensiero fisso e questo farà esplodere la furia della madre, che si abbatterà su di lei in un modo che nessuno in famiglia si sarebbe mai aspettato. Allo stesso tempo però, riceverà degli aiuti esterni da una persona che diverrà speciale. Il loro affetto avrà ardui avversari e vivaci sostenitori. E voi? Da che parte vi schierate?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Goku, Goten, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue del padre e occhi della madre'
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Anno 790

Trunks arrivò a casa di Goten più tardi del solito.

Quella domenica mattina non aveva sentito la sveglia, perché la sera precedente aveva fatto davvero tardi con l'amico.

A fargli aprire gli occhi erano stati i ripetitivi colpi alla sua porta, dati con forza dalla sorella. Aveva provato a ignorarla, cacciando la testa sotto il cuscino, ma lei aveva continuando imperterrita, aggiungendo la propria voce ai colpi cosicché il giovane sayan era stato costretto ad alzarsi e andare a sentire cosa volesse.

Appena le aveva aperto la porta, non aveva fatto in tempo a dire o fare niente che una Bra in accappatoio gli aveva mollato uno schiaffo in piena guancia. Alla sua domanda di cosa diamine le prendesse, lei aveva risposto gridando: «Così impari ad intasare lo scarico del lavandino del bagno comune con i peli della tua barba!»

Lui l'aveva guardata allibito per qualche secondo poi, quando le parole avevano finalmente formato una parvenza di frase concreta nella sua mente ancora mezza addormentata, le aveva gridato contro a sua volta: «Quel lavandino è intasato per colpa dei peli delle tue gambe, che tra l’altro continui a farti utilizzando il mio rasoio, non per la mia barba!»

A quell'affermazione, Bra aveva spalancato indignata la propria bocca e gli aveva dato un altro ceffone, molto più forte del primo, per poi andandosene sbattendo i piedi.

Trunks bussò a casa Son, massaggiandosi la guancia percossa e maledicendo sotto voce la sorella. Fu Chichi ad aprirgli, con il suo bel sorriso in volto. «Buongiorno Trunks! Vieni, entra pure.» Disse, facendogli cenno con la mano. Il ragazzo entrò ringraziando con un piccolo sorriso.

«Goten si è appena svegliato e si sta vestendo, puoi aspettarlo a tavola, tanto appena uscirà da camera si fionderà sulla colazione. Tu hai mangiato?» Chiese la donna, in modo amorevole.

Trunks non fece in tempo a rispondere che il suo stomaco lo fece per lui. Ora che ci pensava, dopo la regolare litigata con la sorella si era vestito in fretta e aveva volato subito fin lì.

La donna intuì e sorrise, facendo cenno al ragazzo di seguirla.

Trunks si sedette a tavola e Chichi gli apparecchiò davanti, mentre chiacchierava: «Allora dimmi, vi siete divertiti ieri sera?»

Lui abbassò lo sguardo e arrossì lievemente; fortuna che i capelli lunghi gli coprivano in parte il volto, se visto di profilo. Ma non bastarono per nascondere il lieve rossore delle sue guance alla donna, la quale gli batté una mano sulle spalle muscolose, con un sorriso gioviale. «Avanti Trunks, non devi vergognarti. Tu e Goten siete giovani, nell'età più bella, ed è giustissimo che vi divertiate!»

Chichi si asciugò le mani al grembiule che portava in vita guardando con soddisfazione la tavola imbandita, poi si rivolse al giovane. «Bene, io vado a stendere i panni. Tu comincia pure a mangiare, Goten dovrebbe arrivare da un momento all'altro. E fate i bravi: venitemi a salutare prima di scappare ad allenarvi.» Disse dirigendosi fuori.

Trunks rispose con un sorriso e con un semplice: «Si, grazie Chichi.» Dopodiché iniziò a mangiare la gustosa colazione che aveva davanti.

Dopo nemmeno un minuto, alzò la testa e vide Goten avvicinarsi al tavolo da pranzo mentre lottava contro la maglietta, tentando di far passare la sua testa nello stretto collo ed imprecando al contempo perché non ci riusciva.

Quando finalmente poté respirare aria nuova, sentì la voce gongolante di Trunks: «Hai la testa troppo grossa amico mio, te l'ho sempre detto... Ed è piena di cretinate.» Goten rise e si sedette al proprio posto, iniziando a mangiare.

«È tanto che mi aspetti?» Chiese il più giovane, tra un boccone e l'altro.

Trunks fece cenno di no, mentre prendeva una fetta di un pane dal colore che non aveva mai visto, curioso di sentire che sapore avesse. Accidenti se era buono.

Si voltò verso l'amico, accennando ad un sorriso: «Sono arrivato da poco, anch'io ho fatto fatica ad alzarmi dal letto stamane.»

Goten gli fece l'occhiolino e Trunks sorrise malizioso. Stava per tornare a guardare avanti a sé e continuare a mangiare, quando con la coda dell'occhio vide la porta di fianco a lui aprirsi e si paralizzò, spalancando gli occhi e con la bocca leggermente aperta.

Goten alzò lo sguardo e notò l'espressione dell'amico, così si voltò interrogativo, ottenendo il risultato di star per strozzarsi con il boccone che aveva appena ingerito.

Dalla porta della camera di fianco a Trunks ne era uscita Kin, con indosso a coprirle il corpo solo un corto asciugamano legato appena a metà seno. Aveva gli occhi chiusi e le mani impegnate a tamponare con un secondo telo i lunghi capelli scuri, che le ricadevano umidi sulla spalla.

La ragazza non si era accorta di loro, a farle alzare lo sguardo fu il grido del fratello, che la richiamò con tono sconcertato del quale non comprendeva il significato. «Ma che cosa stai facendo?»

Kin guardò interrogativa i due sayan, sbattendo le lunghe ciglia e esternando così il proprio stato confusionario. «Che vuoi dire? Sono appena uscita dalla doccia, sto andando a prendere i miei vestiti fuori, dato che sono ad asciugare.» Spiegò, fermandosi al proprio posto, coi piedi nudi che al contatto con il pavimento freddo formavano degli aloni leggeri.

Goten diede una breve occhiata al suo amico: notò lo sguardo imbambolato e l'inconfondibile rossore alle guance. Ingoiò la saliva, che sembrava prodursi ininterrottamente e in quantità industriali nella sua bocca. Fece un respiro profondo e si diresse verso la sorella, spingendola dentro la camera attento come non mai a non toccarla sulle forme femminili, per evitare ulteriore imbarazzo.

«Ma che stai facendo, Goten?» Gli chiese lei, mentre le mani del ragazzo poggiate sulle sue spalle la spingevano all'interno della stanza.

Arrivato sulla soglia, la lasciò: «Te li vado a prendere io i vestiti, tu non uscire di camera finché non ti sarai cambiata.» Le ordinò brevemente, cosa che gli costò non poco autocontrollo sul tono di voce.

Lei tentò di ribattere, ma lui le chiuse la porta in faccia e bloccò la maniglia con una sedia.

Mentre si dirigeva a sguardo basso verso il giardino, si fermò un istante e si rivolse a Trunks, che era nella solita posizione di prima: «Ricordati che quella è mia sorella.» E con le guance ormai completamente di altro colore, riprese il suo breve cammino verso gli abiti di Kin.

Trunks si riscosse minimamente quando udì la sua voce, ma le parole dell'amico formarono un senso compiuto solo dopo lunghi secondi.

Il sayan arrossì ancor di più e abbassò d'istinto lo sguardo, con espressione colpevole, mentre la sua mente tentava di dar ragione alle parole di Goten e di controllare il suo corpo. Ma l'immagine provocante della ragazza apparsa pochi secondi prima davanti a lui, non riusciva a svanire dai suoi occhi color del ghiaccio. Possibile che una semplice ed ingenua bambina si potesse trasformare in una donna del genere in una manciata d'anni?

Goten tornò dopo poco con i vestiti. Era riuscito a ottenere il pieno controllo del proprio corpo, facendo tornare il proprio volto del suo normale colorito rosato; almeno finché non spostò la sedia e aprì la porta della camera della sorella.

Ella infatti, si era seduta sul letto a gambe incrociate, dando la schiena alla soglia e rivolta verso lo specchio posto sopra la testiera del letto che rifletteva la sua immagine dalla vita in su, completamente nuda, mentre era intenta a pettinarsi.

Appena udì la porta aprirsi, guardò verso la soglia attraverso il riflesso dello specchio. Si tolse il pettine che stava tenendo fin a quel momento fra le labbra, lasciando la ciocca che reggeva con la mano e si rivolse al fratello: «Finalmente, ma quanto ci hai messo?»

Lui rimase in silenzio e immobile, con in volto un'espressione scandalizzata ad occhi spalancati che lei non riusciva ancora a comprendere. Dietro di lui, vide Trunks che aveva la stessa identica espressione.

Lei continuò a rivolgersi ai due, con aria del tutto innocente e inclinando appena la testa di lato: «Ragazzi, ma state bene? Perché fate quelle facce?» Fece per scendere dal letto e girarsi verso di loro, quando Goten la fermò con un grido e chiuse di scatto la porta, chiudendosi dentro la stanza e voltandosi immediatamente, appoggiando la testa al legno con ancora la mano sulla maniglia.

Fece dei respiri profondi ad occhi chiusi, poi tendendogli il braccio con sopra i vestiti e riaquistato le facoltà mentali necessarie, le si rivolse: «Kin, rivestiti. Subito!»

La sentì avvicinarsi a lui con passo incredibilmente leggero e tirò un sospiro di sollievo quando udì il fruscio degli indumenti accarezzare il corpo della sorella.

Quando fu certo di non correre rischi, si voltò verso di lei e, poggiandole una mano sui neri capelli morbidi come seta, le chiese perplesso: «Ma si può sapere che ti è saltato in mente?»

Lei continuò a guardarlo tra l'ingenuo e l'interrogativo. «A me? Cos'è successo a te e a Trunks piuttosto. Che erano quelle facce di poco fa?»

Ci volle qualche secondo prima che lui riuscisse a trovare le parole.

«Senti sorellina, non puoi girare mezza nuda per casa, soprattutto quando c'è Trunks, capito?» Disse alla fine, strusciando la mano che le teneva sui capelli ormai asciutti, per poi portarla lungo il proprio fianco.

Lei lo guardò confusa. «Ma di che stai parlando? Perché mi dovrei vergognare di te o di Trunks? Abbiamo fatto il bagno insieme chissà quante volte da bambini, se ti ricordi. E mica eravamo vestiti.»

Lui distolse lo sguardo. «Si, ma eravamo appunto bambini...»

Lei lo continuò a guardare con negli occhi l’ingenuità tipica di una bimba, finché Goten non si voltò verso la porta, per nascondere il lieve rossore che aveva nuovamente preso possesso delle sue guance.

«Tu non farlo più e basta.» Concluse tentando di dare più autorità possibile al proprio tono, senza la minima sicurezza di esserci riuscito.

Kin lo osservò aprire la porta, uscire dalla sua stanza e chiudersela subito alle spalle.

Tirò un sospiro rassegnato, mentre tornava davanti al suo specchio per finire di sistemarsi i capelli. «Vai a capirli questi sayan...»

Le scappò un lieve sorriso rendendosi conto di ciò che aveva appena sussurrato, ricordandosi che anche lei era una sayan.

Dall'altra parte dalla porta, Goten si accasciò con la schiena al legno e si portò con melodramma la mano agli occhi, tirando un lungo sospiro sconsolato. Si tirò nuovamente in piedi e si sedette nel posto accanto all'amico, buttando la testa fra le mani unite coi gomiti poggiati sul tavolo.

Trunks aveva lo sguardo basso e fisso sulle pietanze poggiate sopra il legno del grande rettangolo, ma dal rossore del suo volto si poteva capire perfettamente che non fosse il cibo quello gli passava per la testa.

«Hei.» Lo richiamò con tono secco il moro. Gli occhi color ghiaccio si posarono su quelli neri, che si rimpicciolirono per un breve istante. «Facciamo la fusione.»

«A-adesso?» Chiese impallidendo. Trunks sapeva il perché di quella richiesta: quando erano Gotenks, ognuno leggeva i pensieri dell'altro e tra i due non vi potevano essere né segreti né tantomeno censure.

«Proprio ora.» Rispose l’altro, incalzante. Il ragazzo distolse lo sguardo, alzandosi e dirigendosi in fretta verso la porta di casa dell'amico.

Tentò di non far tremare la voce, ma non gli riuscì e inciampò un poco nelle parole: «Veramente, mentre eri dentro con tua sorella, mia madre mi ha mandato un messaggio e mi ha ordinato di tornare subito alla C.C.»

Non aveva intenzione di fare la fusione in quel momento, non poteva permetterselo: se Goten avesse avuto la certezza dei pensieri che lui non riusciva a smettere di fare su sua sorella, si sarebbe arrabbiato non poco. E avrebbe avuto anche ragione; pure lui si sarebbe infuriato a sapere che l'amico faceva pensieri non appropriati su Bra.

Ma la sua mente in quel momento non voleva collaborare e continuava a mostrargli l'immagine del corpo di Kin in maniera non consona al rapporto che vigeva tra i due.

«Aspetta un attimo tu!» Goten si alzò e fece per seguirlo, uscendo di casa ma lui si era già alzato in volo e il moro fece appena in tempo a udirne il saluto frettoloso e vedere il capelli chiari sferzargli il viso secondo l'ordine del vento.

Goten strinse il pugno nervoso, gridando poi verso la piccola figura in lontananza: «Questa me la paghi, Brief!»

Dopo aver fatto un respiro profondo per calmarsi si diresse verso il giardino di casa sua, dove sapeva esserci la madre e la sorella. Voleva chiedere loro se avevano bisogno di una mano, in attesa che tornasse Goku e potessero mettersi a tavola e pranzare.

Compì il giro dell'abitazione a capo chino riflettendo su come farla pagare a Trunks, dato che sicuramente aveva fatto pensieri inappropriati su sua sorella, altrimenti non avrebbe avuto problemi a diventare Gotenks. Si accorse di essere arrivato quando, talmente sovrapensiero, andò a sbattere contro il maestoso albero che delimitava l'inizio del retro.

Fece un passo indietro massaggiandosi la fronte dolorante, con un piccolo lamento, mentre i suoi occhi si posavano sulle sue due femmine preferite.

Chichi stava sistemando una maglietta del padre sul filo del bucato mentre Kin piegava i panni che avevano steso la sera prima, ormai asciutti, riponendoli con cura nella cesta con la quale li avrebbe poi trasportati fino alla loro esatta ubicazione in casa.

Si stavano dando la schiena per via dei rispettivi lavoretti, entrambe serene e Chichi stava ridendo, probabilmente per una battuta appena fatta della figlia.

A Goten scappò un sorriso, fu molto felice di vedere quella scena.

Dalla sera del 27° Torneo le due si erano molto unite: la mamma aveva acconsentito a far allenare Kin per almeno un paio di ore al giorno, a patto che prima la aiutasse con le faccende domestiche e che imparasse assolutamente a cucinare. L'allora bambina era stata entusiasta della proposta e aveva accettato con gioia, dato che in quel modo avrebbe potuto soddisfare entrambi i genitori e fare ciò che le piaceva. Perché a Kin essere come la madre dalla quale aveva ereditato gli occhi, non dispiaceva affatto anzi, sognava di poter essere una donna in gamba come lei un giorno; solo che avendo sangue sayan che le scorreva nelle vene, il richiamo della lotta era sempre molto forte ed estremamente difficile da sopprimere.

Da quel patto, anche l'ambiente in casa era molto più rilassato: i due genitori andavano d'amore e d'accordo come un tempo, non avevano più litigato né alzato la voce; Kin poteva essere la figlia devota che tutte le madri sognano per poi il tardo pomeriggio uscire ad allenarsi con Goku, Goten e Trunks indossando il gin, senza dover temere gli sguardi o i commenti della madre.

La stragrande maggioranza delle volte andava con suo padre ma ogni tanto non aveva disdegnato la compagnia dei due sayan più giovani, né tanto meno quella di Gotenks.

La ragazza aveva anche partecipato a tutti e due i Tornei successivi nel girone under 15, riportando sempre la vittoria a casa e tra un anno avrebbe finalmente gareggiato nel girone adulti. Goten sapeva di dover stare attento a lei, ma non aveva intenzione di lasciarle la vittoria facile e sperava ardentemente di poterla incontrare sul ring. Era vero che era migliorata tanto, ma anche lui era diventato molto più forte.

«Hei fratellone, che ci fai ancora qui?» La voce perplessa di Kin fece ridestare il ragazzo, che sbatté velocemente le palpebre come per tornare al presente e si avvicinò alle due con un sorriso in volto. «Questa mattina vacanza! Trunks è dovuto tornare alla C.C. per una chiamata di sua madre e quindi niente allenamenti.»

«Goten... Non credo che dovresti man...» Iniziò a dire la sayan al fratello, vedendolo prendere un frutto dall'albero che aveva vicino. Lui nemmeno la sentì e si rivolse alla madre per poi portarsi il frutto alle labbra: «Vi posso essere utile in qualcosa?»

Chichi non fece in tempo a rispondere che il volto del ragazzo cambiò colore, diventando rosso e perdendo fumo delle orecchie.

«Appunto...» Il sussurro strafottente di Kin accompagnò il fratello nella sua corsa verso casa, mentre cercava disperatamente del latte per affievolire il bruciore che imperversava nella bocca e nello stomaco.

Goten trovò il liquido bianco con non poca fatica e ci volle un po' prima che il suo volto iniziasse a tornare del proprio colore naturale.

Mentre ancora era appoggiato al bancone di cucina con l'affanno, sopra il quale si trovavano i quattro cartoni di latte che aveva svuotato, sentì la voce saccente della sorella provenire dalle sue spalle: «Devi smetterla di metterti in bocca tutto quello che trovi, Goten.»

Lui si voltò che ancora le spalle non avevano smesso di alzarsi e abbassarsi forte, quando Kin allontanò la propria spalla dallo stipite della porta e gli si avvicinò. «Il frutto che hai mangiato è quello dell'hikare. La mamma e io lo usiamo solo quando viene Piccolo-san a mangiare qui, perché è una pianta che Gohan ha preso su Namec e che lui adora. Il frutto è estremamente piccante, ma i fiori che l'albero produce in privamera sono semplicemente meravigliosi, per questo mamma non lo ha tolto. Somigliano ai gigli ma hanno varie colorazioni e un profumo celestiale.»

Gli era arrivato davanti e lo stava osservando con sguardo decisamente divertito: «Tu e papà siete uguali, la mamma mi ha raccontato che anche lui la prima volta che ha mangiato il frutto dell'hikare ha agito esattamente come te, correndo in casa in cerca di latte come se lei gli avesse mostrato una siringa.» Il sayan le gridò contro, risentito: «Si può sapere perché non mi hai avvertito?»

Lei rise di gusto e quando si fermò guardò con sguardo perfido il fratello. «Io ti ho avvertito, sei tu che non mi hai nemmeno ascoltato.»

Lui stava per ribattere ma Kin lo prese per il polso e lo trascinò fuori di casa. «Ma che fai?»

«Hai detto che volevi aiutare, no? Bene, vieni con me allora dobbiamo andare a pescare per questa sera. Verranno Gohan, Videl e Pan.» Rispose lei senza degnarlo di uno sguardo.

Appena attraversata la soglia, Kin si portò le mani ai lati della bocca guardando il cielo limpido e gridò: «Nuvola Speedy!»

L'amata nuvoletta gialla che aveva accompagnato il padre dei due giovani in tante avventure si avvicinò e si fermò di fronte ai due. Kin saltò su con un sorriso, per lei era sempre un piacere stare su quella nuvola, poi vedendo che suo fratello non saliva gli chiese perplessa: «Beh? Che fai lì impalato? Con la nuvola arriveremo prima la lago, dai sali forza. Dobbiamo far presto se voglio finire gli altri lavoretti e poter andare ad allenarmi con papà prima di cena.»

Goten rimase a sguardo basso per qualche secondo. Temeva che dopo le serate degli ultimi tempi passate con Trunks, la Nuvola si sarebbe aperta sotto di lui, facendogli fare una figuraccia con la sorellina, nonché alimentare non poche domande. Non voleva assolutamente fare una fine del genere né tanto meno ritrovarsi a raccontare le proprie cose a Kin o, ancora peggio, ai propri genitori.

Si trasformò in super sayan e le si rivolse con un sorriso, dicendole la prima mezza verità che gli venne in mente: «Vai avanti, io ti seguo volando. Almeno questa mattina avrò fatto qualcosa e non mi sarà sembrata del tutto persa. E poi comunque, non c'entriamo in due lì sopra, non siamo più bambini.»

Kin lo osservò perplessa per qualche secondo, poi fece spallucce e tese il braccio con un sorriso, indicando entusiasta alla Nuvola la meta da raggiungere e spronandola ad andare a massima velocità.

Lei partì e subito dopo Goten gli fu a fianco, con sua grande sorpresa, senza troppo sforzo.



 

Elsira #1

Okay l'ammetto, mi sono divertita come una pazza a scrivere il momento d’imbarazzo fra i tre giovani Sayan xD Dite che mi ci sono dilungata troppo? Non vorrei che la lettura divenisse pesante né tanto meno noiosa...
Questo, come avrete ormai intuito da voi, è un capitolo solo d’introduzione alla nuova parte della storia, ergo come contenuti è ancora povero; ho voluto provare a puntare un po’ più sul farvi uscire qualche sorriso per adesso :) La storia ci metterà un po’ ad ingranare e prendere il via, spero non me ne vogliate troppo xD
 


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, come sempre, non esitate a farmeli presenti; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^ 
   
 
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