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Autore: Lellaofgreengables    13/10/2015    0 recensioni
E se Gonzalo avesse preso in mano la situazione durante il parto di Maria e avesse fatto in modo di impedire che il folle piano di Lesmes andasse in porto. E se sua madre Pepa fosse stata vicino a lui per guidarlo in quel difficile momento?
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maria Castañeda, Martin Castro, Pepa
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap 2 Benvenuta Esperanza.

 

Gonzalo era con Maria in una bianca e pulita stanza di ospedale. Teneva tra le sue la mano della giovane, le sussurrava parole di conforto tra una contrazione e l'altra e le asciugava il sudore dalla fronte.

Nella camera entrò il medico che dopo aver sorriso a Maria, chiese a Gonzalo di seguirlo in corridoio. Martin diede un bacio sulla fronte a Maria e uscì timoroso.

“Signor Castro, sarò franco. Non riesco a capire come mai la sua fidanzata sia entrata in travaglio così presto. Sembra quasi che il parto sia stato stimolato con qualche sostanza. Ha ingerito qualcosa nelle ultime ore?” il medico guardava serio il volto sempre più pallido di Gonzalo, che ricordò di aver afferrato prima di uscire le gocce che il dottor Colmenar aveva prescritto a Maria per ritardare il parto.

“Il medico di Puente Viejo le ha ha prescritto queste medicine” affermò il giovane preoccupato, afferrando la boccetta con le gocce, che teneva nella tasca della sua giacca.

Il medico prese la bottiglietta, l'aprì e ne annusò il contenuto.

Il cuore di Martin si fermò quando il dottore disse :”A mio avviso, signor Castro, queste medicine servivano ad indurre il travaglio, non a bloccarlo. In ogni caso analizzeremo il contenuto della boccetta per capire quali sostanze la sua fidanzata abbia ingerito. E' evidente però che il bambino dovrà nascere e che la situazione è critica. Per questo abbiamo deciso di sottoporre la signora Castaneda ad un parto cesario. Lei e il bambino sono sempre più deboli e credo che non riuscirebbero a resistere ancora per molto. Sono contrario all'uso del forcipe e di altri strumenti simili perché potrebbero nuocere al bambino. Se opereremo ora, la madre sarà ancora in grado di rimettersi dall'intervento.” Il medico era stato chiaro. A Martin sembrò che quel tipo fosse raccomandabile, a differenza di Lesmes. Anche la voce di sua madre dentro di lui, sembrava confermare quella prima impressione.

Gonzalo allora decise insieme ad Alfonso ed Emilia di acconsentire all'operazione.

Un'ora dopo il ragazzo era davanti alla sala d'attesa, nervoso. Non riusciva a fermarsi. Sua sorella e i suoi suoceri cercavano di calmarlo ma tutti i tentativi sembravano senza esito. Sembrò essere passata un'eternità quando giunse un'infermiera con un fagottino rosa tra le braccia. “Le presento la sua bambina” disse la donna con un sorriso, posizionando la piccola tra le braccia tremanti di Gonzalo. Era così piccola che lui temeva quasi di romperla, mentre la stringeva contro il suo petto, stando attento alla sua piccola e fragile testolina, sulla quale spuntava un ciuffo nero.

“E' prematura ma sta benissimo” affermò il medico che seguiva l'infermiera. Mentre i suoi suoceri e la sorella festeggiavano la piccolina, Martin chiese all'uomo come stesse Maria. Sapeva infatti che quando la sua fidanzata era nata dopo un cesario, diciotto anni prima, sua madre Emilia non si era risvegliata immediatamente dall'anestesia ed era stata alcuni giorni in coma.

“La signora Castaneda sta benissimo. Molto meglio di quanto potessimo sperare. Tra poco si risveglierà dall'anestesia e potrà stringere tra le sue braccia la piccolina.” Il medico sorrise e anche il volto di Martin si rilassò in un sorriso, mentre chinava il volto per osservare il visetto di sua figlia, che dormiva teneramente tra le sue braccia, con la sua rosea e minuscola boccuccia sorridente. L'avrebbe sempre difesa contro tutto e contro tutti e non avrebbe permesso a nessuno di farle del male.

Quel dolce e fragile fagottino rosa era la loro speranza. Martin dentro di sé sentì che anche sua madre gioiva per la sua felicità. In quel momento seppe che quella piccolina era sua figlia e non apparteneva certamente alla stirpe dei Mesia. Fu però sua sorella Aurora a dargliene la certezza, quando tutta emozionata mostrò al fratello i tre nei che la neonata aveva sulla gamba: tre nei identici a quelli di suo padre Gonzalo e di sua nonna Pepa. “E' mia figlia e nessuno, nemmeno quella pettegola di Dolores Miranar potrà metterlo in dubbio” gli occhi di Martin erano più luminosi che mai.

In quel momento giunse un'infermiera che informò tutti quanti che Maria si era appena svegliata dall'anestesia e che non vedeva l'ora di stringere sua figlia tra le braccia.

Qualche istante dopo Gonzalo con in braccio la piccola aprì la porta della stanza di Maria che faticava a tenere gli occhi aperti. Quando però la ragazza vide sua figlia in braccio al padre, con cautela si mise seduta appoggiandosi su alcuni cuscini, che l'infermiera gli stava sistemando. La donna dopo aver aiutato la partoriente, lasciò i due neogenitori da soli con la loro piccolina.

Maria tese le braccia per ricevere la neonata che subito riconobbe il calore che emanava il corpo materno, mettendosi tranquilla.

“E' meravigliosa e perfetta” sussurrò Maria “E' la bambina più bella che io abbia mai visto” cinguettò la neomamma.

Gonzalo sorrise confermando le parole di Maria, per poi chiederle: “Come stai, vita mia?”

“Non preoccuparti per me. Ora sto bene. Piuttosto dimmi come sta il nostro tesoro. Il medico ha detto che non devo preoccuparmi ma è realmente così?” domandò Maria mentre sua figlia afferrava il suo dito e lo stringeva nel suo minuscolo pugnetto.

“Sta benissimo. I suoi organi sono piuttosto completi e non ha alcun problema. Dovremo solo darle qualche attenzione in più. E non ci crederai, ma sulla sua gambina ci sono i miei nei.” sussurrò Martin felice, baciando le labbra di Maria.

“L'ho sempre saputo che era tua figlia e che Fernando mi aveva mentito. Non avrei mai pensato di poter essere così felice come in questo momento. Finalmente siamo insieme e con noi c'è anche il nostro tesoro. Non mi importa di quello che diranno gli altri. Per voi affronterei anche mille Dolores Miranar. A proposito come chiameremo la nostra principessa? “Domandò la ragazza guardando gli occhi neri di sua figlia.

“Esperanza. Non abbiamo mai perso la speranza e ora siamo insieme” propose il neopapà mirando incantato le sue due donne.

“Esperanza Castro Castaneda” sussurrò Maria. “Benvenuta al mondo piccola mia.” proseguì la ragazza con un sorriso.

Martin si rese conto che sua madre Pepa in quel momento, in qualsiasi posto fosse, era felice. Sapeva che in quelle ore difficili lei lo aveva guidato e forse era proprio grazie ai taciti consigli che gli aveva inviato che Maria ed Esperanza erano ancora con lui.

“Grazie mamma” pensò.

Intanto Esperanza Castro Castaneda viveva le sue prime ore in questo mondo.

 

 

   
 
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