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Autore: backfromcali    14/10/2015    0 recensioni
«Io sono Violante di Myrisias. Io sono figlia, moglie, madre di figli, principessa e regina. A me la vostra obbedienza. Ho amato, odiato, perduto e ottenuto. Ho pianto, riso, combattuto per un popolo ingrato. Io vi ho portati alla gloria e allo stesso modo adesso vi trascino nella disgrazia. » alzò le braccia al cielo. «Dio solo conosce i miei peccati e a Lui chiedo pietà per i vostri.»
Violante ha 18 anni quando viene promessa in sposa a un uomo che non conosce per placare una guerra che incombe sui Quattro Regni. Mentre il viso dolce di Tommaso e la speranza di potersi amare liberamente rimangono vivide nella sua memoria, la Principessa Violante decide di non permettere a nessun altro uomo di entrarle nel cuore. Fino a quando non conosce Ludovico.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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«Il regno di Myrisias era il più grande tra i quattro regni. Da trecento anni era il centro della vita tranquilla. Manteneva la pace tra i regni e provvedeva a far rispettare le leggi.
Il regno di Myrarnea, invece, era il più piccolo, ma era il più ricco. Dai suoi porti partivano le risorse per gli altri regni e ogni giorno migliaia di carovane arrivavano dagli stessi regni come ringraziamento.
Gli abitanti di Nubernea erano famosi per le loro doti militari. I soldati del Re venivano addestrati dall’età di dieci anni duramente e ininterrottamente per diventare impassibili e pronti a togliere la vita a chiunque.
Il regno di Anteos era una vasta, infinita  distesa di alberi e piante che nessuno degli altri regni possedeva. Riforniva loro con la legna per i lunghi inverni e per la realizzazione di mobili pregiati.
Da molti anni un equilibrio stabilito da vecchi regnanti  manteneva la pace tra i quattro regni. Myrisias controllava e approvava le leggi, Myrarnea commerciava viveri, Nubernea vendeva soldati e Anteos costruiva la maggior parte dei mobili delle loro case. La pace aveva vacillato quando Nubernea aveva preteso di poter prendere il posto di Myrisias e di poter controllare il Continente Occidentale. La guerra era finita con la sconfitta di Nubernea, dopo una lunga e sanguinosa lotta. Per anni il regno di Nubernea aveva vissuto nel caos, prima di riprendersi economicamente e moralmente dalla sconfitta. L’avidità di quel regno l’aveva portato alla distruzione e aveva tolto la vita a migliaia di valorosi uomini.»
Violante sospirò e pensò al suo futuro marito. Non aveva mai visto il principe di Myrarnea. Di lui si lodavano le doti militari e la grande umiltà, ma, come ogni giovane donna, Violante sognava un uomo forte,  valoroso e soprattutto bello.
Sospirò ancora. Dal grande salone dove prendeva lezioni private con il suo Maestro, riusciva a scorgere la stalla. Tommaso era lì. Si prendeva cura dei cavalli, li nutriva, li puliva, e nulla le sembrava più affascinante. Non voleva le ricchezze del principe di Myrarnea, del quale non conosceva nemmeno il nome, non voleva la gloria di una regina. Violante voleva solo Tommaso.
«Principessa?» La ragazza continuò a osservare lo stalliere e le si strinse il cuore.
«Vostra maestà… Principessa?»
Violante sbuffò e tornò a prestare attenzione al Maestro. Era un uomo anziano, con capelli grigi, barba incolta dello stesso colore e una grande conoscenza del mondo. Il corpo esile e ormai deteriorato dall’età tremava, mentre la sua voce era ferma. Le aveva insegnato tutto quello che sapeva e si sforzava ancora una volta di parlarle dei Regni. Non aveva mai prestato attenzione perché non le interessavano quelle storie antiche, di guerre concluse. Si era sempre sentita lontana da quel mondo, eppure adesso che lei stessa era l’unica speranza del suo regno, quelle storie le risultavano troppo pesanti, troppo dolorose, ma necessarie.
Posò gli occhi sull’anziano. «Credete che il Principe sarà buono con me?» sussurrò piano, per paura che Tommaso sentisse ogni parola, pur essendo lontano dal salone.
Il Maestro rimase interdetto, ma poi sospirò e abbandonò il libro. Si mosse lentamente verso di lei e le si sedette accanto.
«Vostra Signoria… voi siete nata per regnare. Siete la sola erede al trono di Myrisias e l’unica figlia del Re Riccardo. Il Vostro destino è quello di sposare un principe e diventare Regina.» le sfiorò il viso con una mano tremante. «Non potete e non dovete promettere il vostro amore a un uomo che non può darvi ciò di cui avete bisogno.»
Violante sgranò gli occhi e non seppe cosa dire. Il Maestro le sorrise complice e scosse il capo. «Il Principe Marcus sarà un bravo marito e un bravo compagno di vita…» lei abbassò il capo e trattenne una lacrima. Si morse un labbro per non singhiozzare. «Ciò non significa che dobbiate amarvi da subito. Vostra madre e vostro padre si sono conosciuti il giorno del loro matrimonio e hanno cominciato ad amarsi solo quando siete nata voi. L’amore non deve essere l’amore che volete voi. Quello riponetelo in un angolo del cuore e custoditelo per sempre.»
Il vecchio si alzò e lentamente lasciò la stanza, congedandosi con un inchino appena accennato.
Quando fu sola, Violante liberò le lacrime che aveva trattenuto in quei giorni. Pianse, singhiozzò e ripensò alle parole del suo Maestro. Le aveva detto di non dimenticare Tommaso, di custodirlo per sempre, mentre la sua vita andava avanti. Ma avrebbe sopportato di non vedere, toccare o parlare con Tommaso? Di avere un altro uomo nel suo letto?
Sospirò sconsolata e si abbandonò sul tavolo, coprendosi la testa con le braccia e pianse ancora. Versò lacrime disperate per un tempo interminabile, poi, quando esse finirono e i suoi occhi furono così gonfi da non riuscire a tenerli aperti, si alzò e decise cosa avrebbe fatto.


Tommaso sgranò gli occhi e rimase in silenzio per un tempo interminabile. Violante fu costretta a ripetere la domanda. «Scappiamo via, Tommaso?»
Tommaso cambiò posizione e si appoggiò alla porta della stalla. Si guardò in giro, come sempre per accertarsi che nessuno li guardasse più del solito.
«Ecco. Se scappiamo non sarai più costretto a guardarti in giro. Potremmo tenerci per mano e baciarci, fare l’amore… amarci, Tommaso, amarci!» si tese in avanti e gli sfiorò la mano. Lui la strinse e poi la lasciò subito andare con un sospiro.
«Tu sei una principessa, Violante. Le principesse non scappano. Hai un regno da governare, dannazione!»
Violante si sentì offesa e le lacrime le impedirono di vedere il volto contratto di Tommaso.
Le asciugò velocemente con una mano, poi,  senza guardarlo, gli parlò con voce tremante.
«Mio padre mi ha dato in sposa al principe di Myrarnea. Lo conoscerò ufficialmente tra cinque giorni.» non aggiunse altro. Continuò a guardare un punto alla sua sinistra, ma sentì lo sguardo di fuoco di Tommaso. Poi lui abbassò lo sguardo e si passò una mano sul viso.
«Perché?» domandò soltanto.
La ragazza si agitò sul posto e si impose di non abbracciarlo. Voleva consolarlo e dirgli che andava tutto bene e che non lo avrebbe sposato.
«Mio padre vuole creare un’alleanza con il regno di Myrarnea per contrastare l’attacco del regno di Nubernea. Non abbiamo abbastanza uomini.»
Violante voleva rimanere impassibile per non destare sospetti, ma la voce e il volto sofferente la tradivano a tal punto che dovette nascondere il viso nel cappuccio del mantello. Faceva freddo intorno a loro, ma lei sentiva solo lo sguardo di Tommaso che le scaldava il cuore e alo stesso tempo le faceva male.
«Violante…» bisbigliò. «Lo sapevamo entrambi che sarebbe arrivato questo momento…» disse ancora.
Lei sussultò e le sue parole le fecero male ancora una volta. «Già, perché tu sei solo uno stalliere.» le parole le uscirono di bocca senza rendersene conto. Sussultò e si mise la mano sulle labbra. Era arrabbiata perché lui non appoggiava la sua scelta di fuggire, perché aveva uno stupido titolo nobiliare che le impediva di condurre una vita normale. «Io… Tommaso, non intendevo dire…»
Tommaso annuì e la zittì con un gesto veloce della mano. «Mi dispiace di non essere un nobile. Mi dispiace di non essere ricco e mi dispiace se sono terrorizzato che ci scoprano insieme. Tu verresti perdonata, io verrei condotto al patibolo. Mi dispiace, Violante.» gli tremò la voce. Aspettò che lei ribattesse, ma quando si rese conto di aver detto troppo se ne andò in fretta, senza guardare Violante, per paura di incontrare i suoi occhi lucidi.


Sua madre le diceva sempre che nessun uomo aveva il diritto di decidere della sua vita. Una volta l’aveva presa per le spalle e strattonata forte perché Violante aveva solo sei anni e non le interessava ciò che sua madre andava blaterando. Voleva solo giocare con i sassi insieme a suo fratello. Insisteva affinché Violante crescesse pensando di essere una donna forte e sicura di se. Le aveva insegnato a tenere sempre la testa alta e a non piegarsi al volere di nessuno. Ed era cresciuta così. Quando aveva tredici anni e sua madre morì, si rese conto di quanto i suoi insegnamenti le sarebbero serviti in un mondo dove era rimasta da sola.
Ma ora non capiva come avrebbe potuto rifiutare di sposare il Principe Marcus e deludere suo padre. Era l’unica erede  rimasta, dopo che suo fratello aveva rinunciato al trono. Non avrebbe mai potuto deludere il suo popolo. Ma allo stesso tempo pensava a se stessa. Era pronta a sacrificare tutto? Inevitabilmente il suo pensiero andò a Tommaso e quello che le aveva detto. Violante aveva creduto che l’amore di Tommaso sarebbe stato così forte da accettare di scappare insieme a lei. Eppure era un codardo, troppo spaventato dalla morte per compiere quel passo insieme a lei.
Sentì la rabbia insinuarsi tra i suoi pensieri e sbuffò forte, mentre Maddalena le lavava la schiena.
«Dicono che il Principe Marcus sia un bell’uomo.»
Violante la guardò senza risponderle.
«Sarete una grande regina.» continuò Maddalena. Le massaggiò il collo e le spalle, poi passò ai capelli e li lisciò con le dita più volte. Di solito Violante si rilassava quando la serva la aiutava a fare  il bagno così tanto da chiudere gli occhi e assopirsi. Quel giorno invece non riusciva nemmeno a distendere le gambe nella grande vasca. Era così tesa che le facevano male i muscoli. Non dormiva bene la notte, aveva gli incubi: sognava di sposare un uomo cattivo e di aspetto terribile.
«Dovete accettare il vostro destino, come vostra madre ha fatto prima di voi, Altezza.»
Violante batté i pugni sul bordo della vasca e schizzò con l’acqua la serva. Maddalena si asciugò il viso, spaventata. «Non siate così cordiale con me. Amiamo entrambe lo stesso uomo, Maddalena. Ma lui ne ama una sola. E non siete voi.»
Maddalena rimase di stucco, con le mani a mezz’aria, lo sguardo incredulo e nessuna parola da dire. Mentre si guardavano a vicenda, Violante si rese conto di aver esagerato e di aver ferito la ragazza. Si sentiva tradita da Tommaso, ma non avrebbe mai dato la soddisfazione alla sua rivale di vederla triste.
«Finisco io, puoi andare.» le ordinò, freddamente, mentre il senso di colpa si insinuava tra i suoi già fragili sentimenti.
Maddalena si asciugò le lacrime e scappò via, umiliata e spaventata. Violante, invece, umiliata a sua volta dalla scelta di Tommaso, rimase immersa nella vasca a lungo. Quando le estremità del corpo cominciarono a provocarle dolore, si alzò e si preparò per la notte.
Si lasciò cadere sul letto con un sospiro. Sarebbe scappata senza Tommaso? Ce l’avrebbe fatta senza di lui?
«Cosa hai fatto a Maddalena, Violante?»
Lei si spaventò e si alzò di colpo dal letto. Quando scorse nel buio la figura di Tommaso si rilassò e si mise a sedere di nuovo. Non gli rispose. Non lo guardò nemmeno.
L’uomo avanzò, scavalcando la finestra. «Non dare la colpa a lei per quello che succede a te.» continuò. Le si sedette accanto.
«Lei ti ama.» sussurrò Violante, puntando i suoi occhi in quelli del ragazzo.
«Te l’ha detto lei?»
«Me lo dicono i suoi occhi ogni giorno. Mi accusa di mettere in pericolo la tua vita continuando a starti accanto. Mi guarda come se volesse uccidermi, Dio! Mi ha detto che sarò una brava moglie, Tommaso. Una brava moglie e una brava regina!» alzò la voce e Tommaso la zittì subito. Guardarono entrambi la porta, ma non entrò nessuna guardia, quindi la ragazza continuò. «Io non voglio essere una brava moglie. Non voglio essere nemmeno una regina!» si agitò sul posto. Le batteva forte il cuore. Dentro al suo cuore sperava ardentemente che Tommaso fosse tornato per comunicarle la sua decisione di scappare insieme. Ma sapeva anche se che  fosse stato così glielo avrebbe detto subito.
Si rattristì e si ricompose, rimanendo in silenzio. Tommaso le prese la mano tra le sue e la strinse. La ragazza la sfilò e la mise in grembo. Sentì ancora le lacrime oscurargli la vista, ma non voleva mostrarsi debole per l’ennesima volta davanti all’uomo che non la amava abbastanza.
«Violante…» lui cercò ancora la sua mano. Violante non oppose più resistenza. Sospirò e si arrese alle carezze di quell’uomo per il quale era disposta a sacrificare tutta la sua vita.
«Tu non mi ami abbastanza e io ti amo troppo.» fece spallucce «Sono così egoista che sacrificherei il mio popolo per stare con te…» le tremò la voce e dovette smettere di parlare. Singhiozzò. «Accetterò di sposare il Principe e sarò regina. Gli darò dei figli, invecchierò insieme a lui e morirò in una terra che non mi appartiene. Sarò lontana da te… forse ti dimenticherò.»
«Tu non sai quello che dici…» Tommaso scosse la testa e si alzò dal letto. Passeggiò avanti  indietro per la camera buia, indeciso su cosa fare. Si massaggiava le tempie, mentre scuoteva la testa sconsolato.
«Perché sei qui, Tommaso?» disse, infine, Violante, non sopportando più quel silenzio.
Lui si fermò di colpo e la guardò come se lo avesse insultato. Si inginocchiò davanti a lei. «Perché ti amo!» esclamò, prendendole il volto tra le mani.
Lei appoggiò le sue mani su quelle di Tommaso. «Allora fuggi con me.»
Si guardarono negli occhi e Tommaso fu il primo a distogliere lo sguardo.
«Mi chiedi di aiutarti a scappare. Mi chiedi di nasconderci per sempre, di fingere di essere altre persone. Mi chiedi di metterti contro il tuo stesso popolo.» il ragazzo sospirò e si coprì il volto tra le mani.
Di colpo Violante capì. Capì che Tommaso si incolpava perché lo amava, perché preferiva andare via con lui, piuttosto che fermare in tempo una guerra imminente. Sorrise e lo abbracciò. Si inginocchiò anche lei e furono faccia a faccia.
«Ti ricordi  il nostro primo bacio? Io ti obbligai a farlo. Io… desideravo così tanto un tuo bacio che ti minacciai di raccontare a mio padre che mi avevi aggredito. Io ti ho baciato per la prima volta. Tu sei stato costretto ad assecondare una stupida principessa diciassettenne viziata.»
Tommaso la abbracciò a sua volta, cingendole i fianchi con le sue braccia. Incastrò il suo viso nell’incavo del collo e si lasciò riempire le narici del dolce profumo di Violante.
«Una volta partiti, Viola, non potremo più tornare indietro… saremo io e te contro tuo padre e contro i Quattro Regni. Il popolo ti odierà,  sarai accusata di tradimento, adulterio e Dio sa cos’altro. Io sarò accusato di tradimento e di rapimento della principessa Violante, anche se tutto il mondo saprà che non ti ho rapita. Sarò condannato a morte e ricercato fino alla fine dei miei giorni. Tu, probabilmente, sarai perdonata dai Regni, io mai. Devi essere consapevole di ciò che ci aspetta. Non sarai più la Principessa Violante. Sarai Viola e basta. Saremo Viola e Tommaso. Sei disposta a rinunciare a tutto per essere Viola?»
Violante aveva la pelle d’oca. Era terrorizzata dalle immagini che Tommaso le proponeva, ma non esitò nemmeno un momento.
«Sì.»
Tommaso annuì piano, gli occhi spalancati nel buio. «Allora così sia, Viola»

 
   
 
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