Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: ChiizuDreamer    14/10/2015    1 recensioni
Harmony Miiko è una ragazza di 15 anni, amante del canto e della musica da sempre. Il suo sogno è proprio quello di diventare una brava cantante per emozionare il pubblico: tale scopo l'ha indotta ad iscriversi presso una prestigiosa scuola privata, il Miracle Painting Institute...
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Anata no sei da yo!

Erano già passati alcuni mesi da quando le Koe no Kaori si erano riappacificate e adesso procedeva tutto abbastanza tranquillamente. Tuttavia, per Harmony non era esattamente una bella situazione: non solo doveva forzatamente evitare Ryosei pur di continuare il suo lavoro senza intoppi, doveva anche sopportare il fatto che Selene la stesse quasi ignorando. Certamente si salutavano e scambiavano qualche parola ogni tanto, ma non è ciò che ci si aspetta da una coppia di migliori amiche come loro. Durante i primi mesi, era difficile che le due amiche si trovassero in luoghi diversi durante le ore di pausa o i giorni liberi, ma adesso le cose erano cambiate. Selene passava praticamente tutto il proprio tempo libero insieme alle sue compagne Fuyuki e Nami. Infastidita e turbata, negli ultimi giorni Harmony aveva deciso di prendere un'altra strada per arrivare in mensa, ovvero passare per l'uscita posteriore della scuola. In questo modo non avrebbe dovuto divincolarsi fra la folla né incontrare nessuno, dato che da quelle parti non passava mai anima viva. Mentre camminava guardando davanti a sé pensava ai piatti che preparavano a scuola e che avrebbe mangiato tra non molto, insolitamente buoni per essere serviti in mensa. Stava pensando se prendere lo stufato di carne o del riso saltato, quando si sentì afferrare per il polso e trascinare con una certa forza. Ryosei si era accorto che, ultimamente, Harmony lo stava evitando e gli sembrava strano dato che l'ultima volta che si erano visti la serata era andata avanti senza problemi e si era conclusa altrettanto pacificamente. Così aveva deciso di aspettarla nel corridoio che portava all'uscita posteriore, dove c'erano alcune stanze piene di roba vecchia, scartoffie, l'ex infermeria e il magazzino. Davanti alla porta di quest'ultima stanza se ne era rimasto fermo Ryosei in attesa della ragazza, e non appena l'aveva vista arrivare immersa nei suoi pensieri ne aveva approfittato. La tirò con sé all'interno del magazzino e chiuse la porta a chiave in modo tale che Harmony non potesse svignarsela tanto facilmente. Harmony, che non aveva neanche avuto il tempo di reagire, si ritrovò all'improvviso in quella stanza buia. «Ma che cazzo...?» fece, mentre Ryosei avvicinava la mano a un interruttore; non appena lo trovò sul muro sollevò la levetta e la lampadina posizionata al centro del soffitto iniziò a emettere luce a intermittenza, prima di stabilizzarsi e mostrare una stanza grigia, polverosa e piena di scatoloni; qualcuno era chiuso, altri invece erano aperti e al loro interno si potevano notare alcuni libri per il solfeggio, spartiti, leggii, cavalletti da disegno e altri attrezzi utili per una scuola come quella. «...E tu?!» chiese Harmony, stranita, quando si accorse di Ryosei, ancora con la mano sull'interruttore della luce. Insomma, che cosa voleva? L'aveva trascinata in magazzino, chiudendosi a chiave dentro insieme a lei e ora la stava fissando con insistenza...inutile dire che la ragazza si sentì quasi spaventata da quell'atteggiamento. Alzò lo sguardo e cercò di capire se ci fosse o meno qualcosa di sospetto, come una telecamera. «Si può sapere che ti prende?» chiese Ryosei dopo aver sospirato. Il comportamento di Harmony era così strano e si chiedeva cosa c'entrasse lui. «I-in che senso che mi prende? Non è niente...ho fame e questo posto mi mette ansia.» rispose lei, buttando giù le parole il più velocemente possibile e fissando la lampadina che oscillava e lampeggiava emettendo una luce fioca, come in una scena degna dei migliori film horror. «Ti spaventa la lampadina? Non preoccuparti, nel Miracle Painting non ci sono fantasmi...» «Che stupidaggine! Non avevo dubbi a riguardo!» esclamò Harmony, imbarazzata, afferrando la maniglia della porta, cercando in qualche modo di forzarla e uscire da quel posto che le metteva i brividi. A quel punto Ryosei, che adesso era alle sue spalle, poggiò lentamente una mano sul suo fianco e l'altra sulla sua mano, con cui la ragazza teneva saldamente il pomello. «Non fare così, ti prego...» le sussurrò all'orecchio. Adesso aveva esagerato, si era avvicinato troppo: infatti Harmony non ci pensò due volte a piegare il braccio e tirargli una gomitata all'altezza dello stomaco così forte da fargli sputare anche l'anima. Ryosei si allontanò da lei, piegandosi per il dolore: «Ah...m-ma sei matta?!» mantenne la testa alzata e la fissò, con lo sguardo sofferente «Prima sembra andare tutto bene, torni a scuola e inizi a ignorarmi come se nulla fosse e adesso questo...volevo solo...dei chiarimenti.» «Chiarimenti?! Chi ti credi di essere, esattamente?! È capitato di rimanere da soli seduti a un bar e abbiamo parlato di lavoro, perché pensi che dopo una cosa simile io sia tua grande amica?!» Ryosei rimase spiazzato: si sollevò, cercando di ricomporsi. Tenne una mano sullo stomaco, continuando a massaggiarselo, per poi rispondere. «Sei la ragazza più strana che abbia mai incontrato...non capisco perché tu mi piaccia così tanto. Comunque volevo solo sapere che motivo c'era di evitarmi, anche se non siamo...“grandi amici”, come dici tu.» Ma Harmony aveva smetto di ascoltare a “non capisco perché tu mi piaccia così tanto”. Dopo quella frase il cervello le si era fermato, andando in tilt. Era una dichiarazione, quella? «Come, scusa?» sussurrò lei, grattandosi un braccio. «Cosa non hai capito? Volevo sapere il perché del tuo atteggiamento.» «N-non quello...prima...» Ryosei si accorse all'improvviso di quel che aveva detto, così arrossì, ma si corresse immediatamente: «I-intendevo che...cioè, non in quel senso...era inteso...nel senso amichevole del termine.» Harmony stava per implodere dalla vergogna, così cercò di sviare la conversazione. «Okay, okay, okay. Se volevi chiarimenti, comunque, non c'era bisogno di comportarti da serial killer. Per un attimo ho creduto fossi pazzo. Comunque. Noi non siamo amici, d'accordo? Quindi non c'è motivo per cui debba sempre salutarti con un sorriso. E soprattutto stare troppo tempo con te mi metterebbe nei guai. Preferisco non avere ragazzi tra i piedi, ho un sogno da realizzare.» Spiegò, mettendosi a braccia conserte. Poi continuò «Adesso ho fame. Se apri la porta vado in mensa.» Ryosei la ascoltò, un po' dispiaciuto; non rispose e tirò fuori dalla tasca dei pantaloni della divisa la chiave del magazzino. La inserì nella serratura e aprì la porta. La ragazza uscì in silenzio, senza degnare Ryosei neanche di un'occhiata veloce. Tuttavia, dentro di sé le dispiaceva un sacco quel che gli aveva detto. Forse era stata troppo cattiva...Ryosei le stava simpatico, aveva potuto constatarlo, ma allo stesso tempo non voleva ripetere quella terribile esperienza delle minacce. Camminò velocemente verso l'uscita che l'avrebbe portata fuori dall'edificio, ma si accorse che il suo stomaco non brontolava più: la fame era passata all'improvviso per lasciare il posto a sensazioni diverse che neanche Harmony si sapeva spiegare. Ryosei uscì dal magazzino qualche secondo dopo. Si fermò sulla soglia dell'uscita posteriore dalla quale se n'era andata la ragazza e si mise a braccia conserte, guardandola mentre si allontanava. «Ryan...» Il ragazzo si era sentito chiamare. Era una voce femminile che aveva riconosciuto immediatamente e che proveniva dalle sue spalle. «Hazuki...» rispose lui, girandosi. Kaori, la bellissima ragazza di terza D che stravedeva per lui, gli si era avvicinata vedendolo lì, da solo, triste. «Perché te ne stai qua da solo, Ryan?» gli disse, a bassa voce, con il suo solito tono quasi provocante; poi guardò nella sua stessa direzione e aggrottò le sopracciglia «Perché non guardi me con quegli occhi, anziché le ragazzine? Non è neanche completamente formata, ancora.» adesso il suo tono era diventato lamentoso e si era attaccata al braccio di Ryosei premendo contro di esso il proprio seno, insolitamente grande per una ragazzina giapponese. «Non chiamarmi Ryan...» sospirò Ryosei «Non l'ho scelto io e non mi piace granché.» Kaori si allontanò e mosse un passo per mettersi davanti a lui: «E dai...non trattarmi così...lo sai che ci rimango male...» piagnucolò Kaori, tenendo le braccia dietro la schiena, in posa, sbattendo le lunghe ciglia nere infoltite da uno spesso strato di mascara. «Dai, smettila...non è davvero il momento.» e detto ciò, Ryosei indietreggiò, si voltò dando le spalle a Kaori e iniziò a camminare verso il cortile, abbandonandola lì e infastidendola. La ragazza strinse i pugni e i denti e sbattè a terra un piede. Fece una smorfia e sbuffò, poi se ne andò anche lei da quel posto. Entrò nel dormitorio femminile, diretta in camera sua. Era ora di pranzo, sì, ma lei non aveva proprio voglia di mangiare. Secondo lei, per mantenere intatto il suo fisico asciutto e scolpito non doveva eccedere col col cibo: così a pranzo e a cena mangiava soltanto una o due barrette energetiche, quelle mirate alla perdita di peso, nonostante non ce ne fosse assolutamente bisogno. Mentre si avvicinava alla sua stanza, per i corridoi incontrò Ichigo. Lei era diretta a passo svelto in mensa perché, a differenza di Kaori, di fame ne aveva, eccome. E non era solo quello il motivo per cui stava camminando così velocemente. Vedendo l'amica, però, si fermò e sorrise, salutandola: «Ciao, Kaori!» Kaori aveva un'espressione mista fra il nervoso e l'infastidito e Ichigo lo notò subito, così il suo sorriso si spense e assunse uno sguardo preoccupato. «Va tutto bene, Kaori?» le chiese, guardandola in viso. «No che non va bene!» sbuffò battendo a terra i piedi «Ichi...vieni in camera...?» le chiese. Ichigo, a dire il vero, si era data appuntamento con la sua amata senpai, Akiko, la violoncellista di quinta. Inizialmente fu un po' titubante: Kaori era sua amica e non la voleva lasciare da sola in un momento come quello (anche se probabilmente, conoscendola, si trattava solo di un capriccio passeggero), però allo stesso tempo era riuscita a darsi appuntamento con la ragazza a cui aveva mandato centinaia di lettere d'amore...che fare, quindi? Dopo essersi morsa le labbra e torturata le mani, accettò di andare con Kaori. Quella ragazza esercitava su di lei una specie di pressione psicologica. Tirò fuori il cellulare e mandò un messaggio ad Akiko, sperando che potessero vedersi più tardi. Nel frattempo aveva annuito e stava seguendo Kaori fino in camera sua. Quando arrivarono, Kaori si buttò sul letto, sospirando pesantemente. «Allora? Vuoi raccontarmi cosa ti è successo?» chiese, sedendosi sul letto vicino a lei. La camera di Kaori era piena di oggetti vietati espressamente dalle regole della scuola: innanzitutto aveva la televisione sulla scrivania, delle tende di velo viola con dei lustrini sul bordo e soprattutto in stanza con lei non c'era nessun altro. I due letti erano stati uniti per diventare un matrimoniale tutto per lei. Anche le coperte erano del suo colore preferito, viola. Tutto era estremamente pacchiano e trash là dentro. «Secondo te merito di essere rifiutata da un ragazzo?» chiese Kaori, guardando il soffitto. «Mh? Cosa intendi? Sei una ragazza così bella, un ragazzo sarebbe veramente stupido se rifiutasse di uscire con te...» Kaori sorrise: «Meno male che almeno tu lo pensi...» poi, però, il suo sguardo tornò arrabbiato «Ma Ryosei passa troppo tempo insieme a quella...ragazzina...la leader del tuo gruppo. Aaaah! Non la sopporto, non la sopporto!» urlò, mettendosi a scalciare. Ichigo si trovava in mezzo a due fuochi, dato che sia Kaori che Harmony erano sue amiche e non sapeva da che parte stare. «N-non fare così, dai...sono sicura che Harmony non è interessata neanche un po' al tuo Ryosei!» disse Ichigo sorridendo, cercando di calmare l'amica. Kaori sbuffò un'altra volta, l'ennesima, poi si sollevò. «Vado a sistemare il trucco...forse è per questo che non ha voluto parlarmi...» fece, alzandosi dal letto e dirigendosi prima verso la scrivania, dove, frugando nella propria borsetta, prese i propri trucchi e poi verso la porta che conduceva al bagno in camera del quale ogni stanza del dormitorio era dotata. Così, Ichigo si ritrovò da sola in camera di Kaori. Si alzò dal letto e sistemò il copriletto che il peso delle ragazze aveva spostato, creando della grinze. Mentre si guardava attorno, lo sguardo cadde sulla scrivania e sulla borsetta nella quale Kaori aveva preso eyeliner, mascara e lucidalabbra pochi attimi prima. Ichigo la guardò: quella borsetta griffata doveva valere un sacco...ma, d'altronde, Kaori poteva permettersela, dato che la sua famiglia era ricchissima e che i suoi genitori non si erano mai fatti problemi a crescerla come una bambina viziata e capricciosa, pronta a ottenere qualsiasi cosa a qualunque costo. Mentre accarezzava la borsa, per puro caso, la scostò di qualche centimetro e intravide dei piccoli fogli rettangolari, alcuni stampati, altri scritti a mano da lei. Curiosa, li spostò completamente da sotto la borsetta e li prese in mano. Quel che vide la lasciò spiazzata. Spalancò gli occhi e guardò i fogliettini per qualche secondo, non riusciva a credere a quel che stava vedendo. Non ci riusciva o forse non voleva crederci? Quella era una foto di Harmony e Ryosei...al bar sulla spiaggia. Faceva di certo parte dello stesso gruppo di foto che aveva ricevuto l'amica quell'estate, le foto che avevano messo in crisi le KoeNoKa. Ichigo lesse anche il bigliettino e riconobbe subito la scrittura di Kaori...erano delle minacce per Harmony. Non seppe spiegarsi come mai non l'avesse riconosciuta subito quando aveva visto la lettera che aveva ricevuto la sua compagna, ma adesso era tutto chiaro. Quelle minacce partivano da Kaori. Ichigo sbattè la mano con cui teneva i fogli sulla scrivania con una violenza per lei inaudita, dato che era una ragazzina così calma e pacata, di solito. Quel rumore fece sobbalzare Kaori, che venne fuori dal bagno truccata solamente per metà. «Ichi? Stai bene?» chiese, vedendo che l'amica stava fissando la scrivania con sguardo truce. Sembrava che volesse uccidere qualcuno. Era così delusa...sapeva che Kaori non si faceva scrupoli a fare i dispetti alle persone, ma non si aspettava niente di simile, anche perché quella situazione aveva coinvolto tutte, perfino lei...e Kaori lo sapeva! Questo la faceva arrabbiare ancora di più. «C-che significa?» chiese, con un filo di voce. Alle orecchie di Kaori, Ichigo risultò quasi inquietante «Ho chiesto: che significa!?» ripetè, alzando la voce, questa volta, e mostrandole foto e biglietto, insieme. Kaori sembrò non badarci troppo: non si doveva giustificare. «Hmp...quella smorfiosa di Harmony se lo è meritato...» disse, prendendole i fogli dalle mani, quasi strappandoglieli «Fatti gli affari tuoi.» La rabbia di Ichigo scoppiò non appena sentì quella frase: «Questi SONO affari miei! Ti ricordo che nel suo gruppo ci sono anche io! Mi hai delusa, Kaori! Se continui così, un giorno rimarrai sola! Nessuno si fiderà più di te!» e detto ciò, Ichigo si diresse verso la porta, afferrò la maniglia, la aprì e uscì, sbattendola forte alle proprie spalle come non era per niente solita fare.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: ChiizuDreamer