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Autore: Ausel    14/10/2015    5 recensioni
Ninfadora Tonks muore durante la Seconda Guerra Magica e Remus Lupin, convinto di essere il responsabile della fine dell'amata e dei propri amici, si chiude in se stesso. Finché una notte non trova una donna in fin di vita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Dopo una lunga assenza ritorno, anche se non avrei mai pensato di farlo con una storia del genere. Il titolo è tratto dall'omonima canzone dei "Lunapop", alla quale mi sono ispirata per ricreare l'ambientazione e che consiglio di ascoltare prima di dedicarvi alla lettura.
Spero che questo "esperimento" possa piacervi quanto a me è piaciuto scriverlo.







 
Un giorno migliore
(in fondo io ci spero ancora)



 
Remus Lupin era sempre stato un uomo razionale e difficilmente scoraggiabile dagli eventi. La morte di James gli aveva lacerato un pezzo d'anima e il pensiero che Sirius li  avesse traditi faceva bruciare ancora di più la ferita. Nonostante ciò era riuscito ugualmente ad alzarsi e a continuare la propria vita, un po' più pesante adesso che James non ne faceva più parte. Poi era stata la volta di Sirius. Avrebbe dovuto capirlo fin da subito come gli eventi si erano in realtà succeduti, ma sapere che finalmente le cose stavano andando per il verso giusto alleviava leggermente il senso di colpa. L'importante, ormai, era recuperare quel che restava della loro amicizia. Neanche a dirlo e, poco più di un anno dopo, Sirius aveva raggiunto James. L'aveva visto con i propri occhi mentre affondava nel Velo, e non aveva fatto nulla per impedirlo. Come avrebbe dovuto reagire? Mettersi a rincorrere Bellatrix Lestrange, seguendo l'esempio di Harry Potter? No, lui era Remus Lupin, l'uomo razionale e difficilmente scoraggiabile dagli eventi. Gli era parso più saggio confortare Harry, prima che partisse alla carica, abbracciandolo con tutta la propria forza per trasmettergli -e convincersi- che non era solo. Ma adesso che né James né Sirius c'erano più, chi ci sarebbe stato per lui? In fondo era solo un mostro, un mostro a cui non era rimasto nulla. Peter si era rivelato la causa di tutto, se gli fosse capitato tra le mani... Merlino solo sa come lo avrebbe
ridotto. Era un mostro, sì, era un mostro perché rischiava di lasciarsi sopraffare dalla rabbia ed era un mostro quando la notte questo succedeva. Non c'erano più Ramoso, Felpato e Codaliscia pronti a trasformarsi con lui. Era solo. Quando la luna piena si mostrava, ululava a essa il suo dolore, come se potesse confortarlo, e correva sperando di lasciarsi i problemi alle spalle. Perché lui era Remus Lupin.
 
                                                                     
  *
La Guerra era tornata e Remus sapeva che nessuno sarebbe stato risparmiato. Aveva paura, pur cercando di non darlo a vedere, ma non per se stesso. Temeva per la vita dei suoi compagni e sopratutto per quella di Lei: Lei che lo amava nonostante fosse un mostro, al punto di averlo addirittura voluto sposare, e che gli aveva dato in dono una seconda ragione per lottare. Impugnava la bacchetta e pronunciava incantesimi, sperando di poter garantire agli altri - e a loro due - una vita migliore di quanto fosse stata la propria. Remus era un uomo razionale e si sarebbe sacrificato senza troppi rimpianti.
 
Fu un attimo. Il lampo di luce verde colpì Ninfadora Tonks in pieno petto, facendola sbattere contro le assi del pavimento. Remus si gettò sul corpo esanime, ma era troppo tardi: gli occhi parevano vuoti e privi della loro luce, il viso era innaturalmente pallido e il cuore non batteva più. In preda alla disperazione l'uomo si girò per vendicarsi sul responsabile, ma il Mangiamorte era scomparso. Remus sentiva che la colpa vera era la propria: non aveva fatto in tempo a proteggere Ninfadora e così lei era morta. Lui no, lui era vivo. James era morto, Sirius era morto, Tonks era morta. Remus era vivo: non c'era niente di razionale nella morte. Che senso aveva continuare a lottare, quand'era chiaro che non sarebbe servito a nulla? Voldemort avrebbe ucciso tutti esattamente come diciassette anni prima, era solo questione di tempo. Remus avrebbe potuto continuare a combattere, a uccidere, a fare il pazzo agitando un pezzo di legno, come se tale comportamento gli garantisse di far tornare coloro che erano state le persone più importanti della propria vita. Che cos'avrebbe ottenuto, macchiandosi dello stesso sangue del nemico? Sarebbe stato un mostro e basta ma Remus era già un mostro perché Tonks era morta e lui no. Non aveva fatto niente per salvarla, non aveva fatto niente per salvare tutti loro. Non meritava di respirare ancora, non meritava di essere vivo.
Remus Lupin si accasciò vicino al corpo privo di vita e attese. Teddy avrebbe capito: non c'era niente di razionale nella morte.
 
 
 
*
Si svegliò in infermeria. Non era morto. Glielo confermò Poppy, intenta a medicare una ferita sul braccio. Per quanto le risultava, sdraiandosi al fianco di Ninfadora, tutti l'avevano dato per morto. Nessuno si era pertanto preso la briga di ucciderlo ulteriormente e se l'era cavata con qualche ferita. Solo alla fine della Battaglia,-"Abbiamo vinto, Remus!" - quando avevano incominciato a raccogliere i corpi, si erano accorti che respirava ancora. Anche Harry Potter era morto, aggiunse Poppy, "ma non del tutto.". Remus era troppo basito per capire cosa significasse. "Hanno portato Tonks in Sala Grande." Madama Chips si era asciugata una lacrima. "Mi spiace."
 
L'avevano adagiata su un tavolo, nascosta da una coperta spiegazzata come un fazzoletto. Sotto di essa, si poteva quasi immaginare che dormisse. Remus le accarezzò una guancia: fredda. Era troppo tardi per pensare di agire. Osservò il resto della stanza e scorse qualche volto familiare. Stavano tutti sulla stessa barca.
 

*
Ted Lupin era lo specchio di sua madre: aveva gli stessi occhi scuri e suoi capelli non restavano mai dello stesso colore per più di due ore. Per questo Remus non riusciva a guardae il figlio senza avvertire una fitta allo stomaco. Presto Ted -'Teddy' per gli amici - avrebbe lasciato quel luogo spettrale per iniziare il suo primo anno a Hogwarts. Dopo la caduta di Voldemort, il Mondo Magico era risorto più forte di prima. La scuola era stata ristrutturata da cima a fondo e Minerva ne aveva ottenuto la presidenza, mentre a Kingsley era toccato il Ministero, dove lavorava Hermione. Harry e Ron, grazie alla nuova politica di Shacklebolt, erano diventati Auror pur non avendo sostenuto i M.A.G.O.La Gazzetta del Profeta parlava di "una nuova Età dell'oro".
Tutto ciò Teddy lo sapeva tramite le lettere che ogni tanto gli arrivavano. A scrivergli erano sopratutto i membri della famiglia Potter-Weasley, che spesso cercavano di portarlo fuori da quella fortezza invitandolo da loro. Dopo la Guerra, Remus aveva deciso di trasferirsi con il figlio in  una valle circondata da pianure. Un bel posto, se non fosse stato per il clima poco favorevole. La pioggia batteva costantemente contro i vetri spessi delle finestre e sembrava che il vento volesse sfondare la porta a calci. Ogni volta che Harry o Ron si smaterializzavano nella sala per andare a prenderlo -Remus non partecipava mai agli inviti- fissavano il soffitto, come se temessero che una trave potesse cadere sul loro cranio. E anche se non lo ammettevano, sapeva che tutti e tre erano d’accordo: sembrava l'anima di Remus.
 
Le lunghe pianure che circondavano la valle tornavano utili quando, una volta al mese, Remus necessitava di un luogo in cui poter essere libero. Si estendevano per chilometri e sul loro percorso solo alberi vi erano disseminati. Niente case, niente persone, niente pericoli per chiunque. Remus correva fino al sorgere dell'alba, fino al momento in cui sentiva i peli ritirarsi e le forze venirgli meno. Teddy dormiva già da un pezzo.
 
Quella notte, nell'aria aleggiava qualcosa di diverso. Il cielo era cosparso di nubi grigie, come se all'interno vi si trovassero Dissennatori, e i gufi non parlavano. Aveva l'aspetto di una città fantasma. Per una frazione di secondo, mentre l'istinto prendeva il sopravvento, a Remus sembrò di scorgere due occhi rossi. Dovette chiudere i propri mentre percepiva i muscoli ingrossarsi e le unghie allungarsi. Un minuto dopo stava già correndo.
 
Non avrebbe saputo dire con precisione cosa fosse successo. Il manto lupesco aveva creduto il posto a lunghe cicatrici ancora fresche, il cui sangue colava sull'erba sottostante. Era sdraiato. Si rialzò a fatica, respirando affannosamente, prima di notarla. A pochi passi di distanza c'era una ragazza, con ferite come le proprie, sparse per il corpo, ma respirava. Remus le si avvicinò lentamente e solo allora notò un segno all'altezza del collo. Morsi. Aveva morso una donna. Con la luna piena.
 
Teddy non fece domande e Remus gliene fu grato. L'aveva visto entrare in casa con la giovane carica sulle spalle e gli aveva dato una mano a distenderle su un letto. Le somministrò una fiala di pozione rimpolpasangue e le medicò qualche ferita, proprio come Poppy aveva fatto con lui solo un anno addietro. Sembrava trascorso un secolo da allora. Se si fosse svegliata, sarebbe stato un problema spiegarle l'accaduto e cosa ne derivava, ma se fosse morta… non l'avrebbe permesso.
Adesso che cicatrici e graffi erano scomparsi, Remus poté osservarla meglio. La pelle chiara contrastava con i capelli castani, lunghi fino alle spalle, mentre la corporatura era robusta. Non c'era da meravigliarsi se si era ridotta in quello stato, probabilmente aveva tentato di difendersi fino a quando Remus non era svenuto.
L'aveva quasi uccisa.
 
                                                                        

*

La stanza era avvolta completamente nel buio, così che quando Zoe Stolen aprì gli occhi non riuscì a scorgere nulla per capire dove si trovasse. Per quanto ne sapeva, poteva essere stata catturata e chiusa in una cella, ma il cuscino morbido sotto il capo e le spesse coperte che l'avvolgevano non sembravano adattarsi molto all'ambiente carcerario. Provò ad alzarsi invano, con la testa che pulsava prepotentemente e un gusto amaro in bocca. Braccia e gambe erano troppo deboli per fornirle sostegno e se Zoe avesse dovuto fuggire poteva sperare solo di non spezzarsi tentando di compiere una Smaterializzazione... sempre che la stanza non fosse stata a prova d'incantesimi. Il Mangiamorte le aveva sottratto la bacchetta durante la fuga, una delle poche certezze che le rimanevano, quindi non disponeva nemmeno di un'arma per difendersi. Doveva tentare di scappare comunque, probabilmente si trattava di una trappola. Magari, un incantesimo non verbale... sì, doveva provarci. Appoggiò delicatamente i piedi contro il legno freddo, quando la porta emise un cigolio. Sulla soglia vi era un uomo dall'aspetto trasandato e lo sguardo vacuo, indossava una giacca con le maniche troppo lunghe per potersi accertare se avesse il Marchio Nero o meno. Zoe non disse nulla, ma al minimo segnale si sarebbe trovata pronta. L'uomo attese qualche secondo e poi considerò "Ti sei svegliata".
 
Non c'era niente di apparentemente pericoloso in lui, ma Zoe sapeva bene quanto l'apparenza potesse ingannare. Mentre l'uomo usciva "per andare a prendere da qualcosa da mangiare", posò lo sguardo sulle sue tasche per tentare di scorgere la propria bacchetta. Nulla. Gli occhi avevano ormai preso confidenza con il buio della stanza e Zoe poté vedere meglio attorno a sé. Alla sua sinistra, due piccole finestre erano chiuse con assi di legno. Forzarle, con la magia o meno, avrebbe richiesto troppo tempo. Doveva pensare in fretta. Sussurrò un incantesimo e le finestre si aprirono lentamente. Era ancora in piedi. Si avvicinò. Non sembrava trovarsi a una grande altezza: saltare non sarebbe stato un grande rischio. In fondo, quando quel mostro l'aveva aggredita, aveva pensato che sarebbe morta. Invece era ancora viva e non riportava che qualche lieve graffio. La stanchezza e il dolore non erano nulla in confronto all'idea di andarsene. Mise fuori dalla finestra una gamba e poi l'altra. Chiuse gli occhi e respirò profondamente. Tre, due, uno. Qualcosa la stava trattenendo e Zoe non riuscì a buttarsi. Si girò e lo vide.
 
Remus non era sicuro di ciò che aveva fermato. La giovane sedeva a cavallo della finestra, gli occhi chiusi. Dubitava che stesse ammirando il paesaggio. Il piatto era stato accantonato in fretta e aveva afferrato la donna per un braccio, poco prima che tentasse di saltare giù. La donna si era girata, fissandolo con astio, e aveva provato a lanciarsi nuovamente. Ma Remus, pur non sembrandolo, era più forte di quanto la sua corporatura lasciasse intendete. Arresasi, la donna si volse verso l'interno e scese a terra. Prima che potesse fare altro, Remus la bloccò di nuovo. "Non voglio farti del male". Quelle parole suonavano ridicole pure alle proprie orecchie, perché se la giovane era lì, dipendeva esclusivamente dalla propria mostruosità.
"Cosa vuoi?". La sua voce aveva poco di femminile: era dura e ruvida come una pietra, rauca perché probabilmente aveva bisogno di bere.
"Aiutarti".
La donna rise, amaramente. "Come faccio a essere sicura che tu non mi voglia morta?"
Remus stette qualche istante in silenzio. "Se avessi voluto ucciderti, l'avrei fatto subito."
"Allora, forse ti servo viva.".
"Sì." Le mise un panino sotto gli occhi. "Adesso mangia".
 
L'uomo, che diceva di chiamarsi Remus, non sembrava un tipo particolarmente loquace. Mentre Zoe masticava lentamente il cibo, egli rimaneva a distanza, forse per accertarsi che non tentasse di nuovo di andarsene. Dal canto suo, neanche Zoe si sentiva particolarmente in vena di conversazioni. Era abbastanza lucida e preventiva da considerare l'idea che stesse tentato di avvelenarla, ma qualcosa -forse le parole dell'uomo, o più probabilmente la sua espressione- le aveva fatto pensare che si trattasse di un'ipotesi assai improbabile. E poi non metteva qualcosa sotto i denti da quand'aveva abbandonato casa propria. Quanto tempo era rimasta incosciente? Ore, giorni? Le stavano ancora dando la caccia?  Prima che potesse chiedere qualcosa, un'ombra apparve sulla soglia. Smise di muoversi.
"Papà, sono in cu--" la voce s'interruppe appena incrociò lo sguardo della ragazza. Zoe riuscì a distinguere solo una folta chiama.
"Arrivo." Mentre i due uscivano dalla stanza, sentì la voce sussurrare "Si è svegliata!"
 
                                                                      
*
Quando tornò a casa dopo essere stato alla Tana, Ted Lupin implorò suo padre affinché potesse vedere più da vicino la donna-che-dormiva e che adesso non dormiva più. Tuttavia Remus fu irremovibile e Teddy sospettava che ci fosse qualche motivo più fondato del semplice "deve riposare". La prima volta che se l'era trovata davanti stava sulle spalle di suo padre ed era notte fonda. Avrebbe dovuto essere a dormire e, in effetti, stava dormendo, ma poi si era svegliato desideroso di dissetarsi. Non aveva idea di dove suo padre avesse trovato quella donna è del perché fosse uscito. Non glielo chiese perché sapeva che tanto non gli avrebbe risposto. L'argomento fu poi archiviato come se non fosse successo nulla, ma adesso la curiosità era più forte che mai. Doveva escogitare un modo per avvicinarsi senza essere scoperto.
 
Edward Remus Lupin -detto Teddy- aveva 12 anni, i capelli che cambiavano colore e frequentava il secondo anno della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Se la cavava molto bene con la Trasfigurazione e Incantesimi era una delle due materie preferite. I professori si complimentavano spesso con lui per i suoi risultati e quindi Teddy sperava che non fosse sbagliato auto-definirsi "intelligente". Quindi non avrebbe dovuto essere così difficile trovare un modo per disubbidire, cosa che non aveva praticamente mai fatto. La prima idea che gli venne in mente fu di utilizzare un Mantello dell'Invisibilità. Si ricordava qualche accenno in proposito fatto dallo zio Harry, ma chissà quanto sarebbe passato prima che avesse di nuovo potuto incontrarlo. Così, dopo avervi riflettuto a lungo, preferì la soluzione più semplice: non fare nulla. Finse che la donna non gli interessasse più, che se ne fosse dimenticato, e quando suo padre decise che fare un pisolino non sarebbe stato un rischio s'intrufolò nella camera incriminante.
Era tutto molto buio, quindi vi mise un po' per riuscire a distinguere qualcosa. Quando le forme assunsero un aspetto più definito, Teddy notò che la ragazza era sveglia. E lo stava fissando.
"Ciao." disse lui.
"Ciao."
"Io sono Teddy."
"Zoe."
"Perché sei qui?"
Silenzio. "Non lo so. Ricordo solo di essere svenuta."
"Ti ha portato qua mio papà."
Zoe non rispose.
"Era notte. Cosa ci facevi fuori al buio?"
"Sei un ragazzino curioso." Zoe rifletté su cosa potesse dirgli "Scappavo."
"Da chi?"
"Da una persona. Una persona cattiva."
Teddy la osservò con più attenzione. "Perché proprio te?"
Zoe scrollò le spalle. "Perché sono io."
Teddy si morse la lingua, come se gli costasse molto andare avanti.
"Era... era un Mangiamorte?"
"Sì."
Dei passi si aggiunsero improvvisamente ai suoni della stanza ed entrambi si voltarono di scatto.
"Ti avevo detto di non disturbarla, Teddy."
"Papà, Zoe è scappata da un Mangiamorte."
 
"E così, sei una Nata-Babbana."
"Esattamente".
"Sicura che ti stiano cercando solo per questo?" Chiese Remus.
Zoe sollevò un sopracciglio. "Pensi che ti stia nascondendo qualcosa? Piuttosto, non ho ancora capito chi sei. Perché mi hai portata qui? Perché non mi hai lasciata a morire sull'erba?"
Remus sospirò. "Se mi conoscessi, sapresti che se vedo una persona in fin di vita non l'abbandono ma cerco di aiutarla."
"Quindi è solo per questo? Per bontà d'animo?"
L'uomo sorrise sarcasticamente. "Pensi che ti stia nascondendo qualcosa?"
"Sì."
E fai bene, pensò Remus.
"Non sono uno di loro, ti ho già fatto vedere che non ho il Marchio Nero."
"Il mondo non si divide in gente buona e Mangiamorte. Tutti abbiamo sia luce che oscurità dentro di noi*."
Remus annuì, consapevole della propria parte oscura. "Adesso dormi, le ferite non sono ancora completamente guarite."
"Hai detto che mi ha aggredito un mostro, giusto?"
"Sì."
"Che mostro?"
Io. Ma non lo disse. "Sei stanca, dormi." E prima che Zoe potesse ribattere, Remus si chiuse la porta alle spalle.
 
"È stato uno di loro a ucciderla".
"Ah." Zoe tacque. "Mi dispiace."
Teddy scrollò le spalle. "Anche a me, ma non l'ho mai conosciuta." Poi rise. "Però ho circa 500 Cioccorane con lei e papà. Vuoi vederne una? Estrasse dalla tasca dei pantaloncini un cartoncino di forma squadrato e lo porse a Zoe, che osservò la foto per circa un minuto.
"Era una bella donna."
"Lo so." Teddy indugiò e guardò le scale fuori dalla porta. "Il mio padrino dice che, da quand'è morta, papà non è lo più stesso. È stata la Guerra a cambiarlo, ha perso tante persone."
Zoe non rispose.
 
La mattina dopo Zoe Stolen entrò in cucina e, come se non fosse nulla, chiese che cosa ci fosse da mangiare.
"Non dovresti essere in piedi." Osservò Remus.
"Restare in quel letto mi stanca più di quanto possa stancarmi muovermi." Poi prese posto a tavola e Teddy le sorrise. Da lì, le cose iniziarono a degenerare.
Adesso che Zoe sembrava aver ritrovato la propria energia, sprecarla non facendo nulla le parve una follia. Decise che avrebbe riportato un po' di luce in quella casa, iniziando prima di tutte da quella che era la "propria" camera. Tolse i fermi a ognuna delle finestre, spolverò le vecchie mensole, con l'aiuto di Teddy applicò incantesimi affinché l'abitazione potesse apparire un po' più accogliente. I libri dimenticati in soffitta trovato posto tra le librerie vuote, strumenti da lavoro vennero esposti in bella mostra qua e là. Verso la fine della settimana la casa profumava di fiori ma Remus stranamente non disse nulla. Si limitò a osservare l’affaccendarsi dei due lavoratori senza batter ciglio. Al massimo, avrebbe riportato le cose alla normalità quando Zoe se ne sarebbe andata. Fu quel pensiero a fargli tornare il senso di colpa: mancava meno di un mese alla prossima luna piena e non le aveva ancora rivelato che cosa fosse diventata. Avrebbe dovuto prepararla alla trasformazione e insegnarle come distillare la pozione Anti-Lupo, ma come avrebbe fatto a giustificare il suo sapere in merito? E poi, fuori rischiava di essere catturata dai Mangiamorte. Era tutto così confuso, così difficile, che Remus non poté fare altro che prendersi la testa tra le mani. Zoe lo notò e disse "Tutto bene?" Ma lui non riuscì nemmeno a guardarla negli occhi mentre le mentiva. Di nuovo.
 
Zoe non si sentiva affatto stanca, anzi. Compiere qualcosa di concreto l'aveva fatta sentire appagata e soddisfatta di se stessa. Odiava dover contare sul,'aiuto de prossimo. Teddy, inoltre, era un ragazzo davvero in gamba. Ogni volta che lo vedeva, provava la sensazione di doverlo proteggere, pur non sapendo da che cosa. Remus non era quel che si suol dire un padre affettuoso, sebbene presente quando il figlio ne avesse bisogno, e Zoe iniziò a farsi una propria opinione: Teddy le aveva detto che Remus si era chiuso al mondo dopo la Guerra, nella quale erano morte le persone a lui più care. Se davvero le cose stavano così, allora l'uomo aveva tentato di salvarla per evitare altre morti. Quindi, poteva davvero fidarsi di lui?
 
Teddy era rimasto a dormire da Harry, così che avesse potuto parlare tranquillamente con la donna per spiegarle tutto. Non l'avrebbe biasimata se avesse deciso di andarsene, incurante dei Mangiamorte a piede libero. Appena le disse che voleva informarla su ciò ch'era successo, Zoe accettò subito e chiese se potessero discuterne all'aperto. Remus confermò, onde evitare d'innervosirla ulteriormente.
Era piacevole passeggiare per la pianura, insieme al tramonto che sembrava riscaldare e colorare quel l'ambiente così grigio e sfoglio. Remus non poté evitare di pensare che Zoe fosse bella, con quella sfumatura arancione che le illuminava i capelli. La pelle era tornata di un colore normale e le ferite non si vedevano quasi più. Era una bellezza semplice, come Tonks. Remus si maledì mentalmente. Tonks era bella, non Zoe. Zoe non era Tonks. Nessuno sarebbe mai stato come la sua Dora. Parlò prima che altri pensieri scomodi potessero venire a galla.
"Volevi sapere di che mostro si trattasse."
"Sì."
Remus deglutì. "Vedi... Non è semplice."
Zoe aspettò.
"Era un lupo." Remus sputo fuori le parole come sarebbe fatto con un limone. "Un lupo mannaro."
Gli occhi della ragazza divennero enormi e Remus si sentì un verme, mentre continuava. "C'era la luna piena. Non so se sai-"
"Mi ha morsa, vero?"
Remus trattenne il respiro. "Sì". E aggiunse. "Mi dispiace."
Zoe non rispose e Remus provò l'impulso irrefrenabile di abbracciarla. Le mise una mano sulla spalla ma la donna si scostò bruscamente e fissò l'altro. "Devo andarmene. Non è sicuro per voi."
"Ma-"
"No." Zoe scosse la testa. "Grazie per esservi presi cura da me, non lo dimenticherò." Posò un leggero bacio sulla guancia destra di Remus.
Poi un sonoro schiocco invase l'aria e Zoe Stolen non c'era più.
 
 
 
*
Avrebbe dovuto cercarla. Avrebbe dovuto cercarla perché i Mangiamorte la stavano inseguendo e avrebbe dovuto cercarla perché era impensabile che affrontasse da sola la sua prima trasformazione. Eppure non aveva mosso un dito. Era rimasto fermo a guardarla mentre svaniva e anche dopo che se n'era andata. Forse aveva impedito che morisse, ma per quanto? Avrebbe dovuto trovarla e spiegarle tutto: che il lupo mannaro altro non era che se stessa, come distillare una pozione anti-lupi efficace, come medicare eventuali ferite...ma non aveva la più pallida idea di dove si trovasse. Si sentì uno stupido per non averle chiesto da dove venisse, chi fosse la sua famiglia e per averle propinato solo bugie e discorsi inutili. Per non averla davvero voluta conoscere. E adesso era troppo tardi. Forse poteva chiedere un aiuto a Harry, essendo diventato un Auror. Forse il dipartimento disponeva di qualche mezzo speciale per rintracciarla, però avrebbe dovuto chiedergli di non coinvolgere nessun altro nell'impresa e sopratutto fornirgli delle spiegazioni plausibili. Dirle che l'aveva quasi uccisa.
Lentamente, trascinando i piedi tra l'erba alta, Remus Lupin s'incamminò verso la propria casa.
 
Non lo disse, ma quando quella sera non vide Zoe, Teddy immaginò fin da subito che se ne fosse andata. Avrebbe voluto chiedere perché, perché l'avesse fatto senza salutarlo. Non osò perché il volto del padre appariva dilaniato dal dolore. Senza dire nulla, dopo cena, gli si avvicinò e fece la cosa più spontanea che non aveva mai fatto: lo abbracciò.
 
Harry arrivò, ma non perché glielo avesse chiesto Remus. Era una calda domenica di sole e alla Tana si sarebbe tenuto un pranzo. Teddy non vedeva l'ora di assistere e Harry si stupì quando, all'ingresso, Lupin lo accolse con indosso quello che aveva l'aspetto di un abito per le occasioni speciali.
Il pomeriggio trascorse velocemente, tra chiacchiere, risate e boccali di Burrobirra. Ron, Hermione, Molly e il resto della famiglia ebbero la stessa reazione di Harry alla vista di Remus, e tutti in cuor loro speravano che finalmente avesse ricominciato a vivere. Dal canto suo, Remus si dimostrò aperto al dialogo e amichevole come un tempo. Nessuno osò chiedergli che cosa fosse successo durante il tempo in cui pareva morto.
Verso sera, Harry si offrì di accompagnare a casa lui e Teddy. Una volta arrivati, Remus gli chiese se desiderasse fermarsi più a lungo del solito ed Harry accettò, spinto dal desiderio di parlargli faccia a faccia dopo tanto tempo. Remus non poteva sperare di meglio.
 
Harry non era semplicemente un Auror: era un amico. Era una delle poche persone su cui Remus potesse ancora contare, colui che aveva impedito che fuggisse dal proprio figlio e dalle proprie responsabilità. Era certo che se gli avesse domandato di aiutarlo, Harry avrebbe fatto l'impossibile per riuscirci. Così gli raccontò tutto: di quella notte in cui aveva trovato Zoe in fin di vita, di come avesse tentato di salvarla e di come fosse svanita senza lasciare tracce. Harry stette in silenzio mentre Remus parlava, e quando finì rispose senza esitazione che poteva contare su di lui. Poi gli chiese se fosse quello il motivo per cui era andato alla Tana, in altre parole cercare un momento opportuno per spiegargli la vicenda. Remus negò e allora Harry si spinse oltre.
"Sei riuscito a superare ciò che è successo?"
"Sì." Rispose l'altro velocemente, anche troppo. Harry capì subito che stava mentendo.
"Non è vero." Senza guardarlo aggiunse "È per quella ragazza, giusto?"
Il volto di Remus divenne improvvisamente cupo. "È colpa mia se è andata via. Devo ritrovarla."
"Ma perché?"
Remus iniziò a irritarsi. "Te l'ho già spiegato. È ricercata ed è un fottuto lupo mannaro,"
"Remus." Harry gli appoggiò delicatamente una mano su una spalla "lo so che ti senti in colpa, ma non è così, davvero."
Remus batté un pugno sul tavolo "L'ho morsa io."
Harry guardò tristemente l'amico. "Ma non eri in te. Non l'hai fatto apposta. Sono sicuro che Zoe lo accetterebbe."
"Tu non la conosci!" Lupin quasi urlò, rischiando di svegliare Teddy che dormiva nella stanza accanto. "Lei è..."
Harry lo incalzò a proseguire, con lo sguardo.
"Lasciamo perdere."
"E invece no, continua. Com'è?".
Remus sbuffò, frustrato. "È forte. Nel senso che non si lascia mettere i piedi in testa. È..." Si girò verso la finestra in cerca d'ispirazione "È come una spina nel fianco: fa male e quando se ne va, lascia un segno. Avevo già troppi problemi prima che arrivasse." Terminò amaramente.
"Remus-"
"Lascia stare, Harry."
"Non voglio lasciare stare, Remus. Voglio farti capire che non puoi continuare a tormentarti. E non parlo solo di Zoe."
Remus non rispose.
"La vita continua. Lo so che soffri ancora per Tonks e-"
Lupin si alzò di scatto ma Harry lo afferrò per un braccio, obbligandolo a guardarlo negli occhi. "Per favore." Remus tornò al suo posto, senza fiatare e Harry continuò.
"Lo so che hai amato Tonks più di te stesso e che la sua morte ti ha distrutto. Ma Tonks non avrebbe mai voluto che tu finissi così." Fece un gesto vago per indicare l'ambiente circostante. "Ti meriti di essere di nuovo felice, senza avere sensi di colpa. E adesso, forse, la vita ti sta dando un'occasione per esserlo."
"Non capisco."
 "Zoe ti ricorda Tonks, vero?"
"Zoe non è Tonks." Scandì Remus, lentamente.
"Nessuno potrà mai essere Tonks, Remus. Questo non significa che si debba aver paura di cadere, e soprattutto di precipitare nella voragine dell'amore, perché l'amore è anche bellissimo ma, come tutto ciò che è bello, abbaglia e fa male agli occhi. È per questo che spesso, dopo, si finisce per piangere.** Ed è per questo che da quando non c'è più Tonks tu hai smesso di lottare. Ma così ti fai solo male."
Silenzio.
"Adesso devo andare, ho lasciato James alla Tana. Rifletti su quello che ti ho detto, ok?"
Remus non rispose.
 

*
Harry tornò una settimana dopo.
"Sembra che sia stata avvistata nei pressi di un villaggio qui vicino".
"E adesso come pensi di agire?" Chiese Remus, tentando di dissimulare il proprio interesse.
"Farò un sopralluogo in quella zona. Nel frattempo é stata aperta un'inchiesta sui Mangiamorte ancora in circolazione. Per sicurezza."
L'altro annuì. "Dov'è diretta?"
"Sinceramente, non ne ho idea."
"Mancano solo tre giorni."
"A cosa?"
"Alla luna piena." Mormorò Lupin.
"La troveremo prima, ne sono certo."
 
Mancavano quarantotto ore al momento in cui sarebbe stato di nuovo troppo tardi, e della donna non c'era traccia. Remus iniziava a perdere le speranze. Forse l'avevano uccisa, non possedeva nemmeno una bacchetta per difendersi. Però eccelleva negli incantesimi non verbali. E non era una sprovveduta. Forse era ancora viva. Dove stava andando? Forse... Forse avrebbe potuto cercarla lui. Ma cosa poteva fare più di un Auror? E Teddy? Teddy poteva rimanere con Molly. Però non aveva idea su dove cercarla. Harry aveva parlato di un paese vicino, difficilmente gli avrebbe detto il nome e chiedendoglielo si sarebbe insospettito, persuadendolo a rimanere chiuso in casa. Doveva riuscirci da solo. Per una volta, doveva agire.
 
Alle cinque del mattino si era svegliato, aveva fatto colazione, prelevato la scorta di viveri e acqua, nascosto accuratamente quattro fiale di pozione anti-lupo, fasciato erbe curative e sistemato la bacchetta nella tasca interna del giubbotto. Il viaggio fu tranquillo, il vero problema si presentò una volta giunto a destinazione. Non era certo che si trattasse del paese di cui parlava Harry,, innanzitutto, e se anche così fosse avrebbe dovuto cercarvi Zoe. Come un ago nel pagliaio. Istintivamente pensò di dirigersi verso la foresta adiacente: magari la donna poteva esservi rifugiata per evitare il contatto con gli abitanti, o forse temeva di non riuscire a tenere a bada i propri istinti adesso che era consapevole della propria natura..
Il bosco si presentò relativamente piccolo come il villaggio. Abbastanza grande da poter ospitare la trasformazione in lupo mannaro, ma non così tanto da potervi correre per lunghe distanze come Remus amava fare. Non c'era traccia di vita, umana men che meno. Il tramonto stava per calare e proseguire la ricerca al buio non sarebbe stato semplice, inoltre non poteva sapere da che genere di creature il bosco fosse abitato. Proprio quando si apprestò a fare marcia indietro per cercare un riparo per la notte, una catapecchia si presentò come un'oasi nel deserto. Il primo pensiero che Remus fece fu che dentro poteva nascondersi Zoe, quindi si diresse spedito verso essa. Una volta entrato, però, rimanete deluso: dentro non c'era nessuno, se non qualche piccolo ragno vagante sul pavimento. Sospirò rassegnato e tirò fuori dallo zaino il sacco a pelo.
 
Era la sua ultima possibilità. Se non ci fosse riuscito, quella sera la luna piena non li avrebbe aspettati. Setacciò il bosco in lungo e in largo, vagò per il paese, controllò ogni luogo che si potesse controllare. Saltava sempre fuori qualcuno che diceva di averla vista, ma nessuno che sapesse dire dove si trovasse. Forse era davvero morta. Remus cercò di non pensarci, ma ogni ora che passava la possibilità si faceva sempre più potente. Giunse così la sera, e Remus era solo. Aveva fallito di nuovo. Una piccola speranza gli suggeriva che forse la luna li avrebbe attirati verso  lo stesso luogo, ma non sarebbe stato assolutamente un incontro pacifico. Mandò giù una fiala e aspettò.

 
*
Tutto era andato come previsto. O quasi. In fondo, Remus non aveva previsto che forse sarebbe stata la volta buona? Sempre che non ci vedesse doppio, però, di lupi mannari ce n'erano due. Stavano lottando l'uno contro l'altro e sembravano non aver fatto caso a Remus. Il suo istinto di lupo gli suggeriva di gettarsi nella battaglia e lo assecondò. Immediatamente, uno dei due gli si gettò sopra e iniziò a morderlo e contemporaneamente a conficcarli con i propri artigli. Remus cercò di difendersi, ma la pozione anti-lupo aveva notevolmente ridotto la sua sete di sangue. Improvvisamente, un barlume di lucidità gli attraversò la mente. La pozione. L'aveva presa, quando aveva trovato Zoe in fin di vita, ma allora non poteva  averla quasi uccisa. E poi capì. Uno dei due lupi mannari era Zoe. L'altro, l'essere che l'aveva annientata.
 
Cercò di divincolarsi e usò la forza, sperando che il suo aggressore non fosse la donna. Un ultimo strattone e Remus fu libero, finalmente. Prima che potesse agire, una luce fioca apparve in lontananza e la luna piena fu coperta da una nuvola. Remus cadde a terra, imitato da uno dei lupi,, mentre l'altro sparì tra l'erba prima che l'uomo potesse distinguerne il volto. Recuperate le fattezze umane si alzò, faticosamente, e si avvicinò all'altro corpo, ancora a terra. Fu come se la vedesse per la prima volta.
 
Zoe aprì lentamente gli occhi e li richiuse, quando incrociò quelli di Remus. Non c'era niente di dolce in essi, sembravano piuttosto voler dire "Questa è l'ultima volta in cui ti salvo la pelle". Accettò silenziosamente la mano e il fazzoletto che le offrì e si alzò goffamente.
"Stai bene?"
"Sì". Rispose, fermando qualche goccia di sangue.
Remus la fissò come per accertarsene e, dapprima senza mostrare alcuna emozione e poi sorridendo impercettibilmente, aggiunse "Andiamo".
 




 
*Citazione tratta da "Harry Potter e il Calice di Fuoco".
** Citazione tratta dal ibro d Joel Dicker "La verità sul caso Harry Quebert".
   
 
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