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Autore: Koori_chan    14/10/2015    2 recensioni
Arthur Kirkland, ventisei anni: probabilmente l’allenatore di pattinaggio artistico su ghiaccio più giovane che la storia ricordi, eppure nulla sembra intimidirlo.
Alfred Jones, ventiquattro anni: i tifosi lo chiamano l’Eroe, e la sua carriera costellata di successi non fa che accreditare la sua fama.
Quando a causa di un grave incidente il ragazzo è costretto a ritirarsi dalle Olimpiadi Invernali di Dresda, lasciando sua sorella Sharon senza un compagno per la gara di pattinaggio di coppia e privando l’America di ogni possibilità di vittoria, il passato di Arthur torna indesiderato a bussare alla sua porta.
Un passato di rimpianti e occasioni bruciate, un passato di menzogne e tradimenti.
Adesso, per il bene dei suoi atleti e della sua carriera, Arthur è costretto a compiere una scelta azzardata e rischiosa, ad affidarsi ad un’allenza che non assicura alcuna garanzia.
E deve pregare che il ghiaccio non si spezzi sotto ai loro piedi, prima che giustizia sia fatta e che venga a galla la verità.
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio, Russia/Ivan Braginski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~Not Afraid to Fall~















Prologo






Il Palaghiaccio di Dresda era gremito di spettatori.
Erano da poco passate le quattro del pomeriggio, e il sole entrava dalle grandi vetrate tingendo ogni cosa del rosa sbiadito e dell’arancio acceso dei suoi raggi obliqui e languidi.
Il vocio del pubblico veniva di tanto in tanto sovrastato dai commenti del presentatore dell’evento che, nel suo tedesco stretto e incomprensibile, veniva per lo più ignorato dai presenti.
L’ultima esibizione, quella di Laurinaitis, era stata impeccabile come al solito, ma tutti erano in attesa di qualcun altro, e i nomi degli eroi del palazzetto si potevano leggere sulle bocche di tutti, divisi fra i colori delle due bandiere che sventolavano orgogliose in mano ai tifosi.
Arthur Kirkland sospirò, le gambe accavallate e le nocche bianche da tanto stava stringendo il bordo della panchina su cui era seduto.
Non era la prima Olimpiade a cui partecipava, eppure ogni volta era come se fosse stato un novellino.
Aveva sempre mal sopportato la tensione, e anche se non sarebbe stato lui a filare leggero sulla pista, la responsabilità era la stessa, se non addirittura superiore.
A ventisei anni di età rientrava a pieno titolo fra gli allenatori di pattinaggio artistico su ghiaccio più giovani della storia, e confrontarsi con colleghi che avevano il doppio dei suoi anni aveva sempre il potere di farlo sentire sul filo del rasoio.
Eppure adesso eccolo lì, a presentare alle Olimpiadi il suo atleta migliore,  fiore all’occhiello della squadra olimpica statunitense.
Laurinaitis uscì dalla pista fra gli applausi del pubblico e lo salutò con un cenno della testa, ottenendo in cambio un sorriso tirato.
Non che fosse una persona maleducata, tutt’altro, ma chiunque sapeva che era poco saggio rivolgere la parola a Kirkland prima di una gara.
Agitato, bevve un sorso di té dal thermos che aveva con sé e gettò un’occhiata fugace al suo atleta proprio mentre il suo nome risuonava nel palazzetto attraverso l’altoparlante.
Alfred Jones, ventiquattro anni e più di mezza dozzina di ori in palmarès, si alzò in piedi e buttò fuori l’aria dalle narici in uno sbuffo deciso.
- Mi raccomando, stai attento al tempo. – gli ricordò prima che abbandonasse la panchina per raggiungere la pista.
Il ragazzo rivolse all’allenatore un sorriso raggiante.
- Non preoccuparti, Arthur. Dopotutto sono pur sempre l’Eroe! – e con un cenno della testa agli striscioni che riportavano il nomignolo attribuitogli dalla stampa, si fece strada sul ghiaccio fino a posizionarsi di fronte alla giuria.
Il silenzio si fece improvvisamente concreto e palpabile, e l’americano assunse la posizione di partenza.
La prima nota si librò nell’aria decisa come un colpo di frusta: era incominciata.
Gli occhi verdi di Arthur andarono ad incatenarsi alla figura del pattinatore, seguendo spasmodicamente ogni salto, ogni piroetta.
- Rilassati, Arthur, credo che al palazzetto servano le panchine... –
La voce lieve ed ironica di Sharon Jones*, sua allieva e sorella di Alfred, lo fece sobbalzare.
Lasciò andare il bordo della panchina e le scoccò un’occhiataccia che presto si mutò in un sorrisetto divertito.
- Stai zitta, quando tocca a te sei anche peggio... –
La musica continuava a librarsi nell’aria, ad ogni accenno un doppio flip o un triplo axel senza la minima sbavatura.
Il pubblico era così rapito che nemmeno osava fare rumore.
Se al di fuori della pista era l’individuo più molesto e sgraziato dell’intera galassia, con un paio di pattini ai piedi Alfred Jones sapeva essere elegante come nessun altro al mondo, preciso nelle figure e armonioso con la musica.
Mentre il suo atleta eseguiva un mezzo giro della pista per prendere velocità, Arthur lanciò un’occhiata a qualche panchina di distanza, dove Ivan Braginski, orgoglio della Federazione Russa, seguiva l’esibizione con gli occhi fissi sul rivale.
Nel programma corto il russo aveva totalizzato un punteggio leggermente inferiore a quello di Alfred, se l’americano avesse ottenuto il massimo dei voti l’oro sarebbe stato suo.
Ma la musica cambiò improvvisamente ritmo, e dalla panchina americana si alzò un leggerissimo fremito di preoccupazione.
- Se sbagli ti disintegro... – sussurrò Sharon, mentre Arthur sembrava aver perso la capacità di sbattere le palpebre.
- Ti prego, Dio ti prego... – sussurrò, i pugni stretti nella più totale apprensione.
Quell’anno avevano voluto strafare, presentando una coreografia ardita sia dal punto di vista delle figure che da quello della scelta musicale.
Non che Afred avesse avuto grandi problemi ad adattarsi alla proposta del suo allenatore, ma quel passaggio, quando il ritmo cambiava, aveva evidenziato sin da subito una serie di difficoltà che non c’era stato modo di superare.
Il tempo lo fregava, e usciva sempre dal rittberger con una frazione di secondo di ritardo.
Arthur aveva sperato di riuscire a correggere quell’errore in tempo, ma alla vigilia della gara Alfred continuava a uscire in ritardo dal salto, e tutto quello che era rimasto loro era stato sperare in un miracolo.
Ed ecco, il campione sfrecciò proprio davanti al tavolo della giuria, il peso caricato sulla gamba destra, le lame dei pattini si staccarono dal suolo trasportando atleta e pubblico in un istante infinto.
Quando raggiunse la superficie ghiacciata a tempo con le percussioni le tribune non seppero trattenersi ed esplosero in un vero e proprio boato, bandiere americane a sventolare d’entusiasmo e ammirazione.
- E’ suo, Arthur! L’oro è suo! – gridò Sharon agitando le braccia come il resto del pubblico, mentre l’allenatore, ancora incredulo, rilasciava l’aria che aveva trattenuto nei polmoni per tutta la durata della figura.
Ce l’aveva fatta, ce l’avevano fatta!
Superato quel rittberger avevano l’oro in tasca, e i russi non avrebbero potuto fare altro che mangiare la polvere!
Sulla pista, Alfred scoprì i denti in un sorriso capace di illuminare l’universo,  preparandosi all’ennesimo salto e incrociando lo sguardo con quello della sorella, a pochi metri da lui.
Fu questione di un istante, un atterraggio che l’americano aveva ripetuto e ripetuto centinaia di volte, un gesto tecnico semplice e banale.
Il sorriso non aveva ancora abbandonato le sue labbra quando il crack si udì nel palazzetto come una detonazione.
Arthur non capì immediatamente cos’era successo.
Vide Alfred accasciarsi al suolo e non rialzarsi più, e per un primo momento non collegò l’immagine che percepivano i suoi occhi alla realtà, non comprese la gravità del fatto.
Fu l’urlo straziante di Sharon al suo fianco a riportarlo alla realtà come una fucilata in piena fronte.
- ALFRED! – la voce della ragazza si alzò nel silenzio annicchilito del palaghiaccio.
L’atleta non si rialzava,  e nemmeno si muoveva.
- Alfred! – esclamò seguendo la sua allieva sulla pista ghiacciata e scivolando accanto al suo campione.
- Alfred, Dio mio, che cosa...!? –
Il ragazzo, il volto cinereo, gli rivolse uno sguardo disperato e si morse un labbro nel vano tentativo di trattenere le lacrime, mentre sua sorella sbraitava all’indirizzo dei paramedici affinchè portassero una barella.
Solo a quel punto Arthur osò spostare gli occhi dal viso sofferente del ragazzo alla sua gamba sinistra.
La tibia era spezzata e aveva strappato la stoffa del costume. Dovette portarsi una mano alla bocca per trattenere la nausea improvvisa.
- Arthur... – ma la voce di Alfred suonò come un mugolio strozzato, mentre una lacrima di dolore sfuggiva al suo controllo e rotolava indiscreta lungo la sua guancia.
- Va... va tutto bene, Alfred... Possiamo gestirlo... – balbettò spostandogli i capelli dalla fronte già madida di sudore freddo, mentre i paramedici si affaccendavano attorno all’infortunato.
Nel frattempo Sharon si stava accapigliando con non si sa chi, le braccia aperte in gesti ampi ad indicare la pista.
- Come è successo? Il salto era giusto, è atterrato giusto! Cosa diamine è successo?! –
-  Signorina Jones, si calmi, è stato un incidente. Cerchi di stare calma... – tentò di portarla alla ragione un membro della giuria.
- Calma?! Cristo! Gli si è spezzata in due una gamba! Sapete cosa vuol dire? La sua gara è finita qui! Come diamine faccio a stare calma?! Il salto era giusto! Non è normale! –
Fu all’ennesimo “è stato un incidente” che Arthur si irrigidì completamente, lo stomaco chiuso come se gli avessero fatto ingoiare un macigno.
Mentre i paramedici portavano via Alfred, il suo allenatore scandagliò la pista finchè non ebbe trovato quello che cercava.
Poco distante dalla barriera che delimitava la superficie ghiacciata, sottile e lucente sotto i raggi del sole al tramonto, c’era la lama del pattino sinistro di Alfred Jones.
E a quel punto, un’ira di fuoco a bruciargli dentro, Arthur Kirkland ne ebbe la certezza.
Quello non era stato un incidente.
 


























 
Note:

Salve a tutti e grazie per aver letto questo prologo sconclusionato!
Tornare a scrivere nel fandom di Hetalia dopo tutti questi anni fa decisamente impressione, specialmente trattando di personaggi che, pur avendo sempre amato, non avevo mai inserito in una fanfiction, se non indirettamente.
(Sì, era una mera scusa per giustificare l'OOC, shhhh! xDDD)
Preciso subito che sono probabilmente la persona più ignorante del mondo in materia di pattinaggio su ghiaccio, perciò se fra voi lettori c'è qualcuno più informato di me che mi bastoni senza pietà per ogni errore e che mi insegni tutto quello che sa! V.V
In ogni caso la colpa di questa storia va tutta al signor Evgeni Plushenko -per la cui persona non mi sono assolutamente presa una cotta ma figuriamoci ma che idea balzana è mai questa- e alla mia migliore amica che mi ha ritrascinata nel fandom mio malgrado (balle, sono felicissima di essere tornata).

* Sharon, e credo che sia saggio spendere due paroline su di lei, è l'OC dell'amica sopra citata, nella cui creazione ormai sei anni orsono anche io ebbi la mia parte.
Nell'universo di Hetalia Sharon rappresenta l'Alaska, e pur essendo stata adottata da America e Canada in qualità di sorella non divide con loro alcun legame di parentela effettivo.
In questa storia, trattandosi di una AU, mi sono presa la libertà di renderla effettivamente sorella di sangue di Alfred e Matt.
Ci tengo a precisare che questo personaggio ha subito drastici rimaneggiamenti ed è rimasto poco dell'Alaska delle origini (per fortuna? Grazie a dio? Nessuno può dirlo xD)
Insomma, a quindici anni tutti sforniamo Mary Sue, il più è cercare di raddrizzarle strada facendo. xD
Speriamo di starci riuscendo, ma per farlo ovviamente abbiamo bisogno di voi.
Ogni critica quindi è più che apprezzata, e anzi, è richiestissima!


Che dire, questo prologo è decisamente corto, ma spero che sia stato sufficiente a stuzzicare la vostra curiosità, dal prossimo capitolo scopriremo senz'altro qualcosa di più sui nostri eroi (e sui millemila personaggi che inserirò in questa storia e che arriveranno pian piano).
Grazie a tutti e a presto! <3

Kisses,
Koori-chan
  
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