“Quello degli hot dog è un po’ che non lo spremiamo.”
“Quello non è come gli altri. Quello si arrabbia di brutto.”
“O si mangiano hot dog o si mangia aria. Scegliete.”
“L’aria è più sicura, Mike. Un hot dog non vale tutto quel casino.”
Eppure tocca a Lorenzo, oggi.
E ci va, ma non vuole, non vuole!
Lo sa, lo sente, che succederà qualcosa di brutto, se lo farà.
“Mostarda e cipolla, niente da bere.”
Ci è andato, alla fine, ed in un secondo prende il panino fumante e corre, corre via, veloce come un il vento per le strade di Hell’s Kitchen.
Ed il venditore lo insegue con un grosso forchettone in mano, ma dopo pochi metri ha già il fiatone, ed è troppo lento.
Tutto è confuso, come in un sogno.
Un signore appare di colpo, e subito scompare, schiacciato a morte dal carretto degli hot dog che sarebbe dovuto rimanere al suo posto sul ciglio della strada, ma che adesso è ruzzolato giù dalle scale della metro, sovrastando il corpo magro dell’innocente ed anziano passante con la sua possente mole.
Di nuovo vuoto, nella mente di Lorenzo, dominata ancora dal terrore.
Solo una voce, solo una domanda.
“Che cosa avete combinato, ragazzi? Che cosa avete fatto?”
Solo una risposta.
“Abbiamo ucciso un uomo.”
< Che cosa ha detto? >
Lorenzo si riscosse, sbattendo rapidamente le palpebre, confuso.
L’uomo di fronte al carretto lo fissava incuriosito.
Carcaterra non si era reso conto di essersi fermato nel bel mezzo della strada.
I ricordi erano riaffiorati in un lampo, anche  dopo tutti quegli anni, facendolo smarrire nuovamente tra le ombre del proprio oscuro passato.
< Abbiamo ucciso un uomo >, ripeté con voce atona, come fosse un automa.
E se ne andò, lasciando il venditore di hot dog da solo con il panino alla mostarda ed alla cipolla che aveva appena preparato per lui.