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Autore: SusyToma    14/10/2015    2 recensioni
Rose anziana torna a casa con sua nipote dopo aver parlato della storia vissuta sul Ttianic.
Qui Lizzie, sua nipote, scopre una verità diversa cioè che Jack Dawson non è morto e che è suo nonno.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Dawson | Coppie: Jack Dawson/Rosalinda Dewitt Bukater
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver finito di parlare con il signor Lowett e la sua squadra di cacciatori di tesori, me ne torno a casa insieme a Lizzie.
Per tutto il tragitto mia nipote è rimasta silenziosa, so che sta cercando il momento giusto per farmi domande e quindi aspetto.
Arriviamo a casa e la osservo, con la coda dell'occhio, a guardarmi incuriosita.
So che ha la domanda sulla punta della lingua, ma ancora non si decide a porla ad alta voce.
E' molto riflessiva, forse più di me quando avevo la sua età.
Chiude la porta alle mie spalle ed io mi dirigo nel salone della casa.
Il rumore della porta desta mio marito dalla lettura di un libro.
Quando mi vide arrivare, il suo volto si apre in un sorriso.
Amo quel sorriso, è lo stesso della prima volta che l'ho visto ormai tantissimi anni fa e anche se il suo volto è pieno di rughe come il mio mi procura sempre la stessa emozione.
«Avete fatto tardi» mi rimprovera alzandosi e vedendomi incontro.
Io lo bacio sulla guancia e mi lascio stringere da quelle braccia familiari che mi procurarono sempre una sensazione di pace.
«C'erano tante cose da raccontare»
«Tutto bene?» mi domanda mio marito perché sa benissimo che per me, parlare di quello che è successo tanto tempo fa, mi procura sempre un miscuglio di emozioni contrastanti.
«Tutto bene» lo tranquillizzo ma non oso spostarmi dal suo abbraccio e lui mi attira a se facendomi sedere al suo fianco sul divano.
Mi accoccolo contro di lui e in quel momento non sono più una vecchia signora di 101 anni ma una donna innamorata di suo marito.
«Penso che dovremmo parlare» esordisce a quel punto Lizzie ed io sorrido.
«Lo immaginavo»
«Direi che la sua intelligenza l'ha presa da me» dichiara orgoglioso mio marito che io pungolo a un fianco.
«Io invece dico che è tutta sua nonna, non dovresti prenderti meriti che non hai».
«Il più intelligente in famiglia sono io» - ripete sicuro mio marito - «altrimenti come avrei fatto a conquistare la più bella ragazza su cui abbia posato lo sguardo?».
Sono passati tanti anni, ma le sue parole ricche d'amore mi scaldano sempre il cuore.
Gli sorrido con amore e lui ricambia quel sorriso, in quel momento siamo solo noi.
«Nonni» dice Lizzie prendendo posto davanti a noi e mio marito sorride indulgente.
«Dimmi cara, vuoi parlarci di qualcosa?».
Lizzie ha gli stessi occhi di mio marito e di suo padre, in quel momento ci sta guardando palesemente arrabbiata. Riconosco quello sguardo perché è lo stesso che ha mio marito quando sta per esplodere.
«Perché hai raccontato una bugia nonna? Perché lo era vero? Non sei stata la sola ad essere salvata quell'orribile giorno».
«Cosa ti fa pensare che tua nonna abbia mentito?» domanda mio marito con un'espressione così sorpresa che mi fa sorridere.
Lizzie invece non è per niente divertita.
«Mi avete insegnato il valore della verità e mentre la nonna raccontava tutto al signor Lovett e alla sua squadra ho capito che qualcosa non quadrava.
Il tuo grande amore, Jack Dawson quello di cui hai parlato non è morto.
Lui è proprio qui di fronte a me, sei tu nonno vero?».
Mio marito, Jack mi sorride con fare amorevole mentre mi stringe la mano.
«Si tesoro mio, sono io»
«Ma allora perché raccontare una bugia?»
«Diciamo che ho solo omesso una parte della verità» - minimizzo e quando vedo mia nipote guardarmi male aggiungo - «forse vuoi che ti racconti il resto?».
«Certo che lo voglio»
«Lo immaginavo. Tesoro mi porteresti un bel the caldo?» - domando guardando mio marito - «perché penso che ne avremo bisogno dopo».
«Va bene» risponde Jack baciandomi su una guancia prima di alzarsi.
Lizzie aspetta e io dopo aver riordinato i ricordi comincio a parlare.
«Quella notte, quell'orribile notte in cui il Titanic crollò andò proprio come ho raccontato al signor Lowett.
Ero piena di paura e di un panico che non ho mai provato in tutta la mia vita.
Solo la presenza di Jack al mio fianco mi rendeva tutto più sopportabile, non c'era niente a chi aggrapparsi a parte i nostri giubbotti e Jack, tuo nonno, mi fece salire su qualcosa per restare fuori dall'acqua».
«Questo l'hai già detto» puntualizzò mia nipote ed io sorrise per la sua poca pazienza.
Un po’ ricordava me alla sua età dopotutto.
«Sì ma non ho aggiunto che non sono stata solo io a stare fuori dall'acqua. A turno io e tuo nonno entravamo e uscivamo dall'acqua quando la temperatura si faceva troppo bassa e ti assicuro che non ho mai più avuto freddo come quella notte.
Le nostre labbra erano diventate blu, non avevamo nemmeno più la forza di parlare e l'unico conforto era quello di tenerci per mano e stringerci forte.
Con lo sguardo ci scambiavamo coraggio anche se mi stavo per convincere che saremmo morti lì quella sera.
Jack però era sicuro del contrario» sorrisi al ricordo di come mio marito era sempre stato convinto che non fossi morta quella notte e aveva ragione.
«Quindi quando arrivarono i soccorsi …»
«Presero entrambi» - terminai la frase al posto di mia nipote - «e scampammo a quell'orrenda tragedia».
«Dev'essere stata un'avventura spaventosa» dice mia nipote rabbrividendo al pensiero.
«Non si può capire se non si prova» risponde mio marito tornando in quel momento con un vassoio di tazze fumanti di the.
Noto che ha messo anche cucchiaini e una ciotola di zucchero con limone e sorrido.
«I tuoi modi sono molto cambiati rispetto a un tempo lo sai? Se ti vedesse mia madre …»
«Mi odierebbe come allora» termina sicuro Jack sedendosi al mio fianco.
«Non l'hai più vista?» domanda Lizzie e io soffio sul the bollente prima di rispondere.
«No, mai. Ho fatto la mia scelta quando l'ho lasciata salire sulla scialuppa senza di me, le ho detto addio e non mi pento di averlo fatto.
Non vedevamo la vita allo stesso modo già prima di conoscere Jack ma dopo questa consapevolezza è aumentata».
«E Cal?» domanda Lizzie chiaramente incuriosita.
«Come ho detto ho letto di lui sui giornali, ma non l'ho più rivisto».
«Ci ha causato un bel po’ di problemi» fa una smorfia al ricordo Jack ed io gli sorrido ammiccante.
«Non lamentarti, alla fine ho scelto te»
«L'avevo detto io che non eri una sciocca, hai scelto quello intelligente» mi strizzò l'occhio Jack
«E dopo cos'è successo?» chiede Lizzie ormai presa dalla storia.
«Abbiamo deciso di sposarci subito» - racconta Jack - «tua nonna ha preso il mio cognome e ha definitivamente abbandonato il suo.
In questo modo nessuno poteva collegarla a me, ha dato un taglio netto alla sua vecchia vita e ne ha cominciata una nuova».
«Non dev'essere stato facile» - dice Lizzie sorpresa - «voglio dire, eri abituata a tanto lusso invece adesso con il nonno … cioè voglio dire …».
«Dillo pure cara, ero senza un soldo» - le viene in aiuto con un sorriso Jack e non è per niente offeso - «ero consapevole di non poter offrire a tua nonna lo stile di vita cui era abituata, ma ero pronto a ogni cosa per renderla felice».
«E tutti i soldi che avrei posseduto col matrimonio di Cal non mi avrebbero mai regalato momenti di vera gioia che ho vissuto con Jack» intervengo con calore e mio marito mi sorride prima di tornare a guardare Lizzie.
«Non è stato facile all'inizio, ma poi ce la siamo cavata e siamo stati bene. Certo come tutte le coppie avevamo i nostri alti e bassi, ma non ci siamo mai separati».
«E poi è nato tuo padre, ha rafforzato il nostro rapporto e reso unico il nostro legame» continuo persa nei ricordi cercando la mano di mio marito che stringo con dolcezza.
«E ho fatto in modo di farle mantenere la promessa che le ho avevo strappato» - aggiunge Jack ricambiando la stretta alla mia mano - «ha vissuto come voleva, insieme abbiamo vissuto una vita lunga e meravigliosa che ci ha reso le persone che siamo oggi».
«E' una storia … bellissima» - dice Lizzie guardandoci quasi con soggezione - «perché hai raccontato che il nonno era morto?».
«Abbiamo deciso tempo fa che Jack Dawson doveva essere morto, non volevamo in alcun modo che mia madre o Cal o qualcun altro venisse a cercarmi» - spiego - «e questa storia per essere valida è continuata anche dopo, non mi sembrava il caso di correggerla adesso solo perché dei ricercatori di tesori me l'hanno chiesta».
«Non ti secca aver abbandonato il tuo vero cognome?» domanda Lizzie perché sa bene che mio marito ha mantenuto solo il nome di Jack usandone un altro che adesso è diventato anche il mio.
«Nemmeno un po’» - risponde Jack senza nessuna esitazione - «avevo l'amore della mia vita, un cognome non era importante».
«I tuoi quadri» - sembrò ricordarsi solo adesso Lizzie - «riportano J.D. prima del cognome, non ho mai capito cosa stesse la seconda lettera, lo capisco solo adesso».
«Il talento di tuo nonno ci ha aiutato molte volte quando eravamo a corto di denaro» - racconto sorridendo - «e non è riuscito mai ad evitare di firmarsi per intero».
«Non avevate paura che facendolo vi avrebbero scoperto?».
«Non sono così famoso da diventare importante» minimizza Jack
«Tuo nonno è strepitoso» - lo correggo subito io - «e parte del tuo talento ce l'hai anche tu nel sangue, Cal non ha saputo apprezzare un vero quadro non avevo nessun dubbio che se avesse visto un quadro di tuo nonno non avrebbe mai collegato niente».
«E' tutto così … straordinario. Nemmeno papà conosce la vera storia?» domanda Lizzie.
«Come ho detto, è la prima volta che la racconto per intera omissioni a parte».
«Sono felice di essere stata la prima» - sorride Lizzie - «senza omissioni».
Si alza per avvolgerci entrambi in un caldo abbraccio.
«Vi voglio bene»
«Anche noi» mormoro stringendola e Jack fa altrettanto.
Quando si separa da noi, ha gli occhi lucidi ma sorride.
Ci lascia da soli e se ne va nella sua stanza.
«Probabilmente va a dipingere, aveva lo stesso sguardo che avevi tu quando avevi in mente qualcosa» dico sicura e Jack mi stringe a se.
«Diventerà più brava di me»
«Glielo auguro».
Restiamo abbracciati per un po’ senza dire niente, mi piacciono questi momenti di intimità con lui quando posso stare semplicemente stretta lei senza nessun pensiero al mondo.
«Rose?» mi chiama dopo qualche attimo.
«Si? »
«Pensi che Lizzie si arrabbierà quando scoprirà che un'altra parte della storia è stata omessa?».
Sollevo gli occhi a guardarlo e ricambio il brillo divertito del suo sorriso.
Siamo entrambi anziani e la nostra vita è stata lunga e meravigliosa come ha detto lui. Molte volte mi alzo dal letto piena di dolori e so che per Jack è lo stesso, è il ciclo della vita ma non cambierei mai la mia vita con nessun'altra.
Ci sono poi dei momenti come questo, quando mi guarda in quel modo in cui solo lui sa fare che mi sembra di tornare a essere giovane e di vedere il suo volto com'era la prima volta che ho capito di essere innamorata di lui.
Bello e splendente.
«Ciò che riguarda i segreti di moglie e marito non deve necessariamente essere riferito alla famiglia» gli dico sicura e lui mi bacia tra i capelli.
«Sono d’accordo».
Intreccia le dita della mano alla sua e il suo sguardo si posa, insieme con il mio, a un vecchio quadro che teniamo appeso sopra il camino.
E' raffigurata un'alba bellissima in cui Jack ha superato se stesso pur non essendo un grande esperto di paesaggi.
Quello che solo io e lui sappiamo è che sullo sfondo del quadro, dove è raffigurata una catenina a forma di cuore di un blu brillante, non è un disegno di Jack bensì una cosa reale.
La collana di diamanti: Il Cuore dell'Oceano.


   
 
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