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Autore: Odinforce    16/10/2015    4 recensioni
La maledizione che lo aveva afflitto per anni era ormai svanita. Era trascorso più di un anno, ma Ranma sorrideva ancora compiaciuto ogni volta che si bagnava con l’acqua fredda senza subire alcuna trasformazione. Si sentiva felice come non mai, alla pari di un uomo che aveva sconfitto una malattia mortale, libero di assaporare tutte le piccole cose straordinarie che la vita ha da offrire.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nuovo personaggio, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La cosa giusta
 
Honolulu, sei mesi fa.
Il sole stava tramontando sulla splendida capitale delle Hawaii, ponendo fine a quella che era stata una tranquilla giornata come tante. Il Dipartimento di Lingue e Letterature Europee stava chiudendo; studenti e insegnanti erano intenti a lasciare con calma l’edificio, pregustando un meritato riposo dopo quella lunga giornata. Nella vicina palestra, tuttavia, qualcuno aveva deciso di attardarsi per una dura sessione di allenamento: si trattava di Akane Tendo, iscritta all’università da pochi mesi.
Per la giovane venuta da Tokyo, la giornata non era stata tranquilla come per l’intera isola. Il ricordo di Ranma e della sua improvvisa partenza l’aveva perseguitata ancora una volta, annebbiando i suoi pensieri come al solito. Cambiare completamente aria, come suggerito dal preside Kuno del liceo Furinkan mesi prima, non era servito a molto: anche se il nuovo ambiente le piaceva, non era servito a farle dimenticare la terribile delusione che Ranma Saotome le aveva arrecato. Quel codino tranciato e la lettera di addio continuavano a riemergere dall’abisso in cui aveva tentato invano di ricacciarli; e ogni volta che ciò accadeva, Akane doveva sfogarsi in qualche modo per recuperare il controllo. La palestra dell’università era il luogo ideale, dato che in esso poteva tornare ad essere se stessa: un’esperta di arti marziali, la degna erede del maestro Soun Tendo.
Akane si era allenata per più di un’ora, da sola, finché non rimase l’unica studentessa all’interno della palestra. Si erano tutti tenuti alla larga da lei, fin da quando l’intero dipartimento era venuto a conoscenza delle sue capacità: anche alle Hawaii era riuscita a farsi in poche settimane la fama di maschiaccio, pronta a far sanguinare il naso a qualsiasi ragazzo non le andasse a genio. Non le importava, dato che tutto ciò che voleva era proseguire la sua nuova vita in pace.
Certo, un ragazzo nella sua nuova vita non ci sarebbe stato male... ma continuava a pensare a quello stupido di Ranma.
Akane smise di sferrare colpi al sacco e riprese fiato. Era quasi arrivata al limite: guardando l’orologio appeso al muro, si rese finalmente conto di quanto fosse tardi; avevano persino spento le luci nelle altre aree della palestra, poiché stavano per chiudere. Non aveva certo l’intenzione di passare la notte là dentro; era tempo di togliersi quel kimono umido per il sudore, tornare nella sua stanza al campus e farsi una bella doccia, felice di aver scaricato in quel modo le sue energie.
La ragazza si apprestò dunque a recuperare la sua roba, quando udì un suono in lontananza. Sembrava un fischio, e non ci badò subito; ma quando questo aumentò di volume, Akane gli rivolse l’attenzione. Qualcuno si stava avvicinando, fischiettando la fin troppo nota melodia di Aloha Oe.
Forse era il custode, pensò, venuto a dirle di uscire perché stavano per chiudere. Tuttavia, l’individuo che apparve davanti a lei poco dopo non assomigliava per niente al custode, né a un uomo del posto. Era vestito con un lungo soprabito bianco, il cui volto era celato completamente da un cappuccio. Akane lo guardò sorpresa per una manciata di secondi, prima di tentare un dialogo.
« Ehm... salve » mormorò Akane in inglese. « Perdonatemi, non mi ero accorta di quanto fosse tardi. Raccolgo le mie cose e me ne vado. »
L’incappucciato smise di fischiare e si fermò.
« Non ce n’è bisogno » disse lui con voce glaciale. « Non sono venuto a cacciarti via. »
Akane lo fissò, sempre più sorpresa. Aveva parlato in perfetto giapponese.
« Oh, parli la mia lingua! » disse con un sorriso. « Scusa, non potevo immaginarlo... sei uno studente anche tu? Chi sei? Ti sei perso? »
« Perso? Al contrario, mia cara, mi trovo nel posto giusto... e ho trovato la persona giusta. »
Il sorriso di Akane parve incrinarsi nell’udire quelle parole.
« Come, scusa? »
« Sì, ho proprio trovato la persona giusta... Akane Tendo. »
« Ci conosciamo? »
« Io ti conosco » spiegò l’incappucciato. « Figlia di Soun Tendo, vieni dal quartiere di Nerima di Tokyo e hai frequentato il liceo Furinkan, dove eri nota per il temperamento da maschiaccio. Ultima cosa, ma fondamentale, eri la fidanzata » e sottolineò l’ultima parola facendo il segno delle virgolette con le dita « di Ranma Saotome. »
Akane rimase al suo posto, impietrita per l’immenso stupore che ormai l’aveva colta. Non riusciva a spiegarsi il senso di tutto ciò: quello strano tipo sembrava conoscerla benissimo, eppure non aveva la minima idea di chi fosse; il suo volto era completamente oscurato dal cappuccio.
« Ma tu... chi sei? » fu tutto ciò che riuscì a dire.
« Io sono Nul » rispose l’incappucciato con un leggero inchino. « Vengo da un altro mondo, e ciò che ho fatto della mia vita non ti riguarda minimamente. Non ho una fidanzata, ma questo è un dettaglio irrilevante allo scopo del nostro incontro. »
Akane inarcò un sopracciglio. A parte il nome, decisamente ne sapeva quanto prima sull’identità di quel tipo.
« Tu hai qualcosa che non va » dichiarò, cercando di tagliare corto. « Ora scusami, ma si è fatto tardi... devo andare. »
Voltò dunque le spalle a Nul e raccolse la sua borsa.
« Non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta, mia cara » disse lui nel frattempo. « Io sono venuto per te... per aiutarti a tale proposito. »
Akane lo guardò stizzita. Quel tipo cominciava a darle sui nervi... eppure riusciva nel frattempo a metterla a disagio. L’aria misteriosa e la voce glaciale davano l’impressione di uno con cui non c’era da scherzare; qualcosa le disse dunque di provare ad assecondarlo, per capire le sue intenzioni.
« E quale sarebbe la cosa giusta da fare? » domandò lei, cercando di mantenere la calma.
Nul guardò per un attimo l’orologio appeso al muro, poi tornò a guardare Akane.
« Dovrai restare qui a farmi compagnia » rispose, « solo per un po’... finché non sarò stufo della tua compagnia. »
Di male in peggio. Il brutto presentimento di Akane peggiorò fino a raggiungere la soglia dell’attenzione.
« Capisco » disse. « Be’, mi piacerebbe tanto restare, ma devo proprio andare. Sarà per un’altra volta, Nul. »
S’incamminò verso l’uscita, passando di fianco a Nul con l’intento di superarlo; in quel momento, tuttavia, si sentì afferrare per un braccio. Akane si voltò subito, esterrefatta.
« Temo di dover insistere » mormorò Nul con tono piatto. « Se te ne vai ora, non potrai fare la cosa giusta. Andrà tutto bene, te lo assicuro. »
« Toglimi subito quella mano di dosso! » esclamò Akane indignata. « Ti avverto, non hai idea di cosa sono capace quando mi arrabbio. Se ci tieni al tuo naso, ti do tre secondi per lasciarmi andare: uno... due... »
Successe in un attimo. Per Akane fu come se una forza enorme l’avesse investita in pieno, partendo dal braccio dov’era stata afferrata; i suoi piedi si staccarono da terra e lei venne spinta all’indietro, cadendo a terra sulla schiena. La ragazza strisciò per il pavimento lucido per parecchi metri, prima di fermarsi a pochi centimetri dal muro.
Si rialzò lentamente pochi secondi dopo, la schiena dolorante e lo sguardo incredulo, rivolgendolo subito verso Nul. Costui era dove lo aveva lasciato prima di fare quel volo allucinante.
« Ma... » balbettò sconvolta, « ma... cosa mi hai... »
« Ti ho lasciata andare » si giustificò Nul. « Me lo hai chiesto tu. »
Mio Dio, pensò Akane, fissando l’incappucciato senza parole. Era bastato quello spintone per farle comprendere la realtà. Nul era sicuramente un tipo strano, ma ora aveva la prova di quanto avesse da nascondere: una forza incredibile, fuori dal comune... proprio come Ranma.
« Ma sei pazzo? » gridò Akane, ormai fuori di se per la rabbia. « Per poco non mi spaccavi il braccio! Si può sapere che diavolo vuoi da me? »
« Te l’ho già detto, voglio aiutarti » rispose Nul con il solito tono piatto. « Un giorno mi ringrazierai per questo. »
« E tu mi ringrazierai per esserci andata piano con te! »
Akane scattò in avanti in un secondo, raggiungendo Nul e sferrandogli un pugno in pieno volto. Lui lo schivò per un soffio. La ragazza continuò ad attaccare: pugno, calcio, ancora pugno; Nul schivò ancora, tenendo le mani dietro la schiena. Akane non si arrese e sferrò un calcio con tutta la sua forza... ma fu bloccato all’ultimo istante dalla mano di Nul.
« Uhm, notevole » commentò l’incappucciato. « Sei migliorata dall’ultima volta che ti ho vista combattere. »
Mollò la presa, permettendo ad Akane di tornare in guardia.
È pazzesco... ha una forza e una tecnica micidiali. Oltretutto, il suo stile di combattimento somiglia molto al mio. Ma chi diavolo è questo tipo?
La ragazza scosse la testa e si lanciò in un nuovo attacco, sempre più furibonda. Se voleva averla vinta, doveva fare subito sul serio. Sferrò una nuova serie di colpi, più rapidi e violenti; Nul smise di schivare e passò alla difensiva, usando entrambe le mani per parare. Per un attimo, Akane giurò di vedere il suo avversario in difficoltà... un’ipotesi incenerita subito dopo, non appena Nul riuscì a bloccarle le braccia.
« Se ti arrabbi sarà tutto più difficile » disse l’incappucciato. « E poi voglio vederti sorridere... sei più carina quando sorridi, sai? »
Akane rimase a bocca aperta, immobile quando Nul mollò la presa. La sua ira svanì nel giro di un istante: quelle parole non potevano essere buttate lì per caso; ricordava benissimo quando aveva udito lo stesso complimento da Ranma, molto tempo prima. Eppure lui glielo aveva detto in privato, lontano da occhi o orecchie indiscrete. Come faceva a saperlo?
Ora aveva decisamente paura di quel tipo.
« Ma tu... » chiese « come fai a conoscermi? »
« Abbiamo un amico in comune » rispose Nul. « Il tuo ex fidanzato, Ranma Saotome... quello che è scappato da casa tua un anno fa, mandandoti a quel paese insieme al resto della ciurma. Ti ho osservata fin dal giorno in cui lui arrivò a casa tua un paio di anni fa, in quel dì di pioggia sulle spalle pelose del suo stupido padre. Un dì che ha cambiato per sempre la tua vita, che da quel momento si è riempita di gente squilibrata e/o afflitta da sortilegi. »
Akane strinse i pugni, sentendo la rabbia invaderla di nuovo.
« Eccolo, dunque, il tuo promesso sposo » aggiunse Nul, assumendo un’aria solenne. « Uno scherzo della natura, vittima sfortunata di un’antica maledizione! Come poteva andare peggio? Oh, ma certo... era solo l’inizio di una lunga serie di eventi: Kuno, Ryoga, Shanpu, il vecchio Happosai... gente da cui avresti preferito stare alla larga, se non fosse stato per il tuo fidanzato. Ammettilo, gli ultimi due anni sono stati incasinati di brutto per causa sua... »
« Ora basta! » urlò Akane, superato il limite. « Stà zitto! »
Tornò in guardia e si preparò per un nuovo attacco frontale. Nul la evitò con un salto, e nel frattempo estrasse un’arma dalla manica del soprabito: Akane la notò appena in tempo per scansarsi, mentre una specie di maracas gigante si abbatteva sul pavimento, spaccandolo.
Lo sguardo incredulo della ragazza si posò sul bonbori non appena tornò in guardia. Dopo aver rischiato la vita diverse volte per mano di Shanpu, non poteva non riconoscere l’arma che lei amava usare in combattimento. Nul l’aveva tirata fuori dal nulla all’improvviso, senza preoccuparsi di causare danni all’ambiente. Il loro duello era molto rumoroso... com’era possibile che nessuno fosse ancora intervenuto?
« Hai persino rischiato di rimanerci secca, in più di un’occasione » disse Nul, guardando il suo stesso bonbori, « solo perché eri vicina a Ranma... un tipo così affascinante da ammaliare un sacco di donne. Uhm, onestamente mi piacerebbe sapere il suo segreto! »
Nul si era perso in chiacchiere. Akane pensò di sfruttare il momento per svignarsela, e iniziò a correre verso l’uscita; l’incappucciato gli lanciò qualcosa addosso, e lei si fermò appena in tempo per evitarlo. Un grosso oggetto metallico andò a conficcarsi sul pavimento davanti a lei, frenando il suo nuovo tentativo di scappare. Akane riconobbe anche questo: era un’enorme spatola di metallo, la stessa che usava Ukyo per combattere e cucinare.
Nul apparve accanto alla spatola un attimo dopo, afferrandola.
« Ben presto hai dovuto affrontare questa realtà » disse, riprendendo il discorso. « Ranma aveva fin troppe spasimanti... persino amiche di vecchia data. Eppure non ha mai scelto di legarsi a nessuna di loro, nonostante le continue avances da parte di tutte... secondo te cosa lo avrà spinto a ignorare tutti quei trionfi di bellezza? »
« Haah! »
Il pugno di Akane mirò alla faccia di Nul. Lui lo schivò e rispose con un altro pugno. Akane riuscì ad afferrarlo e ad eseguire una proiezione sull’avversario, buttandolo a terra. La via era libera! La ragazza riprese a correre, ma dopo una decina di metri qualcosa si avvinghiò alle sue gambe. Akane perse l’equilibrio e scivolò a terra. Ignorò il dolore e guardò i suoi piedi: Nul glieli aveva legati con un lungo nastro, molto simile a quello che Kodachi Kuno amava sfoggiare in pubblico.
Nul raggiunse Akane, mollando la presa sul nastro.
« Tu non eri migliore di loro, dopotutto » commentò l’incappucciato. « Non eri più forte di Shanpu. La tua cucina non era all'altezza di quella di Ukyo. E sicuramente non eri spregiudicata come Kodachi... né così stronza, ma questo va a tuo vantaggio. A pensarci bene, in confronto a loro non valevi un granché: all’epoca non c’era verso di dimostrare la tua superiorità, con quel poco che sapevi fare. »
Akane lo guardò, mescolando rabbia, amarezza e dolore nei suoi occhi.
« Ma le cose sono cambiate adesso, dico bene? Qui alle Hawaii hai seguito vari corsi per migliorare le tue qualità: corso di cucina, nuoto, informatica... e naturalmente non hai rinunciato alle arti marziali. Tutto questo ti ha reso migliore, senza dubbio, eppure non riesci comunque ad andare avanti. Non riesci a dimenticare lui. »
« Come potrei dimenticarlo? » mormorò Akane, afflitta. « Ranma... è andato via per colpa mia. Gli ho dato un sacco di problemi, e ne aveva già abbastanza da affrontare. Mi voleva bene... ha fatto così tanto per me... e io non ho fatto altro che dargli dello stupido! »
I suoi occhi iniziarono a lacrimare, e si portò una mano alla bocca.
« Non volevo che accadesse » proseguì con voce rotta. « Non volevo... che andasse via. Ora lui... è chissà dove, e non posso fare nulla... per rimediare. Non posso chiedergli scusa... né dirgli quanto sono stata stupida. Ma spero che, ovunque lui sia... possa essere felice. »
In quel momento, Akane sentì una mano posarsi sulla sua spalla. Nul si era inginocchiato accanto a lei, cogliendola di sorpresa: in qualche modo riusciva a non apparire più minaccioso.
« Tu non hai nessuna colpa » dichiarò l’incappucciato. « Ranma è andato via perché sentiva di doverlo fare. Ha pensato bene a ciò che faceva prima di mettere piedi fuori da casa tua, puoi credermi. Sapeva perfettamente cosa lo attendeva la fuori... e cosa stava lasciando indietro.
« Ranma ti voleva bene, e te ne vuole ancora. Era sempre rimasto al tuo fianco, anche se ogni settimana doveva fare i conti con nuovi nemici, e te che continuavi a chiamarlo stupido. Se non fosse stata per una lunga serie di sfighe che vi hanno complicato la vita, non ho alcun dubbio che sareste stati una gran bella coppia. Ora le vostre strade si sono separate, ma ciò non cambia quello che Ranma desidera per te: lui vuole che tu sia forte... ma soprattutto, vuole che tu sorrida. Sempre. »
Akane lo guardo incredula mentre le offriva l’altra mano, per aiutarla a rialzarsi. Lei la prese, dopo aver ripreso il controllo.
« Come fai a esserne sicuro? » domandò lei, rimettendosi in piedi.
« Perché conosco Ranma... e conosco te. »
« Ma tu chi sei? »
Nul tacque per un attimo.
« Puoi considerarmi un vostro grande ammiratore. Uno a cui sta a cuore il vostro futuro... che può diventare roseo, facendo la cosa giusta. »
« La cosa giusta... » ripeté Akane, ancora dubbiosa. « Era forse questa? Rendermi conto della realtà? »
« Oh no, la cosa giusta era farmi compagnia per un po’ » rispose Nul con tono sincero, « ma tu hai scelto di rendere tutto più difficile con il tuo spirito da maschiaccio. Heh... temo proprio che su questo aspetto non cambierai mai! »
Akane si lasciò sfuggire un sorrisetto... una reazione di cui persino lei stessa si stupì. Quel tipo misterioso l’aveva provocata e malmenata, e aveva finito per fidarsi di lui; non riusciva a capire come fosse possibile, eppure sentiva che fosse la cosa giusta da fare. Nul aveva ragione.
Ranma le voleva bene.
L’attenzione di Nul si spostò sull’orologio appeso al muro, che in quel momento segnava le sette e mezza.
« Beh, ora devo andare » dichiarò, voltando le spalle ad Akane. « Grazie per avermi fatto compagnia. »
« Cosa? » fece Akane, ora confusa. « Aspetta, non capisco ancora... perché sei venuto da me? »
« Per aiutarti » rispose la voce di Nul, mentre si allontanava. « E l’ho fatto: ti ho appena fatto dono di una nuova opportunità... ora tocca a te. Addio e buona fortuna, Akane Tendo. Sii felice... e ricordati di sorridere. »
E riprese a fischiare, lasciando Akane inchiodata al suo posto. Le note di Aloha Oe echeggiarono per tutto lo spazio, anche dopo che la figura di Nul sparì alla vista, confondendosi tra le ombre che ormai avvolgevano gran parte della palestra.
Akane impiegò parecchio per accettare ciò che le era accaduto negli ultimi minuti. Poi, ricordando quanto fosse tardi, riuscì a tornare in sé e recuperò la sua roba, uscendo finalmente dalla palestra. Ci avrebbe riflettuto meglio a casa, si disse, in una vasca piena d’acqua calda in cui non vedeva l’ora d’infilarsi...
Ma le sorprese, quella sera, non erano ancora finite. Non appena Akane mise piede fuori dalla palestra, si rese conto del diluvio che imperversava in quel momento sopra la città: una pioggia fitta e violenta... e lei non aveva con sé neppure un ombrello.
« Dannazione! » esclamò Akane, frustrata per un cambiamento climatico così repentino: infatti splendeva il sole quando era entrata in palestra, mentre ora le toccava farsi praticamente una nuotata per arrivare al campus.
È tutta colpa di quel Nul... se non mi avesse trattenuta, a quest’ora sarei già a casa!
Rassegnata, la ragazza cercò di affrontare la pioggia, con l’unica protezione offerta da una rivista recuperata dalla sua borsa. Arrivata sul ciglio della strada cercò di attraversare, quando una macchina sbucata dal nulla sfrecciò molto vicino al marciapiede; vide distintamente un’ondata d’acqua gelida schizzare verso di lei, pronta ad inzupparla. Akane si ritrasse, ma quello schizzo non la raggiunse nemmeno: l’improvvisa comparsa di un ombrello l’aveva protetta, impedendo ulteriori danni alla sua persona.
La ragazza, sorpresa, spostò lo sguardo dall’ombrello alla mano che lo impugnava, entrambi appartenenti ad un ragazzo hawaiano apparso all’improvviso accanto a lei. Era alto, di bell’aspetto, dai corti capelli castani e gli occhi scuri; lanciò una breve sfilza di insulti all’auto ormai lontana, prima di voltarsi a guardare Akane.
« Che imbecille... tutto bene? » disse.
« Oh! Sì... grazie mille » fece Akane.
Il ragazzo sorrise.
« Figurati. Sei diretta al campus, vero? Anch’io sono diretto laggiù... ti do uno strappo, se vuoi. »
Akane non rispose subito. Era troppo impegnata ad osservare compiaciuta il suo salvatore, mentre una notevole sfumatura di rosso si diffondeva sulle sue guance.
« Vo-volentieri! » rispose infine, sorridendo. « Mi stai salvando la vita. »
I due s’incamminarono dunque lungo la strada, insieme, continuando la conversazione al riparo sotto l’ombrello.
« Mi chiamo David. »
« Io sono Akane... molto piacere. »
E mentre si allontanavano, diretti verso il campus, qualcuno alle loro spalle era intento ad osservarli, immensamente soddisfatto del risultato ottenuto. Soltanto Nul poteva vedere gli sviluppi futuri di quell’incontro casuale: quello non era che l’inizio di una nuova storia, che avrebbe proseguito sui binari giusti grazie a lui. Il suo piano era riuscito alla perfezione: trattenere Akane in palestra fino a quel momento, affinché potesse incontrare David su quel marciapiede; parlare di Ranma non era poi così necessario, ma era servito a guadagnare tempo. In ogni caso, Akane avrebbe dimenticato tutto molto presto, trovando spazio nel suo cuore per qualcun altro.
La cosa giusta, dal suo punto di vista... il resto toccava a lei.  
   
   
 
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