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Autore: sfiorisci    16/10/2015    4 recensioni
Se il vero amore veniva descritto come un fuoco, che ti prende e ti brucia l’anima; Nina non era il suo. La sua presenza era molto più calma, come la luce di una candela in una stanza buia: ferma, fissa, sicura e pronta ad illuminare la strada con la sua presenza.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nina Nesbitt, Nina Nesbitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nina
 
 
Nina era un nome comune come tanti altri ma, per Ed, quelle quattro lettere avevano un significato molto più profondo. Se il vero amore veniva descritto come un fuoco, che ti prende e ti brucia l’anima; Nina non era il suo. La sua presenza era molto più calma, come la luce di una candela in una stanza buia: ferma, fissa, sicura e pronta ad illuminare la strada con la sua presenza. Quella fiamma tranquilla e costante, continuava a bruciare nel suo petto, ad illuminargli la via.
Ed non sapeva come lei fosse riuscita a conquistarlo. Era una sera di novembre quando l’aveva vista per la prima volta: pioveva e lui era in giro per Edimburgo con quei suoi amici incontrati quel giorno. Entrarono nel pub dove suonava Nina quasi per caso, essendo semplicemente in cerca di riparo e alcol a buon mercato. La ragazza era riuscita finalmente ad ottenere il permesso di suonare supplicando fino allo sfinimento il proprietario, che non credeva davvero nelle sue doti musicali. Per lui era solo una bella ragazza da esibire sperando che gli avrebbe portato più clienti e di conseguenza più denaro.
Ed fu colpito dalla sua voce, dalla sua abilità con il pianoforte, dall’intenzione di trasmettere un’emozione attraverso gli strumenti musicali. Il ragazzo la osservò rapito durante tutta l’esibizione, mentre la gola e lo stomaco gli bruciavano per l’alcol che i suoi amici gli facevano ingerire.
Qualche ora e molte birre dopo, Ed si era presentato, era arrossito, aveva fatto qualche battuta stupida e, in qualche modo, si era ritrovato a baciare le soffici labbra di Nina. Ignorava il perché la ragazza lo stesse ricambiando, ma si sentiva così bene in quel momento, che la ragione di quel non gli importava più di tanto. Tutto ciò che contava era quel bacio e l’abbraccio in cui i loro corpi erano incastrati. Ed non si era accorto di quanto lei fosse minuta fino a quando le sue mani non l’avevano stretta, trascinandola a sé. Era allora che Nina gli aveva messo le mani sulla nuca e aveva giocato con i suoi capelli. Quando la magia del bacio era terminata, entrambi i ragazzi sorridevano come due idioti, mentre la pioggia scendeva copiosa sui loro volti. Quell’esperienza portò ad entrambi nuovo amore inaspettato e un potente raffreddore.
Ed si era dimenticato della ragione per cui si trovava ad Edimburgo – la musica – e passava intere giornate con Nina, raccontandole dei suoi progetti, sogni e baciandola come se fosse l’unica ragazza sulla Terra. Pensava che Nina fosse bella di quella bellezza che non ti stanca mai, perché hai sempre un nuovo particolare da osservare. I giorni passavano troppo velocemente e i cuori dei due giovani non volevano certo separarsi. Ad entrambi sembrava di aver trovato quella famosa metà di cui si parla sempre, quell’amore che va avanti per tutta la vita e sarebbe stato crudele lasciarlo andare così, come se niente fosse.
«Verresti in tour con me?» le chiese un giorno lui senza alcun preavviso. Ed non ricordava da quanto tempo avesse in serbo questa domanda, da quando la musica sembrasse l’unica soluzione ai loro problemi. Nina spalancò la bocca per la sorpresa e le ci volle un po’ di tempo prima che potesse rispondere di sì.
Ed e Nina girarono la Scozia, dormendo dove capitava, dando il massimo per il loro pubblico non troppo numeroso e trascorrendo molto tempo insieme di notte, una volta finito di cantare.
«Facciamo l’amore?» le chiedeva spesso lui dopo i concerti.
«Prima una canzone» rispondeva lei, che non era mai sazia di musica, nonostante avessero cantato per tutta la sera.
Allora Ed prendeva la sua chitarra, posata ai piedi del letto e iniziava a strimpellare. Lei chiudeva gli occhi e sorrideva, mentre lui si affidava alle sue dita capaci. Ogni volta che queste pizzicavano le corde dello strumento non sapeva che cosa avrebbero suonato. A volte ci metteva un po’ a capirlo, a volte lo intuiva subito. A volte capitava che quella melodia gli facesse uscire dalla bocca parole che non aveva ancora scritto e che sarebbero state un ottimo testo; altre cantava qualcosa di famoso, così Nina lo accompagnava nel ritornello. C’erano quelle volte, poi, in cui cantava qualcosa di assolutamente stupido, magari un rap improvvisato, e allora Nina scoppiava a ridere e la sua risata era così sincera che faceva ridere anche Ed. Ridevano insieme e si stendevamo sul letto, continuando a ridere anche mentre facevano l’amore.
Se c’è una cosa che Ed non dimenticherà mai è  proprio la sua risata e il fatto che quella sua risata fosse provocata da lui. Ed vorrebbe dire che la storia finì così, con un dolce suono, con la felicità nell’aria; ma non sarebbe la verità. Il ragazzo che la faceva ridere fu lo stesso che la fece piangere e che le spezzò il cuore. Il problema è che Ed è un musicista e sa che la musica è un’arma a doppio taglio, che cura e ferisce allo stesso modo. La musica è un’arte e Ed è un artista e, come tutti gli artisti, vede e sente le cose in maniera diversa da come le sentono gli altri. Può raccontarsi tutte le bugie del mondo, può passare da persona amata ad odiata in un secondo, può scrivere parole che per qualcuno significano tutto e per altri nulla, ma sa la verità. Sa che una candela, per quanto possa essere rassicurante, per quanta luce possa fare, prima o poi si consuma. Ed non dimenticherà mai la luce di quell’amore − anche se tutto ciò che gli rimane è della cera colata – e non ha intenzione di lasciare che il tempo cancelli quei ricordi dalla sua memoria. Il ragazzo vuole ricordare ogni risata, ogni lacrima, ogni amore, ogni dolore, perché tutto ciò che ha passato lo ha reso la persona che è.
Così Ed, senza una donna a riscaldarlo nella fredde notti di dicembre, prende la chitarra e scrive degli accordi, mentre dalla sua bocca escono fuori le parole, come se stesse raccontando una fiaba. Ci pensa su per un po’ e poi sorride a se stesso, con la convinzione che forse una fiaba i suoi amori lo sono davvero. Racchiude in quartine una storia, il suo inizio, la sua fine e lei. Incide con la sua voce parole che rimarranno per sempre nella memoria delle persone, accompagnate dalla sua fedele compagna, la chitarra.
Alla fine Ed riascolta la canzone e rimane soddisfatto dal risultato, da ciò che è venuto fuori dalla luce di quella candela che aveva bruciato così tanti anni prima, quelle semplici quattro lettere che lo avevano accompagnato durante la sua vita, che forse non era ancora riuscito a far uscire del tutto dalla sua testa. Quel nome, semplice e complicato al tempo stesso, che per tanti era comune ma per lui uno dei più speciali. Proprio com’era speciale la sua Nina.

 

Chi mi segue già da un po' lo sa che questi due sono la mia debolezza e che, ogni tanto, scrivo cose angst perché c'è qualcosa che mi spinge a maltattare la mia otp (dovrei farmi ricoverare). L'idea di scrivere una storia che si ricollegasse con la canzone "Nina" mi è venuta in mente da quando è uscito l'album di Ed ma, per mancanza di tempo e di ispirazione, il file era rimasto per molto tempo incompiuto nel mio pc. Qualche giorno fa ho deciso di finirla di scrivere ed è venuta fuori... questa cosa.
Spero davvero che vi piaccia, come al solito sarei felicissima di avere un parere di chi legge :)

 
Francesca.
 
 
   
 
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