Serie TV > Hannibal
Ricorda la storia  |      
Autore: Grahammish    17/10/2015    0 recensioni
Scritta per il gruppo FB "We are out for prompt" la storia tratta di un Will in preda a allucinazioni e dissociazione, quale sarà la parte di Hannibal in tutto questo?
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
It takes a fool to remain sane
(about madness and the evil within)
 



C’era una luce nella camera da letto ma anche essa era buia. Will aveva paura di entrare, tremava.
E questa volta non stava tremando per la febbre. Era bloccato, non sembra neanche un profiler dell’FBI.
Traballò, poi si rannicchiò a terra e prese a singhiozzare.
Sentiva di vivere un incubo chiamato vita e quando si guardava allo specchio senza riuscire a riconoscersi sembra solo tutto più reale.
Una vita dominata dalla follia non è altro che il sintomo di grande consapevolezza.
E cos’altro non era lui se folle e consapevole?
Era stato consapevole anche troppo tempo prima, nel provare la mancanza delle braccia materne.
E adesso era consapevole della sua follia.

Spinse forte le mani contro il pavimento e urlò piangendo poi silenziosamente.
Mordeva le sue labbra come per farsi del male, avrebbe voluto picchiarsi. Se solo avesse smesso di vedere tutti quei corpi sul letto, se solo avesse smesso di lasciarsi condizionare dalle sue allucinazioni.
Sapeva benissimo che era tutto falso eppure era terrorizzato.
Terrorizzato di adagiarsi sul suo letto e sentire la mano di qualcuno che non era vivo da un pezzo. 
E mentre piangeva sentiva di spezzarsi, ancora di più. Spezzarsi in tanti piccoli pezzi, frammenti di verità celate.
Perché adesso non sapeva neanche più chi era, aveva indossato così tanti assassini che adesso da spoglio era solo un manichino. E i suoi occhi non erano che quelli di un uomo a cui era stata rubata la dolce inconsapevolezza. Anche se Leopardi diceva che era meglio essere consapevoli questo era un prezzo troppo alto da pagare.

Quelle mani che premevano contro il pavimento con forza trovarono il modo di sollevarlo.
Il suo tronco che tremava come in preda alla febbre trovò il modo di sostenersi su quelle gambe magre e muscolose.
Non dormiva nel suo letto da troppe notti, forse aveva perso il conto. Il suo pigiama emanava un odore forte, putrido di sudori e umori.  Aveva visto se stesso scomparire e ora ne rimaneva solo uno spettro fragile e spaurito.
Will decise che doveva riprendere in mano la situazione, entrò col cuore in gola nella camera.

Mentre i suoi passi gli facevano strada inconsapevoli il tremitio pareva aumentare e lui provava già pentimento per la sua scelta. Pianse ancora un po’, senza il coraggio di sedersi sul letto.
Alzò gli occhi al cielo, e forse ci credeva anche troppo poco in Dio. Un barlume di speranza era per lui ciò che si può chiamare utopia. In quei giorni aveva anche valutato l’idea di togliersi la vita, ma non aveva senso neanche quello, voleva solo che la sua follia sparisse. Il suo sguardo scivolò verso lo specchio sul fondo della camera, poi ricordò quello che gli aveva detto lo psichiatra. Doveva cercare di mantenere consapevolezza. Fece dei lunghi e lenti passi verso lo specchio.

-Mi chiamo Will Graham. Sono a casa mia, Wolf trap, Virginia. Ed è… è..

La sua voce si fece strozzata, guardandosi nello specchio non era capace di produrre suono. Era il suo volto quello? Cercò di assicurarsene alzando una mano per vedere se l’uomo nello specchio faceva lo stesso.
La prova del nove era andata a buon fine ma lui comunque non riusciva a capacitarsene.
Era sicuro che quelle fossero le sue mani? Sì, rispondevano ai suoi comandi ma non gli sembrava realmente di muoverle. Quando alzò nuovamente gli occhi verso lo specchio il suo volto non era neanche più uno.
Sobbalzò. La sua faccia era frantumata in piccoli, taglienti pezzi. Sembrava un quadro di Picasso.


-Will?

L’uomo dai capelli ricci si girò di scatto mettendo le mani avanti.
Alla vista sarebbe stato facile convenire che non era in uno stato di sanità mentale. Il volto imperniato di sudore, gli occhi solcati da grandi occhiaie e quasi vacui, l’ansimare sommesso, lo stato di degrado totale della casa e della sua persona stessa. I cani abbaiavano e avevano fame, Will non era riuscito a uscire di casa negli ultimi tre giorni.

-Will, sono Hannibal, mi riconosci?
-S-sì…- disse accompagnando la sillaba a un cenno del capo, non era troppo sicuro di aver parlato davvero.
-Will sai dirmi che giorno è?
-V-venerdì.
-Benissimo.- sorrise cercando di rassicurare l’altro.
-Come… sei entrato?

Lo psichiatra mostrò la copia delle chiavi che Will gli aveva consegnato.

-Avevi dimenticato?
-N-no.
-Ho fatto la zuppa. La vuoi ora?

Graham negò col capo.

-Ti ho messo dei sonniferi sul comodino, credo tu ne abbia bisogno. Cerca di dormire, le allucinazioni sono causate anche dalla mancanza di sonno.

-Te ne vai?- aveva detto improvvisamente percependo i movimenti dell’altro. Nel farlo era sembrato ancora più disperato. Il profiler aveva sentito il suo cuore agitarsi e la sua cassa toracica scricchiolare. Voleva solo che Hannibal rimanesse lì e si prendesse cura di lui.

-Credo di sì.
-No.
-Cosa?
-No, Hannibal, per favore.
Lecter sembrava un po’ stranito.

-Non lasciarmi solo,- Will indicò lo specchiò mentre osservava il suo stesso volto in frammenti.- devo mettere insieme i pezzi.

Hannibal Lecter gli prese il volto tra le mani e gli sorrise. Quelle mani calde lo accarezzavano delicatamente.

-Non ti lascerò mai solo.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Hannibal / Vai alla pagina dell'autore: Grahammish