Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Blueorchid31    17/10/2015    10 recensioni
L'essere umano, al momento della nascita, non è provvisto di un bagaglio innato di conoscenze. Solo grazie all'esperienza si formano la personalità e l'intelletto. Ed è sempre l'esperienza che condiziona le scelte e aiuta a comprendere gli altri esseri umani.
[sasusaku][accenni crack-pairing]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note Autrice



Miei carissimi lettori,

ritorno dopo tre mesi di silenzio dovuto a un "blocco dello scrittore" che credevo irreversibile. Avevo una repulsione per tutto quello che avevo scritto e che provavo a scrivere, tanto da avere avuto la tentazione di cancellare tutto e abbandonare il Fandom. Quel poco che, con immensa fatica, riuscivo a mettere nero su bianco mi sembrava assolutamente orripilante e senza senso. Insomma, non è stato un gran bel periodo. Forse avevo bisogno di una pausa, o forse ero alla ricerca di un nuovo stile – non l'ho ancora capito – fatto sta che neanche questa one mi soddisfa appieno, ma sono contenta di averla finita e pubblicata. Ho intenzione di mantenere la promessa fatta un po' di tempo fa a una mia lettrice che desiderava una storia circa il viaggio di Sasuke e Sakura durante il quale è nata Sarada e di portare a termine le altre fan in sospeso. La prossima volta che vi capiterà di leggere il mio username tra gli aggiornamenti sarà per l'epilogo di Entelechia che sto ultimando.

Approfitto per ringraziare caldamente tutti i lettori che hanno recensito la mia ultima one. Rispetto e amo ogni singola parola delle Vs recensioni e quando mi ritrovo a corto di parole – come in questo periodo – preferisco non rispondere con un telegrafico "grazie" perché le Vs recensioni meritano di meglio. Ci tengo a dirvi che senza di Voi non sarei qui a riprovarci, quindi "grazie, grazie e grazie!".


Adesso vorrei spendere due paroline su questa one...

Il banner è stato realizzato da un disegno fatto da ALEXIS093, una promettente scrittrice e una bravissima disegnatrice.

La storia, invece, prende vita da un mio flash mentale – ovviamente – e questa volta bello grosso. Come avete potuto leggere nell'introduzione, in questa storia è presente un crack-paring. É solamente accennato, ma rappresenta una mia fantasia post-Shippuden / pre-Gaiden.

Ho volutamente scelto di lasciare scarna la descrizione dell'ambientazione perché vorrei che leggeste questa one immaginando un palcoscenico semibuio, una sedia di legno, un sofà e una porta. (Non ho assunto droghe mentre la scrivevo, lo giuro, ma questa immagine mi ha perseguitata per tutta la stesura, rendendo forse la storia un po' teatrale).Di tanto, in tanto troverete dei flashback che spiegano gli avvenimenti, altrimenti la storia sarebbe entrata di diritto nella categoria no sense.


Adesso vi prego di accomodarvi... (e chiamate la neuro, nda)


che si alzi il sipario.









Image and video hosting by TinyPic









« Avresti dovuto dirmelo »

La voce di Sasuke è volutamente incolore; ostenta ancora quella sicurezza che il dubbio ha corroso, rendendolo fragile, emotivo. Pazzo.

Una follia cieca, ingestibile, agisce sulla sua percezione dello spazio e del tempo: è arrivato da appena dieci minuti eppure ha come l'impressione che l'orologio, appeso alla parete, abbia compiuto svariate volte il suo giro e che il salottino dell'appartamento di Sakura sia ancora più piccolo, più buio, claustrofobico. Le luci sono spente e riesce a scorgere il viso della ragazza solo grazie al fioco alone di un abat-jour.

Sarebbe così facile afferrare il suo collo, sentire la morbida pelle cedere sotto la pressione delle nocche e osservare il suo viso mentre la faringe si occlude: gli occhi deformati dal terrore, la bocca spalancata, rantolante, in cerca di un debole alito di vita. Sarebbe appagante assistere al lento scolorirsi delle sue labbra bugiarde e confortante non dover più incontrare i suoi occhi dissennanti, capaci di trasformare putrescenti realtà in dorate illusioni. Si è lasciato intrappolare in quella fittizia visione e, adesso, l'unico modo per uscirne sarebbe eliminarne la fonte.


'Non potrei mai farti del male.' Cerca di persuadersi, ma il sangue ribolle. Lo sente pulsare sotto la pelle e ripensa al battito del cuore di lei, sempre più flebile, mentre la morsa intorno al collo si fa più stretta. Una reminiscenza di un passato che sembrava ormai lontano. Superato, archiviato. Ma per quanto si possa correre veloce, gli errori compiuti riescono sempre a raggiungerti. A volte si ha l'illusione di averli seminati, si volge lo sguardo indietro e magicamente non sono più lì, ma alla prima curva eccoli di nuovo pronti a sbarrarti la strada. È un circo che Sasuke conosce bene, ne è l'attrazione principale, ma ora è stanco di correre. È tornato, e questa volta per restare, per fare la cosa giusta.

'Nessun rimpianto' si era ripromesso, varcando i cancelli di Konoha, un mese prima, e non avrebbe mai potuto prevedere quello che sarebbe accaduto, quali fatali coincidenze lo avrebbero portato a provare, invece, un aberrante rimorso.


« Due anni »

Sakura è seduta sul divano, rigida, ma non per il senso di colpa bensì per la consapevolezza che sia finalmente giunto il momento di quel chiarimento mai avvenuto, rifuggito da entrambi, troppo scomodo e pericoloso.

Ha le gambe accavallate, la fronte alta leggermente corrugata e il suo sguardo è orgoglioso, sostiene quello di Sasuke. Sembra volergli trasmettere un monito, un avvertimento: ' Non mi lascerò ancora calpestare da te'.

Lei non lo sa, non pensa di poter ambire a tanto, ma lo sta mettendo a disagio, lo innervosisce, perché lui, nella ragione, sa di avere torto; mentre lei, nel torto, ha almeno sei ottime ragioni per permettersi di guardarlo dall'alto in basso, in ogni caso, sempre, facendolo sentire piccolo, meschino, colpevole. Sei anni in cui le loro vite si sono incrociate in modo surreale. Sei anni in cui il perdersi e il ritrovarsi si sono avvicendati ciclicamente: un sadico circolo vizioso fatto di dolore, di morte e di guerra, in cui il dannato ha ottenuto la sua redenzione e la virtuosa la sua condanna; il paradosso che l'ha spinta più volte a chiedersi: 'A cosa è valso tutto questo dolore?'.


« Due anni in cui non mi è stato dato di sapere se fossi vivo o morto. »

Sakura pronuncia quelle parole a voce bassa, artificiosamente controllata. Sta recitando la sua parte alla perfezione in quel teatro dell'assurdo. È ferita, da molto tempo ormai, e ogni volta che Sasuke le si avvicina qualcosa dentro di lei ricomincia a sanguinare, forse il cuore, il fegato, forse ogni organo del suo corpo. Un'emorragia incontrollabile che la spezza in due, la fa contorcere e pregare.

Sakura prega che Sasuke presto riparta, che non smentisca quello che è sempre stato chiaro a tutti, ma non a lei. Non può illudersi ancora e non ha intenzione di ascoltare una predica da chi ha avuto sempre l'innata propensione a razzolare male, soprattutto in merito a qualcosa che è stato naturale, plausibile, prevedibile.

Non ha rimpianti, lei, e i rimorsi li ha pagati con le lacrime.


« Avresti dovuto » ripete lui, con la speranza che rincarando la dose di disprezzo lei abbassi quello sguardo logorante. Non ha altra scelta che colpirla senza pietà: Sakura ha motivazioni valide, può scavare in quel passato torbido da cui lui non sa ancora difendersi. Non può permetterglielo, deve annientarla prima, riportarla al suo giusto ruolo di succube.

Ma non c'è più nulla di quella ragazzina in lei, la guerra ha avuto ripercussioni profonde, intime, che l'hanno costretta a cambiare. Si è rotto qualcosa e Sasuke sa bene di esserne una delle cause, forse la principale. Sente un'eccitazione insana, sordida, salirgli dentro, prendendo consapevolezza di quale potere avesse avuto su di lei e di quanto, adesso, vorrebbe vederla strisciare ai suoi piedi, implorante, piangente... noiosa.

« Mh! » Sakura si porta una mano al mento, fingendo di riflettere. « Forse avrei dovuto mandarti un piccione viaggiatore, o forse no, meglio... avrei potuto lasciarti un messaggio in uno di quei punti di contatto in cui non hai mai messo piede, no? » ironizza stoicamente. Ha smesso da un po' di prendersela per i suoi atteggiamenti incomprensibili: la pretesa di imporre con caparbietà il suo punto di vista, incurante di quello degli altri, è monotona, stantia. Una predica sulle ʺmancanzeʺ, proferita dalle sue labbra, risulta alle sue orecchie assolutamente ridicola: 'Dov'eri quando Toneri ha attaccato?', 'Dov'eri quando mi hanno rapita?' e 'Dove diavolo eri ogni qual volta ho avuto bisogno di te?'.


Sakura non può saperlo e lui tace. Gli è fin troppo facile indovinare ciò che le stia passando per la mente: i suoi occhi sono carichi di furente delusione.

Kakashi non le ha rivelato nulla e nessuno lo ha visto mentre assisteva alla disfatta di Kido e dei suoi seguaci. Era arrivato tardi e lei si era già occupata di tutto. Ma proprio in quel momento Sasuke aveva compreso di dover fare ritorno.

« È per questo che sono tornato. » ammette.

« Per proteggermi? » Sakura sputa quelle parole con tagliente sarcasmo volto a demolire quella sua insopportabile presunzione di essere ancora indispensabile. Lo era stato, insostituibile, e lei aveva vissuto in funzione della sua persona, della sua felicità.


Troppo umiliante risponderle che è proprio quello il motivo; che non riesce a immaginare che qualcuno possa farle del male, che se fosse arrivato appena un attimo prima avrebbe ucciso quel maiale di Kido per aver osato usarla come merce di scambio e che quando aveva saputo dell'attacco di Toneri, il suo primo pensiero era stato lei. Non può dirle che in quei due anni quel sentimento acerbo, da ragazzino, seppellito dall'odio, è maturato. Ora lo riconosce, sa dargli un nome, e fa male, come sempre.

Troppo sicuro di se stesso non ha colto i segnali, gli sguardi imbarazzati, i pensieri taciuti.

'Stupido, ingenuo, innamorato.'

I secondi passano inesorabilmente. Sasuke vorrebbe poterne fermare il corso, avere più tempo.

Mugola qualcosa di incomprensibile, un suono sordo, l'inizio di un sofferto discorso, ma Sakura non gli dà modo di tentare. Sbuffa e scuote la testa.

« Sono io, vero? Sono l'anello mancante. »

Sasuke increspa la fronte: non riesce a seguire il discorso o forse non vuole.

« È me che vuoi. Il mio perdono. » pronuncia quelle parole in un soffio, eppure rimbombano nella testa di Sasuke come un urlo agghiacciante. 'Perdono'.

« Ecco, prendilo pure. È tutto tuo! » prorompe immediatamente dopo, muovendo la mano in un gesto di stizza, di esasperazione, e Sasuke riesce a vedere chiaramente quel perdono tanto agognato schizzare via dalla sua mano e ricadere al suolo.

Sarebbe così facile cedere alla tentazione di abbassarsi, raccoglierlo, e andare via, ma non è così che ha immaginato di ricevere la sua assoluzione e rimane lì, immobile, a fissarla mentre diventa parte integrante di un'anonima mattonella.

« Non voglio. »

Sasuke rivela ad alta voce i suoi pensieri, riconquistando l'attenzione di Sakura, ormai certa che quella conversazione sia giunta al capolinea.

« Mi ero illusa che per una volta potessimo essere d'accordo su qualcosa » ribatte lei, mestamente, portando le mani a comprimere le tempie che sembrano sul punto di scoppiare « Allora dimmi, Sasuke-kun, cos'è che vuoi? ».









Sasuke cammina per le strade di Konoha con il naso all'insù, osservando i cambiamenti del "suo" Villaggio, i suoi primi passi verso il progresso tecnologico. Sono passate appena due settimane dacché vi ha fatto ritorno, dopo due anni trascorsi in cerca di un'espiazione che non ha mai davvero ottenuto. Naruto ha insistito perché fosse presente alla sua cerimonia di insediamento e lui, suo malgrado, ha acconsentito.

È stupito dal fatto che Konoha non mostri più, verso di lui, alcun tipo di diffidenza, come se avesse dimenticato, rimosso, ciò che è stato, ciò che ha fatto.

Non è costretto a ignorare gli sguardi di disprezzo, di disappunto, o peggio, di pietà: non è più il bambino sopravvissuto alla strage del Clan Uchiha, non è più il nukenin e neanche il figliol prodigo. Lui è "nessuno".

Facce mai viste gli passano accanto, qualcuno lo urta casualmente senza timore.

Realizza, in quel frangente, che forse la possibilità di ricominciare, di essere chiunque lui voglia, non sia poi un'utopia e immagina l'ombra del passato dissiparsi fino a divenire un piccolo neo sulla pelle, che seppur indelebile, risulterebbe invisibile a un occhio poco attento.

Varca la soglia del Palazzo dell'Hokage e i suoi occhi, alla ricerca di un viso conosciuto, incontrano quelli di Sakura.

L'illusione si infrange contro quelle immagini, quelle sensazioni, che quelle iridi rievocano nella sua mente. Sembrano essersi incastonate in modo perenne all'interno della pupilla, come gemme antiche di cui non è più possibile stimarne il valore.

Sasuke sarebbe disposto a pagare qualsiasi prezzo per estrarle e sollevarla da quell'angoscia che ha spontaneamente condiviso con lui, da sempre.

Non è stato lui a chiederglielo, eppure non può fare a meno di sentirsi in debito nei suoi confronti.

Sakura alza timorosamente una mano, invitandolo ad unirsi a lei e agli altri compagni dell'Accademia che attendono l'arrivo del nuovo Hokage. Nel breve lasso di tempo che Sasuke impiega ad attraversare la stanza, realizza che da quando ha fatto ritorno quella è la seconda volta che ha occasione di incontrarla. La prima volta risale al giorno stesso in cui ha varcato i cancelli del Villaggio.

Nel rivederla, prova una strana sensazione: un misto tra emozione, imbarazzo e paura. Lei indossa un vestito sobrio, delicato, adatto alla sua persona, e lui non può far altro che mascherare, abbassando il capo, un'involontaria smorfia: è strano vederla senza la sua uniforme.

« Ciao, Sasuke-kun »

Sakura arrossisce appena, portandosi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio: una scusa per controllare, con un'occhiata furtiva, che non vi sia nulla fuori posto. È terrorizzata all'idea che quel vestito la faccia sembrare uno spaventa passeri, che quella scollatura un po' più accentuata rispetto ai suoi canoni, non mostri più del dovuto, e che riesca ad arrivare alla fine della serata con quelle scarpe così scomode. In realtà, però, la sua unica preoccupazione è che quel vestito piaccia a Sasuke e lui, in un certo senso, lo sospetta.

« Ciao » è l'unica parola che Sasuke riesce a proferire prima dell'arrivo del Settimo Hokage di Konoha.









« Hai mai provato la sensazione di avere un cappio intorno al cuore? » sussurra Sakura, con una guancia poggiata sulle ginocchia e gli occhi chiusi. Si è accartocciata su se stessa, cercando di creare una barriera, un guscio, in grado di proteggerla. Con la mano destra stringe il polso sinistro creando un incastro perfetto, un sigillo coriaceo, difficile da sciogliere, che tiene saldamente unite le braccia, avvolte intorno alle gambe.

« Fai fatica a respirare e ti auguri che quello sia il peggio che possa accaderti... ma è solo l'inizio. »

Sasuke non vuole ascoltare, vorrebbe scappare. Conosce molto bene la sensazione di cui sta parlando Sakura, fa parte del passato, e lui non vuole ricordarla.

« Sta zitta! » inveisce con ferocia, alzandosi dalla sedia e dirigendosi d'istinto verso la porta.

« Non puoi fare niente per fermarlo » la voce della ragazza adesso è chiara, decisa. Ha alzato la testa e Sasuke riesce a sentire chiaramente i suoi occhi sulla schiena, trafiggerlo come punte di spilli roventi « Sai di cosa sto parlando, Sasuke. Senti il sangue; lo senti sgorgare dal petto, dagli occhi, dalle unghie e sai che non puoi fermarlo, che continuerai a dissanguarti. »

« Dannazione! » ringhia. La mano destra si infila tra i capelli e li stringe fino a che non prova dolore.

« Mi hai chiesto tu di dirti la verità » argomenta Sakura, in risposta a quella reazione del tutto prevedibile.

Sta scappando, come sempre, e lei è stanca di rincorrerlo.

Rimane immobile. Stringe solo un po' di più le gambe al petto, con un movimento impercettibile, per sopperire all'inevitabile sensazione di vuoto che proverà quando Sasuke andrà via. Sa che nel momento in cui lui varcherà quella porta non potrà più contare su una prossima volta, che quando Sasuke prende una decisione difficilmente ritorna sui suoi passi e valuta se sia opportuno compiere un ennesimo gesto di cieca abnegazione per evitare che questo accada. Potrebbe mettere da parte l'orgoglio, il desiderio di sbattergli in faccia quanto lui l'abbia fatta sentire inutile; potrebbe abbassare la testa e comportarsi esattamente come quella ragazzina che Sasuke riteneva insopportabile. Sì, potrebbe farlo, ma a che scopo? Non è neanche del tutto certa del motivo che ha spinto Sasuke a presentarsi a casa sua e a sollevare quella questione. Nella più rosea delle ipotesi può essere stato spinto dalla gelosia; nella peggiore, da semplice sadismo. E lei, per ovvi motivi, non osa sperare nella prima.


Lei era certa di aver frainteso quell'inaspettato gesto di affetto che lui le aveva donato poco prima di partire. Lo aveva confuso con una promessa e su quella aveva costruito un castello di carte fatto di aspettative, speranze e sogni, troppo instabile per poter resistere all'inesorabile scorrere del tempo che, mano a mano, lo aveva distrutto partendo dall'apice.

E quando anche l'ultima carta era caduta sotto il peso delle altre, il dubbio che la sua attesa sarebbe stata vana era diventato una certezza e aveva iniziato a sanguinare. Era stato quello il momento in cui aveva iniziato a provare lo spasmodico bisogno di sentirsi viva, amata, ricercando l'unica persona che avrebbe potuto davvero aiutarla, darle quello che desiderava.


Sakura ripensa a quei momenti e s'incupisce pensando al fallimento colossale di quell'insana idea che non ha fatto altro che creare problemi, incomprensioni e altra sofferenza. Lui si era immolato spontaneamente pur sapendo che non ci sarebbe stato un futuro, che i suoi sentimenti per lei non erano più gli stessi, che vi era un'altra nel suo cuore. Lo aveva fatto perché la conosceva meglio di chiunque altro e aveva compreso quanto profondo fosse il dolore che provava e non poteva fare altro che aiutarla – come sempre. Anche in quell'occasione l'aveva difesa.

'Un'ennesima disfatta.'

Quando Sakura si era resa conto dell'indiscutibile falsità di quel rapporto aveva provato ribrezzo verso se stessa e un cieco astio verso colui che l'aveva ridotta a elemosinare quell'amore che lei sapeva di meritare.


Non può perdonargli l'umiliazione provata e, quindi, non ha intenzione di fermarlo.

'Che se ne vada!' urlano i suoi nervi che si snodano sotto la sua pelle come serpenti tronfi di veleno, ma la sua volontà è un'altra: scappare sarebbe troppo facile... lei desidera fargli del male, anela di fargli provare anche solo un decimo della sofferenza che ha dovuto patire a causa sua. Non gliene importa niente di quel passato per il quale gli ha sempre perdonato tutto, delle sue paranoie, dei suoi problemi, dei suoi peccati. Per una volta, una sola dannatissima volta, vuole essere lei il problema, il peccato, la paranoia, il passato che lo perseguita.



Sasuke è combattuto. La nomina di Naruto è stato solo un pretesto per ritornare. La decisione era ormai presa, ma la codardia ne aveva procrastinato l'attuazione. Temeva di doversi abituare all'ennesimo cambiamento, di trovarsi di fronte a qualcosa di completamente opposto alle sue illegittime aspettative. Era conscio del fatto che il tempo fosse passato per tutti, che ognuno avesse vissuto la propria vita indipendentemente da quella dell'altro – dalla sua – ma la sua natura egoistica sperava che qualcosa fosse rimasto immutato; qualcosa di cui aveva capito l'importanza. Ed era stato fastidioso, nonché imbarazzante, il modo in cui Sakura, invece, lo aveva accolto. Lo sguardo sfuggente, il palese disagio, le parole di circostanza: un atteggiamento plausibile nei confronti di un estraneo.

Lì per lì gli aveva dato il giusto peso, ritenendo quel comportamento comprensibile a causa del tanto tempo passato dall'ultima volta che si erano visti, ma la costante latitanza della ragazza , nei giorni successivi, gli aveva fatto sorgere il dubbio che quel qualcosa avesse perso la sua intensità – che la promessa fosse stata infranta.

Era stato inghiottito da un buco nero proprio nel momento in cui aveva imparato ad amare la luce. La brama di appurare che quello non fosse solo un dubbio, ma un impietoso tradimento, era diventata, in breve tempo, una ossessione. Si chiedeva chi fosse stato tanto temerario da tentare una simile impresa: desiderava ucciderlo. Si domandava come lei avesse potuto dimenticare tutto quell'amore che aveva sempre professato di provare per lui: desiderava chiederglielo di persona e sbatterle in faccia la sua volubilità. E rimpiangeva di non essere stato presente in quel frangente: sarebbe riuscito ad evitarlo.

Era riuscito a stento a controllare quel vortice logorante di pensieri con la consapevolezza di essere stato lui stesso artefice di quell'ingrato destino. La parte razionale che con tenacia cercava di far prevalere su quella emotiva, lo aveva persuaso a non compiere gesti folli, a prendersi le sue responsabilità, ad analizzare quello che era avvenuto quel giorno alle porte di Konoha e trovare, infine, un alibi per Sakura: la promessa l'aveva fatta a se stesso. Un giorno sarebbe ritornato a prendersi il suo amore.


« Non era mia intenzione farti del male » le confessa, sforzandosi di reggere il suo sguardo con la speranza di scorgervi un briciolo di pietà o almeno la remota possibilità di un ennesimo perdono.

« Me ne hai fatto... me ne hai fatto così tanto che ormai è dentro le mie ossa, dentro la mia carne, respira con i miei polmoni. E anche adesso che sei qui e potrei finalmente dirti quanto ti ho amato e quanto ti amo ancora, le parole mi si fermano in gola e tutto quello a cui riesco a pensare è che, dannazione, vorrei tanto non aver mai provato niente per te! »

Sakura sbarra gli occhi il più possibile per trattenere le lacrime che le offuscano la vista.

' Non voglio piangere ' prova ad imporsi, ma una stilla, traditrice, scende comunque a rigarle il viso e, percorrendo velocemente la guancia, precipita sul braccio sinistro. Sasuke riesce a sentirne il rumore: fa eco nelle pareti dei timpani, amplificandosi fino a diventare assordante. D'istinto vorrebbe portare le mani a coprirsi le orecchie, ma ben presto si accorge che l'angoscia racchiusa in quell'unica lacrima ha già intossicato l'aria; serpeggia tra le sue gambe come un'ombra inquieta; accarezza la sua pelle, vi si insinua, contaminando ogni cellula del suo corpo. Ormai è troppo tardi per scappare.

É consolante apprendere che i sentimenti di lei non siano mutati e non può biasimarla per l'ultima, infelice, frase che ha proferito a denti stretti. Il suo sapore è amaro, più sgradevole del senso di colpa che può mutare, nella peggiore delle ipotesi, in una scialba assoluzione. Il rimpianto può degenerare in un aspro rancore che, con il tempo, impedisce alla lingua di percepire altri gusti più piacevoli. Per esempio la dolcezza dello sguardo di un fratello nel suo ultimo istante di vita.


« Non avrei dovuto lasciarti sola » sussurra, colpevole, sforzandosi di trattenere l'involontario tremolio della sua mano destra che anela di infrangersi contro un muro, contro il pavimento, per dare sfogo alla rabbia, alla delusione, per quel tradimento di cui è l'unico e indiscutibile responsabile.

« No, infatti » conviene Sakura, con pacato risentimento, poggiando di nuovo la guancia sulle ginocchia non in segno di resa, bensì per ritagliarsi una breve pausa da quella recita grottesca di cui è protagonista. Gli attori sono sempre gli stessi, il dolore è sempre lo stesso. É diverso solo il contesto.








« Sono contento che tu sia venuto. » Naruto sorrideva con soddisfazione, guardando dalla finestra del suo nuovo ufficio il Villaggio che lo aveva scelto come guida.

« Non potevo mancare. » gli aveva risposto Sasuke, stranamente rilassato. Era certo che la Foglia sarebbe stata in buone mani da quel momento in poi.

« Hai in programma di restare? » gli aveva chiesto subito dopo l'amico.

« Ancora non lo so. In realtà non sono certo che questo sia il mio posto »

« Sempre le tue solite cazzate, Teme. » aveva sbottato Naruto « Sono passati due anni e ancora non sei riuscito a levarti di dosso i tuoi stracci. » e non si riferiva, di certo, al suo abbigliamento.

« Non avete bisogno di me, qui. Sarei più utile altrove. » aveva argomentato l'Uchiha, confermando la tesi dell'amico.

« Pensi davvero che Lei non abbia bisogno di te? » Era stato fin troppo semplice per Naruto comprendere a chi si riferisse l'Uchiha, troppo orgoglioso per andare dritto al punto, troppo pieno di sé per accettare l'evidenza dei fatti, troppo stupido per ammettere di essere lui ad aver bisogno di Lei.

Sasuke si era voltato immediatamente per mascherare i muscoli del viso contratti e si era diretto verso la porta.

« Ci ho provato, sai? Ho provato a sostituirti. » aveva dichiarato Naruto, con una nota di rammarico nella voce. Non era sua intenzione fargli del male, né tradire Sakura, ma era riuscito a fermare Sasuke e attirare la sua totale attenzione.

« Ma ho fallito. » aveva continuato, osservando nella vetrata il riflesso dell'amico e le sue spalle rigide, impercettibilmente tremanti « Lei non ha mai voluto me e io ero ormai cosciente di non volere lei. Ma in questi anni ci siamo sempre sostenuti a vicenda. Tu non puoi saperlo. Non c'eri. » Il "dito nella piaga" non era strettamente necessario, ma Naruto sapeva di non avere molto tempo a disposizione: Sasuke aveva sempre avuto una predisposizione innata per la fuga, soprattutto quando si trattava di quei legami che aveva avuto difficoltà ad accettare e che aveva più volte tentato di distruggere.

« Non sto qui a spiegarti le motivazioni, credo che tu sia capace di comprenderle da solo, ma a conti fatti penso che quell'assurda recita sia riuscita solo a peggiorare le cose. É stato un errore. » aveva concluso, socchiudendo appena gli occhi azzurri, ritornando con la mente a quei giorni, ormai lontani, in cui il desiderio di dare sollievo all'animo tormentato di Sakura lo aveva spinto a mettere da parte i suoi desideri, il suo amore, per adempiere a quella promessa che le aveva fatto da adolescente, mentre Sasuke, alle sue spalle, lasciava silenziosamente la stanza.






« É ironico, non trovi?» Sakura infrange l'opprimente silenzio.

Ha un sorriso sardonico, nascosto da un ciuffo roseo di capelli che ricade lungo la guancia.

« Per una volta mi hai sopravvalutata... e io ho fallito »

É una constatazione pesante; riflette il disagio, il senso di inadeguatezza, che lei ha tentato in tutti i modi di superare, pensando che in quel modo avrebbe ottenuto la sua approvazione. Ha fallito miseramente, è un dato di fatto. Non è stata abbastanza forte da aspettarlo, ha ceduto alla necessità di ricevere almeno un po' di calore umano per mantenersi quantomeno tiepida, per combattere quell'intenso freddo che le faceva vibrare la pelle ogni volta che pensava a lui e al fatto che non ci fosse certezza che lui tornasse.

« Mi dispiace. Per quanto io mi sforzi, non faccio altro che deluderti. » conclude, serrando gli occhi e con essi le lacrime che si era ripromessa di non versare.

Sasuke la ascolta, la guarda, tace. Trova assolutamente ingiusto quel suo masochistico mea culpa: un fiore, dopotutto, non ha bisogno di calore e di luce per vivere?

Il dilemma di sempre ricomincia con prepotenza a intorpidire le certezze che ha costruito in quegli anni: quel fiore può sopravvivere all'autunno?

La risposta l'ha davanti agli occhi, chiara come non mai. Vede i suoi petali raggrinziti, lo stelo ricurvo su se stesso, e vorrebbe tanto avere la forza di tranciarlo.

Non può: l'autunno, in fondo, non è mai stato troppo freddo. Potrebbe conservare l'essenza di quel fiore sotto una coperta di foglie marce, attendendo, paziente, l'arrivo della primavera successiva per vederlo rifiorire.

'Stolto! Non potrà mai accadere' cerca di persuadersi. Non può permettersi di ammettere che senza di lei, non vi sarebbe più un autunno, ma un gelido e grigio inverno.

« Ti sbagli! »

Di nuovo le parole fuoriescono inconsciamente. Sasuke scopre in esse una spontaneità che non credeva di avere, molto diversa dall'istintività dettata dalla rabbia o dall'odio. Dà voce a quei pensieri che necessitano di uscire da quell'ingarbugliata rete in cui vuole tenerli imprigionati per il timore di mostrare una parte di sé troppo fragile, emotiva, che in pochi hanno avuto l'onore di conoscere.

« Sì, hai ragione. Ho sempre sbagliato. » sbotta Sakura, sciogliendo il sigillo e saltando in piedi. Si avvicina in fretta, troppo in fretta e Sasuke indietreggia come intimorito. Non vuole averla così vicino. « Ho sbagliato con te, con Naruto, verso me stessa. Non avrei mai dovuto riporre le mie aspettative in qualcosa che non accadrà mai. E... grazie! Grazie di essere qui per ricordarmelo! »

'Fa male, come sempre'

Sakura inizia a capire, a intravedere l'elefante nella stanza(1) .

Cerca di ignorarlo, ancora, e cede al desiderio di toccare il viso del suo amato, un'ultima volta. Allunga una mano tremante fino a sentire sotto i polpastrelli la fredda pelle della sua guancia.

Lui si scosta in modo brusco, come scottato da quelle dita morbide e delicate. Non può ancora lasciarsi andare, non prima che lei riesca finalmente a comprendere che non tutto è perduto.

Sakura schizza di nuovo sul divano, richiude il sigillo e abbassa il capo. Si sente umiliata, ma allo stesso tempo, nel profondo del cuore, prova un inspiegabile sollievo.


Ripartire da zero, tabula rasa. Era questo a cui voleva arrivare Sasuke.

Vomitarsi addosso tutto il rancore, farsi del male, anche fisico se necessario, rinfacciarsi ogni mancanza.

Dolore annulla dolore: Sakura non lo sta più odiando per quello che le ha fatto in passato, ma per quello che le sta facendo adesso. L'ha costretta a gettare la maschera, ad ammettere di aver terminato la riserva di pietà, a sfogare tutta la sua rabbia sull'unica persona che lo meritava da sempre.

« Le persone vivono le loro vite aggrappandosi a ciò che conoscono e comprendono. » inizia a recitare Sasuke a bassa voce « E la chiamiamo "realtà". Ma "conoscenza" e "comprensione" sono termini vaghi. La realtà potrebbe essere un'illusione. Tutti vivono in base alle loro supposizioni. »

« Mpf! » esclama Sakura, scuotendo debolmente la testa « E questo? Che cosa significa? » gli chiede, credendo che quelle parole siano un vaneggiamento dettato dall'esasperazione.

« Vuoi un esempio? » ribatte lui, mentre l'immagine della katana insanguinata, conficcata nella schiena di Itachi, compare come un flash nella sua mente.

Sakura annuisce con un breve gesto del capo, perplessa.

« Il fatto che io sia qui a ricordarti che ciò in cui hai riposto le tue aspettative non accadrà mai, è una tua supposizione. » le spiega, scandendo bene ogni parola, in modo che non vi sia il rischio che possa fraintendere.

Sasuke ha la testa bassa, ma riesce chiaramente a percepire il momento in cui il viso di Sakura si illumina per aver ottenuto una nuova consapevolezza in grado di annientare ogni sorta di pregiudizio.

L'essere umano, al momento della nascita, non è provvisto di un bagaglio innato di conoscenze. Solo grazie all'esperienza si formano la personalità e l'intelletto. Ed è sempre l'esperienza che condiziona le scelte e aiuta a comprendere gli altri esseri umani.

Sakura ha provato il senso di colpa derivante dal tradimento, ha compreso il significato della gratitudine verso chi ha il potere di farti ricordare ciò che hai perso e che pensi non potrai mai più avere, in ultimo ha sentito la sua angoscia nel momento in cui gli è stata sbattuta in faccia la realtà.

Dell'elefante non vi è più neanche l'ombra: lo ha guardato dritto negli occhi, gli ha sorriso e lui è magicamente scomparso.

Ciò che è inciso sulla morbida cera può essere sempre cancellato. A volte rimane qualche segno delle incisioni fatte con maggior vigore, ma è nulla in confronto alla possibilità di riscrivere una nuova pagina, migliore.

Sasuke si avvicina e le si inginocchia di fronte. I loro sguardi si sfiorano, comunicandosi a vicenda la medesima volontà di incidere insieme parole nuove.

La sua mano destra si insinua tra le ginocchia di lei, che trema sentendo le fredde nocche sfiorarle la pelle.

« C-che fai? » gli chiede, con titubanza. Il suo stomaco fa una capriola e le sue narici si impregnano del profumo di lui, così vicino, così reale.

Sasuke non la ascolta, rimane concentrato per non abbandonarsi a quel turbinio di emozioni che quel contatto gli sta provocando. Prova gelosia, pensando a Naruto e a quante volte lui l'abbia toccata; rabbia, verso se stesso; ma un'emozione, in particolare, fa fatica a controllare, prevarica le altre e lo fa sentire leggero: è l'estasi, quella pace che lui ha tanto ricercato. Traspira dalla pelle nivea di Sakura e penetra nella sua. La sente scorrere come una corrente elettrica nelle vene, arrivare al cervello ed esplodere con tale impeto da avere l'impulso di gettare indietro la testa e goderne fino a sentir salire la nausea.

La mano continua il suo percorso, giunge al sigillo e con una lentezza estenuante inizia a scioglierlo, accarezzando prima le nocche rigide, poi il dorso delle mani, fino ad afferrare con un gesto sicuro le falangi.

« S-Sasuke-kun?! » sussurra Sakura, impietrita.

Sasuke si ferma, la guarda, la rassicura.

« Ti libero. » le dice, semplicemente, incidendo le prime due parole sulla cera morbida, di nuovo liscia.









(1) Elefante nella stanza: è un'espressione della lingua inglese (Elephant in the room) per indicare una verità che, per quanto ovvia e appariscente, viene ignorata o minimizzata. L'espressione si riferisce cioè ad un problema molto noto di cui nessuno vuole discutere. L'idea alla base è che un elefante dentro una stanza sarebbe impossibile da ignorare; quindi, le persone all'interno della stanza fanno finta che questo non sia presente, evitando di affrontare un problema più che palese. [Fonte: Wikipedia]




style="margin-bottom: 0cm; font-style: normal; text-decoration: none;" align="justify">

   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Blueorchid31