Fanfic su artisti musicali > SHINee
Ricorda la storia  |      
Autore: Hiroponchi    18/10/2015    1 recensioni
Tra la neve bianca, gli occhi di Key brillavano come stelle.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era appena arrivato l’inverno quando l’Iphone di Jonghyun si ruppe. Tutta colpa di Taemin che l’aveva fatto cadere dal balcone mentre cercava di scattarsi una selfie con una farfalla multicolore alle spalle. Furibondo, Jonghyun aveva comprato un nuovo modello ma non gli piaceva quanto quello precedente, con la sua cover azzurra come il cielo.
“Ancora incazzato con Taemin?”, gli chiese Key.
Erano appena finite le prove e Jonghyun si era rintanato sul terrazzo. Dal momento che lassù si gelava erano in pochi a conoscenza di questo suo segreto. Uno tra questi era Key. Gli porse una bibita calda che si rivelò essere cioccolato.
“No”, rispose stappando la lattina. Da lì si vedeva mezza Seul illuminata, simile ad una ragnatela di luci e colori. “Mi dispiace essermi arrabbiato”.
Key si sedette, poco convinto. “Schiumi ancora di rabbia! Ma dovresti fare pace con lui perché…”.
Si frugò nella tasca del cappotto e tirò fuori l’iphone azzurro completamente riparato. Jonghyun trasalì e quasi rovesciò la sua lattina.
“C-Cosa? Come hai fatto?”.
“Si erano rotti il display e un pezzo interno. È bastato sostituirli”.
“Wow”, strillò come un bambino. “Grazie”.
La porta che dava sul terrazzo si aprì e la testa di Taemin sbucò dal nulla. In quel momento Jonghyun si rese conto che aveva evitato il Maknae per tutto il tempo delle prove e ora se ne pentiva un po’. Taemin si avvicinò titubante ma quando vide l’iphone tra le mani di Jonghyun, gli comparve un sorriso.
“Lo hai riparato?”, chiese.
“E’ stato Key. Ma tu non toccarlo mai più senza il mio permesso”.
“Promesso” esclamò Taemin troppo mansueto. “Minho ha una nuova macchina fotografica. Punto a quella ora”.
“Non vorrei essere nei suoi panni”.
 Cinque minuti dopo Taemin stava costringendo Jonghyun ad accompagnarlo a casa, un po’ tirandolo per il braccio e un po’ spingendolo. Rassegnato, Jonghyun si voltò verso Key e mormorò qualcosa ma il vento sovrastò le sue parole. Key non le sentì ma non potè fare a meno di notare il suo sorriso, così sorrise a sua volta. Rimase lì per un’altra mezz’ora quando i compagni se ne andarono. A lui parvero ore ma lasciò andare lo sguardo sulla città, rabbrividendo nel cappotto nero. Un anno prima era stato lui a regalare a Jonghyun quell’iphone azzurro. Era il 18 dicembre e stavano festeggiando il compleanno di Onew accanto all’albero di natale. Jonghyun aveva sempre avuto la fama di distruggere ogni cellulare gli capitasse a tiro, l’ultimo finito nel water. Così era rimasto un po’ indispettito quando gli Shinee regalarono al leader un nuovissimo cellulare. Key era stato l’unico ad accorgersi della sua reazione, così il giorno dopo si era presentato a casa Kim con un regalo anche per lui. L’iphone azzurro era durato un anno senza nemmeno un graffio; un record per Jonghyun. Ma poi Taemin l’aveva fatto volare dal balcone e Jonghyun si era rattristato al punto da rintanarsi in soffitta. Soltanto un giorno dopo Key era venuto a conoscenza della “catastrofe” e aveva fatto del suo meglio per far riparare il danno. Gli era costato un bel po’ ma andava bene così. Con un sorriso si alzò e tornò a casa a sua volta.
*
Jonghyun aveva un sonno incredibile. Taemin l’aveva trattenuto troppo davanti alla playstation e quando si erano accorti di che ore si erano fatte, mancava poco al Blue Night alla radio, così non aveva potuto riposare. Si era fatto una doccia veloce ed era uscito di nuovo. Ora nevicava fittamente e la stanchezza cominciava a fargli sentire freddo. Quando rincasò era dunque notte fonda. Sperava di riaccendere il cellulare prima di crollare a dormire, voleva giusto dare una sbirciatina a Twitter. Si infilò nel letto e la luce del display quasi lo accecò mentre la musichetta lo faceva trasalire. Qualcuno gli aveva messo uno sfondo anonimo di un colore brutto e aveva scaricato le app essenziali. Scorrendo il menù, si accorse di un icona che non aveva mai visto. Era una specie di KakaoTalk ma con la semplice scritta “chat” in bianco. Curioso, vi cliccò sopra e scoprì di avere già un account. Qualcuno lo aveva rinominato “J”. Nei suoi aggiunti c’era soltanto un altro nome, o meglio iniziali “CB”. Rimase impalato a fissare l’app, col dito sospeso a mezz’aria. Clicco sopra quelle iniziali ma non c’era nulla, nemmeno uno stato. Di colpo si rese conto di non avere più sonno. Era troppo ormai troppo interessato. Tirò un sospiro e digitò “Ciao”.
“Ciao”.
Il messaggio arrivò un secondo dopo. Chiunque fosse CB, lo stava aspettando.
“Ci conosciamo?”.
“Si”.
“Chi sei?”.
“E’ un segreto”.
Jongyun era interdetto. Come potevo continuare quella conversazione? Era qualcuno che a quanto pare conosceva ma non aveva idea di chi potesse essere. Pensò a varie persone con cui ultimamente aveva parlato. Pensò al tizio che aveva conosciuto in aereoporto in Giappone ma non se lo immaginava proprio a scrivergli in chat. E oltretutto nessuno aveva toccato l’iphone azzurro dopo che Taemin l’aveva scaraventato giù. Il tecnico del negozio dei cellulari? Beh, se Key lo aveva portato al solito negozio dove andavano sempre, poteva trattarsi di quella ragazza americana… non si chiamava forse Caroline Bonder? Ed era anche piuttosto carina! Ormai convinto che fosse lei, Jonghyun si attenne al gioco. Dopo quella notte, le chat continuarono per ben due mesi, sempre dopo le ventitrè. Finse di non sapere chi era e continuò a flirtare con lei in chat, nonostante non ebbe mai il coraggio di presentarsi al negozio. “Sing Your Song” ebbe il successo meritato ed era il 24 dicembre, la sera della vigilia, quando l’ultimo live di promozione finì. A partire dall’indomani, avrebbe potuto riposarsi, rivedere la famiglia, e chattare con CB.
“Jong, libera la doccia”.
Gli arrivò a stento la voce incazzata di Minho ma si affrettò a infilarsi l’accappatoio e a lasciare il bagno.
“Finalmente”.
Minho lo oltrepassò dandogli una scherzosa spinta e si rintanò in bagno. Taemin era tornato ai suoi videogiochi ancora indossando i costumi di scena. Onew era momentaneamente sparito e quanto a Key, se ne stava lì sulla sedia senza far nulla. Sembrava stanco e aveva la fronte sudata.
“Una fan mi ha colpito con un peluche”, disse Taemin a Jonghyun. “Menomale che certi oggetti non sono di piombo”.
Jonghyun lo ascoltava a stento. Aveva appena visto che il suo iphone aveva la batteria scarica e non riusciva a trovare il filo di carica nella borsa. “Maledizione”, sbottò.
“Che ti prende?”, chiese Key.
“Il telefono… si è scaricato”.
“Caricalo”.
“Grazie, genio! Non trovo il carica-batterie”.
“Caricalo quando torni a casa”.
“No, mi serve ora”.
Taemin spense i videogames nel momento in cui Onew tornava con del cappuccino per tutti. Nell’aprire la porta, aveva rovesciato la pila di regali impacchettati a tema natalizio che le fan avevano consegnato allo staff. Posò il vassoio sul tavolo e mentre si metteva a riordinare sbottò “Ultimamente stai sempre appiccicato a quel telefono! Si può sapere con chi chatti?”.
“Con CB”, rispose Jonghyun, abbandonando ogni cautela.
“E chi è?”.
“Caroline Bonder, la ragazza che lavora al negozio dei cellulari”.
Key alzò la testa di scatto. “Perché credi sia lei?”.
“Boh!”.
“Non dovresti chattare con gente sconosciuta”, sbottò Taemin. “E’ pericoloso”.
“Stronzate”, Jonghyun afferrò i vestiti dalla borsa e si avviò verso il bagno per rivestirsi. Minho aveva lasciato tutto in disordine ma almeno lo specchio era perfetto. Taemin lo seguì.
“Non sono stronzate! Anche se è una fan potrebbe diventare pericoloso. E se è un giornalista? Un cattivo? E se vogliono ucciderti?”.
“Piantala, mi stai innervosendo”.
Jonghyun si vestì il più in fretta possibile e mentre si infilava il giubbino di pelle sulla felpa lanciò a Taemin un’occhiataccia. L’amico aveva smesso di bersagliarlo ma era ancora indispettito. “Ci vediamo dopo le vacanze di Natale”, gli disse con affetto, spettinandogli i capelli. Salutò anche gli altri e poi uscì di gran carriera nella città innevata. Con il viso seminascosto a quel modo pensò che poteva permettersi una passeggiata dinanzi ai negozi imbellettati. Con l’effetto dell’aria fredda che gravava man mano su di lui, pensò che Taemin aveva ragione. Chattare con uno sconosciuto non era l’idea. Per due mesi CB non aveva fatto altro che dirgli cose simpatiche e divertenti ma non si era mai fatto vedere. Dava per scontato che si trattasse di una ragazza e, se voleva essere sincero con sé stesso, poteva affermare di essersi quasi innamorato. Era la prima volta che gli capitava di conoscere una persona dapprima caratterialmente e poi, magari, fisicamente. Chissà che tipo era CB. Era davvero Caroline Bonder? Dopo il discorsetto di Taemin ci sperava poco. Qualcosa in lui si era rotto ma continuava a sentire quel forte, strano sentimento. Si fermò all’entrata del parco e tirò fuori il telefono. Decise di tagliare la testa al toro e scrisse a CB “Domani sera al parco? Alle 22”.
CB rispose dopo un’ora. “Forse”, scrisse.
Quella notte Jonghyun non dormì. Il mattino successivo le strade erano piene di neve e c’erano tante persone travestite da Babbo Natale. Passò la giornata a casa dei suoi genitori. C’erano amici e parenti e lui si divertì da matti. Mangiò a sazietà e fece anche un pisolino. Solo quando si decise a scartare i regali, verso sera, si rese conto che doveva comprare qualcosa a CB. Con una scusa riuscì a sfuggire alle domande di sua madre e prese un taxi per raggiungere la gioielleria. Non voleva comprare qualcosa di troppo costoso per non dare una brutta impressione ma la gioielleri era il primo posto che gli era venuto in mente. Pensò ad un anello. Ma se CB fosse stato un maschio? Ma CB doveva essere una femmina! Lui si era persino innamorato! La persona misteriosa era qualcosa di raro: amorevole, premurosa, simpatica. E se era anche carina? Poteva addirittura perdere la testa! Quando uscì dal negozio, aveva con sé un braccialetto scintillante. Ne aveva scelto uno unisex perché aveva improvvisamente deciso che se CB fosse stato un maschio glielo avrebbe dato comunque per ringraziarlo dei due mesi di chat. Così telefonò a casa per dire che non sarebbe tornato e andò a sedersi al parco. Molti gruppetti di fan gli chiesero l’autografo, persino bambini che lui trovò adorabili. Ma nessun CB si presentò. Le ventidue arrivarono e passarono ma nessuno si avvicinò a lui. Era mezzanotte quando, con il cuore infranto e i piedi gelati, gettò il regalo nel cassonetto e se ne andò.
Cinque minuti dopo, quando Jonghyun era ormai lontano, Key si avvicinò alla panchina dove era stato atteso per ore e tirò fuori il braccialetto che era sempre stato destinato a lui.
*
Le vacanze di Natale erano finite. Jonghyun non aveva più chattato ed era tornato presente come al solito. In sala prove passò il tempo a lavorare e a divertirsi e sembrava del tutto dimentico della persona misteriosa.
“Basta per oggi”, disse Onew. “Sono esausto. A che ora è l’intervista?”.
“Ma se è tra mezz’ora”, strillò Minho allarmato. “E io ho anche le riprese per il nuovo drama. Perciò vado alle docce per primoooo”.
“Perfido”.
“Key”, chiamò Onew in tono arrabbiato. “Hai lasciato tutte le tue cose in sala prove. Valle a prendere”.
“Mi scoccio”, arrivò a stento la voce di Key, evidentemente già arrivato al distributore in fondo al corridoio.
“Le prendo io”, si offrì Jonghyun e tornò indietro.
Ora che non c’era la musica, la sala prove sembrava troppo grande e troppo silenziosa. Passò davanti agli armadietti rossi accompagnato solamente dal suono dei suoi passi. Le cose di Key erano accatastate contro la parete, con cura. Afferrò la borsa, l’asciugamano e la felpa ma una tasca si allentò il cellulare cadde fuori con un tonfo. Chinandosi per raccoglierlo, Jonghyun attivò il display. Gli si aprì la schermata di quella rara app chiamata “chat”. Esitante e curioso al tempo stesso, aprì la conversazione. J aveva scritto a Key tutto quello che Jonghyun aveva scritto a CB. Un sentimento soffocante gli salì nel petto e scoppiò da qualche parte in gola. CB non esisteva. In realtà era soltanto Key. Dapprima provò un allarmante senso di sollievo ma durò solo pochi istante perché una potente rabbia prese il sopravvento. Gettò il cellulare nella borsa e quando raggiunse il resto del gruppo intento a bere del caffè caldo, scaraventò borsa, felpa e asciugamano contro il petto di Key, rovesciandogli il bicchiere. La bevanda bollente gli colpì il collo ma Jonghyun non se ne curò. Tra di loro corse soltanto uno sguardo che sapeva di mille emozioni e quando Jonghyun se ne andò con le lacrime agli occhi, si lasciò alle spalle un silenzio insopportabile.
“Cos’è successo?”, chiese Onew. “Key, il tuo collo…”.
“Non è niente”, Key si sforzò di sorridere. “Andiamo a casa”.
Quella sera nessuno dei due, né Jonghyun né Key, sapevano che stavano l’uno pensando all’altro. Non dormirono. Né mangiarono. Key si sentiva troppo in colpa, desiderava tornare indietro nel tempo e cancellare ogni cosa ma il pensiero che ciò è impossibile, lo rendeva inquieto. Jonghyun pianse suo malgrado. Di rabbia e di collera. Si sentiva preso in giro e un po’ anche offeso. Perché Key aveva fatto qualcosa del genere? Soltanto ora quelle lettere CB, gli erano così chiare. Stavano per Chuck Bass o qualsiasi altro idolo di Key.
Mentre ci pensava qualcuno bussò alla porta. Non andò ad aprire ma il campanello si fece insistente, così andò a vedere chi fosse. Era Taemin, imbacuccato contro il freddo e i paparazzi. Soltanto una volta in casa cominciò a sfilarsi le moltitudini di sciarpe e cappelli.
“Che ci fai qui?”
“Sono venuto a vedere come stai”.
“Beh, mi hai visto. Quindi vattene”.
“Non trattarmi così”.
Taemin si sedette in poltrona e incrociò le gambe. Non aveva alcuna voglia di andarsene e Jonghyun lo conosceva troppo bene per sapere che era in arrivo uno dei suoi discorsetti premurosi. Taemin era più giovane di lui ma a volte ne capiva di più, doveva ammetterlo. Così la domanda gli nacque spontanea. “Perché Key lo ha fatto?”.
“Perché ti vuole bene”, fu la risposta inaspettata. “Dovresti comprenderlo di più. Non hai visto il braccialetto al suo polso? Ha detto che glielo hai regalato tu senza neanche saperlo”.
“E come potevo?”, Jonghyun alzò la voce. “Mi ha ferito”.
“Pensaci bene! Ti ha tenuto compagnia per due mesi, anche quando eri super impegnato da non poter frequentare né gli amici né la famiglia. Voleva solo rallegrarti un po’. Ultimamente sei stato intrattabile e se lo neghi, te lo ripeterò altre cento volte! Eri così pieno di lavoro che eri stressato a mille, così quando ho rotto il tuo cellulare ti sei chiuso in te stesso. Pensaci, Key era preoccupato per te”.
Jonghyun sentì le difese calare. Non voleva più essere arrabbiato. Voleva solo che quel sentimento confuso sparisse dal suo cuore. “Cosa vuoi che faccia?”.
“Parlare con Key e fare la pace. Punto e basta. Me ne vado, ciao”.
Quando la porta si chiuse alle spalle di Taemin, Jonghyun riuscì a sorridere.
Quella sera stessa decise di incontrare Key. Sul tardi, in modo da evitare troppe fan. In realtà l’ideale sarebbe stato a casa ma sentiva di dover uscire, di respirare aria fresca. Così si incontrarono di nuovo all’entrata del parco e stavolta Key si presentò. Fitti fiocchi di neve cadevano con gentilezza sulle loro spalle, senza disturbarli. Parlarono a lungo, fino a notte fonda. Di come si erano conosciuti, quanto tempo era passato, e della reciproca amicizia che correva tra loro. Jonghyun rise molto mentre ricordava simpatiche storie del passato; così, quando si arrivò al dunque, non si sentiva più confuso. Key lo aveva fatto per lui.
“Quando ne ho parlato con Taemin, quella volta, perché non hai detto niente?”.
Tra la neve bianca, gli occhi di Key brillavano molto, come stelle.
“Non volevo deluderti”, rispose.
E fu allora che Jonghyun capì di aver sempre avuto un amico fantastico al suo fianco. Una persona più speciale di qualsiasi altra che si prendeva cura di lui da lontano, senza farsi vedere. È raro avere un amico così, specie se sei una popstar. L’abbraccio gli venne spontaneo, al punto da rimanere Key sorpreso. Non se lo aspettava ma quando sentì Jonghyun così vicino a sé, quando sentì il cuore di lui battere insieme al suo, capì che il peggio era passato e che tutto era stato dimenticato. Avevano ancora molto da vivere.
“Ti voglio bene”, mormorò commosso.
“Anch’io”, rispose Jonghyun. “Non immagini quanto”.
 
 
 
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SHINee / Vai alla pagina dell'autore: Hiroponchi