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Autore: giughy    19/10/2015    2 recensioni
Se c'era una cosa in cui Romano non era bravo era decisamente esprimere i propri sentimenti.
Non perchè non ne fosse capace semplicemente non credeva che, a parole, cambiasse qualcosa.
Era fondamentalmente e cocciutamente convinto che le azioni e i piccoli gesti valessero più di un milione di parole.
{ Spamano }
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{Fandom: Axis Power Hetalia;
Characters: Spagna (Antonio Fernandez Carriedo) x Sud Italia (Romano Lovino Vargas);
Pairing: Spamano;
Words: 1485;

Songfic: “You always make me smile – Kyle Andrews;

 

NDA: i vari “spazzoni” sono come pezzi di diario, spero che lo stile possa piacere! }

 

-.-.-.-.-.-.-.-

 

Se c'era una cosa in cui Romano non era bravo era decisamente esprimere i propri sentimenti.

Non perchè non ne fosse capace semplicemente non credeva che, a parole, cambiasse qualcosa.

Era fondamentalmente e cocciutamente convinto che le azioni e i piccoli gesti valessero più di un milione di parole.

Fragili, voluttuose, che si sarebbero sicuramente perse nel vento o distorte in qualche ricordo lontano.

Romano non era nemmeno una persona che dimostrava troppo interesse nelle relazioni: lasciava credere a chiunque che gli importasse poco, o nulla, di tutto quello che gli accadeva attorno.

Visto da fuori aveva l'aria di un arrogante egoista.

Ma chi sapeva leggere tra le righe, aprire la copertina di quel libro riceveva la sua ricompensa.

Dei sorrisi cristallini, delle risate di cuore.

Un “Bacio” sul cuscino.

Pensieri semplici come lo sono solo tutte le piccole cose.

 

-.-.-.-.-.-.-.-

 

I like your messy hair
I like the clothes you wear
I like the way you sing
And when you dance with me

 

Dovevamo andare a cena in quel ristorante di Tapas, giù in centro, ma un temporale ci ha colti impreparati.

Non avevo un ombrello e, ovviamente, l'ira di Romano si è scatenata su di me.

Ormai fingo che escano fiorellini colorati dalle sue labbra, come in quella fiaba lì.

Sì, dai, avete capito.

Ci siamo infilati così nel primo porticato, bagnati come pulcini.

Poi qualcosa è scattato, naturale come lo è il volo di un uccello.

Mi ha semplicemente guardato e ha iniziato a ridere.

Lo ammetto, sul momento ero confuso, non ero certo se stesse per uccidermi o si sentisse male.

Ma rideva ed era una risata di pancia.

Poi nel modo più innocente di tutti, inaspettato e bellissimo mi ha semplicemente detto:

“Tu me gustas”

Col peggior accento che potesse modulare.

Mi prese una mano, mi fece fare una piroetta, mi fece sentire stupido, per un secondo.

Ero in balia del momento, non sapevo cosa mi stesse succedendo.

 

Avevo paura.

 

Ed è stupido averla in un momento come quello ma non ero davvero sicuro di cosa mi stesse succedendo,

di cosa gli stesse succedendo.

“Quella maglietta, ora è mia. Tanto non sapresti come abbinarla, tu. Zotico.”

 

Aggiunse con un ghigno.

 

Non potevo fare a meno di guardarlo, sorridendo.

“Ci muoviamo? Ma perchè mi guardi imbambolato? Ma sei ritardato? Ho freddo! HO FAME.”

 

Questi sono i momenti in cui mi rendo conto di quanto tutto quello che viviamo sia un'incognita

e di quanto io lo ami.

 

 

I don't know why I love you
I just know I can't stop thinking of you
Oh wait, it's 'cause you make me smile
You always make me smile

 

Ci sono giorni in cui non riusciamo a vederci: i nostri impegni come segretari, portavoce e rappresentati ci tolgono molte ore alla giornata e, spesso, il lavoro si accumula e bisogna occuparsene anche a casa.

Quel giovedì il nostro appuntamento con le repliche de “Il boss delle torte” era evidentemente saltato.

Avevo anche stirato la maglietta a tema, che ingrato bastardo.

La casa sembra quasi vuota senza quel chiacchericcio costante e fastidioso.

Però è un bene non sentire la mia lingua storpiata dal suo accento marcato: devo ricordarmi di dirglielo, la prossima volta.

Che poi quando arriva la mia pizza?

Ecco oggi che non è tra i piedi ho potuto ordinare la pizza salsiccia, peperoni, pancetta e funghi.

Non capisco il suo problema coi funghi.

Antonio è un problema con le gambe.

Dovrebbe essere qui così potrei dirglielo in faccia.

 

Che è un problema.

Che non lo sopporto.

 

E che non mi piace guardare “il boss delle torte” senza di lui.

E che la pizza senza funghi è buona lo stesso.

E che mi piace come mi guarda perchè mi fa sentire un po' speciale.

 

Ma magari queste ultime cose non gliele dico.

 

E ora, dov'è la mia pizza?!

 

I like that rainbow pair
Of gym shoes that you wear
I like the chance you take
I like the mess you make

 

Ogni tanto mi rendo conto che il mio querido ha queste idee un po' strane, un po' poco da Romano.

Mi preoccupo per la ua salute.

Temo sempre che sia copa di qualche intossicazione alimentare.

Quel lunedì aveva deciso che stavamo ingrassando.

 

Sei tu che ordini la pizza! Non voglio diventare un panzone pelato!”

Ma..”

Niente 'MA'. Lunedì andiamo a correre. Vedo già la pancia.

Il mio fisico.

Rovinato.

Le ragazze?

Sparite!

Ammetti è tutta una tua subdola idea per accrescerti l'autostima?

Non funzionerà stronzo, sono più furbo di te!”

 

Non ho potuto fare alto che capitolare, insomma, non ho ancora manie suicide.

Così lunedì mi sono presentato con la tuta più sobria del mondo.

O quasi.

Diciamo che alle mie scarpe è successo un piccolo “incidente di percorso” dovuto a quei due ritardati dei miei amici.

A me piacevano, eh, ma non pensavo che a Lovino sarebbero andate a genio.

 

Mi guardò quasi compiaciuto prima di notarle:

Un paio di trainers così arcobaleno da fare invidia al Gay Pride di Barcellona.

Sembravano urlare che stavamo assieme.

 

Eh niente.

Mi ha chiuso la porta in faccia, incazzato.

Un paio di nuove imprecazioni nuove sono uscite ovattate dalla porta.

Ho deciso che sarebbero state dei ciclamini.

 

5 minuti dopo un sms mi chiedeva dove le avessi comprate.

 

25 minuti dopo servirono al mio Romanito per ritrovarmi.

Mi sono distratto, c'era un carlino.

 

55 minuti dopo me le ha sequestrate dicendo che potevo anche tornarmene a casa scalzo.

 

132 minuti dopo sorridevo come un imbecille mentre si lamentava della camera nuovamente disordinata.

 

133 minuti dopo mi baciava borbottando.


I don't know why I love you
I just know, I can't stop thinking of you
Oh wait, it's 'cause you make me smile
You always make me smile
I like the way you sing
And when you dance with me

 

Sono. Di. Nuovo. Da. Solo.

Di questo passo questo diario sembrerà sempre di più un racconto carcerario.

Se muoio è colpa di Antonio.

Trovatelo, perseguitatelo, se lo merita.

Odio stare da solo, dovrei ordinarmi anche da mangiare ma il cellulare è lontano.

Non credo che il cibo sia un bene di primaria necessità.

 

Non trovo il volantino di quel thailandese sotto casa.

Sicuro quel cretino lo ha spostato per fare ordine.

Ma perchè deve essere attorno quando non serve e sparire negli attimi di necessità?

Come ordino da mangiare?

 

Ho ordinato messicano alla fine.

Avevo voglia di burrito.

Non che mi piaccia, il burrito è che le cose arrotolate in una tortilla sembrano sempre più grasse e meno salutari di quelle che non lo sono.

 

Ecco, ora, per colpa sua e della sua latitanza metterò su la panza e resterò solo per il resto della mia vita.

Lo odio.

Mi guarderò un film per distrarmi.

 

Si è presentato a casa mia coi burrito, una torta e la chitarra.

Proprio a metà di “Chocolat”: non ha proprio tempismo.

Ma poi come sapeva dell'ordine dei burritos?

 

Si è messo a cantare, così, nel mezzo del mio salotto una stupidissima canzone spagnola per ragazzine.

Quiero besos.

O qualcosa del genere.

 

“Sparisci”

“Secondo me eri triste, ti mancavo, mi vida!”

“Anche no”

 

E niente, mi ha sgamato.

Come al solito faccio questa faccia da demente quando mi prendono in contropiede.

Burrito e lui che canta, cosa posso chiedere di meglio?

 

Che questo scritto venga bruciato con me.

 

Ah si, i buritos ordinati, poi, sono arrivati.

Lui aveva semplicemente voglia di mangiarli.

Con me.

 

. . .

 


I like the face you make
And when you dance with me
I like the rules you break
And when you dance with me

 

La “Notte dei Burrito” è stato facile alla fine capire cosa stava succedendo.

Conosco quel viso, so che quando s'imporpora vuol dire che è emozionato o imbarazzato.

O ha un'ustione dovuta al sole.

Ma non era questo il caso, me lo avrebbe detto.

Comunque il tentativo di serenata era fallito,

miseramente.

Così ho fatto partire un po' di musica dal catorcio di telefono che mi ritrovo.

Romano mi avrebbe ammazzato se avessi toccato il suo stereo.

Il risultato fu una canzone ovattata che riempiva la stanza.

Ho cominciato a sorridere sperando di fregarlo per la millesima volta, coi sorrisi ci so proprio fare, modestamente.

E penso di esserci riuscito perchè ci siamo messi a ballare un goffo lento scoordinato.

E non mi guardava negli occhi perchè imbarazzato.

 

In questi momenti mi godo il suo silenzio, la sua mancanza di imprecazioni.

Siamo solo io e lui,

i respiri sincronizzati e veloci,

il cuore che pulsa sotto i polpastrelli.

 

Basta gardarlo in faccia per capire a cosa sta pensando.

Per capire che non vorrebbe nulla di meglio di ciò che ha in quel momento.

Non lo fa a parole, ma si sente nell'aria,

fitto come la nebbia.


I like the cake you bake
And when you dance with me
I like the chance you take
So won't you dance with me

 

Io cedo sempre.

Mi basta uno di quei sorrisi al momento giusto che non resisto.

Non posso resistere.

Non voglio resistere.

 

Ogni momento assieme è così prezioso, litigata o scampagnata che sia.

Anche stare in silezio (cosa assai rara) sul divano guardando Real Time.

 

Non l'ho detto a voce alta, che sia chiaro.

Ma era come se fossi trasparente, un libro aperto su cui poteva tranquillamente sfogliare le mie emozioni.

Ero e sono confuso e accaldato.

 

Mi piace quando balliamo anche se siamo fuori tempo o non lo facciamo sul serio.

 

Poi, invece, quando andiamo alle serate latine è fuoco sulla pista da ballo e non so mai se boccheggio per lo sforzo o per il sussegguirsi di emozioni.

 

In più la torta sul tavolo emanava un odore meraviglioso.

E il film è bloccato sul volto di Depp.

 

E stiamo ballando.

 

E siamo assieme.

Ed è bello.

 

E brucerò queste pagine appena le avrò finite di scrivere, ne sono certo.


I don't know why I love you
I just know I can't stop thinking of you
Oh wait, it's 'cause you make me smile
You always make me smile
You always make me smile

 

Alla fine l'ho baciato.

Me lo sentivo che era il momento giusto.

Ed è tutto così surreale e perfetto.

 

Così perfettto che quasi non sembrava il Romano che mi prende a testate o mi urla isterico al minimo approccio.

Forse dovevo esserene spaventato.

 

Ma era come se si fosse schiuso il suo guscio, se per quel momento, quella sera, mi avesse lasciato scoprire qualcosa di nuovo.

E io l'ho colta al volo questa opportunità.

 

Così ci siamo baciati.

Sapeva di cioccolato, come se stesse già assaporando la torta sul tavolo,

o avesse guardato il film con troppa intensità.

 

Aveva i capelli morbidi e le guance calde.

Li ha ancora così, ma quella sera erano bollenti.

 

Mi aveva regalato una nuova sfaccettatura di se, come un diamante.

 

-.-.-.-.-.-.-.-

 

 

Romano non era bravo ad esprimere i suoi sentimenti.

Non faceva spesso regali.

Non parlava di se.

 

Ma quando decise di farlo si rese conto che non ne era capace

ma aveva trovato qualcuno che lo capiva

senza pretese,

senza domande.

 

 
  
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