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Autore: BELIEBER_G    19/10/2015    0 recensioni
Tanti anni fa, nell’immensa Terra di Mezzo, vennero creati 19 anelli del potere: sette vennero dati ai nani,grandi costruttori e circondati dall’oro. Tre agli elfi, dalla vita eterna e bellezza incommensurabile. Infine, nove agli uomini che come ogni altri, ne bramano il potere. Ma tutti furono ingannati, poiché venne creato un altro anello. Dalla lava del Monte Fato, Sauron, l’oscuro signore, forgiò un anello che li avrebbe domati sopra ogni dove.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fu in quella notte che la Compagnia attraversò un’alta montagna innevata. Legolas, elfo così leggero, nemmeno sprofondava nella neve, ma sentiva una strana voce che recitava un incantesimo. “Ci sono voci nell’aria! Un incantesimo!” avvertì Legolas. “E’ Saruman!” esclamò Gandalf, prima che un enorme pezzo di ghiaccio si staccasse dalla montagna, dritto verso di loro. La Compagnia corse via il più fretta possibile, ritrovandosi poi davanti alle miniere di Moria, regno nanico. Gandalf non voleva optare per quella buia strada, perché i nani erano scopritori di tesori sotto la roccia e scavando e scavando, chissà cosa potevano aver risvegliato. Ma Saruman aveva bloccato il passo con i suoi incantesimi e dovevano per forza passare di lì.

Davanti ad un lago sospetto e sporco vi era una porta illuminata di scritte in celeste. “Dite amici ed entrate.” Lesse Gandalf. “Che cosa vuol dire?” chiese Frodo. “E’ semplice, chi è amico recita l’incantesimo ed entra.” Rispose lo stregone, che poco dopo fece un incantesimo dalle parole incomprensibili, ma la porta non si aprì. La Compagnia allora si sedette sulle nude rocce, in attesa che il mago si inventasse qualcosa. Gli elfi e i nani erano sempre stati in grande conflitto, per questo Gimli aveva un certo fastidio nel viaggiare con Legolas, ma dopotutto erano amici da tanto e avevano messo via l’ascia di guerra. Ma gli elfi vivevano di luce, mentre i nani stavano tutto il tempo sotto terra e questo stava facendo indebolire Tauriel, che sentiva la pesantezza del male che stava arrivando da Mordor pian piano. Si sedette a terra con gli occhi spenti e le mani tremanti, mentre Legolas la raggiunse. “Stai bene?” domandò inginocchiandosi davanti a lei e prendendole le mani, così lui le trasferiva un pò di luce. “Questi maledetti nani vivono nell’oscurità, non credo di potercela fare.” Rispose lei con il fiatone, osservando gli occhi azzurri di lui. Ú i vethed nâ i onnad. Boe bedich go Frodo. Han bâd lîn.” (Questa non è la fine, è il principio. Tu devi andare con Frodo,questa è la tua strada.) “Ae ú-esteliach nad, estelio han, estelio ammen.” (Se tu non confidi in null’altro, confida in questo, confida in noi.) continuò lui. Tauriel aggrottò le sopracciglia, si vedeva che quel Noi per lui era importante. “Noi? Qual è la ragione di questo?” chiese lei. Legolas e Tauriel avevano molto in comune, erano elfi coraggiosi e abili in battaglia, figli entrambi di re e soprattutto la loro anima combaciava alla perfezione, solo non sapevano dei sentimenti che provavano l’uno per l’altro. “Io sono qui grazie a te. Tu sei la ragione per cui io esisto. Tu sei tutte le mie ragioni.” Rispose lui, accarezzandole le mani come fossero un tesoro. Tauriel non sapeva più cosa dire, quando a Rose venne un lampo di genio. “Qual è la parole in elfico per Amici?” domandò. “Mellon.” Esclamò Gandalf, facendo aprire le due alte porte di pietra che sembravano non esser state usate da tempo. I viaggiatori entrarono dentro, prima che qualcosa dentro quell’acqua spuntasse davvero. Come Tauriel aveva percepito, vi era solo buio lì dentro, così lo stregone usò il proprio bastone magico per fare luce, scoprendo centinaia di corpi nanici a terra. Gimli sgranò gli occhi incredulo, mentre Legolas prese da  terra una lama. “E’ una spada degli orchi, li hanno colti di sorpresa.” Commentò.

Giunsero ad un bivio in cui vi erano due strade da prendere: o a destra o a sinistra. I nostri eroi si fidavano della scelta di Gandalf, ma egli non si ricordava quel posto e si mise a pensare, mentre tutti gli altri si sedettero per mangiare qualcosa. Rose e Frodo però, notarono una presenza a non pochi passi da loro: una creatura errante a quattro zampe che li seguiva.

“C’è qualcosa che ci segue.” Sussurrò Frodo a Gandalf che fumava. “E’ Gollum. Sono tre giorni che ci segue, era lui l’antico portatore dell’anello. Lo cerca disperatamente.” Disse lo stregone.

“E’ scappato da Mordor! Che peccato che Bilbo non l’abbia ucciso quando poteva.” Commentò Rose, con un cenno di disprezzo. “Ucciso? No, è stata la pietà che ha bloccato la mano di Bilbo. Gollum ama e odia l’anello, come ama e odia se stesso. Non smetterà di cercarlo.” Spiegò Gandalf, che poi balzò in piedi. “Credo che dovremmo andare a destra. E’ l’unico vicolo dove non c’è puzza di orco.” Esclamò poi.

Proseguirono verso un enorme sala, non si riusciva nemmeno a vedere la fine ed era questa la specialità dei nani. Altri di essi erano a terra morti ed uno di questi stringeva un diario che Tauriel raccolse. “Siamo circondati, boati di ruggiti e passi lenti si sentono tra le pareti. Non possiamo uscire…Arrivano..” lesse l’elfo, immaginando il terrore negli occhi dei nani. Fu subito dopo, che i rumorini dei passi degli orchi si fecero sentire nella sala: tutti si misero a correre, ma era troppi, centinaia, forse di più. Rose si strinse a Frodo, sapendo che con lui si sentiva al sicuro. Ma a bloccare le mani sulle armi degli orchi  fu un potente ruggito che veniva dietro di loro: si vide una scia di fuoco provenire da lì. “Che cosa è questa nuova diavoleria?” chiese Boromir a voce bassa. “Un Balrog di Mordor. Scappate!” esclamò lo stregone. I nemici si dileguarono e Gandalf suggerì di scappare verso una plausibile uscita, prima che il mostro li seguisse. Attraversarono delle scale, sotto cui vi era un pericoloso vuoto, in cui piccoli goblin gli lanciavano frecce per non consentirgli di scappare, ma Legolas aveva una buona mira e li contrastava. Ma il Balrog sembrava essere più veloce di loro: si trattava di enorme mostro di fuoco con un paio di corna, coda lunga come quella di uno scorpione, occhi rossi come il sangue e l’unico che poteva affrontarlo era Gandalf. Strinse bene il proprio bastone ed estrasse la spada. “Tu non puoi passare! Torna nell’ombra!” esclamò, combattendo contro di lui, mentre gli altri stavano a guardare pensando se ce l’avrebbe fatta o no. La luce dello stregone sembrava accecare il Balrog che cadde giù. La missione pareva riuscita, ma la coda lunga del mostro afferrò Gandalf alla caviglia, pronto a portarlo via con se. Lo stregone riuscì ad aggrapparsi per un primo momento, solo per guardare negli occhi Frodo Baggins prima che venisse la sua ora. “Fuggite, sciocchi.” Disse infine, volando giù insieme al mostro. Fu un agghiacciante urlo di Frodo, disperato per l’amico, a far crollare le scale rimaste. Infine, fuggirono via fuori dalle miniere, tra la neve e le lacrime.

  
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