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Autore: King_Peter    19/10/2015    7 recensioni
{ Solangelo | (no) happy ending | Human!AU }
Sentì una fitta sul fianco, là dove la lamiera dell'auto lo aveva trapassato da parte a parte; l'ultimo cicatrice che lo avrebbe legato per sempre a Nico. Chiuse gli occhi, inginocchiandosi sulla neve candida del cimitero, portandosi le mani all'altezza del cuore.
Se solo avesse potuto estrarselo dal petto e non provare più niente.
♣ ♣ ♣
Aprì il palmo della mano, le orbite cave e scure del teschio che lo fissavano dall'argento su cui erano montati. Poi spostò lo sguardo sulla superficie lucida della bara, il legno che si stagliava contro la terra grezza.
Non poteva dare lacrime ad uno spettro, né fiori ad un cadavere.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cenere, non gli rimaneva altro che cenere. E dolore. E sangue.
Le dita di Will erano fredde ed intorpidite. Le sue labbra erano pallide, scolorite come una rosa slavata. I suoi occhi, sempre così vivaci e allegri, adesso erano spenti e vacui; il vapore che gli scivolava dalle labbra saliva verso l'alto in una spirale ipnotica.
Sopra New York, il cielo era gonfio di neve, livido e ferito come il corpo di Will, malmenato dai fantasmi e dagli spettri che si agitavano nel suo cuore. Lapidi e statue scintillavano come ossa nella nebbia del cimitero, là dove uomini e donne sorridevano, imprigionati nei loro freddi rettangoli di marmo.
Il volto di Percy era una maschera di rughe e di tristezza, così come quello di Annabeth, stretto nella seta grigia della sua sciarpa. Hazel piangeva sul petto di Frank, le mani strette a pugno dalle nocche bianche, il respiro affannoso come quello di Will.
Qualcuno gli sfiorò la spalla, ma non diede peso a quel piccolo gesto di tenerezza. I suoi occhi agganciarono le mani scorticate di Jason, le sue spalle tremanti, ora curve come quelle di un vecchio.
Quanta sofferenza avevano patito?
Il legno lucido e scuro della bara era un pugno nell'occhio, nel candore del paesaggio; i rami degli alberi secchi, i quali costeggiavano le tombe, si erano piegati in quello che sembrava un lugubre inchino. Il canto funebre dei corvi e dei merli gli era entrato nelle orecchie, accompagnando la malinconia dei suoi ricordi.
Non poteva essere successo davvero, non a loro.
Sentiva ancora la mano dell'asfalto contro la sua schiena, le schegge di vetro che facevano sanguinare la sua pelle. Poi il freddo abbraccio della morte che lo lasciava andare, il lampeggiare intermittente di un'ambulanza.
Il dolore; la testa che girava.
Si portò le dita alla bocca, là dove lo spettro delle labbra di Nico ancora rimaneva sulle sue; sangue al sangue, polvere alla polvere. Prima che il mondo di Will implodesse e collassasse su se stesso, avevano avuto solo il tempo per un ultimo bacio, poi Will si era ritrovato a stringere nient'altro che una marionetta di carne e di pelle.
Nico era morto; un'automobilista ubriaco aveva reciso lo stelo del fiore più bello del giardino, petali e polline che si mischiavano alla terra dalla quale erano nati.
Will si coprì gli occhi con i palmi delle mani, mordendosi l'interno delle guance finché non si ritrovò ad ingoiare il suo stesso sangue. Aveva pianto così tanto da non avere più lacrime, aveva urlato così tanto da non avere più voce, ormai.
E adesso andava avanti per inerzia, mentre il suo cuore preparava un cappio per impiccarsi.
In quel momento, Will si chiese il perché non fosse fatto di pietra e d'acciaio, perchè gli fosse stato permesso sentire tutto quel dolore: gli uomini potevano sopportare tante cose, nella vita, come l'alcool e il fumo, senza farsi niente.
E allora perché non riuscivano anche ad annullare gli effetti delle delusioni, dei rimpianti e della morte?
Piper lasciò cadere una rosa rossa sulla bara, i capelli scompigliati dal vento, le occhiaie scure che le cerchiavano gli occhi, gonfi ed infossati. Leo se ne stava in disparte, sotto lo sguardo rassegnato della statua di un angelo, a piangere dietro l'alto colletto del suo cappotto.
- Will. -
Faticava persino a riconoscere il suo nome, dopo quello che era successo. Alzò lentamente gli occhi sul volto di Chirone, la barba grigia ed ispida sul suo mento che copriva l'espressione tirata di compassione, sentimento che Will non sopportava. I becchini, vestiti di nero, guardavano nella sua direzione e stringevano in mano delle pale.
- Vuoi dire qualcosa? -
Quante cose avrebbe voluto dire, quante!
Poteva parlare di quando si erano conosciuti, di quanto Nico odiasse la cioccolata calda e la bevesse solo per far un piacere a lui. Poteva raccontare di come Nico lasciasse i suoi calzini in giro per il loro appartamento, della sua passione per Mitomagia oppure di quanto affetto provasse per il suo cane, Mrs O'Leary.
Eppure Will scoprì di non avere parole, parole che provava a far uscire e che gli scivolavano indietro lungo la gola. Parole che si infilavano nel suo cuore come coltelli, facendolo sanguinare.
No, non ci sarebbe stato bisogno di parlare.
Si guardò intorno, con la paura che qualcuno potesse rubare i suoi ricordi, mentre si avvicinava al bordo della fossa che i becchini avevano scavato. Si chiese come una bara così piccola potesse contenere così tanto, tutto ciò che Will aveva amato nella sua vita.
Sentì una fitta sul fianco, là dove la lamiera dell'auto lo aveva trapassato da parte a parte; l'ultimo cicatrice che lo avrebbe legato per sempre a Nico. Chiuse gli occhi, inginocchiandosi sulla neve candida del cimitero, portandosi le mani all'altezza del cuore.
Se solo avesse potuto estrarselo dal petto e non provare più niente.
Mise le mani in tasca, estraendone un piccolo oggetto d'argento, l'anello che Nico portava sempre al dito. Lo guardò con malinconia, mettendoci dentro tutti i suoi ricordi, ogni sorriso, ogni risata. Il vento freddo di New York giocava con le ciocche bionde dei suoi capelli, portando con sé dei piccoli fiocchi di neve.
Will strinse l'anello con il teschio nel palmo della mano, continuando ad osservare le sue nocche screpolate e come la pelle si piegasse in corrispondenza di ogni falange.
Quali macchine meravigliose, erano.
Carne e muscoli tenuti insieme da tendini e sangue; così perfetti, eppure così vulnerabili, più fragili e deboli di qualsiasi altro essere vivente che cammini su questa terra.
- Will. -
Percy era dietro di lui, i suoi capelli neri che richiamavano il colore della bara. Gli angoli dei suoi occhi verdi erano stati segnati da dei piccoli solchi, simili a quelli che si formano sul viso di una persona che sorride spesso.
Il suo sguardo era pieno di amarezza. - Will, devi lasciarlo andare. -
Per qualche secondo, il biondo si perse nei suoi occhi. Poi la glacialità dei fiocchi di neve lo riportò alla realtà, quando questi si infransero contro le sue guance pallide.
Lasciarlo andare? E in che modo? Nico sarebbe sempre stato con lui, fino alla fine.
Aprì il palmo della mano, le orbite cave e scure del teschio che lo fissavano dall'argento su cui erano montati. Poi spostò lo sguardo sulla superficie lucida della bara, il legno che si stagliava contro la terra grezza.
Non poteva dare lacrime ad uno spettro, né fiori ad un cadavere.
- I will travel the distance in your eyes. - sussurrò, le note della canzone che Nico adorava che pian piano scivolavano fuori dalle sue labbra. - Interstellar light years from you. -
Chissà dov'era, chissà se avrebbe mai sentito quella malinconia melodia. Alzò gli occhi al cielo, le crepe fra le nubi che lasciavano andare grandi fiocchi di neve. La sua voce era così diversa da come la ricordava, più roca e profonda, resa più spessa dal dolore.
- Supernova: we'll fuse when we collide. - continuò, posizionando il palmo della mano sulla fossa; l'umidità che vi saliva avvolgeva le sue dita fredde come una seconda pelle.
Rapidi flash si affollarono davanti ai suoi occhi, frammenti di ricordi e di sensazioni che tutte le cellule del suo corpo non avrebbero mai dimenticato. Amore e tristezza invasero il suo petto, mentre il cuore batteva come un martello pneumatico contro la gabbia di carne e di pelle che lo imprigionava.
Poi il vento portò con sé alcune semplici parole. Awaking in the light of all the stars aligned.
Non se l'era immaginato, ne era sicuro. Will sorrise, lasciando cadere l'anello.


 

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♔ King says: Ask me 


Good afternoon, popolo di Efp! 
Parto col dirvi che dopo, alla fine di questo angolino autore, vi saranno forniti ogni genere di arma che potrete usare per uccidermi e/o altro. Però, per adesso, mettetevi seduti ed ascoltate, miei pimpi belli (?) AHAHAHAHAHAHAHAHAH
Questa è la seconda volta che scrivo una Solangelo e spero mi sia riuscita bene. L'idea mi frullava in testa già da un po', visto che avevo già scritto una fic sulla pseudo-morte di Percy in Blood of Olympus (a proposito, grazie a tutti quelli che hanno letto e lasciato recensioni ♥).
Quindi mi sono detto "Perché non cimentarmi anche sulla pseudo-morte di Nico in un universo alternativo?" Se non lo avete capito, sono un sadico bastardo AHAHAHAHAHAH

Il titolo della fic è ripreso da una bellissima canzone degli Starset, Telescope, appunto, che vi consiglio di ascoltare. (Ho sviluppato una strana ossessione per questo gruppo u.u) Qui ho immaginato potesse essere la canzone preferita di Nico e Will, piuttosto che piangere per lui o portare dei fiori alla sua tomba, preferisce cantare è un figlio di Apollo, no? xD
I versi in corsivo, quindi, appartengono a quella canzone. Se poi non si fosse capito, le parole riportate dal vento sono l'ultima frase del ritornello e, in sostanza, rappresentano la risposta di Nico a Will.
Per fargli capire che ha capito (?) Voi avete capito, si? AHAHAHAHAH Perdoname madre por mi vida loca xD
Beh, detto questo, posso vendervi qualsiasi tipo di arma abbiate bisogno per uccidermi! Prima di farlo, però, lasciate una piccola recensione piena di complimenti piena di insulti! AHAHAHAHAHA 
Per qualsiasi cosa, potete contattarmi anche su Ask c: Grazie mille a tutti! ♥


King.


 
 
  
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