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Autore: Okimar    19/10/2015    0 recensioni
È notte, ma non riesco a dormire. Un blocco alla gola mi opprime. Per qualche secondo ancora resto immobile a ascoltare il suo respiro regolare. Ho bisogno di parlarle, di dirle tante cose.
Come: amore mio, sei così bella, quando dormi, da sveglia... ma sei veramente mia? È questo che più mi preoccupa.
Anche ora che sei qui, riesco a stare male lo stesso. Non so se sei veramente con me, o da qualche altra parte.
Lo so che devo aspettare, sono esperto in materia, eppure è così difficile...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 TI RICORDI?


È notte, ma non riesco a dormire. Un blocco alla gola mi opprime. Per qualche secondo ancora resto immobile a ascoltare il suo respiro regolare. Ho bisogno di parlarle, di dirle tante cose.
Come: amore mio, sei così bella, quando dormi, da sveglia... ma sei veramente mia? È questo che più mi preoccupa. 
Anche ora che sei qui, riesco a stare male lo stesso. Non so se sei veramente con me, o da qualche altra parte.
Lo so che devo aspettare, sono esperto in materia, eppure è così difficile...
Io ti chiamo amore, e lo provo davvero, ti dico che ti amo, e sono sincero. Ma tu... tu non me l'hai detto neanche una volta. Anzi, per essere precisi mi hai chiamato “amore” per ben due volte… ma per finta, quando hai interpretato la parte della mia fidanzata. La cosa peggiore è che non lo so. Non so se non me lo dici perché non lo provi, perché ancora non lo provi. Oppure, perché hai paura di esporti di nuovo, non sei ancora pronta. È che... 
È che talvolta il mio amore è così grande che non sono in grado di tenerlo dentro. 
Molte volte tutto sembra perfetto e mi basta guardarti negli occhi, siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Ma altre invece... la paura mi attanaglia.
Di cosa hai paura? Me lo hai chiesto pochi giorni fa. E ti ho risposto di niente, ma non è vero.
Ho tante paure. Non sono l'uomo aitante e passionale, sicuro di sé, soprattutto con l'altro sesso, che hai conosciuto fino a adesso. Sono anche un uomo che trema all'idea di perderti per qualche errore, qualche dubbio ben celato.
Ho aspettato tutto questo tempo perché volevo che quando quel momento fosse arrivato, tu scegliessi me per quello che sono, e non come ripiego. Non ho mai voluto solo una notte di sesso. L'avrei ottenuta subito, già dieci anni fa, poco tempo dopo esserci dati del tu, se solo lo avessi voluto davvero. Se mi fossi limitato a desiderare quello. Eh sì. Magari ti seccherebbe ammetterlo, ma tu... quando mi avvicino a te, quando le mie labbra sfiorano le tue... tutta la partita passa in mano mia. Cedi completamente, anche se la durata dell'effetto è variabile.
E quante occasioni ho avuto per farlo, ben prima che entrassi nella mia casa a Roma?
Vorrei parlarti anche di questo. Pensaci. Pensa a quante possibilità ho avuto per farti rovinare il tuo matrimonio con mister tirapugni. 
Per una scopata. Questo sarebbe stato. Solo questo. Niente più che sesso. Il fiore dell'amore all'epoca stava appena nascendo. Occorrevano anni di rifiuti, di porte in faccia, di abilità straordinarie, di dolore e lacrime piante nel silenzio della solitudine, perché germogliasse.
Ti ricordi? Ti direi ora se fossi sveglia. Ti ricordi quando un tuo collega è stato accusato di omicidio? Ti sei mai resa conto di quello che avrei potuto fare nel momento esatto in cui sei finita contro il muro e non potevi più sfuggire… se solo non fosse suonato il telefono…Ti ricordi quando quella ragazza che abitava nel tuo stesso condominio ha ingaggiato il suo rapitore, ma poi lo scherzo è diventato reale? Ti ricordi del Drago? Ricordi la tua insistenza nel farmi seguire la tua pista anzichè la mia? E soprattutto ricordi cos'ho dovuto fare per farti smettere di parlare?
*Senti Camilla, tu ora mi fa una promessa...*
Cosa sarebbe successo se... se Bettina non avesse riso uscendo con quel tipo elegante dal locale? 
E dopo la corsa in moto? Ricordi come mi stringevi, come ti sei aggrappata a me, e come sei semi svenuta tra le mie braccia, come ti sei abbandonata totalmente a me? Più ancora che nell'occasione della mia prima dichiarazione, lì ho sentito che eri completamente in mio dominio. Com'è stato bello tenerti tra le mie braccia, sembra ridicolo dirlo ora che stai dormendo nuda nel letto del mio appartamento, ma a quel tempo mi sembrava più di un miracolo.
E... perchè mi hai quasi rinfacciato di non averti mai regalato dei fiori? Ma come! Ti sei dimenticata delle rose rosse che ti ho donato alla nostra prima cena (che ti ho imposto con tuo sommo piacere), di altre rose prese improvvisamente per festeggiare un caso, ma soprattutto della rosa che ti ho regalato quel giorno che abbiamo pranzato insieme in commissariato? Ecco, da quel momento in poi ha cessato di essere attrazione e basta... la cosa si è fatta terribilmente seria.
E invece quel benedetto giorno della dichiarazione... ero sicuro di me (o mi ero convinto a esserlo). Ero certissimo che dopo tali parole tu saresti cascata tra le mie braccia come una pera cotta. Che stupido. Che illuso. Ma anche... un gentiluomo. Perchè se solo avessi voluto, se avessi insistito, se ti avessi obbligata a subire quel maledetto bacio... non saresti corsa via come hai fatto. Avremmo proseguito e alla fine tu mi avresti quasi implorato di potermi baciare. Per qualche tempo ci saremmo trovati clandestinamente e poi... poi ti saresti pentita, non tanto del sentimento per me ma... perchè mentre ti saresti concessa a me, ci sarebbero stati anche un tizio con gli occhiali e una bambina fin troppo sveglia. Un angolino nella tua testa sarebbe sempre stato occupato da loro. E io... prima ancora di perderti mi sarei reso conto che non era quello che volevo. Volevo (e voglio tuttora) essere il tuo compagno di vita e non solo di letto. Non riesco a immaginare un universo in cui io non mi innamoro di te.
Vorrei che ricordassi quante frasi, quante occhiate ti ho lanciato in tutti questi anni. A partire da *Deliziosamente demodé*, *Certo che l’originale è più affascinante”, continuando con *C'è una sola donna che mi interessa* e *La montagna non è pericolosa...*, concludendo con *Che cos'è che ti attrae?- A parte te?*.
Poi vorrei che mi dicessi cos'hai veramente provato quando ti ho detto che mi avevano trasferito a Praga. Per un attimo mi era sembrato di cogliere una lieve nota di dispiacere, ma... hai la minima idea di quanto ho desiderato che tu apparissi e mi fermassi? Sai che se me l'avessi chiesto, senza implicare lo stare con me, io avrei comunque buttato tutto all'aria? Ma tu non sei arrivata, e io sono partito e ho conosciuto Roberta. Perchè stavamo quasi per sposarci? Perchè lei è... l'opposto di te, in tutto e per tutto. Ma non sono mai riuscito a amarla. E poi... quando stavo quasi convincendomi di questa bugia... ecco che al primo caso appena rientrato mi compari tu. Possibile ancora non credere nel destino? Questa volta eravamo entrambi impegnati e io ho cercato, davvero, di mettere un po' di distanza tra noi, e anche di freddezza. Ma prima ti davo consigli su come riconquistare tuo marito, poi mi ingelosivo e deprimevo orribilmente scoprendo che avevate fatto l'amore. 
Sai... talvolta vi ho immaginato insieme, ma l'idea che un altro uomo potesse stare con te, avesse il diritto di amarti, di dormire e mangiare con te, di entrare nel bagno mentre tu eri nella vasca... mentre io mi dovevo accontentare solo delle briciole. Faceva troppo male.
Ti ho mai detto quanto ho benedetto quella chiamata in comune? Alla fine l'errore di sposarmi con un'altra l'ho fatto comunque, ma ne è nato Tommy, la cosa più bella che abbia mai fatto e che potessi desiderare.
Ora, nel mondo reale e non nei miei pensieri, ti rigiri nel letto e mi dai le spalle. Questo mi ricorda il giorno tremendo in cui ho scoperto che non eri più a Roma, che eri partita, anche se ho dovuto aspettare che me lo dicesse anni dopo Torre a Torino. In Spagna. E lì quel disgraziato ti ha... fatto soffrire. Dopo quella rivelazione ti ho immaginato spesso in lacrime, a impegnarti a nasconderle a tua figlia, a cercare di imparare una lingua nuova, sola contro il mondo. Perchè non c'è stato un caso italo-spagnolo che mi costringesse a volare lì da te, proprio nel quartiere dove abitavi? Che fine aveva fatto il destino?
E che fine avevo fatto io.
Ho accettato quel posto a Sondrio non so neanche io bene il perchè. Forse volevo allontanarmi dallo sfondo di ricordi troppo dolorosi, forse speravo che tu saresti stata lì a accogliermi a braccia aperte. 
Accarezzo la tua schiena con delicatezza per cercare di non svegliarti. 
Ricordi quelle stupide tre regole improvvisate davanti a un vermuth? Sai che appena ho avuto occasione, dopo averti rivisto, ho chiesto ragguagli a Torre? Hai la minima idea di cosa posso aver provato a scoprire che eri libera? Che non stavi più con Renzo. Eppure ho voluto fingere che mi fossi indifferente, ormai. Che bugiardo! Ma davvero ci ho voluto credere. E lo sforzo è durato fino a quando... fino a quando un'accusa contro di me non mi ha fornito una buona occasione per baciarti. Appena ti sei staccata e hai rifiutato un secondo round, io ho capito che ero fregato ancora una volta. Anzi, peggio. Ora ero proprio innamorato innamorato, ora covavo dentro di me quel ti amo che ti ho sparato in un sotterraneo di un centro commerciale, e al quale tu hai quasi riso.
Credi che se avessi voluto, davvero non avrei potuto approfittarmi di te anche l'anno scorso? Per almeno due volte. In occasione della seconda dichiarazione *Io credo che sia stato il destino a farci rincontrare... e poi... poi baciarti mi è piaciuto moltissimo*. Quale miglior verità? Se non fosse arrivata quella ragazza...
E quando siamo rimasti soli a casa tua, con Tommy e Potti che dormivano nel divano accanto a noi. Sembravamo davvero una famiglia qualsiasi. Agli occhi di uno sconosciuto avremmo passato qualsiasi test. 
E del resto... quante volte ci hanno scambiato per marito e moglie? Un tizio che vende mobili, il dottore, una hostess molto simpatica, per esempio. 
E ora ... ora siamo veramente una coppia. Ora posso stringerti a me quando voglio, sporgermi a sfiorare la tua bocca, senza la paura che tu ti ritragga. Te lo ricordi?
Te lo ricordi? Te l'ho detto solo qualche giorno fa, ma non so se tu abbia buona memoria. *Era una vita che sognavo questo* *Era una vita che desideravo sentirtelo dire*.
Eppure... eppure non mi basta. Ho questa paura che cova dentro di me, che è la paura di chi ama troppo. In una coppia c'è sempre quello che ama di più, così si dice. Non voglio essere sempre io. Non riesco a sopportare questo peso. Camilla, ti prego. Ti supplico, svegliati.
-Camilla...- mi sfugge, prima che me ne renda conto.
-Gaetano...?- dici con voce impastata dal sonno. Ma non hai ancora aperto gli occhi.
-Camilla...- una goccia bastarda mi sfiora l'occhio e poi cade sui tuoi capelli ignari. 
Apri finalmente le palpebre.
-Camilla... ti prego, rassicurami.- silenzio. Atroce silenzio. La risposta peggiore. Sono già pentito di essermi esposto ancora una volta. Sarà vero, con me è impossibile scottarsi, ma io posso eccome ferirmi.
Poi, tutto di colpo un -Gaetano! Che succede?- negli occhi la stessa preoccupazione di quando non mi hai visto arrivare subito. Ma io resto in silenzio. Non voglio ripeterlo. Non voglio farle pressione.
Non voglio che mi lasci. Non mi rialzerei più. Ne morirei, per davvero. La mia vita perderebbe di senso.
Sì, sì! Ho Tommy. È facile dirlo adesso che tutto è ok. Ma prova a convincere a non essere orribilmente egoista un uomo devastato dalla perdita del vero amore.
Non sapendo cosa dire sparo la prima cosa che mi viene in mente –Ti ho mai detto quanto stavi bene con quella minigonna, il giorno in cui è riapparsa mia sorella, quando ho fatto quell’intervento nella tua scuola?-
-Eh?- chiedi aprendo completamente gli occhi, confusa. Sospiro.
-Sì, eri molto bella, eri bellissima. Non ti ho più visto mettere un gonna del genere, tutto qui.- ma tu ovviamente non ci caschi.
-Forse non ho più l’età per certe cose, ti pare?- sollevi le coperte scoprendo il tuo corpo, scruti le tue gambe con severità. La mia mano parte in automatico verso la tua gamba, si posa sul ginocchio e sale… anche questo mi ricorda qualcosa. Mi ricorda la prima volta che un caso ti ha causato vero dolore fisico, quando hai salvato quel tuo alunno dall’essere investito… pochi giorni prima del mio matrimonio. Ma allora… allora non potevo fare niente, non avevo alcun diritto. Però… però ero nella tua (non voglio pensare che era la vostra) camera da letto, seduto vicino a te, e tu eri così vulnerabile mentre ti sforzavi di trattenere il dolore. È stato impossibile tenermi: ho dovuto accarezzarti la gamba sana. Credo sia stato il contatto più intimo che ci sia mai stato tra di noi (prima dei giorni odierni, ovviamente). Anche questo gesto ci ha riportato esattamente sulla strada di anni fa. Tu non sei rimasta proprio indifferente, io ho confessato di non aver rinnegato la mia colpa. Amare una donna sposata. –Gae…tano…- esclami chiudendo gli occhi. Ma io non voglio sviare il discorso. Non posso svegliarmi tutte le notti in balia di un’ansia atroce.
-Camilla… io… vorrei che… parlassimo un po’…- abbandoni completamente l’aria sexy, un’espressione seria si dipinge sul tuo viso. Quella? È una ruga di preoccupazione? Magari.
-Di cosa?- ti siedi appoggiando la schiena al muro, stringi le braccia al petto, diffidente.
-Camilla…- ti accarezzo le braccia con dolcezza, con quella sicurezza che non avevo tempo prima. Per esempio quando ti ho beccata addormentata sul letto di Tommy. Ti ho sfiorato i capelli con la mano che quasi tremava. E te lo ricordi dopo cos’ho fatto? Tu eri troppo… fragile, ci risiamo, vulnerabile, una preda facile. Eri lì di fronte a me e io…
-Gaetano, ti prego, dimmi che succede. Così mi metti ansia…- ok, devo farcela.
-Niente… è solo che… è solo che… che io non ce la faccio.- parole completamente sbagliate.
-Che cosa significa che non ce la fai?- quasi urla, gli occhi spalancati che quasi escono dalle orbite. Prima che le venga un infarto cerco di affrettarmi a precisare.
-Io… non voglio rovinare tutto. Ma ho veramente bisogno…- mi sbatto la mano sul viso –Che mi rassicuri.- chiudo gli occhi e attendo. Il cuore mi sembra che si sia fermato.
-Oh, ma… Gaetano!- le sue braccia mi circondano sotto le coperte. La sua bocca non cerca la mia, ma si posa in rapida sequenza sulla fronte, sul collo, sul petto, mentre le mani mi accarezzano ovunque. Eppure riesco a restare concentrato su un’unica cosa: la sua voce. E il suo tono. –Gaetano mi dispiace di non essere in grado di dimostrarti quanto tu sia importante per me. Io… lo so. Ero consapevole di non fare abbastanza ma… come ti ho detto sto uscendo da una grande delusione. Ma… ma ti prego di credermi. Questo non intacca il mio… amore per te. Cercherò di dimostrartelo per lo meno con le parole.- il mio modo di annuire è un bacio che finisce prima di ancora di cominciare.
-Ti ascolto.- sussurro sfiorandole una guancia.
-Ti dirò la verità che ho già confessato nel momento stesso in cui mi sono abbandonata la nostra prima notte tra le tue braccia. Ovvero… che è da più di un anno, anzi, da quando ti ho rivisto a Torino, che mi sono resa conto di essere… innamorata di te. Sì, sì, lo so cosa starai pensando. Perché allora non te l’ho detto? Perché non mi sono dichiarata?- ridacchia appena –Se rispondessi con Renzo o Livietta non sarei del tutto sincera. Anzi, lei era già cresciuta per accettarlo, e addirittura in alcuni momenti ci rinfacciava l’assurdità di essere tornati insieme.- mi blocca prima che possa dire qualsiasi cosa. Ma… allora…! Non ci posso credere. Di non esserle indifferente lo immaginavo. Ma… che lei fosse… già innamorata un anno fa… se solo… se solo… -La verità è… la verità è che sono una codarda testarda. Sì, anche per orgoglio, per non volerlo ammettere neppure con me stessa, ho cercato di evitarti il più possibile. Ma anche questa è una bugia! Perché se da una parte volevo starti alla larga, dall’altra… dall’altra insomma, non è che non sfruttassi le occasioni che mi capitavano per starti vicino. Io… ti ho sognato molto spesso in questi ultimi tempi. Prima… prima che tornassi dalla Spagna, non è mai capitato. Mai. So che questa cosa potrebbe farti stare male. Ma tu non guardare il lato brutto, cerca di vedere invece quello positivo. Me lo prometti?- stringe la mia mano nella sua, così piccola e pallida, e la posa contro il suo petto. Faccio segno di sì. –Per me non è stato amore a prima vista. Non mi sei mai stato indifferente, questo no. Sei un bell’uomo, anzi, con licenza poetica, un gran figo. Ma non voglio ridurti a un oggetto. Sei molto di più. Sei intelligente, simpatico, ironico, affascinante, dolce, terribilmente, sottolineo il terribilmente, romantico. Sai amare veramente, in un modo incondizionato, travolgente. Sei… sei così… perfetto che… ora, pensandoci razionalmente io… io…- scoppia a piangere improvvisamente, il suo corpo è scosso dai singhiozzi, ma nonostante questo non si aggrappa a me, quasi non osasse. Allora lo faccio io, l’abbraccio ripetendole un mantra di –Camilla, tranquilla, amore, va tutto bene, tranquilla, tranquilla…- piano piano si calma.
-Gaetano io… non mi perdonerò mai per tutto il male che ti ho fatto. No, no. Ma… ma questo non significa che… che non proverò a compensarlo ogni giorno. Cominciando da oggi.- sulle labbra compare l’accenno di un sorriso. –Commissario, le fornirò le prove della mia colpevolezza.- altro sospiro –Prova A. Ho desiderato quel primo bacio. E non mi riferisco a quello compiuto del furgone galeotto, ma a quello non iniziato di dieci anni fa, in casa tua. Sapevo che era sbagliato, lo sai anche tu. Io… non è colpa mia se ho incontrato Renzo proprio dieci anni prima di conoscere te.- leggo nei suoi occhi quanto è sincera, il dolore che anche lei prova, come l’ho provato io –E quel primo vero vero bacio. Cavolo. Anche quello era sbagliato. All’epoca Renzo era ancora… un brav’uomo.- non ce la faccio a tenermi questa volta.
-Su questo avrei qualcosa da dire in realtà. C’è una cosa che non ti ho mai detto… e dirtelo adesso può farmi passare per… l’opposto di una brava persona. Ti prego di credermi e di scusarmi ma… una sera, ero a cena con Sonia, il PM, te la ricordi?- una smorfia mix di gelosia e antipatia –e… usciti dal ristorante ho visto… ho visto…-
-Che cosa? Che cosa hai visto?! DIMMELO!-
-Renzo che si baciava con una donna bionda.- sputo fuori tutto d’un fiato. Camilla rimane come paralizzata per un attimo. Poi riparte.
-Io lo sapevo. Lo SAPEVO. Quella cartolina…. Quella cartolina era una prova! E io… io mi sono sempre trattenuta. Avrei potuto fargliela, oh sì, avrei potuto. Per una qualche ragione che ancora non ho capito, piaccio agli uomini! Quante occasioni ho avuto? Ma io… io mi sono sempre trattenuta. Ho SEMPRE messo lui e il frutto di quello che credevo fosse un amore sincero, al primo posto. Che stupida. Che stupida.- ma poi il flusso di autodistruzione si interrompe. –Ma tu. TU.- sembra quasi un insulto il pronome che mi rivolge. –Perché non me lo hai mai detto? PERCHE’. Poteva essere un ulteriore punto a tuo favore… io… avrei potuto… avrei potuto…- stavolta sono io che, senza rendermene conto, scatto.
-Che cosa? Che cosa, Camilla?- non mi riconosco, non riconosco il mio tono. –L’hai detto che era sbagliato. Perché il fatto che tuo marito ti tradiva già anni fa, doveva essere una buona ragione per iniziare una storia tra di noi? Sei sicura, sei assolutamente sicura che non sarebbe stato solo sesso?- non risponde. E io non ho intenzione di rinnegare quanto mi è sfuggito.
-Tu… tu non volevi solo…- non la lascio neanche concludere.
-No. No. Non ho mai voluto che fosse una storia da letto. Pensi che non avrei potuto approfittarmi di te, se lo avessi davvero voluto?- oh, cazzo. L’ho detto davvero. La mano che poco prima mi ha consolato, parte in direzione della mia guancia e ci lascia una bella impronta rossa. –Camilla! Mi sono espresso male, e mi sarei dato questa sberla anche da solo. Ma intendevo comprovare come mi sono comportato nei tuoi confronti. Il rispetto che ti ho sempre dimostrato. Anche perché… soprattutto perché…-
-Perché?- quasi un sussurro la tua voce. Gli occhi fissano la macchia che mi hai causato.
-Sai perché ho aspettato tutti questi anni?- le chiedo invece.
-No…-
-Perché ho sempre voluto che tu mi scegliessi per quello che sono, non come chiodo schiaccia chiodo, non come ultima ruota del carro. Nonostante io abbia desiderato con ogni poro della pelle di essere stretto dalle tue braccia, baciato ovunque dalle tue labbra, salutato da un tuo sorriso. Ma. Ma non sarei sopravvissuto nel momento in cui tu ti saresti resa conto che non ero abbastanza. Che per te era meglio continuare a vivere con Renzo, e solo di tanto in tanto giocare al poliziotto con me.- la sua espressione passa rapidamente dalla commozione alla rabbia, allo shock totale. –Lo so che non sei così. Ma è difficile crederlo. È difficile crederlo quando la donna che ami ogni tanto ti lancia dei segnali, ammicca, ma poi resta tra le braccia del marito.-
-Gaetano! Basta! Ora, in questo momento, io sono CON TE. Non sono più con Renzo. Lo so, ci ho messo troppo tempo. Ma… che cosa è veramente importante? Vogliamo passare il resto della vita a crogiolarci nei rimpianti? Io non lo voglio. Io VOGLIO stare con te. Io non mi sentivo così bene da non so quanto tempo. C’è un feeling tra di noi, qualcosa di inspiegabile. È amore. Ne sono sicura!- mi guardi fisso negli occhi, questo è il mio turno di rimanere senza parole. –Se non ci credi, ti confesserò una cosa imbarazzante. Una cosa da “fidanzata innamorata”. Anzi, peggio, proprio da adolescente. Perché tu mi fai sentire come… come dice quella canzone inglese che piace a Livietta… come in un sogno adolescenziale. A scuola, nelle pause, penso a te. Talvolta anche durante le lezioni, mi capita di guardare di sfuggita il cellulare per vedere se ci sono tuoi messaggi. E a ogni tua frase sussulto, a volte solo dentro, a volte solo fuori. Ogni giorno desidero sempre di più passare tutto il tempo che ho con te. Ogni volta che ci baciamo mi sembra di volare. Ti sembra sufficiente? Pensi che il solo fatto che io non riesca ANCORA a dire… due paroline, possa contare più di tutto quello che ti ho detto?- c’è un solo modo per risponderle. Mi sporgo per baciarla, ma prima che riesca, Camilla mi ferma con un dito. –Ah no. Non te la caverai con un semplice bacio, questa volta.- terrorizzato spalanco occhi e bocca. –Ultima prova, prova B: come sarebbe andata dieci, otto, sei, due anni fa? Eh?- non dico niente. –Non ti accorgi dell’unica cosa che conta? Che siamo qui INSIEME. Che poco tempo fa non sarebbe nemmeno stato pensabile, che davvero prima o poi saremmo mai stati insieme. Dai, se fossimo in un telefilm, saremmo stati quelli che si amano eternamente a distanza, ma mai, dico MAI consumano il delitto.-
-Hai ragione.- dico soltanto. –Hai ragione. Camilla…- no, no, no. Non lo fare. –Camilla… grazie.- ecco. La voce si spezza, gli occhi partono per loro conto. In dieci anni io l’ho vista qualche volta piangere… la prima volta quando è morta la sua amica, poi per il rapimento della bimba cinese, infine per la sua professoressa. Ma lei non mi ha mai visto così vulnerabile. Nonostante il mio amore per lei, non me la sono mai sentita di espormi così tanto. Mi sento più nudo adesso che la prima volta che abbiamo fatto l’amore. Sento che anche lei si commuove mentre mi abbraccia. Poi qualcosa preme contro le mie labbra e tutti i pensieri svaniscono.
Inizia un giorno nuovo a Torino.

*Spazio autrice*:
Questa storia è stata scritta poco dopo la puntata 5 e parte da lì. Avevo già intuito, purtroppo a ragione, che qualcosa non andava...
E' uno dei possibili miei finali. A breve posterò anche l'altro.
Grazie a chiunque vorrà anche solo leggerla.

Angy
  
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