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Autore: Lilies    19/10/2015    2 recensioni
Il momento dopo, di anni ne avevano quasi quaranta e uno di loro si stava innamorando per la prima volta.
Questa storia si è classificata 1° al contest 'Let's play TABOO! - Old Generation edition' indetto da Alyx e Writer96 sul forum di Efp.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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Scorre




***


Il broncio irritato di Remus cominciava allo spegnersi del ghigno irriverente di Sirius.
Aveva le labbra piegate in una perfetta linea orizzontale, Remus, e sarebbe potuto sembrare piuttosto furibondo, se non fosse stato per lo strano scintillio che faceva capolino dalle iridi dorate. Neanche il più attento osservatore si sarebbe accorto di quel piccolo, ambiguo particolare, men che meno i Malandrini.
James li stava osservando con un cipiglio che avrebbe fatto invidia alla professoressa McGranitt, gli occhi ridotti a due impenetrabili fessure nocciola. Neanche un minuto più tardi, si lasciò sfuggire uno sbuffo noncurante; la matassa nera che erano i suoi capelli lo rincorse fuori dalla porta, lasciando che un innaturale silenzio invadesse l'aria tra i due ragazzi rimasti.
«Questa... questa cosa dovrà restare tra noi» quasi ringhiò il rampollo dei Black dopo qualche interminabile minuto. «Era solo una... una prova, Moony. Non accadrà più.»
Quella che a quel punto si formò sul volto di Remus fu la grottesca imitazione di un sorrisetto sereno; la fronte era troppo corrugata, le labbra intrappolate nella morsa dei denti. «Lo so, Padfoot. Lo so». Corredò le sue poche parole con un'amichevole pacca sulla spalla dell'amico; le dita indugiarono un istante di più sul morbido tessuto che ricopriva il torace di Sirius, beandosi di quel misero contatto fisico, il pensiero che ritornava, testardo, a quanto era accaduto prima che James facesse la sua estemporanea comparsa. Ricordò il rude, frettoloso contatto tra le labbra di Sirius e le proprie, l'assurdo schiocco una volta che si erano separati e, l'uno ansante e l'altro sbigottito, si erano fissati dritti negli occhi, argento contro oro.
Avevano sedici anni e mezzo, Sirius imprecava e agiva d'istinto, Remus rifletteva e si fermava a ricomporre i pezzi del suo cuore.


***

Sirius stava fissando qualcosa oltre il caschetto biondo di Alice Prewett, la lingua che solcava la perfetta linea delle labbra quasi con noncuranza. Avrebbe voluto accendersi una sigaretta, ma una discussione con Moony su quanto si stesse distruggendo con le proprie mani a causa del fumo era all'ultimo posto della sua lunga lista di desideri. Diede dunque un calcio al cumulo di neve formatosi ai piedi della panchina su cui lui e Remus Lupin erano seduti da almeno mezz'ora; sospirò pesantemente. Era dicembre, si rese improvvisamente conto. Era dicembre e lui era a Hogwarts per il suo settimo ed ultimo anno. Aveva diciassette anni, era praticamente un uomo fatto, ma nel cuore mai si sarebbe sentito più bambino. C'era una guerra, là fuori, una guerra che vedeva coinvolta la sua intera famiglia di pazzi e fanatici Purosangue che avrebbe voluto uccidere personalmente. Pregò chiunque lo stesse proteggendo dall'aldilà – suo zio Alphard, magari – di concedergli la forza di combattere fino alla fine, di concedergli la grazia di morire al posto dei suoi amici, che erano quanto di più caro avesse al mondo. Quest'ultimo pensiero quasi lo spinse a posare lo sguardo sul suo vicino; scrollò le spalle, Sirius, e iniziò a canticchiare a denti stretti uno strano motivetto.

Diciassette anni erano un gran bel traguardo per un lupo mannaro, si era ritrovato a pensare Remus Lupin mentre studiava di sottecchi Padfoot, il quale pareva stesse affrontando una battaglia interiore. Aveva poi affondato il mento nel consunto cappotto marrone, Remus, reprimendo a stento un brivido.
«Ricomincerà a nevicare fra poco, penso.»
Il Prefetto di Grifondoro bofonchiò qualcosa d'inestinguibile, calandosi ulteriormente il cappello sulle orecchie; Sirius non si scompose.
«In questi giorni ho riflettuto molto» annunciò all'improvviso Black, deviando lo sguardo da Alice Prewett per puntarlo sul mingherlino compagno d'avventura.
«Ah. Tu rifletti?»
Sirius si lasciò sfuggire un improperio, ripescando infine una Lucky Strike e infilandosela tra le labbra con aria di sfida. La prima boccata di fumo finì il suo corso dritta sulla faccia di Remus, che nella fretta di evitare la nuvola pestilenziale si era agitato sulla panchina, sfiorando inevitabilmente Sirius. L'altro si immobilizzò, la sigaretta che ardeva debolmente stretta fra indice e medio, e si rimise in piedi in una frazione di secondo, il tempo necessario a Remus per risvegliarsi dal lapsus mentale in cui era caduto.
«Farò finta di non aver sentito. Muovi il culo, Moony. Torniamo al castello.»
«Ma James...»
«Mi sono rotto. Andiamo


***

«Dobbiamo smetterla.»
«Solo perché lo pensi tu, non significa che...»
«Dobbiamo smetterla, ho detto!»
«Stronzate.»
«Sei un idiota.»
«Grazie. Bella scoperta.»
Un mezzo sorriso, un sospiro profondo.
«Questa conversazione è illogica. Sei illogico.»
«Lily Evans è giunta a questa tua stessa conclusione, uhm, sei anni fa.»
«Con te non si può discutere. Me ne vado.»
Si sentì afferrare bruscamente per un braccio; non poté fare nulla – non volle fare nulla – per quello che accadde l'istante dopo.
L'impatto fu brusco, molto più dell'ultima volta che si erano incontrati in quel modo. Percepì le labbra di Sirius curvarsi in un ghigno trionfante, mentre lo sentiva stringersi più prepotentemente contro il suo petto.
E lui spense la mente, semplicemente.
Avevano diciannove anni, la guerra infuriava e usurava i loro giovani volti e Remus avrebbe solo voluto scappare lontano. Eppure restò ancorato a quel suo presente dagli occhi grigi, ché tanto il resto – un resto che aveva le fattezze di un James Potter in abiti da sposo – avrebbe potuto aspettarli ancora per un po'.


***


Era accaduto tutto così in fretta.
Un momento prima avevano vent'anni, erano membri dell'Ordine della Fenice e si stavano preparando ad affrontare la morte di James, Lily e di centinaia d'altri loro amici. Il momento dopo, di anni ne avevano quasi quaranta e uno di loro si stava innamorando per la prima volta.
Alla fine avevano davvero
smesso, e non aveva avuto alcuna importanza che uno fosse riuscito a convincere l'altro a continuare. Il Destino in persona si era messo tra di loro e li aveva irrimediabilmente divisi.
Più di un decennio di lontananza gravava tra di loro come una presenza tangibile, più di un decennio durante il quale uno, rinchiuso in una lercia cella, piangeva i morti e si lasciava prosciugare l'anima. L'altro, alla disperata ricerca di un motivo per non togliersi la vita, aveva quasi perduto sé stesso nelle eterne notti di luna piena.
Dopo più di un decennio uno aveva riavuto il proprio figlioccio, l'identica copia del fratello perduto, l'altro sgusciava fuori dalla stanza ogni volta che Molly gli faceva presente che il tempo stringeva e che avrebbe dovuto farsi una famiglia prima che fosse stato troppo tardi.
Sirius sprecava le proprie giornate accomodato sulla vecchia poltrona di Orion Black, il vino che scendeva copioso lungo la sua gola incatramata; Remus passava momenti interminabili a guardarlo autodistruggersi davanti ai suoi occhi, pensando che lo stesse facendo di proposito.
Sirius era più che consapevole di quei dorati sguardi furtivi, e
se ne sbatteva.


***

«Remus» chiamò Sirius una sera di ottobre.
La situazione era immutata; Sirius stringeva maldestramente tra le dita un calice d'argento colmo di pregiato vino elfico e ne rimestava il contenuto con studiati movimenti del polso, Remus alternava occhiate tra il triste paesaggio fuligginoso fuori Grimmauld Place e la chioma riccioluta del suo vecchio amico.
«Sì?» gracchiò in risposta Moony, passandosi una mano tra i corti capelli prematuramente spruzzati di grigio.
Sirius si schiarì la voce, la fronte aggrottata. «Sai una cosa?»
Pensò di trovarsi ancora su quella panchina bagnata dalla neve.
«Non ho capito niente.»








Nickname: Lilies97 (forum), Lilies (Efp)
Carta scelta: Ho riflettuto molto in questi giorni e sai una cosa? Non ho capito niente.
Titolo: Scorre
Introduzione: Il momento dopo, di anni ne avevano quasi quaranta e uno di loro si stava innamorando per la prima volta.
Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Genere: Romantico, Angst, Malinconico
Note: nessuna
Avvertimenti: Missing Moments, Slash
NdA: Eh, che dire. Spero caldamente di aver centrato i personaggi, di non averli resi OOC o, peggio, delle ridicole marionette. È stato un esperimento, dall'inizio alla fine; che sia riuscito o no, si vedrà.
Devo ammettere che all'inizio, quando mi sono state svelate le carte, sono andata nel panico più totale. Ero convinta che non sarei riuscita a cavare qualcosa di anche solo vagamente leggibile da nessuna. Alla fine ho scelto questa carta perché il titolo che ha rappresenta bene il mio modo di approcciarmi alle relazioni. Penso, penso, e poi non concludo nulla.
Comunque, bando alle ciance...
Spero piaccia a Writ e ad Alyx (e a chi la leggerà) tanto quanto a me è piaciuto scriverla!


Luogo da NON nominare: Testa di Porco
Prompt (da usare): Un discorso illogico che termina in maniera inaspettata
Personaggi: Remus/Sirius
Parole da NON usare: Rassegnazione, libro, coscienza
Verbi da NON usare: Tradire, dormire




















  
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