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Autore: Encha    20/10/2015    1 recensioni
Piccola raccolta di fic comiche, demenziali e nonsense nata dal paradossale incontro tra la voglia di scrivere qualcosa e la pigrizia estiva che impedisce di impegnarsi in qualcosa di serio.
I protagonisti saranno il più possibile disparati, la lunghezza delle storie variabile, gli aggiornamenti assolutamente irregolari, ma soprattutto i personaggi saranno tutti (o quasi) incredibilmente vivi -cosa che, associata alle opere di George Martin, dovrebbe già provocare un attacco di ilarità.
Ah, il titolo rappresenta chiaramente la mia incapacità nel dare un nome alle storie e... Be', spero di riuscire a scucirvi almeno un piccolo sorriso!
I I giorni da lupo sono finiti ~ Famiglia Stark
II L'unico vero dio ~ Donna Rossa vs. Capelli Bagnati
III Quattro suoni di corno ~ Guardiani della Notte
IV Letale quanto seducente ~ Joffrey/Sorpresa
V Insonnia ~ Daenerys Targaryen e Ser Barristan Selmy
VI Perdonami! ~ Renly/Loras AU
VII Uccelletti ~ Lord Varys
VIII Aspettando una Nuova Vita ~ Rapunzel!AU
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Nonsense, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aspettando una Nuova Vita

 

 

Rinchiusa tra le mura della sua torre di pietra, ritta come un fuso nel gelo del Nord, l’adolescenza di Sansa procedeva con immutabile monotonia. Nonostante questo, la giovane dai lunghi capelli rossi si svegliava ogni mattino con rinnovato entusiasmo e guardava fuori dalla sua unica finestra, nella speranza di scorgere tra le nevi la figura maestosa del suo principe, colui che, come nelle favole che tanto amava leggere, l’avrebbe liberata e l’avrebbe condotta attraverso luoghi incantati nel suo splendido palazzo.

Eppure, ogni giorno si ritrovava a sospirare tristemente al bianco sconfinato, finché i freddi venti non cominciavano a spirare così forte da costringerla a chiudere le imposte e a rimandare il suo sogno all’indomani. Facendosi forza da sola, cominciava allora a spazzolare con vigore la sua smisurata chioma ramata, della quale, trovandosi nello sperduto e gelido settentrione, si serviva come sciarpa, mantella, coperta, piumone e materasso.

La sua tipica giornata, tuttavia, non poteva dirsi così conclusa: finché il Sole non calava tra gli alti monti ad Occidente, la fanciulla impiegava tutto il tempo che le rimaneva per diventare la Lady perfetta per il suo Lord ideale. Ecco come trascorreva ore e ore a ricamare, a tessere, a cantare, ad esercitarsi con l’arpa e nella danza, a cucinare, a camminare con degli enormi volumi in equilibrio sulla testa, a studiare dagli stessi l’araldica delle nobili famiglie di tutti e Sette i Regni e, soprattutto, a dipingere su tela, sulle pareti e su ogni superficie disponibile.

Il soggetto delle sue opere era sempre lo stesso: lui, il suo principe.

Del resto, in un luogo isolato come il Nord, nemmeno si aveva idea di cosa fosse un disturbo ossessivo-compulsivo.

Tutto ciò si ripeteva giorno dopo giorno, con la stessa lentezza dei fiocchi di neve che si librano a mezz’aria, almeno finché non giunse il diciottesimo compleanno della povera Sansa.

 

***

 

Quella mattinata fu più limpida delle altre, e anche le correnti d’aria sembrarono farsi più miti mentre accarezzavano il volto della giovine affacciata alla finestra. Nel dolce silenzio dell’alba nascente si fece presto strada il rumore attutito degli zoccoli che galoppavano sulla neve fresca.

All’inizio, la fanciulla credette di star ancora sognando: del resto, la sera precedente, era letteralmente crollata a terra dalla stanchezza mentre tentava di dar più morbidezza ai boccoli dorati dell’uomo che stava raffigurando in un affresco.

Ben presto, però, la sagoma di un cavaliere che montava uno stallone candido come il paesaggio in cui era immerso si delineò avanti ai suoi occhi increduli. Ella non ebbe nemmeno il tempo di emettere il suo acutissimo strillo di eccitazione che il fascinoso giovane era già ai piedi della torre.

“Il mio nome…” provò a presentarsi lui, sfoggiando un sorriso così caldo che avrebbe sciolto la neve che gli era intorno, ma venne subito interrotto dalla pulzella che si trovava venti metri più in alto.

“Tu sei un Tyrell di Altogiardino!” esclamò ella, riconoscendo la rosa dorata sul mantello verde che si gonfiava al vento alle sue spalle.

“Sì, ecco…”

“Sei venuto per salvarmi, e a portarmi via da qui, e a condurmi nel tuo castello, e a far di me la tua sposa!” continuò incurante Sansa, tremante per l’esaltazione.

Il bel cavaliere aveva gli stessi capelli ricci che aveva sempre sognato: quella non poteva certo essere una coincidenza!

“Be’, in realtà…”

E i suo occhi! Oh, i suoi occhi!

“E sarò l’invidia di tutte le dame di corte, e ti darò una prole forte e numerosa, e alleverò i nostri figli con affetto e dedizione!”

“Aspetta, fammi almeno…” Tentò ancora lui, ma la fanciulla, fermandosi solo per qualche sporadico urletto d’eccitazione, continuò a parlare così velocemente che il giovane ebbe difficoltà a distinguere le parole.

“E tu mi amerai per sempre come in questo primo giorno, e mi regalerai degli splendidi gioielli, e vivremo insieme fino alla vecchia, finché la morte non sopraggiungerà per portarci via uniti come sia vissuti!”

A quel punto, nemmeno tutto il tempo passato ad esercitarsi in acuti e gorgheggi riuscì più a sostenere la ragazza, che dovette fermarsi per recuperare il fiato dopo la lunga apnea.

Stordito e con i timpani doloranti, il povero cavaliere riuscì a riprendersi appena in tempo per approfittare di quella tregua momentanea.

“Be’, in realtà credo di aver sbagliato torre remota, non è che sapresti dirmi dov’è quella del più giovane dei Baratheon?”

Per poco la misera Sansa non svenne al sentir pronunciare quelle parole, rischiando di cadere da un’altezza tale che ci sarebbe sicuramente rimasta secca.

 

***

 

Dopo aver ottenuto delle indicazioni per le Terre della Tempesta, il giovane cavaliere - Ser Loras era il suo nome – era partito nuovamente al galoppo, lasciando la sventurata Sansa sola con la sua disperazione.

La fanciulla rimase a fissare il nulla sotto di lei finché le impronte degli zoccoli del cavallo sulla neve non furono de tutto scomparse.

Solo allora riuscì a riscuotersi e a ritrovare la forza dentro di sé per riprendere la sua instancabile attesa.

Prima di cominciare tutto daccapo, però, imbracciò con decisione un secchio di vernice.

Lisci, pensò, mentre rimetteva mano a tutti i suoi dipinti con pennellate furibonde.

Il suo principe ideale aveva i capelli lisci.

 

 

 

 

 

 

Spelonca dell’autore: Quanto mi mancava questa raccolta! Scrivere questa breve one-shot è stato sicuramente un ottimo modo per impiegare il tempo di questo freddo pomeriggio. Diciamo che io, a differenza di qualcuno, non ho tutta questa energia per fare attività costruttive… Ma è tutto sempre meglio del Greco.

Che dire, questa scemenza è ispirata alla versione Disney della favola di Rapunzel, per questo il titolo è lo stesso della prima canzone del film –quella che in pratica fa vedere come la principessa si alzi dal letto ogni mattina e abbia un’irrefrenabile voglia di cucinare, spazzare, pulire, fare il bucato et simila, quando per è già uno sforzo eroico l’alzarsi dal letto.

Come al solito, mi rimetto nelle vostre mani, sperando di avervi strappato almeno un piccolo sorriso, e soprattutto di non aver fatto una figuraccia. A presto!

 

Sono ben graditi dipinti prodotti in serie, fulgide chiome plurifunzionali e ancor più recensioni!

   
 
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