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Autore: eli_s    20/10/2015    1 recensioni
Cosa succede quando un amore sopravvive silenzioso nel tempo? Possono vent'anni dividere per sempre due persone?
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alaric Saltzman, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nadia Petrova | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Twenty years

 

 

 

Nadia Salvatore ha 15 anni, occhi scuri come la madre, stessa chioma selvaggia ma il cipiglio dello sguardo e il carattere riservato è tipico del padre.

Sente il peso del divorzio dei suoi genitori e per quanto suo padre si impegni, non riesce a proprio a sopperire alle mancanze materne.

 

Le ha allestito una stanza molto carina e semplice nell’appartamento che ha preso per loro due, perché Nadia ha preferito lui, e Damon non può che esserne contento, ma allo stesso tempo sente di aver fallito come marito.

Non è stato capace di far funzionare le cose, di tirare fuori l’istinto materno che anche in una come Kathrine era convinto ci fosse, e ora a 45 anni, Damon ha smesso di lottare per un amore consumato troppo presto, per una donna che non ne vuol sapere, per una felicità rattoppata.

Ma vuole provare a trovare un po’ di serenità nel nuovo appartamento di New York dove si è trasferito con Nadia.

 

Ha iniziato il nuovo liceo, nuovi amici, nuovi volti, nessuno che conosca la loro storia, i loro tormenti.

È stata dura, i primi tempi, e lui non aveva voglia di socializzare un po’ come sua figlia ma alla fine lei c’è riuscita e dopo i primi mesi di incertezze si è fatta qualche amica e, a giudicare dal tempo che impiega ultimamente per prepararsi prima di uscire, anche un flirt.

Non è mai stato un padre geloso, è troppo presto per preoccuparsi di chi le spezzerà il cuore e in ogni caso, lui interverrà spezzando qualcosa al malcapitato.

 

Anche adesso che la scruta mentre riordina la cucina e canticchia lo capisce che sta trovando una sorta di insperata serenità, che almeno uno di loro due ce la sta facendo.

 

Quando la piccola e giovane versione della sua ex moglie esce dalla cucina, lo raggiunge per augurargli la buona notte.

 

-Ah papà ti ricordi vero…-

-Che domani è la giornata genitori insegnanti certo tesoro-

 

 E dopo un ampio sorriso si dirige in camera sua.

 

È agitato per questo incontro Damon, non è un tipo che ama i grandi eventi, ma questa cosa è importante per Nadia soprattutto dato che è nuova e desidera davvero integrarsi.

E nell’occasione lui potrà conoscere alcune delle mamme delle sue amiche e di quel tale -Alec- che l’ha chiamata l’altra sera e lui senza volere ha un po' origliato.

Deve tutelarla sua figlia, sono affari suoi anche le telefonate da lui stipendiate.

 

Wow, si stupisce sempre quando pensa e parla come Stefan.

 

Ed è proprio suo fratello che dovrà invitare a cena a breve, sua cognata ha già iniziato a dare di matto da quando si sono trasferiti a New York, sono stati tante volte a cena da loro e Nadia ha passato del tempo coi cugini che non vedeva mai.

 

Un piccolo sorriso increspa il volto niveo che pare non risentire per niente gli anni che passano, se non fosse per l'accenno di fili argentei mescolati con la pece dei capelli.

 

 

***

 

 

1995

 

New York.

 

Stefan ha invitato lei e Caroline alla festa per il suo compleanno, ed Elena non vedeva l’ora di indossare il suo nuovo vestito a fiori per l’occasione.

Lei e Care hanno passato l’intero pomeriggio dopo scuola a girare per negozi, hanno 15 anni e questo evento è un momento importante per la loro vita sociale.

Chiude la borsetta nera di vernice e si volta per controllare i capelli.

 

Ha dovuto sorbirsi le lamentele di suo padre per la bolletta del telefono a causa delle lunghe telefonate con l’amica e per poco non ci rimetteva la libera uscita per la festa, ma i genitori non capiscono quanto sia decisivo parlare di quello che sta succedendo nella nuova stagione di Beverly Hills per non parlare dell’invito di Matt a prendere insieme un frappè.

 

Sospira lisciandosi le pieghe dell’abito e finalmente quando il campanello suona può dirigersi alla tanto sospirata festa. 

 

 

***

 

 

Present day

 

È una giornata uggiosa, di quelle di ottobre quando l’autunno litiga con gli ultimi battiti di calore estivo per subentrare definitivamente come stagione dominante; le prime piogge, il primo umido a tratti freddo che ti penetra le ossa a ricordarti che è finito il tempo dell’estate.

 

Elena si scrolla di dosso le gocce fastidiose adagiate sul suo trench blu e slaccia i bottoni di metallo mentre ripone l’ombrello nell’apposito contenitore all’ingresso.

Ogni volta che iniziano periodi di pioggia incessante –è una settimana ormai – pensa sempre che non può piovere per sempre e le torna la voglia di riguardarsi uno dei suoi film dell’adolescenza.

Un vociferio generale si staglia tra i lunghi corridoi, ritornati a lei ormai familiari nonostante negli anni siano cambiati dalla prima volta che li ha varcati.

 

Le squilla d’improvviso l’IPhone che cerca frettolosamente nella sua Vuitton, regalo di suo marito per il primo anniversario di matrimonio.

Sul display lampeggia la faccia scocciata del maggiore dei suoi due figli, evidentemente intento a protestare per il desiderio materno di scattargli una foto.

 

-Ehi tesoro-

-Mamma dove sei?-

-Arrivata, non ti preoccupare-

-No non mi preoccupo solo che...ecco-

-Oh non ti fidi proprio di tua madre!-

-Esatto-

-Ti ho promesso che non indagherò e non lo farò-

 

Elena ridacchia contro lo schermo mentre il tacco dodici dello stiletto nero di pelle batte piccoli colpi sul pavimento liscio. Intorno a lei altri genitori si stanno dirigendo nella palestra dove è stata allestita, come ogni anno, la giornata genitori insegnanti di metà semestre.

 

Ha promesso a suo figlio Alec di non indagare riguardo alla ragazzina con cui si sente spesso, lo ha beccato l’altro giorno per sbaglio mentre se ne stava tranquilla a piegare il bucato e lui credeva che non ci fosse nessuno in casa.

Ed è curiosa Elena, di sapere chi sia la ragazzina che ha regalato un sorriso a suo figlio, di recente scontroso e risentito con lei.

Non è un periodo facile per la sua famiglia e lei alle volte, la sera, si trova stanca di fingere che vada tutto bene, che non ci siano problemi.

Che sia tutto sereno come un tempo.

 

Ma Elena ha smesso ormai di essere una ragazzina sognante che crede nel grande amore.

Ha 40 anni e per quanto il tempo l’abbia resa ancor più bella, con quelle piccole rughe d’espressione un po' più marcate, lo sguardo più intenso e l’aria adulta, dentro si sente più vecchia.

 

Saluta alcuni genitori, le mamme del comitato scolastico che come sempre la implorano di tornare a farne parte, e vari professori che come lei sono diretti in palestra.

È sempre la stessa scuola infondo, e tutte le volte che ci torna è come riportata agli anni della sua adolescenza, dei poster di Bon Jovi appesi nell’armadietto, del suo cerca-persone comprato coi primi risparmi e che le fu confiscato dal preside - tutta colpa di lui ovviamente che in poco tempo l’aveva trasformata in una bugiarda e svogliata studentessa - e del diario condiviso da lei Care e Bonnie, che a ruota conservavano nei rispettivi armadietti.

 

Adesso sono tutte cresciute, Bonnie gira il mondo e loro due hanno messo su famiglia.

 

Si toglie il trench e appoggia la borsa con sopra la giacca sugli spalti della palestra, accanto a quelle delle sue amiche mamme.

I figli di Caroline sono più piccoli, lei è stata la prima a sposarsi, la prima ad avere figli, la prima ad invecchiare.

La prima in tutto.

Anche nel farsi spezzare il cuore.

 

Sospira legandosi i capelli gonfi per l’umido in uno chignon composto, scoprendo il collo e i punti luce alle sue orecchie.

Cerca con lo sguardo suo figlio che lo vede giungere da lei.

 

-Ehi-

-Ciao mamma-

-Come è andata? Vedo come sempre che hanno fatto un grande allestimento...tu hai pensato a montare?-

-Sì il preside ci ha obbligati a collaborare-

-Beh certe cose non cambiano mai-

 

Sistema il ciuffo castano chiaro di suo figlio che si ritrae, non ama essere tocchicciato dalla mamma in pubblico.

 

-Eddai mamma-

-Va bene, va bene-

-Senti il Prof Saltzman ti vuole parlare-

 

Elena cruccia lo sguardo in segno di rimprovero.

Suo figlio è uno studente modello, come suo padre d’altronde, che può avere combinato? E Ric l’avrebbe chiamata se ci fossero stati problemi.

 

-Ok-

 

Lui la saluta appena scorge il gruppetto di amici e li raggiunge.

A quel punto Elena cerca Ric nella folla e fa per raggiungerlo mentre il telefono vibra nella tasca dei suoi jeans.

Un messaggio di Caroline: perdonami, perdonami, perdonami.

 

 

***

 

1995

 

-Perdonami il ritardo fratellino, ma sai com’è sono un ragazzo impegnato-

 

Chiodo nero e sguardo indispettito, Damon da una pacca sulla spalla a suo fratello che oggi compie 16 anni. Ha fatto le corse per arrivare in tempo, tra la lezione, la litigata furiosa con Kathrine e la sbronza della sera prima non era proprio in forma.

E non impazziva nemmeno all’idea di passare un intero pomeriggio in mezzo a dei liceali che non sanno nemmeno accendersi una sigaretta e ascoltano musica pop.

Ma per Stefan è stato disposto a sopportare ragazzine urlanti che si scambiano audiocassette e parlano dei loro idoli.

 

Butta giù un bicchiere dell’unico alcolico presente -rubato dalla riserva paterna dato che ci sono solo bibite analcoliche- e si dirige in sala dove gli ospiti stanno festeggiando.

 

Se ne sta lì, sullo stipite dell’arco che divide il corridoio dal soggiorno a scrutare i presenti con fare annoiato e guarda l’orologio per decidere quanto tempo ancora restare.

Magari il tempo di buttare giù un altro bicchiere e così si volta per dirigersi verso lo studio di suo padre, ma la mossa brusca non gli ha permesso di intercettare una malcapitata ragazzina che colpisce in pieno.

 

 

***

 

 

Present day

 

Nadia fissa il cellulare.

Suo padre è in ritardo, come al solito.

Sa che non lo fa di proposito, ma lo fa. Si gira il telefono tra le mani e ogni tanto sorride alle due ragazze con cui ha legato, ancora non è totalmente parte del gruppo e finisce per assentarsi coi pensieri quando loro si lanciano in riferimenti a fatti o persone a lei estranei.

Ma un sorriso incontrollato esplode sul suo volto di bambola quando scorge due caldi occhi azzurri sotto una massa castana scomposta.

 

Alec sta parlando coi suoi amici e il suo giovane cuore fa le capriole quando sposta l’attenzione su di lei.

Sa che effetto fa al ragazzo, sa di essere molto bella Nadia.

Se c’è una cosa di cui deve essere grata ad entrambi i suoi genitori è di averle trasmesso tutti i loro geni migliori, non che esteticamente ne abbiamo qualcuno fuori posto, anzi.

La stronzaggine di sua madre è direttamente proporzionale alla sua bellezza, non per nulla sta ancora tentando di sfondare in televisione.

 

Sospira timida quando lo vede prendere la sua direzione e arrossisce al pensiero di parlarci.

Ma in quel momento, alle spalle del ragazzo, vede entrare due occhi meno caldi ma altrettanto teneri.

 

Quelli artici di suo padre.

 

 

***

 

 

Elena saluta Ric ormai invecchiato e affaticato, ma sempre contento del suo compito di insegnare storia in un liceo.

 

-Ehi, Alec mi ha detto che mi cercavi-

 

Era un giovane neolaureato quando entrò la prima volta in quella scuola e tra i suoi alunni c’era proprio lei, la piccola Elena Gilbert.

È stato quasi un padre, uno zio, un fratello maggiore anche perché molto legato a Stefan e di conseguenza lei aveva imparato a conoscerlo anche fuori dalle mura scolastiche.

 

-Sì io ecco-

 

Le sfiora gentilmente un braccio per spostarla da un gruppetto di mamme curiose e assume quella sua faccia da "mi scordato di dirti una cosa."

Sta iniziando ad agitarsi, ha scritto di sfuggita a Caroline che ancora non le ha risposto.

 

-Si tratta di Alec?-

 -Come? No lui è bravissimo-

-Credo si veda con qualcun... Tu lo sai!-

 

Lo sguardo azzurro si contrae in una smorfia imbarazzata.

 

-Dai dimmi chi è...giuro che non gli dico che sei stato tu... E’ lei?-

 

Elena indica la ragazzina verso cui sta andando suo figlio e per un attimo ha una sensazione di déjà-vu, assomiglia terribilmente a qualcuno.

Ma il suo cervello non sa proprio ricondurre quel volto ad un nome, deve essere nuova perché non l’ha mai vista prima.

 

-Elena-

 

Ric richiama la sua attenzione.

 

-C’è una cosa che non ti ho detto e-

 

Gli occhi scuri lo guardano in attesa, ma d’improvviso l’attenzione di Ric vola oltre Elena che d’istinto segue la direzione di lui girandosi verso l’ingresso della palestra.

           

 

***

 

 

1995

 

-Maledizione!-

-Il mio vestito nuovo!-

 

Gli occhi scuri di Elena contemplano la fredda chiazza alcolica che sta impregnando la stoffa del suo abito, l’odore pungente che non sa distinguere le stuzzica le narici e inumidisce gli occhi.

Vuole piangere, letteralmente.

Alza di scatto la testa pronta a sferzare una frase acida e piena di risentimento sull’idiota che l’ha urtata, ma si blocca per qualche secondo quando scorge due cieli artici imbronciati.

 

Una fronte crucciata contempla con amarezza la propria maglietta.

 

-Dannazione ragazzina!-

-Io..-

 

Elena arrossisce perché questo ragazzo bellissimo e maldestro non solo la guarda con una freddezza che le fa paura, ma perché è molto più grande di lei e si sente in imbarazzo.

Poi d’un tratto la sensazione di bagnato tocca la sua pelle quando l’abito su cui ha investito una intera paghetta si incolla addosso e sembra riprendersi.

 

-Io???E tu allora??Mi sei venuto addosso! Mi hai macchiato il vestito!-

 

Chiude le mani a pugno con le braccia rigide lungo il corpo, pronta a scattare per morderlo.

Damon adesso la guarda con attenzione per la prima volta.

La piccola ragazzina ha due occhi grandi e marroni che adesso stanno letteralmente lanciato fiamme d’ira verso di lui, le labbra piene e messe in evidenza da un rossetto color pesca nel tentativo di farla sembrare -inutilmente-più grande curvate in un broncio e scendendo con lo sguardo lentamente su questo famoso abito per cui si lamenta, trova uno scollo timido che a fatica nasconde il giovane seno pieno ed infine la stoffa umida appicciata alla pancia.

 

Elena non sa perché arrossisce di colpo, quando quegli occhi di un azzurro mai visto la percorro e tornano su di lei. Sente le guance avvamparle non sa se per l’imbarazzo o per la rabbia.

 

-Dovresti guardare dove vai-

-Sei tu che ti sei girato di scatto-

-E tu dove li puntavi quegli occhioni da cerbiatto?-

-Cos…io...come ti permetti!-

 

E Damon non sa come, ma sente un piccolo e sconosciuto sorriso increspargli le labbra e questa volta non si tratta di sarcasmo, ma ...tenerezza?

Gli occhi della ragazzina sono furenti e lucidi, si domanda se si metterà a piangere.

In effetti è zuppa di bourbon e puzza più di suo padre nei momenti peggiori.

E non sa perché improvvisamente, per la prima vota, abbia l’istinto di prendersi cura di qualcuno, di tentare di rimediare a un suo pasticcio.

 

-Andiamo-

-Cosa?-

-Vuoi passare la festa puzzando come un barbone sbronzo?-

-Certo che no ma come-

 

Damon afferra un polso di Elena, completamente avvolto da braccialetti a cerchio di vari colori e la tira dietro a se.

E la ragazzina non sa perché non riesca ad opporsi a quel tocco che le brucia la pelle.

E il suo stomaco fa le capriole.

 

Si lascia condurre lungo il corridoio fino  a che non arrivano in una camera.

 

-Ma non possiamo-

-E’ camera mia-

 

Lei lo guarda perplessa. Che sia Damon, il fratello maggiore di Stefan?

 

Lui le lascia il polso e chiude la porta alle sue spalle, Elena si trova a trattenere il fiato quando il braccio e il corpo del ragazzo la circondano per raggiungere la porta e chiuderla.

 

L’odore amaro del liquore si mischia con quello fresco del ragazzo.

 Lentamente alza gli occhi su di lui per osservarlo meglio mentre si avvia verso l’armadio.

Lo vede aprire gli sportelli e frugare in cerca di qualcosa, prende due maglie  e si volta.

 

-Metti questa-

 

Elena, ancora piantata dove lui l’ha lasciata, osserva la maglia che Damon posa sul letto, il suo letto e non sa perché la mente vola a pensieri che prima d’ora non l’avevano mai sfiorata, le guance si imporporano, la pelle si scalda e qualcosa dentro di lei si accende.

Gli occhi scuri bruciano febbrili ora che lui si sfila il giubbotto di pelle e poi la maglia.

 

E un respiro mal trattenuto le strozza letteralmente la gola, mentre di contro a lui scappa un sorriso quando la becca distogliere lo sguardo imbarazzata.

Quando si è messo la maglia pulita afferra l’altra e si avvicina alla ragazzina.

 

-Lì c’è il bagno, vai pure a cambiarti-

 

Glielo sussurra ed Elena per la prima volta fa caso al timbro roco e sommesso della sua voce e pensa che non abbia mai sentito una voce così bella.

 

-Ma è corta!-

-Perché il tuo vestitino a fiori come lo definiresti?-

 

Le lancia uno sguardo eloquente mentre una guancia viene solcata da una fossetta impertinente e lei si trova a sbuffare risentita.

Afferra la maglietta dalla sua mano e si dirige nel bagno.

 

Ed è quando il tessuto morbido e profumato aderisce sulla pelle che Elena capisce che questo odore non se lo scorderà mai.

 

 

***

 

 

Present day

 

Damon percorrere in fretta i corridoio della scuola dove è cresciuto e che non rivedeva dai tempi del diploma di suo fratello, troppi anni prima.

 

Ed è dolce amaro il sapore dei ricordi di quei giorni, non ha solo quelli dei suoi anni di liceo, ma anche di quelli di una ragazzina i cui occhi aveva relegato da qualche parte dentro di se e ora di colpo ritornato prepotenti.

Ricorda la loro ultima litigata, ricorda il suo schiaffo, le sue lacrime, la sua risata.

Il loro ballo, i loro baci.

 

Scuote la testa provando a tornare il sicuro e pacato 45enne invece del ragazzo scapestrato che era a 20 anni.

 

Tira un profondo respiro e guarda l’orologio, Nadia sarà furiosa.

Arriva nella palestra molto più moderna di quanto ricordasse e allestita per l’occasione.

 

Deve respirare perché tutt'a quella gente lo rende fobico e con lo sguardo cerca le uniche due persone che conosce, sua figlia e suo zio.

Intravede la folta chioma di sua figlia che parla con un ragazzo, magari è quel tale Alec non vede l’ora di fare il padre protettivo. Si sistema la giacca di stoffa, sua figlia gli ha proibito di presentarsi col look da bad boy e di fare il padre serio.

Con una mano si scrolla le gocce di pioggia incastrate tra i capelli brizzolati, se c’è una cosa che non gli mancava di New York erano i periodi di pioggia incessante, che adesso hanno un gusto amaro.

 

Ma tutta la sua sicurezza, la sua determinazione si infrangono contro due occhi poco più dietro sua figlia.

Due occhi che dopo vent’anni non pensava di rivedere più.

 

Elena.

 

Damon.

 

Elena resta immobile, con le labbra schiuse, il respiro che non riesce a funzionare, le gambe molli come a 15 anni in quel maledetto pomeriggio in cui si sono conosciuti e d’un tratto non è più la donna matura che ha fatto pace coi fantasmi del passato.

 

Tutte le certezze, i passi che ha fatto, la convinzione di aver perdonato e accettato.

Di non odiarlo più per le mille notti in lacrime, per il senso di tradimento, per quelle righe scritte dietro al biglietto del concerto di Madonna del '97 che le aveva regalato per i suoi 17 anni a fine giugno.

E Damon odiava Madonna, ma per lei si era abbassato con vergogna a comprare quei biglietti solo per guadagnare il sorriso di lei nel momento in cui glieli aveva dati.

Aveva sopportato le folle urlanti di ragazzine che intonavano Vogue, aveva sopportato la fila, le fan esaltate.

Tutto questo per rubarle un ti amo sotto la pioggia quando alla fine di tutto era sceso il diluvio e loro due, invece di scappare come tutti a cercare riparo, erano rimasti in mezzo al prato a baciarsi.

In compenso era riuscito ad evitare Titanic e lei si era limitata a guardarselo con Caroline almeno cinque volte.

Ed Elena non ricorda un periodo più felice e pieno di quello.

 

Tutto di lui è stato conservato in una scatola che Elena non apre da quando ce lo ha chiuso dentro, ma non ha mai avuto il coraggio di buttare niente.

Neanche la maglietta nera che le aveva prestato quel giorno e che non gli aveva più restituito.

 

 

***

 

1995

 

Elena ha dovuto spiegare il suo bizzarro abbigliamento e non ha fatto che cercare Damon nella folla.

Dopo essersi cambiata lui aveva preso il suo vestitino zuppo d’alcool con la promessa di farglielo trovare pulito prima che la festa fosse finita.

 

-Non temere ragazzina-

-Mi chiamo Elena-

 

 Lui aveva sorriso complice.

 

-Bene Elena torna pure a divertirti ci penso io-

 

E così ha atteso non sa nemmeno cosa fin quando la casa non si è svuotata e lei non è entrata nella stanza di Damon furtivamente qualche ora dopo, trovando con stupore il suo vestito avvolto nel telo della lavanderia.

Appeso c’era pure un biglietto che lei non butterà mai.

 

"Non ho mai fatto il bucato per nessuno, vedi di non scordarlo Elena. D"

 

E dopo aver arrossito violentemente Elena si è guardata intorno cercando un pezzetto di carta su cui scrivere la sua risposta.

 

"Mandami pure il conto, non vorrei avere debiti con un Salvatore."

 

Lasciandogli il suo numero del cerca-persone.

Si morde il labbro incerta di quella mossa azzardatissima che le avrebbe cambiato la vita.

Eppure era solo un numero, lasciato con l’ingenua speranza di non sapeva bene cosa.

Si era cambiata e aveva tenuto quella maglietta senza restituirgliela mai più.

 

 

*************************************************************

 

 

Ciao a tutte!!!

 

Lo so lo so che sono indietro con l’altra mia storia, ma in una settimana non so come ho partorito questo strano esperimento, in modo tra l’altro talmente veloce che l’ho quasi finita per questo consterà di pochi capitoli!!!

 

Abbiamo un Damon ed Elena versione 40, adulti, maturi con figli adolescenti, che si ritrovano dopo ben vent’anni.

Attraverso piccoli flashback racconto alcuni momenti salienti della loro storia, di quando erano ragazzini e di come le cose siano andate male.

 

Spero che si capiscano i vari salti temporali e mi perdonerete se ho toppato su qualche anacronismo o fatti del passato, ma nel ’95 ero piccola quindi non ho idea di come vivessero gli adolescenti all’epoca!

 

Attendo i vostri commenti e vi prometto che mi metto sull’altra mia ff in sospeso!

 

Baci

Eli

 

 

 

 

   
 
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