21/10/2015
2 recensioniDi viola al crepuscolo
Non voltarti.
Un riflesso di luce viola si spegne tra i capelli di Chihiro, riapparendo poi all’ondeggiare di ogni suo passo di corsa. Le spalle della bambina non sono più esili come al loro primo incontro nella città degli spiriti; nella sua schiena dritta Kohaku legge la stessa risolutezza che li ha salvati dalla maledizione.
Non voltarti, ripete la sua mente. Non ha bisogno di dirlo a voce alta; già sa che lei manterrà quella promessa.
Voltati, si augura però, altrettanto silenziosamente.
Non voltarti.
La mente glielo ripete col suono della propria voce. Le scaglie della sua pelle di drago si tingono del viola chiaro del cielo al tramonto. Kohaku vola verso sud seguendo il percorso del treno; ne indovina le curvature leggere sui binari, le fermate intermedie, il suono sferragliante del motore che riparte. Il rumore della risacca contro le rotaie lo accompagna nei giorni di bassa marea, quando si sente così debole che anche il sangue sembra scorrere più lentamente.
Il treno viaggia in un'unica direzione, fermandosi al capolinea come se fosse in attesa di altri passeggeri. La notte tinge il cielo dello stesso nero del mare calmo.
Al sorgere del sole il viola ritorna, ma il vagone è ancora immobile. Kohaku sa che sparirà non appena distoglierà lo sguardo.
Voltati, pensa, rivolto al treno, e una memoria antica gli torna alla mente; ha il sapore amaro di qualcosa di ormai troppo lontano, così distante che è impossibile ricordarlo.
«Voltati» dice.
Gli fa eco solo il viola dell’alba.
Un riflesso di luce viola si spegne tra i capelli di Chihiro, riapparendo poi all’ondeggiare di ogni suo passo di corsa. Le spalle della bambina non sono più esili come al loro primo incontro nella città degli spiriti; nella sua schiena dritta Kohaku legge la stessa risolutezza che li ha salvati dalla maledizione.
Non voltarti, ripete la sua mente. Non ha bisogno di dirlo a voce alta; già sa che lei manterrà quella promessa.
Voltati, si augura però, altrettanto silenziosamente.
Non voltarti.
La mente glielo ripete col suono della propria voce. Le scaglie della sua pelle di drago si tingono del viola chiaro del cielo al tramonto. Kohaku vola verso sud seguendo il percorso del treno; ne indovina le curvature leggere sui binari, le fermate intermedie, il suono sferragliante del motore che riparte. Il rumore della risacca contro le rotaie lo accompagna nei giorni di bassa marea, quando si sente così debole che anche il sangue sembra scorrere più lentamente.
Il treno viaggia in un'unica direzione, fermandosi al capolinea come se fosse in attesa di altri passeggeri. La notte tinge il cielo dello stesso nero del mare calmo.
Al sorgere del sole il viola ritorna, ma il vagone è ancora immobile. Kohaku sa che sparirà non appena distoglierà lo sguardo.
Voltati, pensa, rivolto al treno, e una memoria antica gli torna alla mente; ha il sapore amaro di qualcosa di ormai troppo lontano, così distante che è impossibile ricordarlo.
«Voltati» dice.
Gli fa eco solo il viola dell’alba.
21.10.2015
Questa flashfic è stata scritta nell'ambito dell'evento La corsa delle 48 ore organizzato dal forum La torre di carta partendo dal prompt Poi si gira, se ne va, scompare e mi lascia solo. Purtroppo quello che mi ha suscitato non se lo porta via. Resta dentro di me a scavare e a nutrirsi di fiato. ("Appunti di un venditore di donne" di Giorgio Faletti), parzialmente riportato nell'introduzione.
Ogni tanto scrivo cose deprimenti, sì? :D Scusatemi tanto.
Kuruccha