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Autore: SagaFrirry    21/10/2015    2 recensioni
Asteria è un pianeta diviso in 10 territori identici, ciascuno dei quali è governato da un diverso elemento. Questa storia narra le avventure attorno ad un mondo fantastico popolato da creature legate a Luce, Fuoco, Metallo, Terra, Roccia, Oscurità, Acqua, Ghiaccio, Aria ed Elettricità. Per compiere una missione di fondamentale importanza per la sopravvivenza del pianeta, creature estremamente diverse e solitamente rivali dovranno allearsi. Fra difficoltà, risse, assurdità e personaggi strambi, i dieci regni li attendono. Scritto nell'ormai lontano 2011, vede comparire alcune creature della trilogia "città degli Dei" (capitemi..è la mia prima storia, ci sono affezionata!) e tutti (e dico TUTTI) i personaggi presenti in questa storia sono persone reali. Amici, parenti, ex fidanzati..ovviamente modificati a dovere. Li vorrei ringraziare tutti ma non ho molto spazio. Spero vi divertiate, come io mi sono divertita a scrivere.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Asteria: il pianeta dei dieci elementi

 

PROLOGO

 

Asteria. Io sono nato nel Regno della Luce del pianeta Asteria. I suoi dieci territori, che precisamente e perfettamente dividono l’intera superficie del Mondo in dieci spicchi uguali, facendolo rassomigliare ad una grossa arancia, per me sono un impeccabile esempio di come natura, magia ed umanità possano convivere.

Luce, Fuoco, Metallo, Terra, Roccia, Oscurità, Acqua, Ghiaccio, Aria ed Elettricità possiedono ugual misura di territorio e potere sul pianeta, con un regno proprio, una capitale ed un re. L’Oscurità si estende su un lato che raramente, quasi mai, è illuminato da Sirona, la nostra stella. Al contrario, il regno della Luce non è mai abbandonato dai suoi raggi.

Il dominio del Fuoco si estende lungo uno spicchio ricco di vulcani attivi e calore vivo. Metallo e Fuoco sono due territori alleati, dando il primo la materia prima ed il secondo la temperatura necessaria per forgiare armi e moltissime altre cose che poi vengono rivendute lungo tutto il Pianeta. La Terra è la zona più fertile di Asteria, l’Acqua il suo oceano…ogni regno è importante quanto pericoloso, se dovesse dominare sugli altri. Per questo, laddove questi spicchi si incrociano, su due punti lungo l’asse dell’Equatore, sono stati eretti tempo fa due edifici identici, custoditi da creature gemelle e potenti, figlie della magia stessa di Asteria. Leggende narrano che la loro nascita risale al giorno della creazione. Sono magia ed energia pura, e per questo al di sopra d'ogni re, principe, o abitante del Mondo. Il loro compito è mantenere l’equilibrio fra le diverse forze e fare in modo che nessuno prevalga sull’altro. Ruolo infelice e complicato, a mio avviso, essendoci odio e fastidio più che evidente fra diversi reami. Solo grazie alla loro grande forza ed autorità riescono a prevalere. Sono potenti. Potenti ma vincolate all’edificio che le ospita per volontà della divinità creatrice del Pianeta. La loro libertà, infatti, creerebbe uno scompenso nel perfetto gioco di forze di Asteria che diverrebbe difficile da gestire. Non hanno un nome, o perlomeno io non ne sono a conoscenza. Gli abitanti di questo Mondo si limitano a chiamarli il “Signore dell’Est” ed il “Signore dell’Ovest” e anche questa definizione immagino sia relativa, non essendoci cartine ufficiali di Asteria ma solo piantine singole per ogni regno e quindi soggette a diversi punti di vista. In effetti, potrei lavorarci io su un progetto del genere…

Mi chiamo Efrehem e, come detto prima, sono un abitante del regno della Luce.

Ho avuto la fortuna di nascere in uno dei territori più pacifici del pianeta, essendo i suoi abitanti illuminati non solo dalla luce di Sirona ma anche dalla forte luce della conoscenza e passiamo più tempo sui libri a studiare piuttosto che a pensare ad altro, tipo dominare il Mondo. Questo non è un aspetto sempre positivo, come potete pensare…ho avuto modo di provare sulla mia pelle che solo con la lettura e lo studio non si arriva lontano come precedentemente credevo.

Stiamo un po’ per conto nostro, non partecipiamo attivamente alla maggior parte di ciò che accade per Asteria. Possiamo definirci “neutrali”…anche se credo che “menefreghisti” sia il termine giusto. Altri, come gli abitanti del Fuoco, ci definirebbero “codardi”.

Immagino che il nostro temperamento dipenda molto anche dalla divinità che regna sul nostro spicchio di pianeta. Ogni elemento ne ha uno, anch’esso motivo di guerra e bisticci di varia natura fra abitanti di credo diverso, e molti tendono ad ignorare che a dominare su tutto c’è la Creatrice, colei che ha dato vita fisicamente ad Asteria, per poi darla in “affidamento” a diversi suoi colleghi. Di certo gli elementi e le divinità influiscono sul nostro carattere e, ovviamente, sul nostro aspetto fisico. Pur avendo una “base” comune, ogni regno ha una tipologia specifica di abitante che si differenzia dagli altri. Alcuni per un’inerzia, come il Ghiaccio dove le differenze sono per lo più interne per permettere di sopravvivere alle basse temperature, altri sono difficilmente classificabili come esseri con un corpo specifico, come gli abitanti del mondo dell’Oscurità, che son poco più che ombre con gli occhi.

Di certo queste differenze non aiutano a creare una convivenza pacifica, ma alimentano la paura e la diffidenza. Per questo, nella maggior parte dei casi, i regni non hanno contatti fra loro ed ognuno provvede per sé, senza correre il rischio di incappare in “incidenti diplomatici” con conseguente rissa fra regnanti e richiamo finale dei Signori dell’Est e dell’Ovest. Solo la loro presenza ha evitato ad alcuni elementi di non autodistruggersi dopo l’ennesima guerra. Ce ne sono state ma, come detto, per fortuna non hanno mai toccato il regno della Luce, protetto più che mai dai due Signori perché custode di moltissimi libri e conoscenze preziose. Siamo, diciamocelo, un po’ privilegiati…chi penso io del regno del Metallo userebbe un termine molto meno elegante, che ha a che fare con la parola “raccomandati”, ma leggermente più volgare.

Questa è la storia di un viaggio, un viaggio che ha cambiato tutti coloro che lo hanno intrapreso ed il Pianeta stesso. Ogni cosa ha preso una via differente da quel giorno non molto lontano, che sia verso il positivo o il negativo ancora non lo so. So solo che la mia vita, come quella di molto altri, è mutata radicalmente e ancora mi batte forte il cuore al solo ricordo di tutto ciò che io ed i miei compagni abbiamo vissuto.

Tutto è iniziato in uno dei palazzi sopraccitati, uno di quelli costruiti sul punto di incontro dei dieci regni, precisamente nella dimora di colui che noi abitanti della Luce definiamo il Signore dell’Est.

 

I

 

Il palazzo del Signore dell’Est era di forma circolare e di color grigio chiaro, illuminato da fievoli candele lungo le zone prive di finestre. Ozymandias, re dell’Oscurità, risiedeva nell’unico punto in cui non vi era nessuna apertura né luce e restava immobile, in attesa di un qualche evento che spezzasse il silenzio. I dieci regnanti dei dieci diversi spicchi di Asteria erano stati convocati in quell’edificio neutrale, suddiviso anch’esso in dieci parti uguali. I loggioni in cui erano accomodati erano rialzati, permettendo una visuale completa degli altri reali presenti, e sufficientemente distanziati in modo da evitare ogni contatto fisico fra i partecipanti di quella riunione straordinaria. Ognuno di loro poteva accedere all’unica sala tramite una stretta scala in pietra che si presentava davanti a loro dopo una porta ad arco, di cui solo il regnante aveva la chiave. Le dieci porte avevano dieci colori diversi, più per dare un tocco artistico alla cosa che per una reale ragione, così anche le chiavi avevano forme, consistenza e colorazione differente. I presenti le portavano al collo, legate ad una pesante ed elegante catena in tinta. Zameknenit, il giovane re del regno dell’Aria, era il più nervoso. Si guardava attorno con i suoi occhi blu scuro, come spaventato per ciò che poteva accadere. Quella era la sua prima convocazione presso uno dei Signori e non sapeva cosa aspettarsi. Inoltre non amava molto restare a lungo in luoghi troppo chiusi e quell’edificio, a suo avviso, non aveva sufficienti finestre. Notò lo sguardo d’odio e fastidio che gli stava rivolgendo Vehuya, il re del Fuoco, e la cosa lo innervosì ancora di più. Si passò le mani fra i capelli rossi, che gli si rizzavano sulla testa in ciuffi appuntiti, e si accorse che l’unico rumore che si poteva udire erano le piume che aveva sulle braccia, di colore verde, che sfregavano sulla pietra della semisfera che lo ospitava. Si impose di non muoversi più ed incrociò le mani fra loro.

“Non volare via, pulcino” lo schernì Vehuya, con un largo sorriso.

Zameknenit non rispose, si limitò a lanciargli a sua volta un’occhiataccia. Anche perché aveva davvero il desiderio di volare via dalla finestra che aveva alle spalle…poteva farlo, le sue braccia alate glielo permettevano, ma continuò a ripetersi nella testa di non farlo e rimase seduto.

La risatina di Vehuya lo irritò ancora per un po’ e riecheggiò nell’edificio. Gli occhi rossi di quell’uomo erano inquietanti e spiccavano sul suo viso, pieno di cicatrici ed incorniciato da una massa di capelli scuri, tenuti assieme in una treccia. Non dimostrava l’età che aveva, almeno una settantina d’anni, quasi il doppio di Zameknenit che ne aveva poco più di trenta.

“Suvvia, Vehuya! Non prendere in giro il povero Zameky…è solo un ragazzo!” parlò Jovihann, la regina del Metallo.

“Zameky??!!” si indispettì il re dell’Aria a quelle parole.

“Hai ragione, mia alleata…” convenne Vehuya, ignorando il fastidio del giovane, lanciando un’occhiata alla regina che lasciava trasparire di che tipo di alleanza ci fosse fra di loro “…non ne vale la pena. Stuzzicarlo non dà soddisfazione”.

“Non avere paura, Zameknenit. Non accadrà nulla di pericoloso…” tentò di tranquillizzarlo Midir, regina della Terra, ma il signore dell’Aria si mostrò offeso dal suo atteggiamento iperprotettivo ed incrociò le braccia, borbottando un “io non ho paura” poco convinto.

La regina non parve apprezzare quel gesto e si rabbuiò, infilando parte della testa nella sciarpa che portava attorno collo per il freddo. Socchiuse gli occhi viola ed iniziò una serie di esercizi di respirazione per ritornare alla sua solita calma.

“Io mi sto annoiando…” protestò Taranis, il re del regno dell’Elettricità, famoso per non riuscire a stare fermo per troppo tempo.

“Come sempre…” ribatté Nerektan, regina dell’Acqua.

“Non serve stuzzicare!” le fece notare Rocana, signora del Ghiaccio.

Eranoranhan, il re della Roccia, spaparanzato sul suo seggio di pietra, evitava di guardare verso il basso per non pensare al fatto di essere sospeso per aria dentro un semiuovo grigio. Si limitava ad osservare gli altri senza dire una parola, attento a non innervosirsi troppo o perlomeno di non farlo notare agli altri.

“Ma è vero…non ha capacità di controllo!” sbottò Nerektan, riferendosi al re dell’Elettricità.

“Non sono affari tuoi!” sibilò Taranis, facendo scintillare qualche piccola scossa fra i suoi capelli zigzagati e fluttuanti, di colore quasi bianco.

“Non serve che fai pesare a tutti che ti annoi, come fai ad ogni riunione!” rimbeccò l’Acqua.

“Fai a meno di venire, madama pesce!” si limitò a dire Taranis, incrociando le braccia e riferendosi alla pelle squamata della regina Nerektan.

“Ma come ti permetti di commentare l’aspetto degli altri tu, che sembra ti sia infilato le dita nella presa della corrente?!” commentò Rocana.

“Parla quella che va in giro come una puttana in saldo” borbottò Jovihann, tintinnando con tutti i braccialetti e le catene di metallo che portava alle braccia.

“Io sono vestita poco, carina, perché sono abituata a temperature ben più basse di quella che c’è qua dentro! E comunque pensa per te…sembri un fantasma con tutte quelle catene…dove tieni la palla al piede? E quand’è che te ne vai passando attraverso il muro?” le urlò la signora del Ghiaccio.

Ozymandias scoppiò a ridere. E scese il silenzio. La risata del re dell’Oscurità era inquietante, profonda e vibrante. Nascosto nell’ombra della sua postazione, si poteva vedere solo la luce argentea dei suoi grandi occhi leggermente sporgenti.

Friedrik, re della Luce, sospirò. Si reggeva gli occhiali con la mano destra e guardava fisso verso l’alto, in cerca di un qualche aiuto nascosto chissà dove.

“Problemi, Friedrik?” parlò Ozymandias.

“Certo, mio caro. Non è possibile che riusciate sempre a trovare una qualsiasi stupidaggine per poter litigare. Mai una riunione in cui non saltano fuori beghe o risse…è possibile che ciò accada almeno per una volta? Una convocazione in cui possa regnare la pace?”.

“Certo che no, Friedrik! Siamo elementi opposti, contrastanti, nemici! È normale che litighiamo! Per non contare tutto ciò che è successo nel passato…” commentò Vehuya, lanciando uno sguardo infuocato a Zameknenit, che si accucciò inconsciamente, fra le risatine di Ozymandias.

“Siete dei bambini” scandì bene Midir.

“Non so come non darVi ragione, regina della Terra” fu la risposta di Friedrik.

“Lecchino. Cosa speri di ottenere alleandoti con la Terra?” insultò Jovihann.

“Di certo non quello che ottieni tu con il Fuoco…e poi dai a me della puttana!” ribatté Rocana.

“Quanto casino inutile…” parlottò Eranoranhan.

“Hai detto qualcosa, re dei sassi?!” si sentì dire dall’angolino in cui si era rannicchiato il re dell’Aria, che meglio di chiunque altro riusciva ad ascoltare le voci ed i suoni che si propagavano nel suo elemento.

Il re della Roccia rimase immobile, consapevole delle conseguenze che poteva provocare un suo attacco d’ira, con la sua grossa corporatura e con i muscoli dello stesso materiale del suo elemento sovrano, con un colore quasi uguale alla semisfera che lo conteneva.

“Basta!” tuonò qualcuno.

Tutti si guardarono, pronti a controbattere, ma pareva che nessuno di loro avesse aperto bocca.

“Sono stato io a parlare” continuò la voce.

Proveniva dal basso e tutti, tranne Eranoranhan, che soffriva di vertigini, si sporsero per vedere da dove provenisse. Dal punto d’incontro di tutti gli spicchi dei dieci regni, ben tracciati sul pavimento, stava emergendo una figura.

“Il Signore dell’Est?” azzardò Zameknenit.

“Esatto, re dell’Aria. Non ho mai avuto il piacere di incontrarVi precedentemente, dato che questa è la Vostra prima riunione. Condoglianze per Vostro padre, era un grande re. Io sono il Signore dell’Est. Benvenuti, tutti quanti, nella mia dimora, nella mia prigione, nel mio territorio… Come sempre vi trovo a litigare fra di voi…”.

“Se no che divertimento c’è…?” commentò, sarcastico, Ozymandias.

Il padrone di casa scosse la testa, con un mezzo sorriso. Era tutt’uno con il pavimento sottostante e si muoveva come se fosse una massa informe. Vagamente si intuiva quale fosse la sua testa, anche se si distinguevano chiaramente gli occhi, che mutavano continuamente di colore. La bocca la si poteva intravedere solo quando l’apriva per parlare. Guardò tutti i presenti, in modo da zittirli del tutto, incutendo in loro il rispetto ed il timore che voleva e meritava. Quando finì di emergere, pur rimanendo senza stacchi dal suolo, era ben visibile da tutti i reali anche se questi restavano seduti, come preferiva fare il re del regno della Roccia. Nessuno parlò per alcuni minuti, forse una tecnica del padrone di casa per valutare se erano in grado di non litigare e fare silenzio.

“Come in ogni altra occasione in cui vi ho convocato, non è per giocare o per fare quattro chiacchiere. Sapete bene che queste riunioni non sono piacevoli, né per me né per voi. Oserei dire che vi detesto sotto certi aspetti…sempre a litigare per delle quisquilie e non notate le questioni e i problemi molto più importanti che vi circondano”.

I presenti si guardarono fra loro con aria interrogativa, riuscendo a non parlare. Di solito venivano chiamati per sedare guerre e situazioni delicate che, però, al momento, non c’erano. Era una cosa piuttosto rara ma, da una decina di anni, non vi erano guerre su Asteria.

“A cosa Vi riferite?” ebbe il coraggio di chiedere Friedrik.

Il re del regno della Luce si trovava nel punto più luminoso della stanza, anche perché emetteva luce lui stesso, ed era il più anziano dei presenti. Per questo, probabilmente, aveva avuto la forza di azzardare una domanda. Fissava, con i suoi grandi occhi arcobaleno, il Signore dell’Est in attesa di risposta. Il Signore rispose al suo sguardo e gli sorrise. Il re si sistemò la barba bianca e contraccambio il sorriso.

“Friedrik, caro mio…come va in famiglia? Ti trovo…invecchiato”.

“Perché siamo stati convocati?” insistette il re della Luce.

“Ricordi la prima riunione a cui tu fosti presente?”.

Friedrik annuì, nonostante fossero passati più di cinquant’anni. All’epoca era un ragazzo che sfiorava i vent’anni di vita e di certo l’agitazione di quel giorno non l’aveva scordata.

“Quel giorno vi avevo convocato per stabilizzare la situazione fra Ghiaccio e Roccia…” quella frase provocò uno sguardo d’odio fra i due rappresentanti di quegli elementi “…e feci una cosa che calmò gli animi. Te la ricordi?”.

“Sì…con le loro magie, creaste una cosa meravigliosa. Una pietra trasparente, pura, grande, luminosa e bellissima, a dimostrazione che con l’uso della magia avrebbero potuto plasmare qualcosa di stupendo insieme, invece di tentare di distruggersi a vicenda”.

“Bravo. Hai buona memoria…ebbene, una cosa del genere non mi è più possibile farla”.

“Ma…come…”.

Il Signore dell’Est si allungò in modo da sembrare provvisto di braccia e le puntò verso il rappresentante della Roccia e la regina del Ghiaccio. I due urlarono, avvertendo chiaramente che il Signore ne stava risucchiando la magia, e non riuscirono ad opporre resistenza. Fra le due escrescenze simili a braccia si iniziò a formare una forte luce, che fece ringhiare di fastidio il re dell’Oscurità, e si formò una pietra bellissima ma molto piccola.

“Che significa? Perché una pietra così? L’altra volta era parecchio più grossa” volle sapere Friedrik.

“Lo so bene. Non è colpa dei due regnanti e nemmeno mia. È il pianeta stesso che ha qualcosa che non và”.

La risposta e la reazione dei presenti si espresse in un mormorio vago, parlottando fra loro o con il vicino più prossimo, in cerca di risposte, pronunciando delle domande che non avevano il coraggio di rivolgere al Signore dell’Est, nessuno alzò la voce.

“Come vi dicevo prima…” riprese il padrone di casa, dopo aver riassorbito le braccia ed adagiato in terra la piccola pietra “…se non foste così impegnati a bisticciare fra di voi, vi sareste accorti di queste discrepanze nella magia. All’inizio erano piccole ed ignorabili, ma ora sono davvero fastidiose per l’equilibrio di Asteria. Ho atteso e sperato che la cosa si sistemasse da sola ma, vedendo che la situazione peggiorava invece di migliorare, vi ho convocati tutti quanti”.

“E noi…che cosa possiamo fare?” azzardò Zameknenit, mostrandosi preoccupato.

La magia era una componente fondamentale nella vita di ogni singolo abitante del Mondo e creava non poco disagio l’idea che potesse non essere più disponibile oppure che mutasse, creando qualcosa di distorto rispetto al passato.

“Giusto…che possiamo fare? E a cosa sono dovute queste discrepanze?” aggiunse Taranis, mandando brevi scintille elettriche tutt’attorno alla sua postazione.

“Sì, e quali conseguenze porteranno?” domandò Nerektan, stringendo fra loro le mani palmate, mostrando la sua evidente agitazione.

Il Signore dell’Est non rispose subito. Questo aumentò la tensione fra i regnanti, che iniziarono a guardarsi fra loro con sospetto, pronti ad accusarsi a vicenda di ogni cosa.

“Se la situazione dovesse restare l’attuale…” si decise, infine, a parlare la creatura dell’Est “…cioè se la magia continuasse a degenerare e diminuire a questo ritmo, perché è questo sostanzialmente ciò che sta accadendo, giungeremo ad un punto di non ritorno. Questa forza così importante per noi tutti, finirebbe col compromettersi e danneggiarsi irreparabilmente, portando pessime conseguenze ad Asteria ed a tutti i suoi abitanti. Vi ricordo che tutto questo…” parlò ruotando gli occhi, riferendosi all’intero pianeta “…si basa su delicati equilibri magici”.

Fece una pausa, più lunga delle precedenti.

“Sì ma…noi che dovremmo fare?” sbottò Ozymandias, spazientito da tutti quei silenzi, tamburellando le dita d’ombra sulla roccia.

“Dobbiamo intervenire subito, prima che sia troppo tardi”.

“Come?” incalzò il re dell’Oscurità, essendosi il padrone di casa di nuovo fermato.

“Io ed il mio gemello, il Signore dell’Ovest, siamo giunti alla stessa soluzione. È pericolosa, e non sappiamo a quali reali conseguenze porterà, ma abbiamo vagliato ogni possibile soluzione e questa è l’unica via che abbiamo per uscirne”.

“Spiegati. E si sa quali siano le cause?”.

A parlare era stato Eranoranhan, re della Roccia, che sapeva di non essere in grado di restare calmo ancora a lungo.

“Le cause sono i mezzosangue” affermò l’Est, quasi con solennità.

“Mezzo cosa??!!” quasi urlò Zameknenit, per la prima volta convinto di non aver sentito bene.

“Mezzosangue. Creature figlie di due diversi elementi”.

“Possibile?! Possono nascere ed esistere creature simili?” si stupì Midir.

“Madama della Terra, possono esistere e ne esistono. Da quanto ne so e mi è dato sapere, non sono nemmeno tanto poche. Altrimenti l’equilibrio magico non sarebbe così pesantemente compromesso. O sono tante, o sono molto potenti. In entrambi i casi è meglio intervenire”.

“Le uccidiamo tutte?” propose Taranis, sempre piuttosto sbrigativo.

“Ma no, stupido!” lo contraddisse Ozymandias “E se poi ce ne sono altre nascoste? Meglio catturarne un gruppetto e torturarle, in modo da essere sicuri di averle sterminate tutte!”.

“Nessuna di queste è la soluzione!” li fermò il padrone di casa, con uno sguardo di vivo rimprovero.

“Ma…come possono esistere simili creature? Chi le ha generate?” si informò Friedrik, il più curioso e desideroso di ampliare le proprie conoscenze fra i presenti, com’era tipico degli abitanti del regno della Luce.

“Evidentemente le avete generate fra di voi!” sbottò il Signore dell’Est, ma si corresse subito notando come tutti si stessero per accusare “Non fra di voi in senso stretto! Intendo dire che, fra la popolazione dei vostri regni, ci devono essere stati dei contatti. Alcuni elementi si combinano particolarmente bene assieme, come Roccia e Terra o Ghiaccio e Acqua, e devo dire che le loro unioni non sono motivo di grosse preoccupazioni”.

“Allora dove sta il problema?” disse Vehuya, impetuoso come il suo elemento di fiamma.

“Il problema sta nelle unioni non compatibili. Finché parliamo di Acqua e Ghiaccio non si hanno grossi scompensi perché entrambi si basano sugli stessi principi magici. Ma se ad unirsi e generare sono, ad esempio, Roccia ed Aria, la cosa si fa più complicata perché si viene a creare la coesione di due magie opposte che si devono fondere per poter convivere in quella creatura, provocando gli scompensi di cui prima parlavo”.

Zameknenit, re dell’Aria, ed Eranoranhan, re della Roccia, si guardarono quasi con disgusto.

“Come può una leggiadra creatura dell’Aria unirsi con un sasso ambulante com’è un qualsiasi abitante di Roccia?” si domandò Zameknenit.

“Sì, infatti. Una cosetta insignificante nata nell’Aria non può di certo sopravvivere ad un rapporto con una Roccia. Si spezzerebbe subito” convenne Eranoranhan.

“Sentite…non mi riguarda come la cosa avvenga fisicamente…ma in qualche modo è successo e fra elementi molto distanti fra loro, se non opposti, che hanno provocato queste correnti avverse al normale flusso di energia, indebolendo tutta la magia del pianeta” concluse il Signore dell’Est, abbassandosi leggermente, come ad indicare che era stanco di discutere.

Gli opposti nella sala si fissarono, in silenzio, lasciando spazio a mille domande. Poteva il calore e l’irruenza del Fuoco unirsi al freddo ed alla staticità del Ghiaccio? O la luminosa Elettricità avere qualcosa a che fare con la profonda Oscurità? Nessuno poteva realmente crederci ma, se era il padrone dell’Est a dirlo, dovevano crederci e fidarsi.

“Forse è colpa dell’Oscurità…quelli sono famosi per essere degli incantatori” azzardò Jovihann, rompendo il silenzio e dicendo ciò che in molti pensavano.

“Ma…come osi?!” ringhiò Ozymandias, mostrando tutta la sua ira alla regina del Metallo, aumentando il volume dell’ombra che lo componeva.

“Suvvia, Ozymandias…lo sai meglio di me che sei in grado di mutare il tuo aspetto a tuo piacimento. Puoi ricreare perfettamente chiunque di noi con il corpo. Inoltre siete fra i più abili nella manipolazione delle arti magiche. Riuscireste facilmente a convincere chiunque che siete una creatura diversa da quello che siete”.

“Perché dovrei mutare per andare ad infilarmi nel letto di uno qualsiasi di un’altra razza? La mia mi sta benissimo! Tu, piuttosto, sei famosa per i tuoi rapporti diciamo amichevoli con Vehuya…”.

“Dove vuoi andare a parare?” si insospettì Vehuya.

Ozymandias fece per ribattere ma non sapeva come. Era consapevole che quelli della sua specie, volendo, avrebbero potuto effettivamente mutare ed era inutile pensarla diversamente. Riguardandosi si resero conto che nessuno poteva chiaramente dichiararsi esente da colpe per tutta la sua gente. Era un problema comune che richiedeva una soluzione comune.

“Qual è la soluzione?” mormorò Friedrik, alzatosi in piedi e tenendo le braccia incrociate.

La sua corona bianco latte brillava, illuminata dalla luce che entrava dalle sue spalle e che creava lui stesso, spiccando sui capelli una volta biondi, ora quasi del tutto dello stesso colore della corona. Aveva un’aria solenne e preoccupata. Vehuya imitò il suo gesto, alzandosi a sua volta, e giocherellando con la lunga barba scura ed intrecciata, incalzando il padrone di casa a fornirgli una soluzione al problema. Quasi tutti si alzarono, tranne il re della Roccia che restava ben ancorato al suo trono, in attesa delle parole dell’Est, che però tardavano ad arrivare.

“Tutto questo necessita un’alleanza” furono le parole del Signore, seguite da un altro, interminabile silenzio, che irritò tutti i reali, compresi quelli famosi per la loro pazienza come Midir e Nerektan.

Iniziarono guardarsi fra loro, perfino la Roccia ora era in piedi. Come potevano creature così diverse anche solo pensare di allearsi? Erano nemici fin dalla nascita di Asteria, come potevano andare d’accordo? E qual’era il piano dei due Signori, di cui il padrone di casa stesso aveva paura di parlare? Si fissavano. Occhi infuocati, profondi, sporgenti, enormi, coloratissimi, vuoti, argento…solamente notando le differenze nei loro sguardi capivano che un’alleanza era impossibile. Erano troppo diversi. Appartenevano a razze troppo distanti fra loro per cooperare. Gli Alati dell’Aria, con le loro piume che spuntavano sulle braccia riccamente tatuate, potevano davvero avere buoni rapporti con la pelle che pareva di pietra degli abitanti della Roccia? E tutti gli spuntoni metallici che si presentavano sul corpo della popolazione del regno di quell’elemento come potevano sintonizzarsi con la guizzante elettricità che sempre circondava quelli come Taranis? Le squame, il colore bluastro e tutte le creste, membrane e pinne dell’Acqua, cosa avevano a che fare con le piante, i fiori ed i germogli che presentava la Terra sulla pelle? No, giunsero alla conclusione che erano troppo diversi per pretendere di collaborare pacificamente. Il Signore dell’Est parve intuire quei pensieri perché parlò come se le loro menti avessero pronunciato apertamente quel concetto.

“Che vi piaccia oppure no, mi spiace, ma dovete allearvi. È l’unico modo”.

“Ed il piano qual è?” parlò Rocana.

“Non spetta a voi portarlo a termine. Voi siete i regnanti di questo Mondo ed il vostro compito è fare ciò che avete fatto fin ora: i re e le regine. Siete stati scelti per governare perché i più forti, dal punto di vista magico e fisico, chi più da un lato e chi più dall’altro, fra la vostra gente e questa forza si trasmette, generazione dopo generazione, tramite il vostro sangue. Intraprendendo il viaggio che sto per proporvi, vi allontanereste per troppo tempo e si creerebbe il panico”.

Si fermò un attimo per riprendere fiato, apparentemente, in realtà voleva verificare le varie reazioni fra il suo “pubblico”. Si decise a riaprir bocca quando noto gli sguardi d’odio che gli stavano lanciando i convocati.

“Ciò che dovete fare e scegliere, fra la vostra discendenza o fra chi vi è più vicino, guardie del corpo o potenti soldati ad esempio, una persona adatta ad intraprendere un difficile viaggio attorno al pianeta, assieme ai nove rappresentanti degli altri regni, per portare a termine la missione che, forse, ci permetterà di rimettere in ordine Asteria”.

“Di che missione si tratta?” domandò Taranis.

“Anche se voi non ne venite a conoscenza non ha importanza. Sappiate che dovranno raggiungere i luoghi proibiti e se falliranno non avremo altre possibilità”.

Gli sguardi allarmati dei regnanti fecero sorridere il Signore dell’Est, quasi sadicamente. Sapeva quanto terrore provocava in ognuno di loro le parole “luoghi proibiti”.

“Avete un mese di tempo a partire da oggi” riprese a parlare “Scegliete colui, o colei, che riterrete più idoneo a questo delicato compito. Fra un mese esatto li attende mio fratello, il Signore dell’Ovest, per mostrar loro la missione nei dettagli”.

“Che caratteristiche deve avere il prescelto?” domandò la regina della Terra.

“Forza, coraggio, determinazione, magia, rapidità, destrezza, intelligenza…dev essere ciò che meglio personifica il vostro elemento. Ricordate che faranno parte di una squadra e quindi, di conseguenza, non crucciatevi troppo se presentano anche le lacune tipiche della gente che rappresenta. Si aiuteranno a vicenda”.

I re e le regine presero tutti, contemporaneamente, un’espressione dubbiosa.

“Ad esempio, Friedrik, so bene che i rappresentanti della Luce non sono bravi a combattere. Ma sono molto intelligenti e la presenza di una creatura, con la conoscenza che so che alcuni di voi possiedono, sarà molto importante ai fini della missione. Perciò trova il più intelligente e preparato fra di voi e mandalo dal Signore dell’Ovest. So che in quel gruppo ci sarà l’aggressivo, il paziente, il freddoloso, il coraggioso, l’impetuoso…ogni caratteristica è importante. Scegliete bene. Magari fra i membri della vostra famiglia, che possiedono la forza magica più grande fra la popolazione”.

“Ma…non tutti hanno familiari da poter scegliere…” parlò Zameknenit.

“Scegliete chi vi pare. Basta che corrisponda alle caratteristiche della vostra gente. E Voi, re dell’Aria, non avete Vostro fratello?”.

“Non so se è il caso che…” iniziò il re ma fu interrotto.

“Basta, sono stanco” sbottò il padrone di casa “Andate, scegliete, fate un po’ come vi pare. Che mandiate vostro figlio, vostra figlia, il vostro amante, il migliore amico o il bastardello di qualche serva non mi riguarda. Fra un mese esatto, però, tutti e dieci devono essere presenti al cospetto del Signore dell’Ovest. Adesso sparite dalla mia vista e smettetela di avere istinti omicidi nei confronti dei mezzosangue…alla Creatrice non piacciono!”.

Detto questo scomparve lentamente, ridivenendo tutt’uno col pavimento e con il resto del Mondo. Scese il silenzio, i re e le regine, dopo un sospiro ed un ultimo sguardo verso il punto dove un tempo c’era il Signore dell’Est, se ne andarono. Lentamente, e con migliaia di domande senza risposta nella mente, scesero le scale e chiusero la porta di quell’edificio grigio, senza notare i confinanti che facevano lo stesso, e si apprestarono a tornare alla loro capitale, ognuno con i propri mezzi, rimuginando su chi scegliere per salvare Asteria ed i suoi abitanti.

   
 
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