TRA LE PIEGHE DEL MONDO
-listen-
Il mio respiro diviene pesante
come un fardello che a stento viene sopportato,
come lo è anche il mio stesso lento passo.
Espiro ed inspiro:
sembra il mio corpo una macchina perfetta
pronta all'infausta collisione
con la vita.
Metto dietro le mie spalle
auto, sguardi, insepressivi paesaggi e,
giungo a quella immane roccia,
che da lontano sembra osservarmi,
come uno scomodo testimone,
come lapide del mio cuore.
La brezza marina scuote,
mi scuote,
non più solo le scomposte ciocche,
ma l'inadeguata anima che
turbata viene
da quello che sento,
da quello che non voglio vedere.
E la sabbia morbida, fredda ed umida
accarezza.
Troppo svelto è il mio passo
che intocca i marini scenari
e lo faccio con il mio turbato
ed irrequieto volto.
Ed è un misero frammento
della mia esistenza,
un interminabile secondo,
lo scorcio di una vita
che irradia la sua caducità
con ostentata violenza.
Non trovo il suo volto
e nemmeno il suo caldo respiro.
Dov'è la rugiada
che impreziosiva le sue iridi?
Il suo profumo
che similmente ai fiori,
sprigiona nella sua giovinezza?
Ed il susseguirsi di acuti
del mio cuore,
sono note atone che irrompono
in quell'oblio che ugualmente
non si distrugge né dissolve,
come l'ombra di quegli incubi
che permangono anche nella buia realtà.
Vorrei che quella stessa sabbia
cullasse e proteggesse,
accogliesse e nutrisse
quel corpo lì disteso, indifeso.
Posto tra le pieghe di quel mondo
che lo ha strappato alla vita
troppo presto,
prima del sorgere del sole,
prima che quella mia lacrima
avesse percorso il diafano viso.
E solo le onde del glacial mare
accompagna l'incessante tamburare
del mio cuore.
E procede la speranza,
la preghiera.
PriorIncantatio
come un fardello che a stento viene sopportato,
come lo è anche il mio stesso lento passo.
Espiro ed inspiro:
sembra il mio corpo una macchina perfetta
pronta all'infausta collisione
con la vita.
Metto dietro le mie spalle
auto, sguardi, insepressivi paesaggi e,
giungo a quella immane roccia,
che da lontano sembra osservarmi,
come uno scomodo testimone,
come lapide del mio cuore.
La brezza marina scuote,
mi scuote,
non più solo le scomposte ciocche,
ma l'inadeguata anima che
turbata viene
da quello che sento,
da quello che non voglio vedere.
E la sabbia morbida, fredda ed umida
accarezza.
Troppo svelto è il mio passo
che intocca i marini scenari
e lo faccio con il mio turbato
ed irrequieto volto.
Ed è un misero frammento
della mia esistenza,
un interminabile secondo,
lo scorcio di una vita
che irradia la sua caducità
con ostentata violenza.
Non trovo il suo volto
e nemmeno il suo caldo respiro.
Dov'è la rugiada
che impreziosiva le sue iridi?
Il suo profumo
che similmente ai fiori,
sprigiona nella sua giovinezza?
Ed il susseguirsi di acuti
del mio cuore,
sono note atone che irrompono
in quell'oblio che ugualmente
non si distrugge né dissolve,
come l'ombra di quegli incubi
che permangono anche nella buia realtà.
Vorrei che quella stessa sabbia
cullasse e proteggesse,
accogliesse e nutrisse
quel corpo lì disteso, indifeso.
Posto tra le pieghe di quel mondo
che lo ha strappato alla vita
troppo presto,
prima del sorgere del sole,
prima che quella mia lacrima
avesse percorso il diafano viso.
E solo le onde del glacial mare
accompagna l'incessante tamburare
del mio cuore.
E procede la speranza,
la preghiera.
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