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Autore: LiquidScience    21/10/2015    1 recensioni
2016, il Futuro.
Quel vecchio rottame al museo era il posto preferito di Marty jr. Ci si soffermava davanti soprattutto per pensare o per scaricare le tensioni della giornata. Tutto qui. Almeno, fino a che suo padre non venne licenziato... ed è proprio da lì che la storia cambierà!
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A/N: Ho deciso di prendere una piccola pausa dalla stesura del mio libro per dedicare il poco tempo libero che ho a questa fanfiction, è rimasta sospesa per anni e in occasione del Ritorno al Futuro Day voglio continuarla, come tributo alla serie. Spero sia di vostro gradimento!
 
-DATA:  Novembre 17, 1986
 
Il palco su cui si dovevano esibire i Pinheads, il gruppo con cui suonava il padre di Marty McFly Jr., era un impalcatura di ferro costruita al centro del parcheggio della piazza, munita di qualsivoglia apparecchiatura tecnologica terribilmente preistorica agli occhi del ragazzo del futuro.
Marty Jr. Si guardò attorno. La torre dell’orologio, priva delle grandi vetrate che era abituato a vedere, faceva da sfondo all luogo dell’esibizione. Camminò fino al retro, dove gli altri membri della band stavano facendo gli ultimi controlli agli strumenti.
Una mano lo prese di sorpresa per la spalla obbligandolo a girarsi.
Sua madre Jennifer, incredibilemente giovane, lo strinse in un caldo abbraccio.
Marty era pietrificato, sia per la tensione del momento che per il fatto che sua madre lo aveva sul serio scambiato per suo padre.
Soprattutto la seconda.
Gettò via qualsiasi pensiero non adatto e si concentrò sul suo compito: sostituire suo padre al concerto e migliorare la vita a lui e a tutta la sua futura famiglia.
“Marty! Come sta tuo fratello?”
Marty fece mente locale di tutte le informazioni che gli aveva fornito Doc.
“Sta meglio ma...” si fermò appena in tempo per evitare una terribile gaffe “ma... ma... non ti preoccupare se la cava”
“McFly sei sicuro? Avevi detto che forse non saresti nemmeno venuto per stargli accanto” chiese il bassista, un tipo stravagante con un giubbotto in pelle e i capelli lunghi fino alle spalle. Un paio di Rayban neri completavano lo stile retrò che accomunava tutti gli abitanti di quella Hill Valley del passato.
“Infatti...”
Gli sguardi di Jennifer e del bassista si inchiodarono su di lui, interrogativi.
“Infatti avevo detto forse. Dave sapeva quanto ci tenessi e mi ha minacciato di non rivolgermi più la parola se non avessi partecipato” improvvisò con un sorriso forzato, quasi cercasse di sdrammatizzare.
“Ottimo”
“Dov’è la mia chitarra?” chiese Marty guardandosi in giro. C’erano due custodie ai lati del palco, entrambi della forma dello strumento cercato.
“Al solito posto”
Marty sospirò e tentò la sorte con la custodia alla destra. Incredibilmente ci aveva azzeccato: conteneva una chitarra elettrica uguale a quella che suo padre custodiva gelosemente nel suo studio. Forse era addirittura la stessa.
La provò un po’ e, vedendo che cominciava a radunarsi tutta la folla proveniente da ogni angolo della città, chiamò a raccolta il suo gruppo.
Teoricamente, doveva essere un concerto di beneficienza a cui partecipavano più band locali.
Si guardò attorno e notò persone appartenenti ad altre band, vestite in un modo molto stravagante. O almeno, lui li vedeva in questo modo.
Chitarra in pugno, aspettò nervosemente il turno della ‘sua’ band.
Non era un asso della chitarra e non aveva quasi mai suonato brani più vecchi del 2000. E se gli avessero fischiato contro? Aveva il terrore di questo genere di rifiuti.
Si guardò attorno, più per l’impulso di fare qualcosa che per osservare veramente ciò che lo circondava.
“Allora che suoniamo, McFly?” chiese il batterista, cogliendolo di sorpresa.
“Che...?”
Il pianista propose un paio di titoli che Marty non aveva mai sentito prima.
 
Ricorda, quando la situazione prende una brutta piega di’ che è pesante.
 
Le parole di Doc gli risuonarono in testa come il led dello smartphone che si accendeva ogni volta che aveva una nuova notifica.
“McFly, tutto bene? Guarda che sei tu il leader”
Stava per aprire bocca quando il presentatore fece il loro nome. Dovevano assolutamente salire.
“Facciamo la prima”
“In bocca al lipo Marty!” esclamò Jennifer guardandolo salire, con un dolce sorriso sulle labbra.
Uno ad uno presero posto sul palco. La gente al di sotto aspettava, numerosa, di ascoltare il loro pezzo. Marty era estremamente in ansia, si stavatrattenendo a fatica per non tremare. In compenso, una goccia di sudore gli rigò la fronte.
Fece un cenno al batterista che diede l’attacco. Lo seguirono a ruota bassista e pianista, mentre lui faceva a finta di aspettare battendo il ritmo col piede.
Quel ritmo... gli era familiare. Lo aveva sentito da qualche parte, sì...
Si illuminò e le dita si mossero sui tasti quasi da sole, componendo quegli accordi che aveva sentito anni prima quando suo padre gli aveva insegnato a suonare la chitarra. Sì, si ricordava ancora bene la prima canzone che imparò!
Man mano che muoveva il plettro sulle corde, acquistava sempre più sicurezza. Fece addirittura qualche variazione, aggiungendo qualche power chord per dare più tono alla canzone.
Il risultato fu un successo, tutti applaudirono entusiasti.
Quando scese dal palco, Jennifer lo assalì piena di gioia e gli diede un bacio sulle labbra.
“Ehi ehi!”
Marty jr., inorridito dall’idea di ricevere un bacio in bocca da sua madre ringiovanita, fece un passo indietro evitando qualsiasi ulteriore contatto fisico con un’espressione di puro shock sul volto.
Jennifer lo guardò con un’espressione delusa e rattristata dalla ferita che quella reazione le aveva provocato.
“Marty... che ti succede...?”
“Eh ecco io...”
“Sembri... diverso”
“la situazione si sta facendo pesante...” sussurrò tra sé sperando che le sue parolenon giungessero alle orecchie di nessuno.
“Pesante? Avanti, sputa il rospo” disse Jennifer con un tono di sfida. Incrociò le braccia in attesa di una risposta.
Marty guardò l’ora dall’orologio, digitale con un rozzo display LCD.
“Si sta facendo tardi, devo andare. Scusa Jen, ti spiegherò più tardi...”
Si allontanò, camminando all’indietro per non distogliere lo sguardo da sua madre.
“Molto... più tardi”
Detto questo, prese skateboard e zainoche aveva lasciato appoggiati di fianco a una delle colonne per le luci del palco e si allontanò sparendo nella penombra della sera.
 
***
 
“Doc! Doc! È fatta!” gridò Marty piombando dentro il garage-laboratorio. Doc fece capolino dall’altra parte della DeLorean parcheggiata al centro, osservandolo con uno sguardo curioso e un cacciavite in bocca.
“Il concerto è stato un successo, ho avuto la fortuna di beccare proprio l’unica canzone che conoscevo! Però Jennifer...”
“Jennifer?” chiese Doc, avvicinandosi al ragazzo e appoggiando le mani sulle braccia, come se volesse scuoterlo da uno shock.
“Sì, ecco...”
“Che è successo con Jennifer, Marty?”
Doc si era fatto serio, tanto da mettere inquietudine.
“Niente, ecco... ha tentato di darmi un bacio ma...”
“Ma...?”
“Insomma Doc!” esclamò nervosamente liberandosi dalla presa “È mia madre!”
Doc fissò un punto indistinto in qualche angolo dello stanzone.
“Grande Giove...”
“È grave?”  
Marty era un po’ imbarazzato da quella scomoda situazione.
“No, no, spero” detto questo sistemò un ultimo bullone per fissare uno strano macchinario nero dalla forma circolare laddove prima c’era il Mr Fusion.
“Che cos’è quell’affare?”
“Questo Marty è il prototipo del reattore che montava la macchina del tempo quando la costruii, un anno fa secondo questa linea temporale”
“Un reattore? Forte!”
“Non molto. È un prototipo che generava molta instabilità all’interno del flusso canalizzatore. Potrebbe far collassare il continuum spazio-temporale, o forse semplicemente fondere i circuiti. In ogni caso, abbiamo solo una possibilità per tornare al 2016”
“Far collassare i cont... cosa?” chiese incredulo “Vuoi dire che potrebbe trasformarsi in una bomba mortale?”
“Nah, la possibilità che succeda ciò è molto bassa”
Marty sospirò e scosse la testa.
“La situazione si sta facendo semre più pesante, Doc”
“Forza, torniamo al presente” disse Doc scuotendo la testa e aprì la porta ad ala di gabbiano per salire in macchina.
“Tutto ok ragazzo?” chiese, vedendo che non accennava a muoversi. Marty se ne stava lì impalato, con uno sguardo tipico di qualcuno che aveva appena visto un fantasma.
Marty Jr. alzò la mano destra e la fece vedere a Doc.
La falange del dito medio, il più lungo, era scomparsa.
 
A/N: Appena possibile pubblicherò il finale!
  
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