Fumetti/Cartoni americani > Batman
Segui la storia  |      
Autore: disneyanime95    22/10/2015    0 recensioni
Premetto che io di Batman ho sempre visto le versioni animate e cinematografiche, ma comunque sia in queste che nelle versioni cartacee non si è mai parlato della giovinezza di Bruce Wayne, cioè dopo il fatto della morte dei suoi genitori, ma prima del suo viaggio intorno al mondo per diventare il cavaliere oscuro. Perciò ho deciso di scrivere come secondo me doveva essere stata la sua adolescenza (dai 14 ai 18 anni).
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alfred Pennyworth, Batman
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Primo giorno di scuola. Primo giorno di liceo. Primo anno alla Gotham High Accademy. Come tutte le accademie importanti anche questa faceva faticare gli studenti già al primo giorno; e non importava se stavi al primo o all’ultimo anno, gli insegnanti lì erano molto severi, anche con il più incapace degli studenti. Ma per il giovane seduto all’ultimo banco al lato della finestra in prima fila non era un gran problema. La voce del professore che lo chiamava attirò appena la sua attenzione: 

– Mi spiace interromperla dai suoi pensieri, giovanotto, ma vorrebbe essere così gentile da riferire alla classe quali sono le leggi che stanno alla base della genetica. dettate da Gregor Mendel? – 

Il ragazzo sguardò il professore, notando distrattamente il tremore delle dita e il muco che usciva dal suo naso (che schifo). Si alzò dal suo posto e disse con voce seria: 

– La prima è la legge della dominanza dei caratteri: dove incrociando tra loro individui che differiscono per un solo carattere, si ottiene una generazione di ibridi tutti uguali; la seconda legge e quella della segregazione: incrociando tra loro gli ibridi della prima generazione, gli alleli che controllano un determinato carattere si separano e vengono trasmessi a gameti diversi, ottenendo 1/4 degli individui con il carattere recessivo e 3/4 con il carattere dominante; le terza legge è quella del assortimento indipendente: incrociando individui che differiscono tra loro per due o più caratteri, ogni coppia di alleli per ciascun carattere viene ereditata in maniera del tutto indipendente dall'altra, avendo così tutte le possibili combinazioni degli alleli di ciascuna coppia e la comparsa di individui con caratteri nuovi. – Il professore e l’intera classe rimasero tutti dir poco sbalorditi di come quel ragazzo avesse esposto in maniera quasi indifferente le tre leggi mendeliani senza esitazioni. Il professore si congratulò col giovane dicendo:

– Incedibile! Ottimo lavoro Signor … –

– … Wayne – concluse il giovane – Bruce Wayne – 


Bruce Wane, l’ereditario 14cenne della Wayne Enterprises, aveva molti altri talenti oltre alla biologia; talenti che dimostrò sopratutto nei campi scientifici della scuola in quella  prima settimana di scuola: in una lezione di fisica, per esempio, era riuscito da solo a spiegare tutti i principi del magnetismo, dai poli al elettromagnetismo classico. E tutti i professori erano rimasti strabiliati dalla sua intelligenza e dalla sua sete di sapere. Eppure, nonostante in una sola settimana era ufficialmente diventato lo studente più brillante dei ragazzi del primo anno, Bruce aveva sempre un’espressione annoiata, quasi menefreghista, come se per lui tutto quello che lo circondava fosse futile e senza scopo. Gli unici che riuscivano a farlo sorridere di tanto in tanto, erano Thomas “Tommy” Elliot e Katherine “Katy” Kane.

Le prime due settimane andarono relativamente bene, e normalmente, fino a che …

Era un sabato e Bruce era andato in bagno durante l’ ora di scienze politiche, l’ultima ora della giornata. Era ancora chiuso nel gabinetto che sentì qualcun altro entrare; lì per lì non gliene importò granché, finché non sentì: 

– Allora Falcone? C’è l’hai o no quella roba o no? –  

– Cala la voce professore! Potrebbe esserci quàlche uno! – silenziosamente Bruce si riallacciò i pantaloni e si arrampicò sulla tazza pensando che, chiunque ci fosse l’ha dentro, avrebbe controllato da sotto le porte; infatti dopo poco vide sotto la porta l’ombra di qualcuno e poi sentì di nuovo la prima voce che diceva 

– Sbrigati, sto per sentirmi male! – e ora che la sentiva meglio gli sembrò la voce del suo professore di biologia, il professor Kurt, leggermente incrinata; la seconda voce che era invece quella di un ragazzo disse 

– Ricordi il nostro patto Prof: io le do l’eroina e lei mi fa arrivare al diprroma. – Bruce, da dove si trovava, sussultò appena e continuò ad ascoltare: 

– Sì sì come vuoi! Dammela e basta! – la conversazione si concluse con uno strano silenzio poi il lieve rumore di un accendino che veniva accesso seguito da uno sfrigolio e, mentre accadeva questo, qualcuno che usciva dal bagno e chiudeva la porta. Calò di nuovo il silenzio, poi si sentì una specie di lamento nel gabinetto accanto a quello dove si trovava il ragazzino. Bruce uscì dal gabinetto e vide uno spettacolo agghiacciante: il professor Kurt seduto in modo innaturale sulla tazza del water, la testa reclinata all’indietro con uno strano sorriso, gli occhi spalancati e una siringa nel braccio sinistro. Il giovane quando vide tutto questo ne ebbe paura scappò via: lui sapeva cos’era l’eroina, sapeva l’effetto che aveva sulle persone, aveva anche intuito, dalla prima lezione con l’insegnate, che si faceva (il tremore delle mani e il naso che colava, erano chiari sintomi di astinenza), ma non aveva mai assistito a qualcuno che si drogava, non aveva mai visto l’espressione di soddisfazione e di goduria che assumevano quelle persone, e questo lo aveva alquanto sconvolto.  Uscì dal bagno, ma non tornò in classe, e corse verso l’uscita sentendo a mala pena il suono della campanella che annunciava la fine delle lezioni. Si diresse fuori dal cancello, dove di solito  aspettava la sua macchina ma venne chiamato da qualcuno: 

– Ehi Bruce! – quando il nominato si girò di scatto vede la figura di Katherine che correva verso di lui con dei libri in mano – Ti stavi dimenticando dei tuoi libri! Scemo! – Bruce la ringraziò provò a sorridere ma fece intravedere solo la tensione per quello che aveva visto. Con la coda del occhio intravide la sua limousine e, salutando frettolosamente Kathy, si corse verso l’auto e ci entrò dentro il più velocemente possibile.  
– Signorino Bruce? Va tutto bene? – disse la persona al volante del mezzo, un uomo sulla quarantina che aveva un’aria distinta. Il ragazzino scosse la testa e disse: 

– No, Alfred! Niente va bene! Portami alla centrale polizia! – 


– Allora vediamo se ho capito: tu avresti assistito a uno scambio di eroina tra uno studente e il tuo professore, in un bagno scolastico, nel bel mezzo del pomeriggio. Dico bene? – Bruce era sempre più nervoso, aveva richiesto lui stesso di parlare il commissario della polizia di Gotham, Loeb, per metterlo al corrente del episodio a scuola, ma i suoi modi di fare e di parlare lo stavano davvero irritando! Alfred era al suo fianco e cercava invano di calmarlo, ma quel grassone la stava facendo andare sulle lunghe 
– Esatto! – rispose quasi isterico il ragazzo – E sono qui per denunciare lo spacciatore! – la grossa faccia rugosa del poliziotto assunse espressione schifata e annoiata e domandò: 

– Sapresti identificare questa persona? – Bruce annuì deciso: 

– Credo che fosse del ultimo anno; parlava con un accento marcato e il professore lo aveva chiamato con un nome … italiano credo … Barone … FALCONE! Ecco Falcone! – Loeb si sorprese, ma lo fece vedere solo per un attimo, si fece di nuovo serio e scrutò attentamente il giovane Wayne e il suo maggiordomo e, facendo un falso sorriso, disse: 

– Grazie per la denuncia, vi faremo sapere. – Bruce non credette alle sue orecchie: quel incapace che si faceva anche chiamare commissario non gli aveva neanche chiesto come si chiamava il professore! Ma sapeva che a questo poteva fare niente e la cosa lo frustrava. Eppure c’era qualcosa che non andava e doveva capire cos’era: quel uomo sembrava essersi allarmato quando sentì il nome “Falcone”, magari lo aveva già sentito e aveva già una pista. Con una scusa il ragazzo si allontanò da Alfred e tornò al ufficio di Loeb, dove assistette in parte alla sua conversazione telefonica con un certo Carmine, non capì bene cosa diceva ma aveva u tono di voce preoccupato. Il giovane però non fece in tempo a capire bene cosa diceva che fu preso e trascinato fuori da un agente che passava di lì.



Quella notte Bruce, non mangiò, né tanto meno dormì, l’immagine del professore nel bagno era ancora vivido nella sua mente, e passò dieci ore di buio completamente in bianco, leggendo e cercando attentamente sui vecchi giornali che conservava in camera sua, qualcosa che magari lo aiutasse a prendere quel Falcone e a farlo arrestare, dopo quel che aveva visto non credeva lontanamente alle capacità del commissario Loeb. Dopo un po’ di ore trovò quel nome in un articolo in prima pagina: ma il Falcone che veniva citato era un uomo adulto, un boss mafioso siculo americano che, negli ultimi anni, aveva preso sotto controllo le attività illecite di tutta Gotham, senza che la polizia facesse qualcosa per fermarlo. Ma la cosa peggiore era scoprire che il suo nome era Carmine: lo steso uomo con cui stava parlando Loeb? Era probabile. 

Il giorno dopo al telegiornale scoprì che il professor Kurt era stato arrestato a casa sua per uso e appropriamento illegale di sostanze stupefacenti. Lui era stato preso, ma lo spacciatore? Nessuno aveva saputo niente e la TV non aveva fatto nomi. 

Il lunedì però all’ ora di pranzo, mentre mangiava con Tommy e Kathy, Bruce venne avvicinato da due ragazzi di quarta. 

– Sei tu Wayne? – disse uno – c’è qualcuno che ti vuole parlare – Bruce alzò il sopracciglio ma, prima che potesse dire qualcosa, Tommy lo precedete ed esclamò: 

– E chi sarebbe? – l’altro ragazzo disse: 
– Non stava parlando con te, Microcefalo. – Bruce calmò l’amico, prima che potesse esplodere e chiese: 

– Mi vuole adesso? – non ricevette risposta, ma capì dai loro sguardi che doveva andare. Lo portarono nel giardino sul retro della scuola, dove qui lo presentarono ad un altro ragazzo di quarta, che li aspettava fumando una sigaretta dal dubbio odore.

– Salutamu Brucie – salutò. Bruce però rimase sorpreso e alquanto spaventato, perché aveva riconosciuto, in quel individuo, la voce e il modo di parlare dello spacciatore nel bagno. Si ritrovò circondato da quei tre che lo picchiarono e pestarono a sangue; alla fine il giovane siculo lo sollevò per una spalla e disse – Un piccolo consiglio d’amico, Brucie: fatti furbo e pensaci due volte prima di metterti contro Alberto Falcone – Ora tutto quadrava: ecco perché Loeb non lo aveva ancora arrestato! Alberto Falcone doveva essere il figlio di Carmine Falcone, probabilmente il commissario si era preso la briga di tenerlo al sicuro da tutte le accuse. Quel maledetto grassone aveva lasciato impunito quel figlio di puttana, facendo ricadere la colpa solo sul professore! Bruce, alla minaccia di Falcone, rispose con uno sguardo pieno di collera ed odio ma lui non aveva finito – Non vorrai finire come mammina e babbino, no? – al solo nominare i suoi genitori, Bruce sputò in faccia a Falcone, che lo ricompensò con una spalla rotta e una commozione celebrale contro il muro. 

– Risposta sbagliata, Matricola! – disse uno dei due scagnozzi. Prima che potessero fare qualsiasi altra cosa sul inerme e agonizzante ragazzino arrivò qualcuno. 

– Ehi lasciatelo stare! – gridò la persona appena arrivata. I tre bulli vedendo chi era, scapparono via. Il soccorritore era un ragazzo chiamato Harvey Dent, era il capoclasse dei ragazzi di terza e famoso nella Gotham High per essere uno dei pochi ragazzi che studiavano diligentemente e senza obbiettare, ma soprattutto perché era onesto e prendeva sempre le difese dei più deboli. Harvey portò Bruce in infermeria e lo assistette quando venne medicato: oltre alla spalla rotta aveva un occhio nero, il labbro inferiore sanguinante e un grosso bernoccolo sulla testa. 

– Tu sei Bruce Wayne giusto? Quello che ha detto alla polizia che il professor Kurt si drogava. – gli aveva chiesto il ragazzo dopo che furono soli in infermeria. Come giravano in fretta le voci. Bruce, che era seduto su uno dei letti alzò lo sguardo e disse con un tono di collera 

– È così che dicono in giro? Che io abbia fatto la spia a un tossicodipendente! Non che ho denunciato il figlio di quel mafioso chiamato Falcone? – Harvey era rimasto spaventato da quel tono ma annuì e continuò 
– Sei stato un tantino avventato devo ammetterlo, ma hai fatto la cosa giusta a denunciarlo – Bruce prese il respiro e disse: 

– Si! Peccato che la cosa giusta non sia bastata a metterlo in galera! Tra la feccia a cui appartiene! – 
– Ma così facendo, hai fatto capire agli altri che credi nella giustizia e questo avrà riacceso in oro la speranza. – Bruce però girò gli occhi 

– Ma quale speranza? Quegli sbirri idioti non devono pensare solo ai tossici ma anche a coloro che li riforniscono, loro sono più pericolosi! E vuoi saperla un’altra cosa? Lo sai che Carmine Falcone aveva chiamato quel grassone disgustoso del “commissario” Loeb per far cadere le accuse a suo figlio? – Ci fu poi un religioso silenzio tra i due rotto da Bruce – Ti do un consiglio Harvey, da uno che ha visto la crudeltà del crimine con suoi occhi, rinuncia. Gotham non  ha più speranza – si alzò dal letto dell’infermeria e si avviò in presidenza per chiedere il permesso di tornare a casa prima: dopo quello che era successo, non se la sentiva di continuare le lezioni. 
– Hai ragione Bruce, Gotham non hai speranza, ma la speranza potrà sempre nascere un giorno. – disse saggiamente Harvey prima di vedere il ragazzino chiudere la porta.  



Quando poi Alfred lo riportò a casa, Bruce si chiuse in camera sua senza dire nulla. Ma da quel momento qualcosa in lui cambiò. Quello che era successo lo aveva scosso più di quanto si poteva pensare: da momento in cui i suoi genitori morirono aveva giurato di fare tutto quello che era in suo potere per combattere e sconfiggere il crimine a Gotham. La possibilità di poter portare ordine in quella città l’aveva avuta, pensava che in quanto erede di una famosa organizzazione che aveva il suo nome in molte agenzie, gli avrebbero creduto e che sarebbe stato intoccabile. Ma si era solo illuso. E aveva capito solo in quel momento che Gotham non era governata dai suoi benefattori, ma dal crimine. Quel crimine che pensava di sconfiggere. Era stato uno stupido. 

Stupido ed illuso.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Batman / Vai alla pagina dell'autore: disneyanime95