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Autore: SamuelRoth93    22/10/2015    0 recensioni
Ormai per la giovane Jade è tempo di tornare a casa. Anche la seconda profezia è stata portata a compimento, grazie al sacrificio del suo amato. Nell’ultima, grande battaglia contro i disordini e i servitori del Caos, c’erano state perdite e vittorie da entrambe le parti, ma finalmente era finita. L'incubo era finito. O forse no? Sfortunatamente, infatti, la prescelta e i suoi amici si ritroveranno davanti ad un nuovo ed inquietante mistero, che circonderà Morney Hill e che li terrà bloccati nella piccola cittadina per molto tempo a fronteggiare una minaccia ben diversa e più forte. Riuscirà Jade a salvare tutti coloro che ama, stavolta? Scopritelo in questa imperdibile terza stagione.
N.B La terza stagione è composta da 22 episodi.
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO VENTIDUE

"Harmony's Dark Dreams: The End (Part II)"

 

 

 

Jade si risvegliò e subito si toccò il viso e le braccia. Poi, sorrise, rendendosi conto di essere ancora viva.

“Avevo ragione! – esclamò, sollevandosi e ritrovando le amiche accanto a sé – Avevo ragione, non siamo morte!”

Brenda, con una mano sul petto, fece altrettanto: “Già, però mi è sembrato di non respirare più per davvero!”

“Di MORIRE per davvero, più che altro…” la corresse Nina.

 “Hai ragione. E’ stata un’esperienza terrificante, non ho mai avuto così tanta paura in vita mia!”

A quel punto, Jade interruppe i loro discorsi, incitandole a rialzarsi:  “Ragazze, ve l’ho detto: questa è solo una tortura mentale. E adesso dobbiamo trovare quella sfera e porre fine a tutte le sofferenze che i nostri amici stanno subendo là fuori!”

Quelle, allora, si alzarono, notando solo in quel momento che erano nello stesso luogo di prima, qualche metro più avanti.

 “Ci siamo spostate!” esclamò Nina ad alta voce, mentre Jade si dirigeva verso la scala più vicina e provava a salirvi.

“Forse ci siamo avvicinate ad Alkaban!” e, quando arrivò in cima, diede un’occhiata fuori per poter poi riferire alle ragazze cosa vedeva.

“Ok, siamo vicino alla collina, possiamo uscire!” ordinò, per poi rimuovere la grata e raggiungere la superficie.

Brenda, però, era ancora titubante: “Sei davvero sicura che non ci siano pericoli?”

In risposta, ricevette un’occhiataccia: “Rivoglio la vecchia Brenda, quella che non ha mai paura di niente…” le disse l’amica, non senza nascondere un sospiro.

 “Mi sembra un po’ difficile, dopo quello che ho passato qui!” ribatté l’altra, iniziando a salire.

 “Confermo, non ho mai vissuto un’esperienza simile. – aggiunse Nina, seguendole - Se riusciremo ad uscire da qui, non sarà facile dimenticarlo..”

 

Finalmente, pochi secondi dopo, furono tutte fuori.

 “Non demoralizzatevi, - le incitò Jade - ce la faremo!” e insieme iniziarono a correre verso la collina, mentre intorno a loro non c’era nessuno. Poco dopo, iniziarono a scorgere le forme famigliari di Alkaban ed esultarono.

“Oh, finalmente, sbrighiamoci!” esclamò Jade, ma, mentre correvano, improvvisamente la terra si squarciò in due, costringendole a fermarsi per non cadervi dentro, gli occhi sgranati per la sorpresa.

 “E adesso?” chiese Nina e l’altra, benché spiazzata, decise comunque di non arrendersi.

 “Possiamo saltare, non è poi così largo!” propose, ma subito Brenda le fece notare quanto fosse assurdo come suggerimento.

 “Ok, Jade, ho capito che sei convita che non moriremo per colpa di un salto sbagliato, ma sarebbe comunque una caduta dolorosa. Ossa che si rompono, lacerazioni e tanti altri dolori atroci che vorrei evitare…”

Ancora una volta, Nina la sostenne: “Brenda ha ragione. Inoltre, questa voragine sembra essere parecchio profonda, se non addirittura infinita.”

Mordendosi le labbra, Jade alla fine si arrese: “Oh, al diavolo, andremo a casa di Rick disarmate, sperando di non incontrare quei mostri assetati di sangue!” e a quel punto non poterono fare altro che tornare indietro.

*

Da un’altra parte, nascosti in un abitazione, Tamara osservava Barnès cospargere di sale lo stipite di tutte le porte e le finestre. I due si erano incontrati poco prima, per caso e, una volta che finì, la donna riuscì a esternargli i suoi dubbi.

“Funzionerà davvero?” chiese, dubbiosa.

“Sì, terrà lontani quei mostri. Uno di loro, qualche giorno fa, mi ha inseguito e attaccato all’interno di una di queste case. Mi trovavo in una cucina e, come ti sarai già accorta, qui non abbiamo poteri, così gli ho lanciato addosso tutto ciò che riuscivo a prendere con le mani, finchè non ho scoperto che il barattolo del sale risultava molto più efficace delle forchette e dei coltelli. Infatti, subito dopo il mostro è fuggito.”

“Sembra che abbiano un punto debole, a quanto pare...”

Lui annuì, sedendosi: “Non esattamente. Il sale ha mandato via quel mostro, ma non per sempre. Prima o poi tornerà.”

 

A quel punto, sui due calò il silenzio, interrotto solo qualche minuto dopo dalla strega, che si sedette di fronte a lui.

 “Sembravi turbato…” mormorò e quello, in risposta, accennò un sorriso.

“Beh, questa realtà non è di certo un resort!” esclamò.

 “Non intendevo qui, ma nella Sala del Consiglio, prima di tutto questo.”

Lui, però, continuava a non capirla: “E allora?”

 “Quando il test è risultato negativo, sembravi parecchio deluso. O meglio, lo sei stato quando hai scoperto quale destino era riservato a quelli a cui è risultato positivo e mi è sembrato strano, dal momento che sei un uomo di potere, a cui piace comandare e ottenere le cose con la violenza. Cosa avresti, perciò, in un mondo senza magia?”

Barnès abbassò lo sguardo: “Sì, hai ragione, sono la persona che hai descritto. E, per la cronaca, non otterrei nulla in un mondo senza magia, perché questo significherebbe per me ricominciare da zero. Non avere nulla, non essere nulla, ma…”

“Ma eri deluso di non farne parte. – continuò lei - Perché?”

Lui, allora, alzò lo sguardo e lo posò su di lei, imbarazzato come mai lo era stato nella sua vita: “Hai presente quando scopri il significato di un nuovo termine e ti rendi conto che forse per tutta la vita hai vissuto nell’ignoranza? Beh, io ho conosciuto un sentimento che tutti definiscono amore, anche se mi dà fastidio usare quella parola dal momento che non sono un tipo sentimentale. Mi fa sentire patetico, farla uscire dalla mia bocca. Non pensavo l’avrei mai detta, perché, come ti ho già detto, non conoscevo quel termine prima d’ora. Sapevo che esisteva, ma non avevo mai capito cosa significasse davvero…”

Gli occhi di lei, nel sentirlo, si illuminarono, ma riuscì a mantenere il controllo, almeno all’apparenza: “Che-che stai cercando di dire?”

“Questa oscurità, questo posto infernale… sono sopravvissuto solo grazie al ricordo del tuo viso. Al pensiero che ti avrei ritrovata, prima o poi. Perchè mi sono reso conto che, senza l’amore, io non sarei durato nemmeno un secondo in un luogo simile. Per quanto io sia forte, non lo sono davvero. Tu mi hai dato questa forza, Tamara.”

La donna, allora, si allungò attraverso il tavolo, gli prese una mano e la strinse: “Penso proprio che sia la stessa forza che tu hai dato a me ad aiutarmi a sopportare tutte le torture che questo posto ci ha riservato, ma... – una lacrima le scese lungo il viso – Avrei preferito che tacessi, perché, una volta superata questa avversità, ci sarà una distanza talmente enorme a dividerci, che potrei non trovare la forza di ricominciare, pensando a come sarebbe stato se ci fossi stato anche tu al mio fianco.”

Quello sorrise, cercando di nascondere il dolore: “Beh, troverai sicuramente qualcuno migliore di me nel nuovo mondo.”

Intuendo il suo dolore, lei gli strinse ancora più forte la mano, preoccupata: “E che ne sarà di te qui?”

Barnès scosse la testa: “Non ne ho idea. Davvero. Prima di arrivare a Morney Hill perseguitavo le streghe per evitare la cattura del mio clan da parte dei cacciatori. Facevo baldoria di città in città ed ero talmente cinico, egoista, senza cuore e arrogante da accettare alleanze persino con degli assassini assetati di sangue pur di raggiungere una posizione per cui essere temuto. E il potere… oh, quanto amavo il potere! Non per altro sono diventato il capo di un clan!”

“Usi il passato, o sbaglio? Non sembri più volere quello che un tempo bramavi. Sai, vorrei che diventassi una nuova persona, Barnès. Come quella che ho visto nelle ultime settimane passate a Morney Hill.”

Ma l’altro sembrò essere abbastanza titubante: “Sai come i più famosi cattivi sono arrivati a diventare tali? Perché a tutti loro mancava qualcosa che non potevano avere. Perciò, cosa ti fa credere che io possa restare la stessa persona che vedi senza di te?”

Tamara, però, era più fiduciosa: “Perché mi rispetti e mi ami e sai che, ovunque sarò, io non avrò alcun dubbio che la persona che ho lasciato, resterà così per sempre.”

Lui le sorrise: “Beh, se la metti così, allora…”

Anche lei fece altrettanto: “Ho bisogno di chiederti una cosa, però… voglio che tu ti prenda cura delle mie streghe, quando me ne sarò andata. Resteranno senza una leader e si sentiranno perse, soprattutto Harmony, se mai si risveglierà. Voglio che tu dia loro protezione da qualunque altro clan di demoni vorrà loro fare del male. Se farai questo per me, te ne sarò eternamente grata e vivrò quella che sarà la mia nuova vita in totale serenità, sapendo che sono con te.”

L’altro annuì: “Avranno la mia protezione, te lo prometto. Hai appena dato ad un uomo una ragione per non diventare cattivo come tutti gli altri…”

Allora, la donna si alzò e si avvicinò verso di lui, poi chiuse gli occhi e si protese ancora di più: “E ora te ne sto dando un’altra …” e i due si baciarono con passione.

*

Noa, guardandosi sempre intorno, continuò a seguire Sophia, che si era fiondata fin da subito verso una direzione ben precisa.

“Allora? Siamo ancora lontani dalla casa del tuo ex? Potremmo avere compagnia da un momento all’altro!” le disse, senza fermarsi.

“Mancano due isolati, ce la possiamo fare!” replicò lei.

 

Improvvisamente, udirono le urla provenire da un punto poco più avanti.

“Sembra una bambina!” esclamò Noa, ed effettivamente, quando si avvicinarono, trovarono una bambina stesa sulla strada con delle enormi liane attorcigliate alle caviglie, provenienti da una delle abitazioni circostanti, che cercavano di trascinarla dentro, nonostante cercasse di opporre resistenza. La riconobbe subito.

“Oh mio Dio, Monaaa!” la chiamò, correndo subito verso di lei per aiutarla. Sophia, però, cercò immediatamente di fermarlo.

“Noa, aspetta!”

Proprio in quel momento, la bambina si accorse della loro presenza: “Noa, ti prego... – gridò, mentre scivolava via – Aiutoooo!” e lui subito si buttò su di lei, cercando di liberarla, ma le liane si avvolsero rapidamente anche attorno ai suoi polsi e alle sue gambe. Sophia, che si stava avvicinando, subito si bloccò, non sapendo cosa fare.

“Oh no, cosa faccio adesso?” chiese, in panico.

 “Hai qualcosa per tagliare queste liane, per caso?” le chiese lui e lei ci pensò su un attimo, per poi ricordarsi del contenuto della sua borsa.

 “Un pugnale. L’ho portato per difendermi dai demoni, quando ero nel passato!” e subito lo tirò fuori.

“Bene, libera Mona, allora. E fa presto!”

Quella, allora, si chinò, iniziando a tagliare finchè non la libererò. Benché fosse ancora sotto pressione, riuscì a sorridere.

 “Ce l’ho fatta! – esclamò, voltandosi poi verso Noa – Ora tocca a te!”

Ma, non appena si avvicinò a lui con il pugnale, questo le scivolò via davanti agli occhi, trascinato dalle liane all’interno dell’abitazione. Sconvolta, la ragazza si alzò in piedi.

 “NOAAA! NOO!” gridò.

Presto, però, comprese che non c’era più nulla da fare, così si voltò verso la bambina e la prese in braccio: “Ti porto in salvo, ok?” le disse e quella reagì a malapena, troppo sconvolta da quanto era appena successo.

 “Ma-ma dov’è finito Noa?”

L’altra, però, non sapeva cosa risponderle e distolse lo sguardo, mortificata: “Non lo so, piccola, ma noi dobbiamo raggiungere un posto sicuro al più presto!” e corse via, mantenendosi sempre vigile.

 

*

 

Due isolati più avanti, Jade e le sue compagne era giunte nei pressi del quartiere di Rick e la strega ne fu felice.

“Bene, ci siamo, ancora qualche passo. Forse, però, una di noi dovrebbe rimanere di guardia, mentre le altre due entrano, non credete?”

Subito, Brenda si offrì volontaria: “Resterò io, credo di avere più esperienza nel combattere rispetto a Nina. Non per questo il mio ragazzo è un esperto nelle arti marziali!”

L’altra approvò: “Bene! Non dobbiamo permettere a nessuno di rubarci la sfera dell’immaginazione, una volta trovata. E’ l’unica nostra chance di andarcene da qui!”

Finalmente, arrivarono davanti alla casa di Rick, pronte ad entrare, quando, improvvisamente, delle urla le fermarono.

“Jade! JADEE!” la chiamò qualcuno e, quando la diretta interessata si voltò, riconobbe subito, benché fosse lontana, la persona che la stava chiamando.

 “Ma quella è Sophia!” esclamò, per poi correrle subito incontro, mentre Brenda si accertava di aver capito di chi si trattasse.

“Quella è la ragazza di Rick? – chiese – Quella che hai recuperato dal passato?”

 “Sì!” rispose l’amica, mentre si facevano sempre più vicine.

 

 “Sei inseguita?” le chiesero subito, non appena le separarono solo pochi passi.

 “No, - replicò quella, con ancora Mona fra le braccia - ma in questo posto non si è mai al sicuro. Non per molto, almeno.”

 “Abbiamo una via d’uscita, però…” iniziò Jade, ma non poté completare la frase, perché, in quel momento, la strada si aprì in due, impedendo alle ragazze di raggiungersi. Tutte si fermarono immediatamente e Jade, a quel punto, decise di prendere in mano la situazione.

“Ok, Sophia, non ti muovere. Noi entriamo dentro la casa di Rick, perché la sfera dell’immaginazione, quella che gli hai regalato tu, è la nostra via d’uscita. Faremo in fretta, d’accordo?”

La ragazza sorrise: “Ma certo, la sfera! – esclamò - Dite che funzionerà davvero?”

“Lo spero!” replicò l’altra, fiduciosa.

 

Improvvisamente, però, Nina notò che stava arrivando qualcuno alle spalle di Sophia e Mona, così avvertì subito le altre.

“Ehi, stanno arrivando quei mostri! Devono averla seguita!”

Sophia si voltò a vedere e subito si fece prende dal panico: “Oddio…. Ora cosa faccio?”

Nervosa, Jade distolse lo sguardo, mortificata: “Ehm… qui non abbiamo poteri, perciò non saprei come aiutarvi a sorvolare questa voragine…”

Brenda, allora, provò a suggerirle qualcosa: “L’unico modo per salvarle è entrare  e prendere la sfera dell’immaginazione. ORA!”

Ma Sophia mostrò fin da subito il suo disappunto: “Cosa?! Non potete lasciarci qui, ci tortureranno e poi non siamo nemmeno certe che quella sfera funzionerà!”

“Non preoccuparti, non morirete, perché questa realtà è soltanto immaginaria.”

Anche l’amica, però, si rivelò essere in disaccordo con lei: “E’ vero, non moriranno, ma sentiranno il dolore di quelle torture. Una bambina non può sopportare tutto questo! – replicò, per poi rivolgersi alle due, decisa - Saltate! Presto!” ordinò e l’altra sgranò gli occhi per quella richiesta.

 “Ma-ma… è troppo distante, non ce la farò mai con lei in braccio!”

Jade, allora, si avvicinò maggiormente all’orlo del precipizio e tese le braccia: “Vi prendiamo, non temere. Non è impossibile, devi solo prendere una bella rincorsa, d’accordo? Ti prego, Sophia, fa che quella bambina non abbia ricordi peggiori di quelli che ha già!”

Allora quella, sentendosi sotto pressione e percependo chiaramente Mona che tremava fra le sue braccia, la testa affondata nel suo petto per la paura, annuì senza dire nulla, per poi iniziare a indietreggiare. Le tre si prepararono a riceverle, mentre i mostri avanzavano sempre più vicini. Poi, Sophia finalmente iniziò a correre e, quando arrivò sul bordo, saltò più in alto che poté, tenendo stretta la bambina e arrivò più vicina a loro di quanto credesse, riuscendo a prendere per un pelo le mani di Brenda, che subito la agguantò. La ragazza, però, per via della bambina, era troppo pesante e Brenda non riuscì a tirarle dalla sua parte, anzi, andò lei verso di loro e cadde. Fortunatamente, Jade e Nina riuscirono ad afferrarla per le gambe, prima che potesse scivolare giù del tutto. Lei, intanto, teneva per le braccia Sophia, che stringeva forte a sé Mona. Erano appese nel vuoto e le due faticavano a reggerle. Dopo poco, Brenda sentì le forze venirle meno.

“Ragazze, - le avvisò - ditemi che avete un piano per sollevarci su, perché io sento che sto letteralmente per spezzarmi in due!”

Jade sbuffò, ma non lasciò la presa, mentre cercava di pensare a una soluzione: “Ok, Mona, prova ad arrampicarti su Sophia e Brenda per arrivare a noi!” urlò alla bambina, ormai appesa alla caviglia di Sophia.

 “Non-non riesco… - mormorò una vocina tremante dal basso - Ho troppa paura di cadere!”

“Cadrai lo stesso, se non ci provi. Forza!” la incitò, ma Mona non si mosse di un millimetro e scosse la testa.

 “Non riesco, mi dispiace…” piagnucolò.

 

In quel momento Nina, che aveva rivolto lo sguardo verso il cielo, vide che stava arrivando qualcosa e avvertì subito l’amica: “Jade, non si sta mettendo per niente bene. Stanno scendendo dal cielo quelle strane catene!” esclamò, mentre l’altra alzava lo sguardo, incredula.

Poco più sotto, Brenda le ascoltò incredula: “Ho sentito bene? Stanno arrivando quelle catene che ti afferrano e ti tengono appesa come carne da macello sopra le teste di quei mostri?”

Sentendo le sue parole, Mona iniziò a gridare, facendo innervosire Sophia.

“Hey, c’era bisogno di essere così dettagliata?” borbottò, infastidita.

Subito, allora, Jade iniziò a tirare con tutte le sue forze, ma Nina cercò rapidamente di dissuaderla: “Jade, che cosa stai facendo?”

 “Le salvo, ecco cosa sto facendo! – replicò, isterica - Aiutami!”

“Se non ci allontaniamo in fretta, quelle catene prenderanno anche noi e addio via d’uscita! Nessuno di noi se ne andrà mai da qui!”

La ragazza era combattuta, quando anche Brenda la richiamò.

 “Nina ha ragione, Jade. Preferisco cadere nel vuoto che essere il giocattolino di quelle creature in eterno. Lasciateci andare e correte a prendere quella dannata sfera, ok? ORA! – tuttavia, la vide ancora indecisa, ma soprattutto sofferente - JADE, MUOVITI!” la incitò.

“Perdonatemi…” mormorò allora la ragazza, la voce spezzata, prima di lasciarle cadere.

Nel giro di un attimo, le tre precipitarono nel vuoto e le loro urla riempirono l’aria.

Vedendola inginocchiata a terra, sconvolta, Nina la tirò su per un braccio: “Jade, non è il momento di piangerti addosso, muoviti! Staranno bene quando torneremo nel mondo reale, fuori dalla testa di Harmony. Avanti!”

Quella, allora, annuì ripetutamente, asciugandosi le lacrime e iniziando a correre con le catene alle calcagna. Fortunatamente, però, le due riuscirono a raggiungere immediatamente l’abitazione di Rick, chiudendo immediatamente la porta alle loro spalle. Finalmente, erano dentro e al sicuro.

 

 

Nel mondo reale, fuori dalla mente di Harmony

 

 

Heith aveva appena sorpassato i confini occupati precedentemente dalla cupola ed era finalmente fuori dalla città. Come aveva previsto, aveva ritrovato il gruppo di streghe che aveva portato dalla WitchHouse, che la aspettavano nello stesso punto in cui le aveva lasciate. Non sembravano felici di vederla, ma lei sorrise comunque, beffarda.

“Ma come siete premurose, mi avete aspettata qui come farebbe un cane con il suo padrone… Meritate davvero un croccantino!”

“Abbiamo finto di esserti leali davanti a quelle due streghe che sono venute a cercarti alla WitchHouse, potevamo raccontare loro tutto durante il tragitto, ma non l’abbiamo fatto. – replicò subito una di loro - Qualunque cosa tu abbia fatto qui, però, per favore, ora lasciaci andare!”

Heith continuò a sorridere, ma per la sorpresa, stavolta:  “Voi non stavate fingendo, eravate obbligate! – rispose, cinica -  Non cercate di farlo passare come un gesto per cui debbo dare una ricompensa, perché sapevate benissimo che avrei tagliato la gola alla prima di voi che avesse fiatato con loro. Perciò, vi consiglio caldamente di contare fino a duemila, prima di dar fiato a quelle stupide bocche! Per quanto riguarda quello che ho ottenuto qui, – accarezzò lo scettro, riempiendole di inquietudine  – beh, non è che voi mi serviate a molto, ora come ora. Ma non voglio neanche uccidervi. Uccidere porta via tempo prezioso e io non ho un minuto da perdere. Devo costruire il mio regno, assoldare un esercito e diventare la leggenda di cui si parlerà per secoli e secoli. Potreste scrivere di me sui libri… qualcuna di voi sa scrivere, per caso? Ok, domanda stupida! Disegnare? Beh, questa non è così banale, visto che non è una dote molto comune. Mi serve una strega abile, però, perché le illustrazioni sui libri di storia siano completamente fedeli a me. Voglio solo il meglio e voi farete tutto quello che è necessario per accontentarmi. La WitchHouse era solo la punta dell’iceberg, un piccolo inizio verso un grande futuro. Adesso desidero qualcosa di più grande, un impero di streghe guidato da me. Dovreste ritenervi fortunate ad essere le prime a farne parte…” e rise malvagiamente, facendo rabbrividire tutte le presenti, incapaci di sottrarsi a quella mente malata e impotenti davanti al suo volere.

 

Dentro la mente di Harmony 

 

 

Jade e Nina attraversarono la casa, arrivando fino all’ascensore e quest’ultima ne rimase abbastanza perplessa.

“Ok, quello porta all’inferno o cosa?” chiese, mentre l’altra premeva il pulsante di chiamata.

 “Porta nel seminterrato, dove c’è la stanza degli allenamenti di Rick e la sua collezione di armi. Oltre alla sfera dell’immaginazione, ovviamente.”

 Allora Nina, senza fare altre domande, entrò con lei attraverso le porte aperte.

Nella discesa, però, la ragazza ruppe nuovamente il silenzio, perché aveva qualcosa da rivelarle.

 “Credo che tua nonna ti abbia mentito, sai?”

Quella si voltò a guardarla, confusa: “Cosa? Di che cosa stai parlando?”

“Il tuo sangue non ha nulla che non va. Quando hai fatto il test, infatti, mi è sembrato di vederla fare un incantesimo contro di te per fare in modo che risultassi negativa.”

L’altra, allora, abbassò lo sguardo, riflettendo sulle sue parole.

“Sappiamo entrambe che ho ragione!” ribadì Nina, decisa.

 “Ma perché l’avrebbe fatto, se io potevo benissimo essere la quinta strega? Perché farci perdere tempo a cercarne un’altra nel passato? A quest’ora potevamo aver già neutralizzato i disordini, invece di finire in questo incubo!”

Ma Nina era perplessa quanto lei: “Non chiederlo a me! Però sono sicura che ha avuto una ragione per farlo.”

 

Subito dopo, le porte si aprirono, rivelando la stanza sotterranea del cacciatore. Jade si mosse in fretta, dirigendosi sicura verso il cassetto in cui sapeva essere custodito l’oggetto che stava cercando. Come previsto, lo trovò all’interno di un piccolo scrigno, dentro un sacchetto e, rapidamente, lo sfilò fuori.

“Grazie a Dio, ce l’abbiamo!” esclamò, tirando un sospiro di sollievo.

“E adesso?” le chiese Nina, vedendo che la prendeva fra le mani e chiudeva gli occhi.

“Adesso devo solo desiderare di essere nella vera Morney Hill…”

 

 Qualche istante dopo, però, quando la strega vide che non era successo nulla, riaprì gli occhi, confusa.

 “Cosa diavolo sta succedendo? Perché non funziona?”

Gli occhi di Nina, allora, si riempirono di lacrime, perché sentì di aver perso anche l’ultima speranza che le rimaneva: “Non ce ne andremo mai via da qui, vero? E’ stato tutto inutile…”

L’altra, però, riuscì a rimanere calma e determinata: “NO! – esclamò, decisa - Mi rifiuto di credere che sia stato tutto inutile! Non resteremo bloccati qui, non è il nostro il destino e lo sai anche tu!”

Quella abbassò lo sguardo, scoraggiata: “Beh, se ti riferisci a quello che hai visto nei dipinti, il destino può sempre cambiare, te l’ho detto…”

Ma Jade si era ormai diretta verso l’ascensore e dovette affrettarsi per riuscire a raggiungerla.

 “Ehi, adesso dove vai?” le urlò dietro Nina, ma quella non proferì parola.

Qualche minuto dopo, le due erano in strada e Jade si stava dirigendo verso la voragine e Nina, alle sue spalle, cercò ancora una volta di capire quale era il suo piano.

“Che cosa vorresti fare?” le chiese, urlando.

“Magari se la butto nel vuoto…” spiegò quella, decisa, allora la ragazza la prese immediatamente per un braccio nel tentativo di fermarla.

“Se la butti nel vuoto, rischiamo di perdere davvero quest’ultima speranza. Se, come dici tu, questo non è il nostro destino, allora ci dev’essere un’altro modo per attivare questa sfera e farci uscire da qui.”

 

Improvvisamente, mentre parlavano, i mostri si avvicinarono e, addirittura, riuscirono anche a saltare la voragine. Arrivavano da entrambe le direzioni, sfortunatamente, perciò le due ragazze, in guardia, si misero schiena contro schiena per difendersi, nervose.

 “Accidenti, forse ci siamo distratte troppo a parlare. – sussurrò Nina - Non li ho nemmeno visti arrivare… Cosa facciamo, adesso? Si avvicinano!”

Jade, però, non sapeva cosa fare se non tenere la sfera stretta fra le mani, così si mise a riflettere ad alta voce, quasi come se stesse farneticando: “Dagli incubi ci si sveglia in modo brusco, no? Boom, uno spavento e sei di nuovo alla realtà. Un suono, quello della paura, oppure di qualcosa che si rompe! – sgranò gli occhi, colpita dalla sua stessa proposta – La dobbiamo rompere!”

Nina, che boccheggiava per la paura, la sentì a malapena: “Che cosa stai dicendo, Jade? Non ho capito…”

Ma quella la ignorò e strinse la pietra, poi chiuse gli occhi e iniziò a bisbigliare, percependo i mostri sempre più vicini: “Riportaci a Morney Hill, la vera Morney Hill. Riportaci alla realtà, ti prego... DESIDERO tornare alla realtà!”

L’attimo seguente alzò il bracciò e gettò la sfera a terra, mandandola in frantumi. I tanti, piccoli frammenti rimbalzarono sull’asfalto, splendendo, fino a creare un vero e proprio bagliore di luce bianca che accecò tutti, mostri compresi. Tutti furono costretti a coprirsi gli occhi e, pochi secondi, ci fu solo il nulla.

 

Mondo reale – Morney Hill 

 

 

Quando Jade riaprì gli occhi, si ritrovò distesa sulla stessa strada in cui era pochi secondi prima, ma stavolta, era circondata da molte persone. Erano i cittadini di Morney Hill, che si guardavano intorno confusi e disorientati, ma, soprattutto, spaventati.

Dopo qualche secondo, finalmente riuscì ad alzarsi e subito provò a cercare gli altri, ma, prima che potesse fare qualunque cosa, qualcuno la sorprese alle spalle.

“Ehi, ce l’hai fatta!” le disse, dandole una pacca sulla spalla.

Era Brenda e vederla la rese più felice che mai.

“Oh mio Dio! – esclamò, abbracciandola – Sono così contenta che stai bene e che siamo fuori da quell’incubo…”

Ma l’altra tornò subito seria e si staccò da lei, indicandole con gli occhi qualcosa nel cielo: “Non direi... Guarda!”

Quella seguì il suo sguardo e vide, come tutti gli altri, qualcosa che la riempì di paura e sgomento: un’enorme nube nera di disordini stava lasciando la città.

Risoluta, scosse energicamente la testa, determinata a fare in modo che quella non fosse la vera fine: “No, - esclamò - non posso permetterlo, non perderò questa battaglia!” e subito iniziò a correre, incontrando poco più avanti Nina.

“Ehi, eccoti! Vieni, c’è tua Nonna, siamo pronti con i contenitori!” le disse, per poi farle subito strada e portarla nel punto in cui si erano risvegliati gli altri.

 

“Nonna, ci siamo? – le chiese Jade, non appena la raggiunse - I disordini stanno lasciando la città! Pare che Heith, alla fine, sia riuscita a rimuovere la cupola.”

Dana annuì: “Ho letto la lettera di istruzioni: il prossimo passo è incidere con la lama di un pugnale entrambi i polsi dei contenitori. Infatti, sono stati creati per contenere quel male e portarlo fin dentro la caverna, dove compieremo il sacrificio.”

A un suo cenno, Nina, con il pugnale già pronto in mano, si avvicinò ai tre, ancora addormentati, e fece le incisioni, poi si voltò verso le due streghe, chiedendosi quale sarebbe stata la mossa successiva. Improvvisamente, tutti sentirono un suono assordante, che costrinse l’intera cittadina a coprirsi le orecchie: i disordini stavano tornando indietro, aspirati all’interno delle incisioni fatte sui polsi dei contenitori. Nel giro di pochi istanti, furono assorbiti completamente e il suono assordante svanì.

Proprio in quell’istante, arrivarono Zack, Noa e Wes.

“Serve un passaggio alla caverna, per caso?” chiese il demone con un sorriso e subito Jade corse ad abbracciarlo, felice di vederlo, sotto lo sguardo apparentemente geloso di Nina.

“Sono così felice di vederti!” gli disse, il volto affondato nella sua spalla.

 

Intanto, Brenda cercava con lo sguardo il suo amato, senza però riuscire a trovarlo. Improvvisamente, quello, con sua grande sorpresa, le arrivò alle spalle, prendendola per i fianchi e sollevandola.

“Ehi, stai bene, vedo…” le sussurrò, mettendola di nuovo a terra.

Subito lei si voltò, incredula, ma felice, e lo abbracciò: “Non immagini che paura ho avuto di non rivederti mai più… Pensavo di averti ucciso!”

“No, IO pensavo di averti ucciso!”

L’altra, però, non parve troppo perplessa da quella risposta: “Sai, credo che entrambi abbiamo subito la stessa tortura: la consapevolezza di aver ucciso la persona amata…” disse, lo sguardo basso al ricordo del trauma subito, mentre si stringeva ancora una volta a lui.

“Non ho mai vissuto incubo peggiore…” mormorò Terence, ricambiando la stretta.

 

*

 

Intanto, non molto lontano, Jackson aveva trovato Harmony distesa sull’asfalto, addormentata. Subito, si era avvicinato con l’intenzione di toccarla, ma, dopo pochi passi, era stato fermato da Tamara, che era proprio alle sue spalle in compagnia di Barnès.

“No, non toccarla! – gli intimò - Ti ritroveresti nuovamente all’interno dei suoi incubi.”

Lui si fermò bruscamente, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime: “Non si sveglierà mai più, vero?”

La donna, dispiaciuta, gli mise una mano sulla spalla:  “Questa è la sua maledizione, Jackson. Adesso è lei a vivere nei suoi incubi. Sola.”

Il ragazzo si sentiva impotente di fronte a quella situazione e scoppiò a piangere.

“Ma-ma… non c’è niente che possiate fare per lei? Le avevate costruito un braccialetto, no?”

 “Sì, ma non è possibile farne uno nuovo. Alcune componenti erano costituite da un tipo di legno molto raro, ormai estinto. Sasha possiede molte cose raccolte durante i suoi viaggi, ma quello lo aveva utilizzato tutto per costruire il braccialetto che Heith ha distrutto. E poi, non avremmo comunque tempo di aiutarla, perché stiamo per andarcene. Mi dispiace...”

Lui non riuscì a far altro che fissare la ragazza, in silenzio, distrutto: “Avrà paura in quel luogo così orribile. E’ tutta sola e lo sarà per molto tempo, forse per sempre, finchè qualcuno non la toccherà. Non le ho nemmeno detto addio…”

Barnès, intuendo la situazione, lo prese per le spalle e lo tirò indietro: “So che vuoi toccarla e prendere il suo posto affinché si svegli, ma hai un tuo destino da compiere e, se hai esitato fino a questo momento, significa che lo sai. Non pensare a lei, adesso. Starà bene, non preoccuparti, perché ti prometto che me ne prenderò cura io quando ve ne sarete andati. Passerò i prossimi secondi, minuti, ore, giorni, settimane, mesi e anni a cercare una soluzione finchè non porrò fine al suo sonno. Questo sarà lo scopo della mia vita, d’ora in avanti, d’accordo? Perciò vai avanti senza voltarti indietro… E’ una promessa!”

Jackson annuì e lo abbracciò:  “Grazie… - mormorò - E dille che la amo e che sono contento che mi abbia importunato nella cella di quel sotterrano dove ci ha rinchiusi John e poi mi abbia perseguitato ad Alkaban fino alla nausea. Non avrei mai scoperto la bella persona che è dentro. E dille anche che mi mancherà molto…”

L’altro gli fece cenno di aver capito e gli sorrise.

Intanto, accanto a loro, Tamara aveva osservato l’intera scena, commossa e allo stesso tempo fiera del demone che amava e cui sapeva di dover dire addio.

 

Nel frattempo, intorno a loro, la gente era in tumulto dopo aver visto la nube entrare nei contenitori, ma Dana decise subito di porre fine a quel caos, alzando le braccia al cielo e bloccando ogni abitante di Morney Hill presente. A quel punto, quelli che ancora si muovevano, cioè quelli del suo gruppo, si avvicinarono, ritrovandosi tutti insieme e lei, finalmente, poté dare le ultime istruzioni.

“Non andremo tutti alla caverna. Solo i predestinati, me compresa, e i contenitori. Nessun altro, è chiaro?”

Ovviamente, subito Jade intervenne: “Cosa? Intendi dire che io non posso venire?”

Sorridendo, la donna si avvicinò a lei: “Sai, su una cosa avevi ragione, Jade: non sei più la prescelta. Hai già fatto il tuo dovere più di una volta, ma, nonostante questo, hai continuato a lottare. Ed ora eccoci qui, per provare a mettere finalmente fine all’incubo che c’è in questa realtà. Hai salvato molte vite, oltre a quelle dei tuoi amici e Dio solo sa quanto tu ti sia sacrificata in questi anni, ma adesso è tempo che l’eroe sia qualcun altro.”

Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, mentre cercava con fatica di trovare la forza di parlare: “Potevo ancora sacrificarmi, vero? – le chiese, determinata a non arrendersi - Perché?”

Tutti i presenti lanciarono loro una strana occhiata perplessa, apparte Nina, che sapeva di cosa stavano parlando.

A quel punto, Dana rise e abbracciò forte la nipote: “Domande, domande. Sempre domande, la mia Jade. – si staccò e le prese il mento fra le mani, premurosa – Hai davanti a te una lunga vita, tesoro. Sei adulta ormai, non ti serve sapere altro. Questo è il tuo posto, assieme alle persone che ti amano, fino all’ultimo giorno che la vita ti donerà. E ora salutami, perché questo, invece, è l’ultimo giorno che la vita ha donato a me…” e le due si abbracciarono nuovamente, tra le lacrime e i singhiozzi della ragazza.

“Addio, Nonna…” sussurrò, prima di crollare fra le sue braccia.

La donna fece un cenno a Zack di prenderla e lui subito si avvicinò ed eseguì.

“Cosa è successo?” le chiese, preoccupato.

“Sappiamo entrambi che non resterà qui, aspettando che la magia sia portata a compimento. Prenditi cura di lei, Zack. Non potrei lasciarla in mani migliori, sei forte, ormai, e sei cambiato. Me ne vado davvero serena, sapendola con te… Anche tu, Brenda. Siete le persone più importanti della sua vita…”

Il ragazzo accennò un sorriso, Jade incosciente stretta fra le sue braccia: “Addio, Signora Ferguson. – la salutò - E’ stato un onore conoscerla…”

Poi fu il turno della ragazza che si gettò in lacrime fra le braccia della donna: “Addio, mi mancherà molto…”

L’altra rise, cercando di mantenersi in equilibrio: “Accidenti, sono una donna anziana io! – barcollò, per poi tornare subito seria – Oh, dolce Brenda, ero davvero scettica il giorno in cui hai deciso di unirti a Jade nel suo viaggio, ma adesso, vedendo quello che sei diventata, sono contenta che tu l’abbia fatto. Sei solo una ragazza umana, eppure sei riuscita a sopravvivere a mille avversità. Sei forte, cara. Più forte di qualsiasi magia esistente.”

E, mentre la ragazza si staccava da lei e si asciugava le lacrime, fece un occhiolino a Terence.

“Non abbiamo bisogno di dirci nulla noi due. - gli disse – Solo, veglia su di loro. Sono molto fiera del tuo percorso, ho sempre saputo chi eri. Perciò… addio e buona vita, te la meriti!”

In risposta, l’uomo le fece un rispettoso cenno con la testa: “E’ stato un piacere conoscerla, Dana. Grazie di tutto.”

A quel punto, fu il turno dei Consiglieri: “Signori… spero abbiate imparato molto a contatto con noi. Bisogna scendere dalle nuvole ogni tanto, non trovate?”

Anche loro risposero con un cenno del capo.

Alla fine, la donna si avvicinò a Jackson: “Forza, portaci tutti alla caverna e finiamo questa storia!” e, dopo gli ultimi sguardi di addio, tutti si attaccarono a lui, svanendo subito dopo, sotto gli occhi dei rimasti.

 

 

Caverna Shomia

 

 

Il gruppo di predestinati, capitanato da Dana, percorse un lungo corridoio illuminato dalle torce. C’era un enorme ingresso davanti a loro e, dopo qualche attimo di esitazione da parte di tutti, vi entrarono. Nell’enorme sala si ritrovarono ai piedi di una gradinata non molto lunga, che portava ad una piattaforma piana. Al centro di questa vi era una voragine dalla circonferenza enorme. Davanti a loro, una passerella, che terminava con un trampolino di pietra che si protendeva sopra quel baratro buio e sconfinato. In aria erano sospese tre piattaforme di pietra che galleggiavano in senso circolare, come una giostra, sopra di essa.

I presenti scrutarono quel luogo a bocca aperta, finchè, improvvisamente, i contenitori non si sollevarono dalle braccia dei demoni che li avevano portati fin lì. In alto, sempre più in alto, finché non atterrarono sulle tre piattaforme di pietra.

“E adesso? Che cosa succederà?” chiese Tamara, in piedi accanto a Dana, ma non fece in tempo ad avere una risposta, che i disordini fuoriuscirono dai polsi dei tre contenitori e confluirono all’interno della voragine, rimanendo bloccati lì.

Quando la donna si affacciò a guardare, si trovò davanti un vortice oscuro e a quel punto comprese qual’era l’ultima cosa da fare e si voltò per dirlo agli altri.

“Dobbiamo buttarci. – spiegò - Uno alla volta. Il nostro sangue sarà come un proiettile. Ogni sparo sarà più letale del precedente e i disordini saranno neutralizzati solo dopo che tutti e dieci ci saremo buttati. Non abbiate paura, però, ok?”

Sophia, che era la più determinata, fece un passo avanti: “Io devo tornare dalla mia famiglia. E se, per farlo, devo buttarmi in quel vortice, allora sono pronta a farlo!”

L’altra annuì e si spostò, lasciandole la strada libera. La ragazza, allora, camminò lentamente lungo la passerella, poi si fermò e prese un bel respiro. Infine, iniziò a correre e, quando arrivò alla fine del trampolino, si gettò a braccia aperte nel vortice, come se si stesse tuffando.

L’anziana strega, a quel punto, si voltò verso gli altri: “Bene, chi vuole essere il prossimo?”

Tamara fece un passo avanti, mentre, dietro di lei, Sasha circondava con un braccio le spalle di Klen nel tentativo di rassicurarla.

 “Stai bene?” le chiese, gentile, sentendola tremare sotto di lei.

“Voglio solo andarmene da qui… - sussurrò quella, ancora scossa per l’incubo appena vissuto - Quando arriverò in questo mondo senza magia, starò bene. Mi dispiace solo per le altre nostre sorelle streghe che non hanno avuto la nostra stessa fortuna.”

 “Già, anche io non vedo l’ora di essere lì!” replicò l’altra, fiduciosa.

Intanto, la loro leader si era gettata.

Chi sarebbe stato il successivo?

 

Casa Ferguson

 

 

Diversi minuti dopo, Brenda e Zack portarono Jade a casa sua e la appoggiarono su un divano. Improvvisamente, dopo quasi mezz’ora di incoscienza, la strega si svegliò di colpo, respirando rumorosamente.

“Che cosa è successo?” chiese, immediatamente.

Vedendo che si era risvegliata, Brenda si sedette accanto a lei e le prese una mano: “Un ultimo regalo di tua nonna, a quanto pare!” rispose, sarcastica.

La ragazza si guardò intorno circospetta: “Seriamente, Brenda. Che cosa ci faccio a casa mia? Dove sono tutti?”

Vedendola nervosa, Zack decise di intervenire: “Sono andati alla caverna Shomia con tua nonna. Ti ha addormentata perché non potessi seguirla e non ha tutti i torti dal momento che è una cosa loro, non tua. Perciò ora goditi il ritorno alla normalità come tutti noi, perché presto avremo un nuovo inizio.”

Quella, però, non li ascoltò, anzi, si alzò in piedi di scatto, ancora più nervosa: “No, voi non capite, devo parlare con lei! Mi ha fatto qualcosa e devo capire perché!”

Gli altri due si lanciarono un’occhiata perplessa.

“Riguarda quella cosa strana sul sacrificio che hai farneticato prima di cadere tra le braccia di Zack, vero?” le chiese l’amica, mettendo il ragazzo in imbarazzo.

“Potrei aver fatto un viaggio nel tempo a vuoto e voglio capire il perché.”

L’altra la guardò, confusa: “Aspetta un secondo, tu credi di essere uno dei predestinati al sacrificio? Ma è assurdo! Hai il complesso dell’eroe, per caso?”

“Già… - aggiunse Zack, altrettanto perplesso - Brenda non ha tutti i torti, che cosa ti prende? Ci sono cinque streghe e cinque demoni per il sacrificio e tu non sei una di loro. Ora, so che sei in pena per tua nonna, ma sappiamo perfettamente che il suo reale destino non è morire. Starà bene, nel nuovo mondo, e avrà la sua vita normale, come noi qui.”

Ma Jade, esasperata, insistette: “No, voi non capite! Mia nonna mi ha fatto qualcosa, perché il test doveva risultare positivo. Me l’ha detto Nina!”

L’amico parve alquanto infastidito dalle sue parole: “Stai per caso usando la mia ragazza per far credere ai tuoi amici che sei uno dei predestinati al sacrificio, quando sappiamo perfettamente a cosa miri in realtà?”

Brenda sgranò gli occhi per la sorpresa: “Wow, vedo che tu e Nina l’avete ufficializzato senza perdere tempo! – esclamò, per poi tornare subito seria, intuendo che la situazione era seria - E comunque a che cosa mirerebbe, scusa?”

“Beh, lo sai… - e guardò Jade fisso negli occhi, mentre lo diceva – Vuole morire per raggiungere Samuel e sta facendo questa sceneggiata solo per avere un pretesto per farlo!”

La ragazza, a quel punto, era semplicemente furiosa: “Non è assolutamente vero! – urlò - Per quanto io desideri stare con Samuel, non è questa la ragione per cui vi sto dicendo queste cose.”

Ormai, fra i due, era scoppiata una vera e propria discussioni, dai toni sempre più accesi.

“E invece sì! – replicò lui - Che razza di egoista sei… siamo i tuoi migliori amici! Siamo davvero così poco importanti per te? Ok, vado a sacrificarmi fingendo di non aver avuto altra scelta, ciao e addio! Davvero vuoi lasciarci così, abbandonando questa vita senza che sia veramente la tua ora? Jade, la morte è un gioco a cui perdi, solo lei ti prende di mira. E questa non è la tua ora!”

“E’ vero, hai ragione, ma non stavolta. C’è DAVVERO qualcosa che non va, non sto cercando una scusa per morire! Comunque, non intendo certo stare qui a discuterne con voi, perché devo parlare con mia nonna prima che sia troppo tardi.”

Poi, prese la giacca e andò via, sbattendo la porta dietro di sé.

Quando l’eco si spense, Brenda si voltò lentamente verso Zack.

 “Le credi?” gli chiese.

Quello, ancora arrabbiato, distolse lo sguardo, fissandolo sulla parete di fronte a lui: “Sappiamo quello che vuole veramente, Brenda. In passato ha tentato di suicidarsi e non ha esitato un secondo a correre verso il portale la prima volta che si è aperto. Tu le crederesti, dopo tutto questo?”

“Se c’è una lezione che ho imparato dal narratore,  è che solo lui conosce tutto, mentre noi non possiamo essere certi di niente. Non sappiamo nemmeno la metà delle cose che accadono attorno a noi, perciò non conta credere o meno a quello che ci ha detto. E’ nostra amica, perciò dobbiamo fidarci di quello che dice e vedere come va.”

Le sue parole sagge finirono per convincerlo.

 “Va bene. Allora andiamo con lei e scopriamo cosa c’è dietro a quello che dice, d’accordo?”

E, pochi secondi dopo, la ragazza si attaccò a lui e, insieme, svanirono.

 

Caverna Shomia

 

 

Jade trovò aperto l’ingresso della caverna e non esitò un secondo a entrarvi. Subito,

percorse il corridoio delle torce di fuoco, attirata dalle voci al di là dell’enorme ingresso. Facendo lo stesso percorso degli altri, presto si ritrovò nel luogo designato per il sacrificio: la prima cosa che vide, furono i contenitori sospesi in aria sulle piattaforme di pietra e Jackson a braccia aperte, in procinto di gettarsi nel vortice oscuro. Dietro di lui, Klen e Sasha. Subito, la strega fece un altro passo, che nonostante fosse leggero, rivelò ugualmente la sua presenza.  I tre si voltarono, sorpresi di vederla.

 “Jade, cosa ci fai qui?” le chiese il ragazzo, osservandola avvicinarsi sempre di più a loro.

 “Cercavo mia nonna, ma... – si guardò intorno, vedendo solo loro – Siete solo voi tre?”

 “Manchiamo solo noi al sacrificio, tua nonna è già andata…” le spiegò Sasha, triste, e gli occhi dell’altra si riempirono di lacrime, mentre si avvicinava al bordo del trampolino e guardava di sotto, il vento le scompigliava i capelli.

“Ecco perché mi sono risvegliata.  – mormorò - Morta la strega che ti ha lanciato l’incantesimo…”

“… l’incantesimo si spezza.” completò Klen, accanto a lei.

Vedendola triste,  Jackson le mise una mano sulla spalla: “Mi dispiace, Jade. So che le volevi molto bene…”

Lei continuava a guardare come ipnotizzata il vortice oscuro, gli occhi gonfi per il pianto: “Arrivo sempre tardi, a quanto pare…”

 

A quel punto Sasha, che era proprio dietro di loro, capì di dover intervenire, anche se a malincuore.

 “Non per essere scortese, ma noi dobbiamo proprio andare, Jade… Ne abbiamo passate già abbastanza e francamente non vedo l’ora di andarmene da qui.”

Tutti e tre si voltarono verso di lei e Jade si asciugò le lacrime, annuendo.

“Sì, hai ragione, scusa.”

 

Improvvisamente, in mezzo a loro comparve Heith, che subito tirò una pugnalata nella pancia di Sasha. La strega, colta di sorpresa, sgranò gli occhi e si accasciò a terra sotto gli occhi sconvolti dei presenti. Questi la fissarono agghiacciati, mentre quella si voltava verso di loro con un sorriso perfido e beffardo.

“Sorpresa! Non ve l’aspettavate, vero? – chiese, ironica, per poi tornare cinica e mostrare finalmente tutta la rabbia che aveva dentro - Beh, nemmeno io mi aspettavo che sareste usciti dall’incubo in cui vi ho intrappolati, ma a quanto pare con voi non funziona niente. Ho perso tutto il potere che avevo, mentre ero pronta a fare grandi progetti e conquistare il mondo. Avete mandato all’aria ogni cosa, ma posso ancora strappare vite, come potete vedere. La vendetta è l’ultima cosa che mi rimane, a questo punto… Povera streghetta, non arriverà a destinazione a quanto pare, qualunque essa fosse!” concluse, osservando con una finta espressione di rammarico il corpo senza vita ai suoi piedi.

Allora Jackson notò che la donna stava puntando con lo sguardo la sua amica, perciò corse da lei e la prese per un braccio: “Klen, forza, andiamo!” le ordinò e, poco dopo, si gettarono insieme.

Jade li guardò precipitare sconvolta, mentre Heith rimase indifferente.

“Siamo rimaste sole, eh?” disse, subito dopo, e la ragazza si voltò immediatamente verso di lei, cinica.

 “Sai, mi hai davvero stancata, Heith. Non ti rendi conto che, per quanto cercherai di sforzarti, non sarai mai nessuno? Io sarò ricordata in eterno, mentre tu rimarrai anonima come sei sempre stata. Sei malvagia, ma non al punto da essere ricordata come una minaccia. Mi hai intrappolata in un libro, poi in un incubo e hai fatto carte false con chiunque per arrivare ai tuoi scopi, ma non ci sei riuscita. Queste ti sembrano azioni del calibro di Wolf o John? No, mia cara. Credimi, sei davvero molto lontana dal farti un nome in questo mondo!”

Il volto della donna si deformò per la rabbia: “STA ZITTA, stupida ragazzina!” urlò, ma, in risposta, Jade sorrise.

 “Beh, intanto la stupida ragazzina ha raggiunto più obiettivi di te. Sono stata la prescelta, ho avuto degli amici che mi hanno amata e che avrebbero dato la vita per me, ma, cosa più importante di tutte, ho trovato il vero amore. Tu, invece, hai perso tutto questo per stare dietro alla tua vendetta e alla tua invidia. Non hai ottenuto niente, Heith. E mai otterrai qualcosa, perché stavolta è finita per davvero.”

Heith, però, non la ascoltò, evocando una sfera rossa fra le sue mani: “Beh, intanto i disordini ci sono ancora, dal momento che ho ucciso una delle streghe che doveva partecipare al sacrificio. Perciò otterrò nuovamente quel potere, in un modo o nell’altro.”

Ma Jade sembrava tranquilla: “Questo è ancora tutto da vedere…” mormorò.

“Non proprio, dal momento che godrò della tua dipartita!” ribatté la donna, sempre sicura di sé.

Stava per lanciarle addosso la sfera, quando, improvvisamente, fu stroncata da una freccia che le colpì il petto. Heith sgranò gli occhi, mentre la sfera svaniva dalle sue mani e lentamente cadeva a terra, esalando pochi istanti dopo il suo ultimo respiro.

In quel momento, Jade alzò lo sguardo e ritrovò i suoi amici: Brenda aveva in mano la sua balestra.

“Beh, io sarò ricordata. – le disse, mettendola giù - Ho ucciso la stronza, no? MERITO di essere ricordata!”

L’amica scoppiò a ridere, sollevata, poi corse ad abbracciarla: “Certo che verrai ricordata. Chi dimentica gli amici che hanno affiancato la prescelta!”

 

Quando si staccarono, però, i sorrisi erano spariti, perché accanto a loro c’era pur sempre il corpo senza vita di Sasha.

Dopo un lungo momento di silenzio, Zack fece un passo avanti.

“Suppongo che abbiamo fallito, o sbaglio?”

Jade, però, scosse la testa, iniziando a indietreggiare: “Non proprio…”

L’amica la guardò con disappunto, confusa: “Che cosa vorresti dire? Non c’è un’altra strega compatibile per il sacrificio.”

“Non è vero. Io lo sono. Mia nonna mi ha lanciato un incantesimo per bloccare in qualche modo la magia del mio sangue e e far si che l’esito fosse negativo. Ora, però, lei è morta e quindi si è spezzato. Sono uno dei predestinati…”

Zack scosse la testa, incapace di crederle: “Ma-ma… come fai ad esserne così sicura?”

“Perché l’ho visto, Zack! – replicò lei - C’è una cosa che non vi ho detto: quando sono andata a casa di Nina e mi ha mostrato i dipinti profetici, ce n’era uno che raffigurava me mentre mi gettavo nel vortice oscuro. Inizialmente non riuscivo a crederci e per tutto questo tempo ho lottato con la consapevolezza che queste sarebbero state le mie ultime ore in questo mondo. Con voi. Poi, ho capito di essere la fine di tutto e, arrivata a questo punto, non ne sono affatto meravigliata. – sorrise, mentre le lacrime iniziavano a scorrerle lungo le guance - Sono pronta a ricevere la mia ricompensa per tutto il lavoro svolto…”

I suoi amici, allora, capirono di doversi arrendere di fronte alla realtà dei fatti e anche i loro occhi divennero lucidi.

Zack fu il primo a trovare la forza di parlare:  “Quindi alla fine otterrai quello che vuoi, vivrai la tua vita accanto a Samuel…” le disse, triste, ma senza ironia.

Jade gli sorrise: “Non è vero, non ho ottenuto quello che volevo! Nessuno ottiene mai quello che vuole, non quando i tuoi amici e l’amore della tua vita vivono in mondi differenti…”

“Quindi questo è un addio, giusto?” le chiese l’amica, anche lei in lacrime e quella annuì, incitandola a continuare.

“Significa che non ti rivedrò mai più… Oddio, fa uno strano effetto dirlo e vederlo realizzato nello stesso momento. Non credo di essere pronta. Cioè, non ti vedrò mai più… Per sempre…”

“Nemmeno io sono pronta, Brenda, ma è così che deve andare, lo sai…”

Poi, corsero l’una verso l’altra e si abbracciarono, stringendosi forte.

“Non avrò mai con nessun’altro lo stesso legame che ho avuto con te. – le disse Brenda, aggrappandosi a lei - Le migliori amiche sono come anime gemelle: quando le trovi, sai per certo che non ci sarà mai nessun’altra.”

Parlare, a quel punto, era diventato molto difficile per entrambe.

“Oh, Brenda, non rendere tutto più difficile, ti prego… Già fatico a realizzare che presto non rivedrò mai più il tuo volto... Per quello che vale, sappi che nemmeno io troverò mai un’altra amica come te. – le prese il volto fra le mani e incrociò il suo sguardo – Sei unica e speciale e io mi sento così fortunata ad essere stata tua amica. Di una fortuna così rara, che stento a credere di averla avuto proprio io. Ti auguro una vita meravigliosa assieme a Terence… Ti prego, non dimenticarmi mai, perché io ti penserò in ogni momento della mia...”

Quella si staccò e annuì, devastata:  “Saluta Samuel e tua nonna da parte mia, quando arriverai, ok?”

 

A quel punto, fu il turno di Zack di salutarla, anche se si era voltato dall’altra parte per nascondere le lacrime.

Sorridendo, la ragazza lo punzecchiò: “Oh, Zack, non dirmi che stai piangendo!”

Quello cercò di sembrare forte, come sempre: “Sta zitta, non è vero!” replicò, mentre lei correva ad abbracciarlo. Sorpreso, lui non ricambiò subito la stretta, ma Jade continuò a parlare comunque.

“Sei stato con me fin dall’inizio e insieme ne abbiamo passate più di chiunque altro. Ora, invece, eccoci qui, pronti ad una nuova vita. E’ passato tutto così in fretta, che non mi sono nemmeno resa conto di quanto tu fossi indispensabile per me. Lascio in questo mondo una grossa parte del mio cuore, davvero…”

Poi si staccò, guardando a lungo entrambi:  “Sono pronta ad andare, anche se continuo a chiedermi come farò a vivere senza di voi per tutto il resto della mia vita. Siete le persone più importanti per me… Non dimenticatemi, d’accordo?” e, sorridendo fra le lacrime, iniziò a indietreggiare.

Brenda la salutò con la mano, appoggiando la testa sulla spalla di Zack. Sembravano una fotografia e Jade sorrise loro un’ultima volta.

“Siete meravigliosi. Vi amo immensamente…”

Poi si voltò e iniziò a camminare, ma Zack aveva ancora qualcosa da dirle.

“Finisci la scuola, Jade! Realizza i tuoi sogni.”

Lei, con un cenno, gli fece intendere che aveva capito e proseguì. Finalmente, arrivò sul bordo del trampolino e guardò verso il basso. Non aveva paura, nemmeno un po’. Scrutò quell’oscurità, quel male, sapendo che avrebbe decretato la sua fine per sempre. Poi, lentamente, aprì le braccia e chiuse gli occhi.

“Ho fatto tutto, qui. – mormorò, fra sé e sé - Sono stata amata e ho amato. Ho perso molto, ma anche ricevuto altrettanto. Non ho paura di te, oscurità. Non ne ho mai avuta, fin dal primo giorno. Sono più forte, ora, perché questa vita mi ha resa così. Sei tu che devi avere paura di me. Sono la tua fine e la tua fine, sarà il mio nuovo inizio….” e si lasciò andare, senza rimpianti, serena.

Brenda girò la testa e la affondò nel petto di Zack, incapace di guardare.

La strega continuò a precipitare nel vuoto e le parve di cadere per secoli. Come dice la tradizione, in quell’attimo rivide tutta la sua vita. Era stata tutt’altro che perfetta, ma tuttavia ricca di momenti che per lei erano stati importanti. Davanti agli occhi, le passarono tutte le avventure vissute, le persone conosciute e le vite salvate. Le lacrime, le liti, le battaglie, i nemici, tutti quelli che amava. Tutto quello che aveva caratterizzato una vita vissuta veramente fino in fondo, che non sarebbe mai stata dimenticata.

E, dopo pochi secondi, la vita di Jade nel mondo soprannaturale si concluse. In un attimo, il vortice oscuro si disintegrò e svanì per sempre, lasciando al suo posto solo un vuoto senza fine. Ma il vuoto più grande, in quel momento, era nei cuori di Brenda e Zack.

Era finita. Per sempre, stavolta.

 

Una settimana prima – Alkaban

 

 

Dana girovagò per l’edificio in cerca di Zeta, finchè non la trovò in una stanza, in lacrime. La donna stava ancora cercando, a fatica, di accettare la morte del collega, ma trovò comunque la forza di rispondere ai suoi dubbi, lasciandola entrare nella sua mente. Quella, allora, finalmente capì.

“Quindi il sacrificio pretende il sangue dei prescelti…”

“Sì, quelli che discendono dalla vostra stirpe, da quella delle streghe del circolo divino e dei demoni della triade oscura. Non siete molti, sparsi nel mondo, e alcuni nemmeno sanno di essere dei potenziali prescelti, perché, come ben sai, viene scelta solo una coppia fra tanti.”

Dana abbassò lo sguardo:“Quindi io e Jade siamo le candidate perfette per questo sacrificio… Fortuna che non moriremo davvero, o non le avrei mai permesso di sacrificarsi nuovamente. Non se lo merita dopo tutto quello ha fatto e perduto…”

“Sì, lo siete, ma purtroppo non è sicuro che finiate nel mondo destinato a voi prescelti.”

 “Che cosa intendi dire?”

“Solo quelli che sono stati davvero prescelti, hanno il privilegio di finire lì, anche se gli altri hanno il vostro stesso sangue. Queste sono le regole stabilite all’inizio dei tempi.”

La donna tacque per diversi minuti, troppo dispiaciuta per parlare, ma alla fine riuscì a trovare la forza di farlo.

“Beh, ti sembrerà egoista da parte mia, ma farò di tutto affinché questo sacrifico avvenga. Anche mentire a quelle povere anime, se necessario… Che Dio mi perdoni!” concluse, per poi voltarsi e tornare nella Sala del Consiglio, dove erano in corso i test.

Zeta, però, la fermò, perché aveva ancora un’ultima cosa da dirle: “Aspetta! Non è comunque detto che tu e Jade arriviate nel mondo a cui siete destinate. Quello che farete è un sacrificio di massa, Dana. La maggioranza di voi ha il sangue di un potenziale, quindi finirete tutti nello stesso luogo, qualunque esso sia. Magari mi sbaglio, ma ai piani alti ho accesso a molti libri che qui sulla terra non esistono. Talmente tanti che probabilmente alcuni non sono mai stati letti. Ed essi parlano anche di questo: i sacrifici di massa hanno un inizio e una destinazione, ma sempre insieme. Perché tutte le anime che vi partecipano sono legate per l’eternità. Ma quale eternità spetterà loro e, soprattutto, dove, non ci è dato saperlo.”

Quella rivelazione sconvolse profondamente l’anziana strega, che non ebbe la forza di voltarsi verso la donna, limitandosi a salutarla dalla porta.

“Grazie per il consulto, Zeta. Ancora condoglianze per Xao e… addio!” concluse, per poi andarsene via, silenziosa e pensierosa, ma più che mai sicura riguardo a cosa doveva fare.

 

 

FINE DELLA TERZA STAGIONE

~

INTRODUZIONE ALLA QUARTA STAGIONE

 

 

Anno 1237 a.C.

 

Nella piazza di un paesino era riunita una folla di persone, in attesa di godersi l’esecuzione di due giovani, un ragazzo e una ragazza. Entrambi erano legati ad un palo di legno e, intorno a loro, cumuli di paglia pronti per essere bruciati. L’esecutore, con in mano la torcia di fuoco, si rivolse un’ultima volta al popolo prima di passare all’azione.

“Gli impostori e gli assassini vanno puniti e quale punizione migliore, se non quella di togliere loro la vita? CHE BRUCINO TRA LE FIAMME!” concluse e la folla esultò, incitandolo a compiere quell’atrocità.

La ragazza, però, spaventata quanto il compagno, parlò, sperando che avessero pietà di loro: “No! Vi prego… Abbiamo commesso un errore e ci dispiace, ma non siamo assassini, abbiate misericordia di noi. Vi scongiuriamo… – poi si rivolse direttamente all’uomo, sussurrando perché solo lui sentisse – Lord Flammer, la prego, perché ci sta facendo questo? Noi siamo innocenti, non abbiamo fatto nulla… Ci fidavamo di voi!” concluse, in lacrime.

Quello, però, non si lasciò intenerire, anzi, le lanciò un’occhiata ancora più cattiva di prima: “Allora vi siete fidati della persona sbagliata, mia cara e ingenua Petra…”

Nel sentire le sue parole, l’altro ragazzo gli sputò in faccia: “Sei stato TU! Avremmo dovuto immaginarlo…”

Ma ormai era troppo tardi e l’uomo era pronto a eseguire la condanna.

 “Che le fiamme dell’inferno vi tormentino per l’eternità!” esclamò, con un’espressione di puro piacere sul volto e, subito dopo, buttò la torcia sulla paglia, che prese fuoco velocemente. In poco tempo, le fiamme divennero alte e i due ragazzi gridarono di dolore, mentre bruciavano fra atroci tormenti, nelle loro orecchie le risate della folla intorno a loro, che esultava per la loro fine…

 

 

CONTINUA NELLA QUARTA E ULTIMA STAGIONE DI DEMON & WITCH…

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: Bene, questo era l'ultimo capitolo di questa lunghissima terza stagione. E' sempre una soddisfazione arrivare all'ultimo episodio di ogni stagione e ci si guarda indietro sapendo di aver fatto un ottimo lavoro. Spero abbiate gradito tutto e che anche questa storia vi abbia regalato grandi emozioni, lasciate pure un commento se volete e fatemelo sapere. Come avete letto a fine capitolo, la prossima stagione sarà l'ultima. E' ora che D&W abbia una fine e vedrò di darne una degna assieme ad una nuova trama interessante e coinvolgete. A proposito della nuova stagione, ci sarà un'anteprima della 4x01 nel giorno di Halloween e il primo capitolo si intitolerà "Five Years Later", perciò ci sarà un grosso salto temporale e scoprirete cosa è successo ai protagonisti e di quale nuova minaccia tratterà quest'ultima stagione. Non mancate all'appuntamento. La stagione completa partirà ufficialmente dal 3 Dicembre con la 4x02. Grazie per avermi seguito, alla prossima!

 

  
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