CAPITOLO VENTIDUE
"Harmony's Dark Dreams: The End (Part II)"
Jade
si risvegliò e subito si toccò il viso e le
braccia. Poi, sorrise, rendendosi
conto di essere ancora viva.
“Avevo
ragione! – esclamò, sollevandosi e ritrovando le
amiche accanto a sé – Avevo
ragione, non siamo morte!”
Brenda,
con una mano sul petto, fece altrettanto: “Già,
però mi è sembrato di non
respirare più per davvero!”
“Di
MORIRE per davvero, più che altro…” la
corresse Nina.
“Hai
ragione. E’ stata un’esperienza
terrificante, non ho mai avuto così tanta paura in vita
mia!”
A
quel punto, Jade interruppe i loro discorsi, incitandole a rialzarsi: “Ragazze, ve
l’ho detto: questa è solo una
tortura mentale. E adesso dobbiamo trovare quella sfera e porre fine a
tutte le
sofferenze che i nostri amici stanno subendo là
fuori!”
Quelle,
allora, si alzarono, notando solo in quel momento che erano nello
stesso luogo
di prima, qualche metro più avanti.
“Ci
siamo spostate!” esclamò Nina ad alta
voce, mentre Jade si dirigeva verso la scala più vicina e
provava a salirvi.
“Forse
ci siamo avvicinate ad Alkaban!” e, quando arrivò
in cima, diede un’occhiata
fuori per poter poi riferire alle ragazze cosa vedeva.
“Ok,
siamo vicino alla collina, possiamo uscire!”
ordinò, per poi rimuovere la grata
e raggiungere la superficie.
Brenda,
però, era ancora titubante: “Sei davvero sicura
che non ci siano pericoli?”
In
risposta, ricevette un’occhiataccia: “Rivoglio la
vecchia Brenda, quella che
non ha mai paura di niente…” le disse
l’amica, non senza nascondere un sospiro.
“Mi
sembra un po’ difficile, dopo quello che
ho passato qui!” ribatté l’altra,
iniziando a salire.
“Confermo,
non ho mai vissuto un’esperienza
simile. – aggiunse Nina, seguendole - Se riusciremo ad uscire
da qui, non sarà
facile dimenticarlo..”
Finalmente,
pochi secondi dopo, furono tutte fuori.
“Non
demoralizzatevi, - le incitò Jade - ce la
faremo!” e insieme iniziarono a correre verso la collina,
mentre intorno a loro
non c’era nessuno. Poco dopo, iniziarono a scorgere le forme
famigliari di Alkaban
ed esultarono.
“Oh,
finalmente, sbrighiamoci!” esclamò Jade, ma,
mentre correvano, improvvisamente la
terra si squarciò in due, costringendole a fermarsi per non
cadervi dentro, gli
occhi sgranati per la sorpresa.
“E
adesso?” chiese Nina e l’altra, benché
spiazzata, decise comunque di non arrendersi.
“Possiamo
saltare, non è poi così largo!”
propose, ma subito Brenda le fece notare quanto fosse assurdo come
suggerimento.
“Ok,
Jade, ho capito che sei convita che non
moriremo per colpa di un salto sbagliato, ma sarebbe comunque una
caduta
dolorosa. Ossa che si rompono, lacerazioni e tanti altri dolori atroci
che
vorrei evitare…”
Ancora
una volta, Nina la sostenne: “Brenda ha ragione. Inoltre,
questa voragine
sembra essere parecchio profonda, se non addirittura
infinita.”
Mordendosi
le labbra, Jade alla fine si arrese: “Oh, al diavolo, andremo
a casa di Rick
disarmate, sperando di non incontrare quei mostri assetati di
sangue!” e a quel
punto non poterono fare altro che tornare indietro.
*
Da
un’altra parte, nascosti in un abitazione, Tamara osservava
Barnès cospargere
di sale lo stipite di tutte le porte e le finestre. I due si erano
incontrati
poco prima, per caso e, una volta che finì, la donna
riuscì a esternargli i
suoi dubbi.
“Funzionerà
davvero?” chiese, dubbiosa.
“Sì,
terrà lontani quei mostri. Uno di loro, qualche giorno fa,
mi ha inseguito e
attaccato all’interno di una di queste case. Mi trovavo in
una cucina e, come
ti sarai già accorta, qui non abbiamo poteri,
così gli ho lanciato addosso
tutto ciò che riuscivo a prendere con le mani,
finchè non ho scoperto che il
barattolo del sale risultava molto più efficace delle
forchette e dei coltelli.
Infatti, subito dopo il mostro è fuggito.”
“Sembra
che abbiano un punto debole, a quanto pare...”
Lui
annuì, sedendosi: “Non esattamente. Il sale ha
mandato via quel mostro, ma non
per sempre. Prima o poi tornerà.”
A
quel punto, sui due calò il silenzio, interrotto solo
qualche minuto dopo dalla
strega, che si sedette di fronte a lui.
“Sembravi
turbato…” mormorò e quello, in
risposta, accennò un sorriso.
“Beh,
questa realtà non è di certo un
resort!” esclamò.
“Non
intendevo qui, ma nella Sala del Consiglio,
prima di tutto questo.”
Lui,
però, continuava a non capirla: “E
allora?”
“Quando
il test è risultato negativo, sembravi
parecchio deluso. O meglio, lo sei stato quando hai scoperto quale
destino era
riservato a quelli a cui è risultato positivo e mi
è sembrato strano, dal
momento che sei un uomo di potere, a cui piace comandare e ottenere le
cose con
la violenza. Cosa avresti, perciò, in un mondo senza
magia?”
Barnès
abbassò lo sguardo: “Sì, hai ragione,
sono la persona che hai descritto. E, per
la cronaca, non otterrei nulla in un mondo senza magia,
perché questo
significherebbe per me ricominciare da zero. Non avere nulla, non
essere nulla,
ma…”
“Ma
eri deluso di non farne parte. – continuò lei -
Perché?”
Lui,
allora, alzò lo sguardo e lo posò su di lei,
imbarazzato come mai lo era stato
nella sua vita: “Hai presente quando scopri il significato di
un nuovo termine
e ti rendi conto che forse per tutta la vita hai vissuto
nell’ignoranza? Beh,
io ho conosciuto un sentimento che tutti definiscono amore,
anche se mi dà fastidio usare quella parola dal momento che
non sono un tipo sentimentale. Mi fa sentire patetico, farla uscire
dalla mia
bocca. Non pensavo l’avrei mai detta, perché, come
ti ho già detto, non
conoscevo quel termine prima d’ora. Sapevo che esisteva, ma
non avevo mai capito
cosa significasse davvero…”
Gli
occhi di lei, nel sentirlo, si illuminarono, ma riuscì a
mantenere il
controllo, almeno all’apparenza: “Che-che stai
cercando di dire?”
“Questa
oscurità, questo posto infernale… sono
sopravvissuto solo grazie al ricordo del
tuo viso. Al pensiero che ti avrei ritrovata, prima o poi.
Perchè mi sono reso
conto che, senza l’amore, io non sarei durato nemmeno un
secondo in un luogo
simile. Per quanto io sia forte, non lo sono davvero. Tu mi hai dato
questa
forza, Tamara.”
La
donna, allora, si allungò attraverso il tavolo, gli prese
una mano e la
strinse: “Penso proprio che sia la stessa forza che tu hai
dato a me ad
aiutarmi a sopportare tutte le torture che questo posto ci ha
riservato, ma...
– una lacrima le scese lungo il viso – Avrei
preferito che tacessi, perché, una
volta superata questa avversità, ci sarà una
distanza talmente enorme a
dividerci, che potrei non trovare la forza di ricominciare, pensando a
come
sarebbe stato se ci fossi stato anche tu al mio fianco.”
Quello
sorrise, cercando di nascondere il dolore: “Beh, troverai
sicuramente qualcuno
migliore di me nel nuovo mondo.”
Intuendo
il suo dolore, lei gli strinse ancora più forte la mano,
preoccupata: “E che ne
sarà di te qui?”
Barnès
scosse la testa: “Non ne ho idea. Davvero. Prima di arrivare
a Morney Hill
perseguitavo le streghe per evitare la cattura del mio clan da parte
dei
cacciatori. Facevo baldoria di città in città ed
ero talmente cinico, egoista,
senza cuore e arrogante da accettare alleanze persino con degli
assassini
assetati di sangue pur di raggiungere una posizione per cui essere
temuto. E il
potere… oh, quanto amavo il potere! Non per altro sono
diventato il capo di un
clan!”
“Usi
il passato, o sbaglio? Non sembri più volere quello che un
tempo bramavi. Sai,
vorrei che diventassi una nuova persona, Barnès. Come quella
che ho visto nelle
ultime settimane passate a Morney Hill.”
Ma
l’altro sembrò essere abbastanza titubante:
“Sai come i più famosi cattivi sono
arrivati a diventare tali? Perché a tutti loro mancava
qualcosa che non
potevano avere. Perciò, cosa ti fa credere che io possa
restare la stessa
persona che vedi senza di te?”
Tamara,
però, era più fiduciosa:
“Perché mi rispetti e mi ami e sai che, ovunque
sarò,
io non avrò alcun dubbio che la persona che ho lasciato,
resterà così per
sempre.”
Lui
le sorrise: “Beh, se la metti così,
allora…”
Anche
lei fece altrettanto: “Ho bisogno di chiederti una cosa,
però… voglio che tu ti
prenda cura delle mie streghe, quando me ne sarò andata.
Resteranno senza una
leader e si sentiranno perse, soprattutto Harmony, se mai si
risveglierà.
Voglio che tu dia loro protezione da qualunque altro clan di demoni
vorrà loro
fare del male. Se farai questo per me, te ne sarò
eternamente grata e vivrò
quella che sarà la mia nuova vita in totale
serenità, sapendo che sono con te.”
L’altro
annuì: “Avranno la mia protezione, te lo prometto.
Hai appena dato ad un uomo
una ragione per non diventare cattivo come tutti gli
altri…”
Allora,
la donna si alzò e si avvicinò verso di lui, poi
chiuse gli occhi e si protese
ancora di più: “E ora te ne sto dando
un’altra …” e i due si baciarono con
passione.
*
Noa,
guardandosi sempre intorno, continuò a seguire Sophia, che
si era fiondata fin
da subito verso una direzione ben precisa.
“Allora?
Siamo ancora lontani dalla casa del tuo ex? Potremmo avere compagnia da
un
momento all’altro!” le disse, senza fermarsi.
“Mancano
due isolati, ce la possiamo fare!” replicò lei.
Improvvisamente,
udirono le urla provenire da un punto poco più avanti.
“Sembra
una bambina!” esclamò Noa, ed effettivamente,
quando si avvicinarono, trovarono
una bambina stesa sulla strada con delle enormi liane attorcigliate
alle
caviglie, provenienti da una delle abitazioni circostanti, che
cercavano di
trascinarla dentro, nonostante cercasse di opporre resistenza. La
riconobbe
subito.
“Oh
mio Dio, Monaaa!” la chiamò, correndo subito verso
di lei per aiutarla. Sophia,
però, cercò immediatamente di fermarlo.
“Noa,
aspetta!”
Proprio
in quel momento, la bambina si accorse della loro presenza:
“Noa, ti prego... –
gridò, mentre scivolava via – Aiutoooo!”
e lui subito si buttò su di lei,
cercando di liberarla, ma le liane si avvolsero rapidamente anche
attorno ai
suoi polsi e alle sue gambe. Sophia, che si stava avvicinando, subito
si
bloccò, non sapendo cosa fare.
“Oh
no, cosa faccio adesso?” chiese, in panico.
“Hai
qualcosa per tagliare queste liane, per
caso?” le chiese lui e lei ci pensò su un attimo,
per poi ricordarsi del
contenuto della sua borsa.
“Un
pugnale. L’ho portato per difendermi dai
demoni, quando ero nel passato!” e subito lo tirò
fuori.
“Bene,
libera Mona, allora. E fa presto!”
Quella,
allora, si chinò, iniziando a tagliare finchè non
la libererò. Benché fosse
ancora sotto pressione, riuscì a sorridere.
“Ce
l’ho fatta! – esclamò, voltandosi poi
verso Noa – Ora tocca a te!”
Ma,
non appena si avvicinò a lui con il pugnale, questo le
scivolò via davanti agli
occhi, trascinato dalle liane all’interno
dell’abitazione. Sconvolta, la
ragazza si alzò in piedi.
“NOAAA!
NOO!” gridò.
Presto,
però, comprese che non c’era più nulla
da fare, così si voltò verso la bambina
e la prese in braccio: “Ti porto in salvo, ok?” le
disse e quella reagì a
malapena, troppo sconvolta da quanto era appena successo.
“Ma-ma
dov’è finito Noa?”
L’altra,
però, non sapeva cosa risponderle e distolse lo sguardo,
mortificata: “Non lo
so, piccola, ma noi dobbiamo raggiungere un posto sicuro al
più presto!” e
corse via, mantenendosi sempre vigile.
*
Due
isolati più avanti, Jade e le sue compagne era giunte nei
pressi del quartiere
di Rick e la strega ne fu felice.
“Bene,
ci siamo, ancora qualche passo. Forse, però, una di noi
dovrebbe rimanere di
guardia, mentre le altre due entrano, non credete?”
Subito,
Brenda si offrì volontaria: “Resterò
io, credo di avere più esperienza nel
combattere rispetto a Nina. Non per questo il mio ragazzo è
un esperto nelle
arti marziali!”
L’altra
approvò: “Bene! Non dobbiamo permettere a nessuno
di rubarci la sfera
dell’immaginazione, una volta trovata. E’
l’unica nostra chance di andarcene da
qui!”
Finalmente,
arrivarono davanti alla casa di Rick, pronte ad entrare, quando,
improvvisamente,
delle urla le fermarono.
“Jade!
JADEE!” la chiamò qualcuno e, quando la diretta
interessata si voltò, riconobbe
subito, benché fosse lontana, la persona che la stava
chiamando.
“Ma
quella è Sophia!” esclamò, per poi
correrle subito incontro, mentre Brenda si accertava di aver capito di
chi si
trattasse.
“Quella
è la ragazza di Rick? – chiese – Quella
che hai recuperato dal passato?”
“Sì!”
rispose l’amica, mentre si facevano
sempre più vicine.
“Sei
inseguita?” le chiesero subito, non
appena le separarono solo pochi passi.
“No,
- replicò quella, con ancora Mona fra le
braccia - ma in questo posto non si è mai al sicuro. Non per
molto, almeno.”
“Abbiamo
una via d’uscita, però…”
iniziò Jade,
ma non poté completare la frase, perché, in quel
momento, la strada si aprì in
due, impedendo alle ragazze di raggiungersi. Tutte si fermarono
immediatamente
e Jade, a quel punto, decise di prendere in mano la situazione.
“Ok,
Sophia, non ti muovere. Noi entriamo dentro la casa di Rick,
perché la sfera
dell’immaginazione, quella che gli hai regalato tu,
è la nostra via d’uscita.
Faremo in fretta, d’accordo?”
La
ragazza sorrise: “Ma certo, la sfera! –
esclamò - Dite che funzionerà davvero?”
“Lo
spero!” replicò l’altra, fiduciosa.
Improvvisamente,
però, Nina notò che stava arrivando qualcuno alle
spalle di Sophia e Mona, così
avvertì subito le altre.
“Ehi,
stanno arrivando quei mostri! Devono averla seguita!”
Sophia
si voltò a vedere e subito si fece prende dal panico:
“Oddio…. Ora cosa
faccio?”
Nervosa,
Jade distolse lo sguardo, mortificata: “Ehm… qui
non abbiamo poteri, perciò non
saprei come aiutarvi a sorvolare questa voragine…”
Brenda,
allora, provò a suggerirle qualcosa:
“L’unico modo per salvarle è
entrare
e prendere la sfera dell’immaginazione. ORA!”
Ma
Sophia mostrò fin da subito il suo disappunto:
“Cosa?! Non potete lasciarci
qui, ci tortureranno e poi non siamo nemmeno certe che quella sfera
funzionerà!”
“Non
preoccuparti, non morirete, perché questa realtà
è soltanto immaginaria.”
Anche
l’amica, però, si rivelò essere in
disaccordo con lei: “E’ vero, non moriranno,
ma sentiranno il dolore di quelle torture. Una bambina non
può sopportare tutto
questo! – replicò, per poi rivolgersi alle due,
decisa - Saltate! Presto!” ordinò
e l’altra sgranò gli occhi per quella richiesta.
“Ma-ma…
è troppo distante, non ce la farò mai
con lei in braccio!”
Jade,
allora, si avvicinò maggiormente all’orlo del
precipizio e tese le braccia: “Vi
prendiamo, non temere. Non è impossibile, devi solo prendere
una bella rincorsa,
d’accordo? Ti prego, Sophia, fa che quella bambina non abbia
ricordi peggiori
di quelli che ha già!”
Allora
quella, sentendosi sotto pressione e percependo chiaramente Mona che
tremava
fra le sue braccia, la testa affondata nel suo petto per la paura,
annuì senza
dire nulla, per poi iniziare a indietreggiare. Le tre si prepararono a
riceverle, mentre i mostri avanzavano sempre più vicini.
Poi, Sophia finalmente
iniziò a correre e, quando arrivò sul bordo,
saltò più in alto che poté,
tenendo stretta la bambina e arrivò più vicina a
loro di quanto credesse,
riuscendo a prendere per un pelo le mani di Brenda, che subito la
agguantò. La
ragazza, però, per via della bambina, era troppo pesante e
Brenda non riuscì a
tirarle dalla sua parte, anzi, andò lei verso di loro e
cadde. Fortunatamente,
Jade e Nina riuscirono ad afferrarla per le gambe, prima che potesse
scivolare
giù del tutto. Lei, intanto, teneva per le braccia Sophia,
che stringeva forte
a sé Mona. Erano appese nel vuoto e le due faticavano a
reggerle. Dopo poco,
Brenda sentì le forze venirle meno.
“Ragazze,
- le avvisò - ditemi che avete un piano per sollevarci su,
perché io sento che
sto letteralmente per spezzarmi in due!”
Jade
sbuffò, ma non lasciò la presa, mentre cercava di
pensare a una soluzione: “Ok,
Mona, prova ad arrampicarti su Sophia e Brenda per arrivare a
noi!” urlò alla
bambina, ormai appesa alla caviglia di Sophia.
“Non-non
riesco… - mormorò una vocina tremante
dal basso - Ho troppa paura di cadere!”
“Cadrai
lo stesso, se non ci provi. Forza!” la incitò, ma
Mona non si mosse di un
millimetro e scosse la testa.
“Non
riesco, mi dispiace…” piagnucolò.
In
quel momento Nina, che aveva rivolto lo sguardo verso il cielo, vide
che stava
arrivando qualcosa e avvertì subito l’amica:
“Jade, non si sta mettendo per
niente bene. Stanno scendendo dal cielo quelle strane
catene!” esclamò, mentre
l’altra alzava lo sguardo, incredula.
Poco
più sotto, Brenda le ascoltò incredula:
“Ho sentito bene? Stanno arrivando
quelle catene che ti afferrano e ti tengono appesa come carne da
macello sopra
le teste di quei mostri?”
Sentendo
le sue parole, Mona iniziò a gridare, facendo innervosire
Sophia.
“Hey,
c’era bisogno di essere così
dettagliata?” borbottò, infastidita.
Subito,
allora, Jade iniziò a tirare con tutte le sue forze, ma Nina
cercò rapidamente di
dissuaderla: “Jade, che cosa stai facendo?”
“Le
salvo, ecco cosa sto facendo! – replicò,
isterica - Aiutami!”
“Se
non ci allontaniamo in fretta, quelle catene prenderanno anche noi e
addio via
d’uscita! Nessuno di noi se ne andrà mai da
qui!”
La
ragazza era combattuta, quando anche Brenda la richiamò.
“Nina
ha ragione, Jade. Preferisco cadere nel
vuoto che essere il giocattolino di quelle creature in eterno.
Lasciateci
andare e correte a prendere quella dannata sfera, ok? ORA! –
tuttavia, la vide
ancora indecisa, ma soprattutto sofferente - JADE, MUOVITI!”
la incitò.
“Perdonatemi…”
mormorò allora la ragazza, la voce spezzata, prima di
lasciarle cadere.
Nel
giro di un attimo, le tre precipitarono nel vuoto e le loro urla
riempirono
l’aria.
Vedendola
inginocchiata a terra, sconvolta, Nina la tirò su per un
braccio: “Jade, non è
il momento di piangerti addosso, muoviti! Staranno bene quando
torneremo nel
mondo reale, fuori dalla testa di Harmony. Avanti!”
Quella,
allora, annuì ripetutamente, asciugandosi le lacrime e
iniziando a correre con
le catene alle calcagna. Fortunatamente, però, le due
riuscirono a raggiungere
immediatamente l’abitazione di Rick, chiudendo immediatamente
la porta alle
loro spalle. Finalmente, erano dentro e al sicuro.
Nel mondo
reale, fuori dalla mente di Harmony
Heith
aveva appena sorpassato i confini occupati precedentemente dalla cupola
ed era
finalmente fuori dalla città. Come aveva previsto, aveva
ritrovato il gruppo di
streghe che aveva portato dalla WitchHouse, che la aspettavano nello
stesso
punto in cui le aveva lasciate. Non sembravano felici di vederla, ma
lei
sorrise comunque, beffarda.
“Ma
come siete premurose, mi avete aspettata qui come farebbe un cane con
il suo
padrone… Meritate davvero un croccantino!”
“Abbiamo
finto di esserti leali davanti a quelle due streghe che sono venute a
cercarti
alla WitchHouse, potevamo raccontare loro tutto durante il tragitto, ma
non
l’abbiamo fatto. – replicò subito una di
loro - Qualunque cosa tu abbia fatto
qui, però, per favore, ora lasciaci andare!”
Heith
continuò a sorridere, ma per la sorpresa, stavolta: “Voi non stavate
fingendo, eravate obbligate!
– rispose, cinica - Non
cercate di farlo
passare come un gesto per cui debbo dare una ricompensa,
perché sapevate
benissimo che avrei tagliato la gola alla prima di voi che avesse
fiatato con
loro. Perciò, vi consiglio caldamente di contare fino a
duemila, prima di dar
fiato a quelle stupide bocche! Per quanto riguarda quello che ho
ottenuto qui,
– accarezzò lo scettro, riempiendole di
inquietudine –
beh, non è che voi mi serviate a molto, ora
come ora. Ma non voglio neanche uccidervi. Uccidere porta via tempo
prezioso e
io non ho un minuto da perdere. Devo costruire il mio regno, assoldare
un
esercito e diventare la leggenda di cui si parlerà per
secoli e secoli.
Potreste scrivere di me sui libri… qualcuna di voi sa
scrivere, per caso? Ok,
domanda stupida! Disegnare? Beh, questa non è
così banale, visto che non è una
dote molto comune. Mi serve una strega abile, però,
perché le illustrazioni sui
libri di storia siano completamente fedeli a me. Voglio solo il meglio
e voi
farete tutto quello che è necessario per accontentarmi. La
WitchHouse era solo
la punta dell’iceberg, un piccolo inizio verso un grande
futuro. Adesso
desidero qualcosa di più grande, un impero di streghe
guidato da me. Dovreste
ritenervi fortunate ad essere le prime a farne
parte…” e rise malvagiamente,
facendo rabbrividire tutte le presenti, incapaci di sottrarsi a quella
mente
malata e impotenti davanti al suo volere.
Dentro la
mente di Harmony
Jade
e Nina attraversarono la casa, arrivando fino all’ascensore e
quest’ultima ne
rimase abbastanza perplessa.
“Ok,
quello porta all’inferno o cosa?” chiese, mentre
l’altra premeva il pulsante di
chiamata.
“Porta
nel seminterrato, dove c’è la stanza
degli allenamenti di Rick e la sua collezione di armi. Oltre alla sfera
dell’immaginazione, ovviamente.”
Allora
Nina, senza fare altre domande, entrò
con lei attraverso le porte aperte.
Nella
discesa, però, la ragazza ruppe nuovamente il silenzio,
perché aveva qualcosa
da rivelarle.
“Credo
che tua nonna ti abbia mentito, sai?”
Quella
si voltò a guardarla, confusa: “Cosa? Di che cosa
stai parlando?”
“Il
tuo sangue non ha nulla che non va. Quando hai fatto il test, infatti,
mi è
sembrato di vederla fare un incantesimo contro di te per fare in modo
che
risultassi negativa.”
L’altra,
allora, abbassò lo sguardo, riflettendo sulle sue parole.
“Sappiamo
entrambe che ho ragione!” ribadì Nina, decisa.
“Ma
perché l’avrebbe fatto, se io potevo
benissimo essere la quinta strega? Perché farci perdere
tempo a cercarne
un’altra nel passato? A quest’ora potevamo aver
già neutralizzato i disordini,
invece di finire in questo incubo!”
Ma
Nina era perplessa quanto lei: “Non chiederlo a me!
Però sono sicura che ha avuto
una ragione per farlo.”
Subito
dopo, le porte si aprirono, rivelando la stanza sotterranea del
cacciatore.
Jade si mosse in fretta, dirigendosi sicura verso il cassetto in cui
sapeva
essere custodito l’oggetto che stava cercando. Come previsto,
lo trovò
all’interno di un piccolo scrigno, dentro un sacchetto e,
rapidamente, lo sfilò
fuori.
“Grazie
a Dio, ce l’abbiamo!” esclamò, tirando
un sospiro di sollievo.
“E
adesso?” le chiese Nina, vedendo che la prendeva fra le mani
e chiudeva gli
occhi.
“Adesso
devo solo desiderare di essere nella vera Morney
Hill…”
Qualche
istante dopo, però, quando la strega
vide che non era successo nulla, riaprì gli occhi, confusa.
“Cosa
diavolo sta succedendo? Perché non
funziona?”
Gli
occhi di Nina, allora, si riempirono di lacrime, perché
sentì di aver perso
anche l’ultima speranza che le rimaneva: “Non ce ne
andremo mai via da qui,
vero? E’ stato tutto inutile…”
L’altra,
però, riuscì a rimanere calma e determinata:
“NO! – esclamò, decisa - Mi
rifiuto di credere che sia stato tutto inutile! Non resteremo bloccati
qui, non
è il nostro il destino e lo sai anche tu!”
Quella
abbassò lo sguardo, scoraggiata: “Beh, se ti
riferisci a quello che hai visto
nei dipinti, il destino può sempre cambiare, te
l’ho detto…”
Ma
Jade si era ormai diretta verso l’ascensore e dovette
affrettarsi per riuscire
a raggiungerla.
“Ehi,
adesso dove vai?” le urlò dietro Nina,
ma quella non proferì parola.
Qualche
minuto dopo, le due erano in strada e Jade si stava dirigendo verso la
voragine
e Nina, alle sue spalle, cercò ancora una volta di capire
quale era il suo
piano.
“Che
cosa vorresti fare?” le chiese, urlando.
“Magari
se la butto nel vuoto…” spiegò quella,
decisa, allora la ragazza la prese
immediatamente per un braccio nel tentativo di fermarla.
“Se
la butti nel vuoto, rischiamo di perdere davvero quest’ultima
speranza. Se,
come dici tu, questo non è il nostro destino, allora ci
dev’essere un’altro
modo per attivare questa sfera e farci uscire da qui.”
Improvvisamente,
mentre parlavano, i mostri si avvicinarono e, addirittura, riuscirono
anche a
saltare la voragine. Arrivavano da entrambe le direzioni,
sfortunatamente,
perciò le due ragazze, in guardia, si misero schiena contro
schiena per
difendersi, nervose.
“Accidenti,
forse ci siamo distratte troppo a
parlare. – sussurrò Nina - Non li ho nemmeno visti
arrivare… Cosa facciamo,
adesso? Si avvicinano!”
Jade,
però, non sapeva cosa fare se non tenere la sfera stretta
fra le mani, così si
mise a riflettere ad alta voce, quasi come se stesse farneticando:
“Dagli
incubi ci si sveglia in modo brusco, no? Boom, uno spavento e sei di
nuovo alla
realtà. Un suono, quello della paura, oppure di qualcosa che
si rompe! – sgranò
gli occhi, colpita dalla sua stessa proposta – La dobbiamo
rompere!”
Nina,
che boccheggiava per la paura, la sentì a malapena:
“Che cosa stai dicendo,
Jade? Non ho capito…”
Ma
quella la ignorò e strinse la pietra, poi chiuse gli occhi e
iniziò a
bisbigliare, percependo i mostri sempre più vicini:
“Riportaci a Morney Hill,
la vera Morney Hill. Riportaci alla realtà, ti prego...
DESIDERO tornare alla
realtà!”
L’attimo
seguente alzò il bracciò e gettò la
sfera a terra, mandandola in frantumi. I
tanti, piccoli frammenti rimbalzarono sull’asfalto,
splendendo, fino a creare
un vero e proprio bagliore di luce bianca che accecò tutti,
mostri compresi.
Tutti furono costretti a coprirsi gli occhi e, pochi secondi, ci fu
solo il
nulla.
Mondo reale –
Morney Hill
Quando
Jade riaprì gli occhi, si ritrovò distesa sulla
stessa strada in cui era pochi
secondi prima, ma stavolta, era circondata da molte persone. Erano i
cittadini
di Morney Hill, che si guardavano intorno confusi e disorientati, ma,
soprattutto, spaventati.
Dopo
qualche secondo, finalmente riuscì ad alzarsi e subito
provò a cercare gli
altri, ma, prima che potesse fare qualunque cosa, qualcuno la sorprese
alle
spalle.
“Ehi,
ce l’hai fatta!” le disse, dandole una pacca sulla
spalla.
Era
Brenda e vederla la rese più felice che mai.
“Oh
mio Dio! – esclamò, abbracciandola –
Sono così contenta che stai bene e che
siamo fuori da quell’incubo…”
Ma
l’altra tornò subito seria e si staccò
da lei, indicandole con gli occhi
qualcosa nel cielo: “Non direi... Guarda!”
Quella
seguì il suo sguardo e vide, come tutti gli altri, qualcosa
che la riempì di
paura e sgomento: un’enorme nube nera di disordini stava
lasciando la città.
Risoluta,
scosse energicamente la testa, determinata a fare in modo che quella
non fosse
la vera fine: “No, - esclamò - non posso
permetterlo, non perderò questa
battaglia!” e subito iniziò a correre, incontrando
poco più avanti Nina.
“Ehi,
eccoti! Vieni, c’è tua Nonna, siamo pronti con i
contenitori!” le disse, per
poi farle subito strada e portarla nel punto in cui si erano
risvegliati gli
altri.
“Nonna,
ci siamo? – le chiese Jade, non appena la raggiunse - I
disordini stanno
lasciando la città! Pare che Heith, alla fine, sia riuscita
a rimuovere la
cupola.”
Dana
annuì: “Ho letto la lettera di istruzioni: il
prossimo passo è incidere con la
lama di un pugnale entrambi i polsi dei contenitori. Infatti, sono
stati creati
per contenere quel male e portarlo fin dentro la caverna, dove
compieremo il
sacrificio.”
A
un suo cenno, Nina, con il pugnale già pronto in mano, si
avvicinò ai tre,
ancora addormentati, e fece le incisioni, poi si voltò verso
le due streghe,
chiedendosi quale sarebbe stata la mossa successiva. Improvvisamente,
tutti
sentirono un suono assordante, che costrinse l’intera
cittadina a coprirsi le
orecchie: i disordini stavano tornando indietro, aspirati
all’interno delle
incisioni fatte sui polsi dei contenitori. Nel giro di pochi istanti,
furono assorbiti
completamente e il suono assordante svanì.
Proprio
in quell’istante, arrivarono Zack, Noa e Wes.
“Serve
un passaggio alla caverna, per caso?” chiese il demone con un
sorriso e subito
Jade corse ad abbracciarlo, felice di vederlo, sotto lo sguardo
apparentemente
geloso di Nina.
“Sono
così felice di vederti!” gli disse, il volto
affondato nella sua spalla.
Intanto,
Brenda cercava con lo sguardo il suo amato, senza però
riuscire a trovarlo. Improvvisamente,
quello, con sua grande sorpresa, le arrivò alle spalle,
prendendola per i
fianchi e sollevandola.
“Ehi,
stai bene, vedo…” le sussurrò,
mettendola di nuovo a terra.
Subito
lei si voltò, incredula, ma felice, e lo
abbracciò: “Non immagini che paura ho
avuto di non rivederti mai più… Pensavo di averti
ucciso!”
“No,
IO pensavo di averti ucciso!”
L’altra,
però, non parve troppo perplessa da quella risposta:
“Sai, credo che entrambi
abbiamo subito la stessa tortura: la consapevolezza di aver ucciso la
persona
amata…” disse, lo sguardo basso al ricordo del
trauma subito, mentre si
stringeva ancora una volta a lui.
“Non
ho mai vissuto incubo peggiore…”
mormorò Terence, ricambiando la stretta.
*
Intanto,
non molto lontano, Jackson aveva trovato Harmony distesa
sull’asfalto,
addormentata. Subito, si era avvicinato con l’intenzione di
toccarla, ma, dopo
pochi passi, era stato fermato da Tamara, che era proprio alle sue
spalle in
compagnia di Barnès.
“No,
non toccarla! – gli intimò - Ti ritroveresti
nuovamente all’interno dei suoi
incubi.”
Lui
si fermò bruscamente, sentendo gli occhi riempirsi di
lacrime: “Non si
sveglierà mai più, vero?”
La
donna, dispiaciuta, gli mise una mano sulla spalla: “Questa
è la sua maledizione, Jackson. Adesso
è lei a vivere nei suoi incubi. Sola.”
Il
ragazzo si sentiva impotente di fronte a quella situazione e
scoppiò a
piangere.
“Ma-ma…
non c’è niente che possiate fare per lei? Le
avevate costruito un braccialetto,
no?”
“Sì,
ma non è possibile farne uno nuovo. Alcune
componenti erano costituite da un tipo di legno molto raro, ormai
estinto.
Sasha possiede molte cose raccolte durante i suoi viaggi, ma quello lo
aveva
utilizzato tutto per costruire il braccialetto che Heith ha distrutto.
E poi,
non avremmo comunque tempo di aiutarla, perché stiamo per
andarcene. Mi
dispiace...”
Lui
non riuscì a far altro che fissare la ragazza, in silenzio,
distrutto: “Avrà
paura in quel luogo così orribile. E’ tutta sola e
lo sarà per molto tempo,
forse per sempre, finchè qualcuno non la
toccherà. Non le ho nemmeno detto
addio…”
Barnès,
intuendo la situazione, lo prese per le spalle e lo tirò
indietro: “So che vuoi
toccarla e prendere il suo posto affinché si svegli, ma hai
un tuo destino da
compiere e, se hai esitato fino a questo momento, significa che lo sai.
Non
pensare a lei, adesso. Starà bene, non preoccuparti,
perché ti prometto che me
ne prenderò cura io quando ve ne sarete andati.
Passerò i prossimi secondi,
minuti, ore, giorni, settimane, mesi e anni a cercare una soluzione
finchè non
porrò fine al suo sonno. Questo sarà lo scopo
della mia vita, d’ora in avanti, d’accordo?
Perciò vai avanti senza voltarti indietro…
E’ una promessa!”
Jackson
annuì e lo abbracciò:
“Grazie… - mormorò
- E dille che la amo e che sono contento che mi abbia importunato nella
cella
di quel sotterrano dove ci ha rinchiusi John e poi mi abbia
perseguitato ad
Alkaban fino alla nausea. Non avrei mai scoperto la bella persona che
è dentro.
E dille anche che mi mancherà molto…”
L’altro
gli fece cenno di aver capito e gli sorrise.
Intanto,
accanto a loro, Tamara aveva osservato l’intera scena,
commossa e allo stesso
tempo fiera del demone che amava e cui sapeva di dover dire addio.
Nel
frattempo, intorno a loro, la gente era in tumulto dopo aver visto la
nube
entrare nei contenitori, ma Dana decise subito di porre fine a quel
caos,
alzando le braccia al cielo e bloccando ogni abitante di Morney Hill
presente.
A quel punto, quelli che ancora si muovevano, cioè quelli
del suo gruppo, si
avvicinarono, ritrovandosi tutti insieme e lei, finalmente,
poté dare le ultime
istruzioni.
“Non
andremo tutti alla caverna. Solo i predestinati, me compresa, e i
contenitori.
Nessun altro, è chiaro?”
Ovviamente,
subito Jade intervenne: “Cosa? Intendi dire che io non posso
venire?”
Sorridendo,
la donna si avvicinò a lei: “Sai, su una cosa
avevi ragione, Jade: non sei più
la prescelta. Hai già fatto il tuo dovere più di
una volta, ma, nonostante
questo, hai continuato a lottare. Ed ora eccoci qui, per provare a
mettere
finalmente fine all’incubo che c’è in
questa realtà. Hai salvato molte vite,
oltre a quelle dei tuoi amici e Dio solo sa quanto tu ti sia
sacrificata in
questi anni, ma adesso è tempo che l’eroe sia
qualcun altro.”
Gli
occhi della ragazza si riempirono di lacrime, mentre cercava con fatica
di
trovare la forza di parlare: “Potevo ancora sacrificarmi,
vero? – le chiese,
determinata a non arrendersi - Perché?”
Tutti
i presenti lanciarono loro una strana occhiata perplessa, apparte Nina,
che
sapeva di cosa stavano parlando.
A
quel punto, Dana rise e abbracciò forte la nipote:
“Domande, domande. Sempre
domande, la mia Jade. – si staccò e le prese il
mento fra le mani, premurosa –
Hai davanti a te una lunga vita, tesoro. Sei adulta ormai, non ti serve
sapere
altro. Questo è il tuo posto, assieme alle persone che ti
amano, fino
all’ultimo giorno che la vita ti donerà. E ora
salutami, perché questo, invece,
è l’ultimo giorno che la vita ha donato a
me…” e le due si abbracciarono
nuovamente, tra le lacrime e i singhiozzi della ragazza.
“Addio,
Nonna…” sussurrò, prima di crollare fra
le sue braccia.
La
donna fece un cenno a Zack di prenderla e lui subito si
avvicinò ed eseguì.
“Cosa
è successo?” le chiese, preoccupato.
“Sappiamo
entrambi che non resterà qui, aspettando che la magia sia
portata a compimento.
Prenditi cura di lei, Zack. Non potrei lasciarla in mani migliori, sei
forte,
ormai, e sei cambiato. Me ne vado davvero serena, sapendola con
te… Anche tu,
Brenda. Siete le persone più importanti della sua
vita…”
Il
ragazzo accennò un sorriso, Jade incosciente stretta fra le
sue braccia: “Addio,
Signora Ferguson. – la salutò - E’ stato
un onore conoscerla…”
Poi
fu il turno della ragazza che si gettò in lacrime fra le
braccia della donna:
“Addio, mi mancherà molto…”
L’altra
rise, cercando di mantenersi in equilibrio: “Accidenti, sono
una donna anziana
io! – barcollò, per poi tornare subito seria
– Oh, dolce Brenda, ero davvero
scettica il giorno in cui hai deciso di unirti a Jade nel suo viaggio,
ma
adesso, vedendo quello che sei diventata, sono contenta che tu
l’abbia fatto.
Sei solo una ragazza umana, eppure sei riuscita a sopravvivere a mille
avversità. Sei forte, cara. Più forte di
qualsiasi magia esistente.”
E,
mentre la ragazza si staccava da lei e si asciugava le lacrime, fece un
occhiolino
a Terence.
“Non
abbiamo bisogno di dirci nulla noi due. - gli disse – Solo,
veglia su di loro.
Sono molto fiera del tuo percorso, ho sempre saputo chi eri.
Perciò… addio e
buona vita, te la meriti!”
In
risposta, l’uomo le fece un rispettoso cenno con la testa:
“E’ stato un piacere
conoscerla, Dana. Grazie di tutto.”
A
quel punto, fu il turno dei Consiglieri: “Signori…
spero abbiate imparato molto
a contatto con noi. Bisogna scendere dalle nuvole ogni tanto, non
trovate?”
Anche
loro risposero con un cenno del capo.
Alla
fine, la donna si avvicinò a Jackson: “Forza,
portaci tutti alla caverna e
finiamo questa storia!” e, dopo gli ultimi sguardi di addio,
tutti si
attaccarono a lui, svanendo subito dopo, sotto gli occhi dei rimasti.
Caverna Shomia
Il
gruppo di predestinati, capitanato da Dana, percorse un lungo corridoio
illuminato dalle torce. C’era un enorme ingresso davanti a
loro e, dopo qualche
attimo di esitazione da parte di tutti, vi entrarono.
Nell’enorme sala si ritrovarono
ai piedi di una gradinata non molto lunga, che portava ad una
piattaforma
piana. Al centro di questa vi era una voragine dalla circonferenza
enorme.
Davanti a loro, una passerella, che terminava con un trampolino di
pietra che
si protendeva sopra quel baratro buio e sconfinato. In aria erano
sospese tre
piattaforme di pietra che galleggiavano in senso circolare, come una
giostra, sopra
di essa.
I
presenti scrutarono quel luogo a bocca aperta, finchè,
improvvisamente, i
contenitori non si sollevarono dalle braccia dei demoni che li avevano
portati
fin lì. In alto, sempre più in alto,
finché non atterrarono sulle tre
piattaforme di pietra.
“E
adesso? Che cosa succederà?” chiese Tamara, in
piedi accanto a Dana, ma non
fece in tempo ad avere una risposta, che i disordini fuoriuscirono dai
polsi
dei tre contenitori e confluirono all’interno della voragine,
rimanendo
bloccati lì.
Quando
la donna si affacciò a guardare, si trovò davanti
un vortice oscuro e a quel
punto comprese qual’era l’ultima cosa da fare e si
voltò per dirlo agli altri.
“Dobbiamo
buttarci. – spiegò - Uno alla volta. Il nostro
sangue sarà come un proiettile.
Ogni sparo sarà più letale del precedente e i
disordini saranno neutralizzati solo
dopo che tutti e dieci ci saremo buttati. Non abbiate paura,
però, ok?”
Sophia,
che era la più determinata, fece un passo avanti:
“Io devo tornare dalla mia
famiglia. E se, per farlo, devo buttarmi in quel vortice, allora sono
pronta a
farlo!”
L’altra
annuì e si spostò, lasciandole la strada libera.
La ragazza, allora, camminò
lentamente lungo la passerella, poi si fermò e prese un bel
respiro. Infine, iniziò
a correre e, quando arrivò alla fine del trampolino, si
gettò a braccia aperte nel
vortice, come se si stesse tuffando.
L’anziana
strega, a quel punto, si voltò verso gli altri:
“Bene, chi vuole essere il
prossimo?”
Tamara
fece un passo avanti, mentre, dietro di lei, Sasha circondava con un
braccio le
spalle di Klen nel tentativo di rassicurarla.
“Stai
bene?” le chiese, gentile, sentendola
tremare sotto di lei.
“Voglio
solo andarmene da qui… - sussurrò quella, ancora
scossa per l’incubo appena
vissuto - Quando arriverò in questo mondo senza magia,
starò bene. Mi dispiace
solo per le altre nostre sorelle streghe che non hanno avuto la nostra
stessa
fortuna.”
“Già,
anche io non vedo l’ora di essere lì!”
replicò l’altra, fiduciosa.
Intanto,
la loro leader si era gettata.
Chi
sarebbe stato il successivo?
Casa Ferguson
Diversi
minuti dopo, Brenda e Zack portarono Jade a casa sua e la appoggiarono
su un
divano. Improvvisamente, dopo quasi mezz’ora di incoscienza,
la strega si
svegliò di colpo, respirando rumorosamente.
“Che
cosa è successo?” chiese, immediatamente.
Vedendo
che si era risvegliata, Brenda si sedette accanto a lei e le prese una
mano: “Un
ultimo regalo di tua nonna, a quanto pare!” rispose,
sarcastica.
La
ragazza si guardò intorno circospetta:
“Seriamente, Brenda. Che cosa ci faccio
a casa mia? Dove sono tutti?”
Vedendola
nervosa, Zack decise di intervenire: “Sono andati alla
caverna Shomia con tua
nonna. Ti ha addormentata perché non potessi seguirla e non
ha tutti i torti
dal momento che è una cosa loro, non tua. Perciò
ora goditi il ritorno alla
normalità come tutti noi, perché presto avremo un
nuovo inizio.”
Quella,
però, non li ascoltò, anzi, si alzò in
piedi di scatto, ancora più nervosa:
“No, voi non capite, devo parlare con lei! Mi ha fatto
qualcosa e devo capire
perché!”
Gli
altri due si lanciarono un’occhiata perplessa.
“Riguarda
quella cosa strana sul sacrificio che hai farneticato prima di cadere
tra le
braccia di Zack, vero?” le chiese l’amica, mettendo
il ragazzo in imbarazzo.
“Potrei
aver fatto un viaggio nel tempo a vuoto e voglio capire il
perché.”
L’altra
la guardò, confusa: “Aspetta un secondo, tu credi
di essere uno dei
predestinati al sacrificio? Ma è assurdo! Hai il complesso
dell’eroe, per
caso?”
“Già…
- aggiunse Zack, altrettanto perplesso - Brenda non ha tutti i torti,
che cosa ti
prende? Ci sono cinque streghe e cinque demoni per il sacrificio e tu
non sei
una di loro. Ora, so che sei in pena per tua nonna, ma sappiamo
perfettamente
che il suo reale destino non è morire. Starà
bene, nel nuovo mondo, e avrà la
sua vita normale, come noi qui.”
Ma
Jade, esasperata, insistette: “No, voi non capite! Mia nonna
mi ha fatto
qualcosa, perché il test doveva risultare positivo. Me
l’ha detto Nina!”
L’amico
parve alquanto infastidito dalle sue parole: “Stai per caso
usando la mia
ragazza per far credere ai tuoi amici che sei uno dei predestinati al
sacrificio, quando sappiamo perfettamente a cosa miri in
realtà?”
Brenda
sgranò gli occhi per la sorpresa: “Wow, vedo che
tu e Nina l’avete
ufficializzato senza perdere tempo! – esclamò, per
poi tornare subito seria,
intuendo che la situazione era seria - E comunque a che cosa mirerebbe,
scusa?”
“Beh,
lo sai… - e guardò Jade fisso negli occhi, mentre
lo diceva – Vuole morire per
raggiungere Samuel e sta facendo questa sceneggiata solo per avere un
pretesto
per farlo!”
La
ragazza, a quel punto, era semplicemente furiosa: “Non
è assolutamente vero! –
urlò - Per quanto io desideri stare con Samuel, non
è questa la ragione per cui
vi sto dicendo queste cose.”
Ormai,
fra i due, era scoppiata una vera e propria discussioni, dai toni
sempre più
accesi.
“E
invece sì! – replicò lui - Che razza di
egoista sei… siamo i tuoi migliori
amici! Siamo davvero così poco importanti per te? Ok,
vado a sacrificarmi
fingendo di non aver avuto altra scelta, ciao e addio! Davvero
vuoi
lasciarci così, abbandonando questa vita senza che sia
veramente la tua ora?
Jade, la morte è un gioco a cui perdi, solo lei ti prende di
mira. E questa non
è la tua ora!”
“E’
vero, hai ragione, ma non stavolta. C’è DAVVERO
qualcosa che non va, non sto
cercando una scusa per morire! Comunque, non intendo certo stare qui a
discuterne con voi, perché devo parlare con mia nonna prima
che sia troppo
tardi.”
Poi,
prese la giacca e andò via, sbattendo la porta dietro di
sé.
Quando
l’eco si spense, Brenda si voltò lentamente verso
Zack.
“Le
credi?” gli chiese.
Quello,
ancora arrabbiato, distolse lo sguardo, fissandolo sulla parete di
fronte a
lui: “Sappiamo quello che vuole veramente, Brenda. In passato
ha tentato di
suicidarsi e non ha esitato un secondo a correre verso il portale la
prima
volta che si è aperto. Tu le crederesti, dopo tutto
questo?”
“Se
c’è una lezione che ho imparato dal narratore,
è che solo lui conosce tutto, mentre noi non
possiamo essere certi di
niente. Non sappiamo nemmeno la metà delle cose che accadono
attorno a noi,
perciò non conta credere o meno a quello che ci ha detto.
E’ nostra amica,
perciò dobbiamo fidarci di quello che dice e vedere come
va.”
Le
sue parole sagge finirono per convincerlo.
“Va
bene. Allora andiamo con lei e scopriamo
cosa c’è dietro a quello che dice,
d’accordo?”
E,
pochi secondi dopo, la ragazza si attaccò a lui e, insieme,
svanirono.
Caverna Shomia
Jade
trovò aperto l’ingresso della caverna e non
esitò un secondo a entrarvi.
Subito,
percorse
il corridoio delle torce di fuoco, attirata dalle voci al di
là dell’enorme
ingresso. Facendo lo stesso percorso degli altri, presto si
ritrovò nel luogo
designato per il sacrificio: la prima cosa che vide, furono i
contenitori
sospesi in aria sulle piattaforme di pietra e Jackson a braccia aperte,
in
procinto di gettarsi nel vortice oscuro. Dietro di lui, Klen e Sasha.
Subito, la
strega fece un altro passo, che nonostante fosse leggero,
rivelò ugualmente la
sua presenza. I tre
si voltarono,
sorpresi di vederla.
“Jade,
cosa ci fai qui?” le chiese il ragazzo,
osservandola avvicinarsi sempre di più a loro.
“Cercavo
mia nonna, ma... – si guardò intorno,
vedendo solo loro – Siete solo voi tre?”
“Manchiamo
solo noi al sacrificio, tua nonna è
già andata…” le spiegò
Sasha, triste, e gli occhi dell’altra si riempirono di
lacrime, mentre si avvicinava al bordo del trampolino e guardava di
sotto, il
vento le scompigliava i capelli.
“Ecco
perché mi sono risvegliata. –
mormorò - Morta
la strega che ti ha lanciato
l’incantesimo…”
“…
l’incantesimo si spezza.” completò Klen,
accanto a lei.
Vedendola
triste, Jackson le
mise una mano sulla
spalla: “Mi dispiace, Jade. So che le volevi molto
bene…”
Lei
continuava a guardare come ipnotizzata il vortice oscuro, gli occhi
gonfi per
il pianto: “Arrivo sempre tardi, a quanto
pare…”
A
quel punto Sasha, che era proprio dietro di loro, capì di
dover intervenire,
anche se a malincuore.
“Non
per essere scortese, ma noi dobbiamo
proprio andare, Jade… Ne abbiamo passate già
abbastanza e francamente non vedo
l’ora di andarmene da qui.”
Tutti
e tre si voltarono verso di lei e Jade si asciugò le
lacrime, annuendo.
“Sì,
hai ragione, scusa.”
Improvvisamente,
in mezzo a loro comparve Heith, che subito tirò una
pugnalata nella pancia di
Sasha. La strega, colta di sorpresa, sgranò gli occhi e si
accasciò a terra
sotto gli occhi sconvolti dei presenti. Questi la fissarono
agghiacciati,
mentre quella si voltava verso di loro con un sorriso perfido e
beffardo.
“Sorpresa!
Non ve l’aspettavate, vero? – chiese, ironica, per
poi tornare cinica e
mostrare finalmente tutta la rabbia che aveva dentro - Beh, nemmeno io
mi
aspettavo che sareste usciti dall’incubo in cui vi ho
intrappolati, ma a quanto
pare con voi non funziona niente. Ho perso tutto il potere che avevo,
mentre
ero pronta a fare grandi progetti e conquistare il mondo. Avete mandato
all’aria ogni cosa, ma posso ancora strappare vite, come
potete vedere. La
vendetta è l’ultima cosa che mi rimane, a questo
punto… Povera streghetta, non
arriverà a destinazione a quanto pare, qualunque essa
fosse!” concluse,
osservando con una finta espressione di rammarico il corpo senza vita
ai suoi
piedi.
Allora
Jackson notò che la donna stava puntando con lo sguardo la
sua amica, perciò
corse da lei e la prese per un braccio: “Klen, forza,
andiamo!” le ordinò e,
poco dopo, si gettarono insieme.
Jade
li guardò precipitare sconvolta, mentre Heith rimase
indifferente.
“Siamo
rimaste sole, eh?” disse, subito dopo, e la ragazza si
voltò immediatamente
verso di lei, cinica.
“Sai,
mi hai davvero stancata, Heith. Non ti
rendi conto che, per quanto cercherai di sforzarti, non sarai mai
nessuno? Io
sarò ricordata in eterno, mentre tu rimarrai anonima come
sei sempre stata. Sei
malvagia, ma non al punto da essere ricordata come una minaccia. Mi hai
intrappolata in un libro, poi in un incubo e hai fatto carte false con
chiunque
per arrivare ai tuoi scopi, ma non ci sei riuscita. Queste ti sembrano
azioni
del calibro di Wolf o John? No, mia cara. Credimi, sei davvero molto
lontana dal
farti un nome in questo mondo!”
Il
volto della donna si deformò per la rabbia: “STA
ZITTA, stupida ragazzina!” urlò,
ma, in risposta, Jade sorrise.
“Beh,
intanto la stupida ragazzina ha
raggiunto più obiettivi di te. Sono stata la prescelta, ho
avuto degli amici
che mi hanno amata e che avrebbero dato la vita per me, ma, cosa
più importante
di tutte, ho trovato il vero amore. Tu, invece, hai perso tutto questo
per
stare dietro alla tua vendetta e alla tua invidia. Non hai ottenuto
niente,
Heith. E mai otterrai qualcosa, perché stavolta è
finita per davvero.”
Heith,
però, non la ascoltò, evocando una sfera rossa
fra le sue mani: “Beh, intanto i
disordini ci sono ancora, dal momento che ho ucciso una delle streghe
che
doveva partecipare al sacrificio. Perciò otterrò
nuovamente quel potere, in un
modo o nell’altro.”
Ma
Jade sembrava tranquilla: “Questo è ancora tutto
da vedere…” mormorò.
“Non
proprio, dal momento che godrò della tua
dipartita!” ribatté la donna, sempre
sicura di sé.
Stava
per lanciarle addosso la sfera, quando, improvvisamente, fu stroncata
da una
freccia che le colpì il petto. Heith sgranò gli
occhi, mentre la sfera svaniva
dalle sue mani e lentamente cadeva a terra, esalando pochi istanti dopo
il suo
ultimo respiro.
In
quel momento, Jade alzò lo sguardo e ritrovò i
suoi amici: Brenda aveva in mano
la sua balestra.
“Beh,
io sarò ricordata. – le disse, mettendola
giù - Ho ucciso la stronza, no?
MERITO di essere ricordata!”
L’amica
scoppiò a ridere, sollevata, poi corse ad abbracciarla:
“Certo che verrai
ricordata. Chi dimentica gli amici che hanno affiancato la
prescelta!”
Quando
si staccarono, però, i sorrisi erano spariti,
perché accanto a loro c’era pur
sempre il corpo senza vita di Sasha.
Dopo
un lungo momento di silenzio, Zack fece un passo avanti.
“Suppongo
che abbiamo fallito, o sbaglio?”
Jade,
però, scosse la testa, iniziando a indietreggiare:
“Non proprio…”
L’amica
la guardò con disappunto, confusa: “Che cosa
vorresti dire? Non c’è un’altra
strega compatibile per il sacrificio.”
“Non
è vero. Io lo sono. Mia nonna mi ha lanciato un incantesimo
per bloccare in
qualche modo la magia del mio sangue e e far si che l’esito
fosse negativo.
Ora, però, lei è morta e quindi si è
spezzato. Sono uno dei predestinati…”
Zack
scosse la testa, incapace di crederle: “Ma-ma…
come fai ad esserne così
sicura?”
“Perché
l’ho visto, Zack! – replicò lei -
C’è una cosa che non vi ho detto: quando sono
andata a casa di Nina e mi ha mostrato i dipinti profetici, ce
n’era uno che
raffigurava me mentre mi gettavo nel vortice oscuro. Inizialmente non
riuscivo
a crederci e per tutto questo tempo ho lottato con la consapevolezza
che queste
sarebbero state le mie ultime ore in questo mondo. Con voi. Poi, ho
capito di
essere la fine di tutto e, arrivata a questo punto, non ne sono affatto
meravigliata. – sorrise, mentre le lacrime iniziavano a
scorrerle lungo le
guance - Sono pronta a ricevere la mia ricompensa per tutto il lavoro
svolto…”
I
suoi amici, allora, capirono di doversi arrendere di fronte alla
realtà dei
fatti e anche i loro occhi divennero lucidi.
Zack
fu il primo a trovare la forza di parlare:
“Quindi alla fine otterrai quello che vuoi,
vivrai la tua vita accanto a
Samuel…” le disse, triste, ma senza ironia.
Jade
gli sorrise: “Non è vero, non ho ottenuto quello
che volevo! Nessuno ottiene
mai quello che vuole, non quando i tuoi amici e l’amore della
tua vita vivono
in mondi differenti…”
“Quindi
questo è un addio, giusto?” le chiese
l’amica, anche lei in lacrime e quella
annuì, incitandola a continuare.
“Significa
che non ti rivedrò mai più… Oddio, fa
uno strano effetto dirlo e vederlo
realizzato nello stesso momento. Non credo di essere pronta.
Cioè, non ti vedrò
mai più… Per sempre…”
“Nemmeno
io sono pronta, Brenda, ma è così che deve
andare, lo sai…”
Poi,
corsero l’una verso l’altra e si abbracciarono,
stringendosi forte.
“Non
avrò mai con nessun’altro lo stesso legame che ho
avuto con te. – le disse
Brenda, aggrappandosi a lei - Le migliori amiche sono come anime
gemelle:
quando le trovi, sai per certo che non ci sarà mai
nessun’altra.”
Parlare,
a quel punto, era diventato molto difficile per entrambe.
“Oh,
Brenda, non rendere tutto più difficile, ti
prego… Già fatico a realizzare che presto
non rivedrò mai più il tuo volto... Per quello
che vale, sappi che nemmeno io
troverò mai un’altra amica come te. – le
prese il volto fra le mani e incrociò
il suo sguardo – Sei unica e speciale e io mi sento
così fortunata ad essere
stata tua amica. Di una fortuna così rara, che stento a
credere di averla avuto
proprio io. Ti auguro una vita meravigliosa assieme a
Terence… Ti prego, non
dimenticarmi mai, perché io ti penserò in ogni
momento della mia...”
Quella
si staccò e annuì, devastata: “Saluta
Samuel e tua nonna da parte mia, quando arriverai, ok?”
A
quel punto, fu il turno di Zack di salutarla, anche se si era voltato
dall’altra parte per nascondere le lacrime.
Sorridendo,
la ragazza lo punzecchiò: “Oh, Zack, non dirmi che
stai piangendo!”
Quello
cercò di sembrare forte, come sempre: “Sta zitta,
non è vero!” replicò, mentre
lei correva ad abbracciarlo. Sorpreso, lui non ricambiò
subito la stretta, ma
Jade continuò a parlare comunque.
“Sei
stato con me fin dall’inizio e insieme ne abbiamo passate
più di chiunque altro.
Ora, invece, eccoci qui, pronti ad una nuova vita. E’ passato
tutto così in
fretta, che non mi sono nemmeno resa conto di quanto tu fossi
indispensabile
per me. Lascio in questo mondo una grossa parte del mio cuore,
davvero…”
Poi
si staccò, guardando a lungo entrambi: “Sono
pronta ad andare, anche se continuo a chiedermi come farò a
vivere senza di voi
per tutto il resto della mia vita. Siete le persone più
importanti per me… Non
dimenticatemi, d’accordo?” e, sorridendo fra le
lacrime, iniziò a
indietreggiare.
Brenda
la salutò con la mano, appoggiando la testa sulla spalla di
Zack. Sembravano
una fotografia e Jade sorrise loro un’ultima volta.
“Siete
meravigliosi. Vi amo immensamente…”
Poi
si voltò e iniziò a camminare, ma Zack aveva
ancora qualcosa da dirle.
“Finisci
la scuola, Jade! Realizza i tuoi sogni.”
Lei,
con un cenno, gli fece intendere che aveva capito e
proseguì. Finalmente,
arrivò sul bordo del trampolino e guardò verso il
basso. Non aveva paura,
nemmeno un po’. Scrutò
quell’oscurità, quel male, sapendo che avrebbe
decretato
la sua fine per sempre. Poi, lentamente, aprì le braccia e
chiuse gli occhi.
“Ho
fatto tutto, qui. – mormorò, fra sé e
sé - Sono stata amata e ho amato. Ho
perso molto, ma anche ricevuto altrettanto. Non ho paura di te,
oscurità. Non
ne ho mai avuta, fin dal primo giorno. Sono più forte, ora,
perché questa vita
mi ha resa così. Sei tu che devi avere paura di me. Sono la
tua fine e la tua
fine, sarà il mio nuovo inizio….” e si
lasciò andare, senza rimpianti, serena.
Brenda
girò la testa e la affondò nel petto di Zack,
incapace di guardare.
La
strega continuò a precipitare nel vuoto e le parve di cadere
per secoli. Come
dice la tradizione, in quell’attimo rivide tutta la sua vita.
Era stata
tutt’altro che perfetta, ma tuttavia ricca di momenti che per
lei erano stati
importanti. Davanti agli occhi, le passarono tutte le avventure
vissute, le
persone conosciute e le vite salvate. Le lacrime, le liti, le
battaglie, i
nemici, tutti quelli che amava. Tutto quello che aveva caratterizzato
una vita vissuta
veramente fino in fondo, che non sarebbe mai stata dimenticata.
E,
dopo pochi secondi, la vita di Jade nel mondo soprannaturale si
concluse. In un
attimo, il vortice oscuro si disintegrò e svanì
per sempre, lasciando al suo
posto solo un vuoto senza fine. Ma il vuoto più grande, in
quel momento, era
nei cuori di Brenda e Zack.
Era
finita. Per sempre, stavolta.
Una settimana
prima – Alkaban
Dana
girovagò per l’edificio
in cerca di Zeta, finchè non la trovò in una
stanza, in lacrime. La donna stava
ancora cercando, a fatica, di accettare la morte del collega, ma
trovò comunque
la forza di rispondere ai suoi dubbi, lasciandola entrare nella sua
mente.
Quella, allora, finalmente capì.
“Quindi
il sacrificio
pretende il sangue dei prescelti…”
“Sì,
quelli che
discendono dalla vostra stirpe, da quella delle streghe del circolo
divino e dei
demoni della triade oscura. Non siete molti, sparsi nel mondo, e alcuni
nemmeno
sanno di essere dei potenziali prescelti, perché, come ben
sai, viene scelta
solo una coppia fra tanti.”
Dana
abbassò lo
sguardo:“Quindi io e Jade siamo le candidate perfette per
questo sacrificio… Fortuna
che non moriremo davvero, o non le avrei mai permesso di sacrificarsi
nuovamente. Non se lo merita dopo tutto quello ha fatto e
perduto…”
“Sì,
lo siete, ma
purtroppo non è sicuro che finiate nel mondo destinato a voi
prescelti.”
“Che cosa intendi
dire?”
“Solo
quelli che sono
stati davvero prescelti, hanno il privilegio di finire lì,
anche se gli altri
hanno il vostro stesso sangue. Queste sono le regole stabilite
all’inizio dei
tempi.”
La donna
tacque per
diversi minuti, troppo dispiaciuta per parlare, ma alla fine
riuscì a trovare
la forza di farlo.
“Beh,
ti sembrerà
egoista da parte mia, ma farò di tutto affinché
questo sacrifico avvenga. Anche
mentire a quelle povere anime, se necessario… Che Dio mi
perdoni!” concluse,
per poi voltarsi e tornare nella Sala del Consiglio, dove erano in
corso i test.
Zeta,
però, la fermò, perché
aveva ancora un’ultima cosa da dirle: “Aspetta! Non
è comunque detto che tu e
Jade arriviate nel mondo a cui siete destinate. Quello che farete
è un
sacrificio di massa, Dana. La maggioranza di voi ha il sangue di un
potenziale,
quindi finirete tutti nello stesso luogo, qualunque esso sia. Magari mi
sbaglio, ma ai piani alti ho accesso a molti libri che qui sulla terra
non
esistono. Talmente tanti che probabilmente alcuni non sono mai stati
letti. Ed
essi parlano anche di questo: i sacrifici di massa hanno un inizio e
una
destinazione, ma sempre insieme. Perché tutte le anime che
vi partecipano sono
legate per l’eternità. Ma quale
eternità spetterà loro e, soprattutto, dove,
non ci è dato saperlo.”
Quella
rivelazione
sconvolse profondamente l’anziana strega, che non ebbe la
forza di voltarsi
verso la donna, limitandosi a salutarla dalla porta.
“Grazie
per il
consulto, Zeta. Ancora condoglianze per Xao e…
addio!” concluse, per poi
andarsene via, silenziosa e pensierosa, ma più che mai
sicura riguardo a cosa
doveva fare.
FINE
DELLA TERZA STAGIONE
~
INTRODUZIONE
ALLA QUARTA STAGIONE
Anno 1237 a.C.
Nella piazza
di un paesino era riunita una folla di persone, in attesa di godersi
l’esecuzione di due giovani, un ragazzo e una ragazza.
Entrambi erano legati ad
un palo di legno e, intorno a loro, cumuli di paglia pronti per essere
bruciati.
L’esecutore, con in mano la torcia di fuoco, si rivolse
un’ultima volta al
popolo prima di passare all’azione.
“Gli impostori
e gli assassini vanno puniti e quale punizione migliore, se non quella
di
togliere loro la vita? CHE BRUCINO TRA LE FIAMME!” concluse e
la folla esultò,
incitandolo a compiere quell’atrocità.
La ragazza, però,
spaventata quanto il compagno, parlò, sperando che avessero
pietà di loro: “No!
Vi prego… Abbiamo commesso un errore e ci dispiace, ma non
siamo assassini,
abbiate misericordia di noi. Vi scongiuriamo… –
poi si rivolse direttamente
all’uomo, sussurrando perché solo lui sentisse
– Lord Flammer, la prego, perché
ci sta facendo questo? Noi siamo innocenti, non abbiamo fatto
nulla… Ci
fidavamo di voi!” concluse, in lacrime.
Quello, però,
non si lasciò intenerire, anzi, le lanciò
un’occhiata ancora più cattiva di
prima: “Allora vi siete fidati della persona sbagliata, mia
cara e ingenua
Petra…”
Nel sentire le
sue parole, l’altro ragazzo gli sputò in faccia:
“Sei stato TU! Avremmo dovuto
immaginarlo…”
Ma ormai era
troppo tardi e l’uomo era pronto a eseguire la condanna.
“Che
le fiamme dell’inferno vi tormentino per
l’eternità!” esclamò, con
un’espressione di puro piacere sul volto e, subito
dopo, buttò la torcia sulla paglia, che prese fuoco
velocemente. In poco tempo,
le fiamme divennero alte e i due ragazzi gridarono di dolore, mentre
bruciavano
fra atroci tormenti, nelle loro orecchie le risate della folla intorno
a loro,
che esultava per la loro fine…
CONTINUA NELLA QUARTA E ULTIMA STAGIONE DI DEMON & WITCH…
Testo a cura di Lady Viviana.
ANGOLO AUTORE: Bene, questo
era l'ultimo capitolo di questa lunghissima terza stagione. E' sempre
una soddisfazione arrivare all'ultimo episodio di ogni stagione e ci si
guarda indietro sapendo di aver fatto un ottimo lavoro. Spero abbiate
gradito tutto e che anche questa storia vi abbia regalato grandi
emozioni, lasciate pure un commento se volete e fatemelo sapere. Come
avete letto a fine capitolo, la prossima stagione sarà
l'ultima. E' ora che D&W abbia una fine e vedrò di
darne una degna assieme ad una nuova trama interessante e coinvolgete.
A proposito della nuova stagione, ci sarà un'anteprima della
4x01 nel giorno di Halloween e il primo capitolo si
intitolerà "Five Years Later", perciò ci
sarà un grosso salto temporale e scoprirete cosa
è successo ai protagonisti e di quale nuova minaccia
tratterà quest'ultima stagione. Non mancate
all'appuntamento. La stagione completa partirà ufficialmente
dal 3 Dicembre con la 4x02. Grazie per avermi seguito, alla prossima!